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Autore: millyray    29/04/2012    6 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Questo capitolo è dedicato ad Ino chan che mi ha permesso di pubblicare questa storia. Grazie mille Ino che, anche se non ti fai più sentire, sono sicura  mi segui nell’ombra.
Buona lettura, la vostra fedele Millyray.

CAPITOLO VENTISETTE

“James, cazzo! Ma la smetti di spingermi?” sbraitò Sirius a gran voce senza minimamente preoccuparsi del fatto che in quel posto dovevano fare silenzio per non attirare l’attenzione di qualcuno ed essere scoperti.

“Non ti sto spingendo. Sei tu che cammini troppo piano”. Rispose l’amico con aria imbronciata. Non gli piaceva molto quella situazione: prima di partire era piuttosto deciso e non vedeva l’ora di liberare Frank ed Alice, ma ora si rendeva conto che non era più fatto per quelle azioni di salvataggio estremo.
Aveva perso l’abitudine.

“Non è che hai paura?” lo provocò Black ridacchiando sotto i baffi.

“Ma quale paura? Non sparare cazzate!”

“La volete smettere! Vi schianto tutti e due se non la fate finita. Rischiate che ci becchino tutti quanti!” li redarguì Malocchio, picchiando forte col suo bastone sul pavimento in terra battuta dei sotterranei. Lui, Sirius, James, Remus, Kingsley, Tonks e figlia procedevano cautamente per il lungo corridoio dei sotterranei di quella enorme villa, in fila indiana addossati alla parete. Sull’altro lato si aprivano altri piccoli cunicoli oppure delle celle chiuse con pesanti grate di ferro e apparentemente vuote di prigionieri.
Ma ancora non avevano scorto i due Paciock e cominciavano a temere di aver preso un granchio e di aver fatto male a fidarsi del piccolo Malfoy, rischiando, così, di perdere il culo con tanto di palle nel caso fossero stati scoperti a gironzolare nel covo dei Mangiamorte.
Gli unici che non sembravano troppo nervosi o agitati erano Sirius e James che non avevano perso occasione per punzecchiarsi durante tutto il tempo.

“D’accordo, Al, ma sta calmo… non agitarti tanto o ti scoppieranno le coronarie. Sai, con la tua età non ti fa bene scaldarti tanto”. Lo avvisò Black e Moody, nonostante non potesse vederlo perché gli camminava davanti, era sicuro che un sorriso malandrino e canzonatorio gli decorasse il volto. L’anziano Auror, però, si limitò a sbuffare, decidendo di trattenere qualsiasi replica, conscio che avrebbe solo alimentato le sue battutine e che non lo avrebbe mai fatto stare zitto. Continuò, invece, a guardarsi attorno con fare guardingo, facendo girare l’occhio magico. Adesso capiva da chi JamesRemus aveva preso quel caratterino: era proprio vero il detto Tale padre tale figlio. Quel ragazzino era identico a Sirius sia nell’aspetto che nel carattere. Era una cosa inquietante. Sperava almeno che gli altri due avessero preso un po’ di più dalla sua Martha.

Ad un tratto, però, passarono accanto ad una cella buia e tetra, piena di ragnatele e gocce d’acqua che piovevano da qualche tubatura rotta e che si infrangevano sul pavimento con un ticchettio lento e inquietante. Era una scena perfetta per girarci un film horror.
Ma non era tanto l’aspetto di quella prigione ad averli attirati, quanto più il fatto che sembrava esserci qualcuno lì dentro: sentivano qualcuno che rantolava, come se fosse profondamente addormentato o, cosa molto più probabile, gravemente ferito e, inoltre, vedevano una figura scura appoggiata pesantemente contro la parete opposta alla porta della cella.

Remus, che aveva l’olfatto più sviluppato di tutti, essendo anche vicino alla luna piena appena trascorsa, decise di arrischiarsi e di dare una controllatina, attirato anche dall’odore piuttosto familiare di quella persona.
Aprì la porta con un silenzioso Alohomora e si addentrò con passo cauto con il resto della combriccola a vegliarlo da dietro con le bacchette spianate pronta ad aiutarlo in caso di bisogno.

Quando, però, fu a poco meno di un metro di distanza dal prigioniero, il licantropo si trovò a sgranare gli occhi per la sorpresa e lo spavento, ritrovandosi a rotolare per terra con un leone grande quasi quanto un elefante a sovrastarlo dall’alto pronto a morderlo con le fauci spalancate.

 

 

Joel e James stavano spiando da dietro la porta che dal corridoio si apriva nel salotto, gustandosi la scena che si parava loro di fronte con sorrisetti contenti e gongolanti. Il più grande dei fratelli Black non aveva potuto fare a meno di sentirsi orgoglioso per i geni che erano, lui e tutti i suoi amici, in particolare Joel che aveva avuto quell’idea.

Proprio al centro del salotto si trovavano Victoire e Emmie, la prima in ginocchio che cercava di non soffocare e la seconda che le reggeva i capelli sull’orlo di una crisi di pianto, immensamente preoccupata per l’amica.
Alla bionda non ci era voluto niente infilarsi due dita in gola mettendosi a vomitare tutto quello che aveva mangiato quella mattina a colazione, fingendo un perfetto attacco di influenza intestinale. 

In quel momento, accorsero Lily e la signora Weasley per vedere che cosa stava succedendo e impallidirono non appena videro Vicky piegata a terra che si reggeva lo stomaco con una mano faticando a trattenere i conati.

“Bene, direi che possiamo andare”. Sussurrò James all’orecchio del fratello che, in quella posizione, col petto appoggiato sopra la sua schiena e la testa esattamente sopra la sua, sporti entrambi poco oltre la soglia della porta, poteva comunicare con lui senza farsi beccare.

Joel lanciò un’occhiata al camino in cucina e annuì.

“Sì, vado a chiamare gli altri”.

Ma non ce ne fu bisogno visto che, non appena i due fratelli si girarono, si ritrovarono davanti tutto il gruppetto in attesa del loro ordine.

“Certo che Vicky è proprio un’attrice nata”. Commentò John dando una sbirciatina in salotto dove due preoccupate donne si affaccendavano ad aiutare la piccola Weasley e a ripulire il casino che aveva fatto sul pavimento, cercando anche di calmare una Emmie piuttosto piangente e che sembrava sull’orlo di una crisi isterica.

Meno male che la Veela alla fine aveva ceduto a prestarsi a quella pantomima per distrarre Molly e Lily e permettere a loro di usare il camino per raggiungere villa Malfoy. La ragazza all’inizio non aveva voluto, sapendo che sarebbe dovuta rimanere lì a tenere impegnate le due donne e preoccuparsi per loro, anziché andare con i suoi amici. E per lo stesso motivo, le avevano affiancato la piccola Lupin, sebbene non fosse molto brava a raccontare le bugie.

Senza attendere oltre, i tre fratelli Black, Ted, John, Charlie e Harry che dovette trascinarsi dietro Draco si diressero velocemente al camino, attenti a non farsi beccare.

 

Remus era sdraiato per terra, una spalla sanguinante e il leone che ancora gli gravava addosso schiacciandogli lo sterno con le possenti zampe anteriori. Gli amici avevano cercato di aiutare il licantropo sollevando le bacchette contro l’animale, ma Lupin, con un cenno della mano, aveva intimato loro di stare fermi e non fare niente.
E ora se ne stavano a guardare quella scena, stralunati e confusi: Remus, per niente preoccupato o spaventato, ma con uno strano sguardo sorpreso nel volto concentrato, osservava il leone negli occhi azzurri, il quale, invece, se ne stava tranquillamente adagiato sul suo petto per niente intenzionato ad aggredirlo o fargli del male, ricambiando semplicemente lo sguardo nei suoi occhi color miele.
Era strano che un animale avesse degli occhi così chiari. E terribilmente familiari.

D’un tratto, però, Remus si ritrovò a sorridere e a sussurrare un nome che gli altri non poterono udire ma che, invece, il leone sembrò sentire perfettamente.

“Frank?”

Immediatamente, l’animale cominciò a cambiare forma prendendo sembianze più umane e svelando la figura di un uomo sulla trentina, forse dell’età di Remus, i capelli lunghi e biondo scuro legati in un codino piuttosto spettinato, alto, magro e un po’ sciupato ma con gli occhi azzurri adesso pieni di uno strano sollievo e gioia.

“Remus! Cazzo! Da quanto tempo?”

“Puoi dirlo forte. Ma mi hai fatto prendere un colpo”.

“Scusami. Credevo fossi un Mangiamorte”.

Sirius, improvvisamente, tossicchiò per attirare l’attenzione dei due .

“Non vorrei interrompere questa atmosfera così intima, ma non mi piace questo posto e vorrei andarmene al più presto. Frank, sai dov’è Alice?”

Paciock lo guardo con una strana luce negli occhi, ma alla fine gli rispose con un sorrisetto divertito.

“Sempre sensibile come un bradipo, vero, Black?”

“Sai com’è: ormai ho trentasei anni e non mi cambi più”. gli rispose l’altro, per niente toccato dalla sua offesa.

“Comunque, non lo so dov’è mia moglie”. Fece allora Frank, cambiando totalmente argomento e rabbuiandosi un poco.

“Non importa. La troveremo”. Lo rassicurò allora Ted Tonks, aiutando Remus ad alzarsi.

“Ce la fai ad alzarti?” chiese questi rivolto al cugino.

“Non lo so. Non sono proprio in forma”. Gli rispose il biondo dando uno sguardo alla ferita che aveva al fianco e che aveva ricominciato a perdere sangue, riapertasi, probabilmente, quando si era trasformato.
Effettivamente, l’uomo non aveva una bella cera, sembrava essere stato torturato parecchie volte, rischiando anche la vita. Non c’era da stupirsi se John aveva iniziato a scomparire.
Adesso però dovevano trovare anche Alice e alla svelta.

“Ma chi è stato a portarvi qui? L’ultima volta eravate al San Mungo in completo stato schizofrenico e ora siete prigionieri dei Mangiamorte”. Chiese James, intanto che Moody si chinava su Frank per curargli la ferita.

“Quella pazza di tua cugina”. Rispose, rivolto a Sirius. “Ci ha fatto un incantesimo per riportarci alla normalità e poi ci ha drogati per portarci qui. Io sono stato torturato da lei solo perché si annoiava e doveva divertirsi in qualche modo. Ma non ho idea del perché abbiano fatto tutto questo e non so nemmeno dove sia Alice”.

Black strinse i pugni abbassando lo sguardo, cercando di calmarsi per non iniziare a prendere a pugni qualcosa.
Quella donna… non era solo pazza, ma anche… malata. Sì, completamente fuori di testa.

PARLIAMONE…

Salve… rieccomi di nuovo con questa fic.

Però non sono per niente contenta, no, no… che fine hanno fatto tutti i miei recensori di fiducia? Eh? Ma dove siete finiti?
Non vi sarete stufati di questa storia?!!

John: cooooosaaa?? Ma questo è oltraggioso!!!! In questa storia ci sono io e non vi potete stufare.

James: ehi, imbecille! Guarda che ci sono anche io. Anzi, io sono il migliore… xD

Ariel: voi due? Ahaha, ma non fatemi ridere. Dovreste sapere ormai che tutti leggono questa storia solo perché ci sono io.

Milly: shhh, basta ragazzi. Zitti!!! A nessuno importa di voi u.u

Beh, spero che questo capitolo riceva qualche recensione in più. Mi piace sapere che cosa ne pensiate, bastano anche due righe.

Bene, ora vi lascio. Vi auguro buone feste di primo maggio e… fatevi sentire.

Bacioni.

M.

FEDE15498: carissimaaaa!!! Tanti auguri di buon compleanno, anche se un po’ in ritardo ^^ festeggiato, vero?? Comunque, che ne pensi di questo capitolo? Sono riusciti a trovare Frank, ma ora speriamo che riescano a salvarli entrambi, i Paciock… o meglio, tutti e tre… ti ringrazio molto se riesci a convincere i tuoi a comprare il mio libro, ma capisco benissimo anche loro. Cavoli, se io avessi una libreria *_____* starei chiusa sempre lì dentro… per me è il paradiso. Beh, che altro posso dirti… passa un buon ponte di primo maggio e divertiti ^^ bacioni… Milly.

PUFFOLA_LILY: chi non amerebbe Sirius e i suoi figli? E tutti gli altri, poi? Secondo me i pg di Ino chan sono veramente fantastici… ha una mente geniale quella ragazza. Che ne pensi di questo capitolo, invece? Secondo te, riusciranno a salvare Frank ed Alice? Oppure, qualcuno ci lascerà le penne? Bacioni, Milly.

  
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