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Autore: MaryLouise    28/04/2012    2 recensioni
L'uomo ridacchiò, «Come può una bestiola pura e innocente come te voler stare con una persona come me?».
In risposta la fenice si alzò in volo, girò due volte intorno alla sua testa e si posò sulla sua spalla destra, continuando a fissarlo con fierezza.
«Così sei deciso, eh?», domandò Albus.
L'uccello stridette compiaciuto.
«Quanto è strano; sulla strada per la morte s'incontra una nuova amicizia e morire non è più necessario. Credo di doverti diversi ringraziamenti, amico mio».
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Io e te

 

Correva veloce, l'aria gli sferzava il viso, le lacrime gli velavano gli occhi impedendogli la vista.
Correva lontano dal cadavere di sua sorella, la cui ultima espressione gli era ancora impressa nella mente.
Era stato stupido ed egoista, Ariana era morta solo per causa sua: l'aveva persa per soddisfare le proprie ambizioni, l'aveva persa per il Bene Superiore.
I suoi passi soffocati dalla ghiaia e dai grossi sassi taglienti che emergevano dal terreno echeggiavano nel silenzio di quella landa desolata, correva senza sapere dove stesse andando.
All'improvviso il suo piede urtò contro qualcosa di duro e Albus cadde a terra.
Un dolore lancinante gli trafisse la gamba sinistra, acuto e penetrante.
Vedeva grigio ovunque guardasse: i sassi affilati su cui era caduto, il colore del cielo plumbeo.
Strisciò supino per qualche metro cercando invano di rialzarsi, allora alzò il busto facendo leva sulle braccia e respirando pesantemente.
Riuscì a girarsi a fatica ed esaminò la gravità della sua situazione; la ferita consisteva in un taglio profondo e radicato nella pelle chiara, sangue scuro sgorgava a fiotti misto al terriccio e alla ghiaia fine.
Non ci voleva un Medimago per capire che non ce l'avrebbe fatta a tornare a casa: Godric's Hollow era troppo lontano dal luogo in cui si trovava, sperduto in mezzo alla brughiera, inoltre la sua gamba era totalmente inadatta a sopportare il peso del corpo.
Avrebbe potuto aspettare per tutta la vita, nessuno sarebbe venuto per portarlo a casa e probabilmente suo fratello Aberforth sarebbe pure stato contento.
Sarebbe morto lì, lo meritava. Aveva ucciso Ariana, meritava di morire.
Avrebbe voluto urlare dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione: aveva perso una delle persone più importanti della sua vita solo per il suo egocentrismo, come avrebbe potuto continuare a vivere?
Il grigio continuava a sovrastarlo, l'opprimeva, gli toglieva il respiro: sarebbe morto lì, in quel luogo dimenticato da tutti. Sarebbe morto circondato da quel colore così ambiguo, né nero né bianco, semplicemente un banale grigio. Era quello il colore della morte?
Nel silenzio della brughiera, uno strano suono invase l'aria.
Si  trattava di un uccello che volava sopra di lui in modo circolare, probabilmente attendendo i compagni.
L'animale in volo gli confermava che la sua ora era vicina, non vedeva l'ora di dilaniargli le carni.
Come se il suo pensiero lo avesse attirato, la bestia planò verso di lui, sbattendo le lunghe ali con grazia.
Ti prego fa in fretta, pensò. Chiuse gli occhi, attendendo la  propria fine in silenzio.
Un acuto pigolio gli fece spalancare le palpebre. Un meraviglioso volatile dalle piume scarlatte lo fissava intensamente, inclinando il muso da un lato.
I suoi occhi erano piccoli e lucidi, neri come due caramelle alla liquirizia. Il becco era grosso e adunco, dai riflessi dorati, come alcune lunghe piume che componevano la coda e parte delle ali.
Albus alzò una mano e, istintivamente, lo accarezzò sul muso, facendo scorrere l'indice sull'ossatura del becco.
«Il mio ultimo conforto», mormorò. «Persino la morte è ancora gentile con me».
La bestiola chiuse gli occhi godendosi il suo tocco affettuoso poi, inaspettatamente, piegò il capo verso la sua gamba martoriata e... pianse.
Le lacrime dell'uccello caddero sulla sue ferita, un bruciore ardente gli pervase la gamba e Albus gemette. In un attimo tutto finì e il volatile tornò a fissarlo come prima, uno sguardo pieno di compassione e pena.
Era facile per una creatura innocente provare compassione per un uomo dannato quale era: stupido, egoista, assassino.
Sospirò, notando che il suo respiro era notevolmente migliorato. La ferita non gli doleva più, dandole un'occhiata il mago s'accorse che si era completamente rimarginata.
Come se quello sguardo gli avesse schiarito i pensieri nella mente annebbiata dal dolore, Albus si rese conto che l'animale davanti a lui non era un semplice uccello, le sue lacrime dai poteri curativi erano una caratteristica facilmente distinguibile: si trattava di una fenice, uno splendido esemplare di fenice.
Le piume rosse e dorate erano lucide e brillanti, il colore dell'animale spiccava in mezzo alla brughiera ingrigita dal cielo plumbeo.
Rimase a contemplarlo a lungo, il volatile non se ne andò e non si mostrò infastidito, ma rispose al suo sguardo con fierezza e curiosità.
Diversi minuti dopo Albus alzò in piedi, barcollando un poco.
La gamba sopportava perfettamente il peso del suo corpo, riusciva a camminare senza problemi.
Sorrise alla bestiola che continuava a fissarlo in silenzio. «Grazie», gli sussurrò.
Gli voltò le spalle, iniziando ad allontanarsi. Udendo un verso acuto si fermò di scatto, girandosi verso l'uccello. La fenice emise un pigolio sommesso, continuando a guardarlo. Si avvicinò di qualche passo, facendo schioccare il becco.
Albus lo guardò sorpreso. «Ti ho già ringraziato, mio piccolo amico. Che posso fare per te?».
L'animale giunse di fronte a lui e, lentamente, iniziò a strofinare il muso contro le sue gambe. L'uomo ridacchiò, «Come può una bestiola pura e innocente come te voler stare con una persona come me?».
In risposta la fenice si alzò in volo, girò due volte intorno alla sua testa e si posò sulla sua spalla destra, continuando a fissarlo con fierezza.
«Così sei deciso, eh?», domandò Albus.
L'uccello stridette compiaciuto.
«Quanto è strano; sulla strada per la morte s'incontra una nuova amicizia e morire non è più necessario. Credo di doverti diversi ringraziamenti, amico mio».
La fenice poggiò il muso contrò la sua guancia e tubò come una colomba.
«Anche se ti ho appena conosciuto, so già di volerti bene».
Accarezzò di nuovo il becco, facendo passare le dita sotto il suo collo, mentre la bestiola chiudeva gli occhi con soddisfazione.
Era stato così vicino alla morte, così vicino a sfiorare il grigio, ad attraversarlo con la propria anima dannata... eppure il rosso era giunto in suo aiuto, il rosso delle piume della fenice, il rosso scintillio riflesso nei suoi profondi occhi scuri.
Gli sorrise debolmente, per poi sussurrare: «Staremo insieme per sempre, io e te».



Questa storia ha partecipato al contest Amici animali - in memoria del pesciolino Francis di Charlotte McGonagall, classificandosi prima.
Spero davvero vi sia piaciuta, mi sono impegnata moltissimo v.v
Fatemi sapere ^^
Jo


1^ classificata: MaryLouise 

Grammatica: 9.5/10
 
Allora, nel mezzo di una storia quasi perfetta, ho riscontrato 3 virgole mancanti e una frase di dubbia comprensione. 
La riporto qui: 
"...alzò il busto, facendo leva sulle labbra". 
Ecco, suppongo tu volessi dire "braccia", vero? 

Stile: 9.8/10 
Ecco, come sai io adoro il tuo stile, ma devo sottolineare un dettaglio stilistico: 
Tu hai usato più di una volta l'espressione "sopportare il peso", che, pur non essendo errata, ritengo andrebbe sostituita con "supportare". 

Originalità: 9/10 
Anche se Albus e Fawkes non sono insoliti come scelta, devo ammettere che li hai trattati in modo insolito. Non avevo mai letto questo tipo di vicenda per il loro incontro. 
Tuttavia, la descrizione dei sensi di colpa di Albus è molto comune e ti ha impedito di raggiungere il punteggio pieno. 

Utilizzo prompt: 5/5 
Il prompt è stato utilizzato in modo magistrale, credo il miglior utilizzo di tutto il contest! Complimenti; l'hai utilizzato in modo inaspettato e innovativo e l'hai inserito armoniosamente nella ff. 

Caratterizzazione e IC: 10/10 
Su questo non ho nulla da dire. Il giovane Albus era il ragazzo tormentato e dilaniato dai sensi di colpa che conosciamo e Fawkes è molto dolce e "premuroso", sia quando guarisce Albus che quando lo segue e gli si posa sulla spalla. 
È bello il modo in cui la fenice finisce per salvarlo non solo fisocamente ma anche interiormente. 

Gradimento personale: 10/10 
Ok, come sempre credo di essere stata obiettiva, ma tu sei troppo brava! È inutile! 
Fra l'altro, quando ho indetto questo contest una delle mie segrete speranze era di leggere di questi pg, quindi ho apprezzato tantissimo questa storia. 
È ben scritta, perfettamente IC e gradevole da leggere: cosa chiedere di piu? 

Totale: 53.3/55
   
 
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