Questo
capitolo è dedicato ad Ino chan che mi ha permesso
di pubblicare questa storia. Grazie mille Ino che, anche se non ti fai
più
sentire, sono sicura mi
segui nell’ombra.
Buona lettura, la vostra fedele Millyray.
CAPITOLO
VENTISETTE
“James,
cazzo! Ma la smetti di spingermi?” sbraitò
Sirius a gran voce senza minimamente preoccuparsi del fatto che in quel
posto
dovevano fare silenzio per non attirare l’attenzione di
qualcuno ed essere
scoperti.
“Non
ti sto spingendo. Sei tu che cammini troppo
piano”. Rispose l’amico con aria imbronciata. Non
gli piaceva molto quella
situazione: prima di partire era piuttosto deciso e non vedeva
l’ora di
liberare Frank ed Alice, ma ora si rendeva conto che non era
più fatto per
quelle azioni di salvataggio estremo.
Aveva perso l’abitudine.
“Non
è che hai paura?” lo provocò Black
ridacchiando
sotto i baffi.
“Ma
quale paura? Non sparare cazzate!”
“La
volete smettere! Vi schianto tutti e due se non
la fate finita. Rischiate che ci becchino tutti quanti!” li
redarguì Malocchio,
picchiando forte col suo bastone sul pavimento in terra battuta dei
sotterranei. Lui, Sirius, James, Remus, Kingsley, Tonks e figlia
procedevano
cautamente per il lungo corridoio dei sotterranei di quella enorme
villa, in
fila indiana addossati alla parete. Sull’altro lato si
aprivano altri piccoli
cunicoli oppure delle celle chiuse con pesanti grate di ferro e
apparentemente
vuote di prigionieri.
Ma ancora non avevano scorto i due Paciock e cominciavano a temere di
aver
preso un granchio e di aver fatto male a fidarsi del piccolo Malfoy,
rischiando, così, di perdere il culo con tanto di palle nel
caso fossero stati
scoperti a gironzolare nel covo dei Mangiamorte.
Gli unici che non sembravano troppo nervosi o agitati erano Sirius e
James che
non avevano perso occasione per punzecchiarsi durante tutto il tempo.
“D’accordo,
Al, ma sta calmo… non agitarti tanto o
ti scoppieranno le coronarie. Sai, con la tua età non ti fa
bene scaldarti
tanto”. Lo avvisò Black e Moody, nonostante non
potesse vederlo perché gli
camminava davanti, era sicuro che un sorriso malandrino e canzonatorio
gli
decorasse il volto. L’anziano Auror, però, si
limitò a sbuffare, decidendo di
trattenere qualsiasi replica, conscio che avrebbe solo alimentato le
sue
battutine e che non lo avrebbe mai fatto stare zitto.
Continuò, invece, a
guardarsi attorno con fare guardingo, facendo girare l’occhio
magico. Adesso
capiva da chi JamesRemus aveva preso quel caratterino: era proprio vero
il
detto Tale padre tale figlio. Quel
ragazzino era identico a Sirius sia nell’aspetto che nel
carattere. Era una
cosa inquietante. Sperava almeno che gli altri due avessero preso un
po’ di più
dalla sua Martha.
Ad
un tratto, però, passarono accanto ad una cella
buia e tetra, piena di ragnatele e gocce d’acqua che
piovevano da qualche
tubatura rotta e che si infrangevano sul pavimento con un ticchettio
lento e
inquietante. Era una scena perfetta per girarci un film horror.
Ma non era tanto l’aspetto di quella prigione ad averli
attirati, quanto più il
fatto che sembrava esserci qualcuno lì dentro: sentivano
qualcuno che
rantolava, come se fosse profondamente addormentato o, cosa molto
più
probabile, gravemente ferito e, inoltre, vedevano una figura scura
appoggiata
pesantemente contro la parete opposta alla porta della cella.
Remus,
che aveva l’olfatto più sviluppato di tutti,
essendo anche vicino alla luna piena appena trascorsa, decise di
arrischiarsi e
di dare una controllatina, attirato anche dall’odore
piuttosto familiare di quella
persona.
Aprì la porta con un silenzioso Alohomora e si
addentrò con passo cauto con il
resto della combriccola a vegliarlo da dietro con le bacchette spianate
pronta
ad aiutarlo in caso di bisogno.
Quando,
però, fu a poco meno di un metro di distanza
dal prigioniero, il licantropo si trovò a sgranare gli occhi
per la sorpresa e
lo spavento, ritrovandosi a rotolare per terra con un leone grande
quasi quanto
un elefante a sovrastarlo dall’alto pronto a morderlo con le
fauci spalancate.
Joel
e James stavano spiando da dietro la porta che
dal corridoio si apriva nel salotto, gustandosi la scena che si parava
loro di
fronte con sorrisetti contenti e gongolanti. Il più grande
dei fratelli Black
non aveva potuto fare a meno di sentirsi orgoglioso per i geni che
erano, lui e
tutti i suoi amici, in particolare Joel che aveva avuto
quell’idea.
Proprio
al centro del salotto si trovavano Victoire
e Emmie, la prima in ginocchio che cercava di non soffocare e la
seconda che le
reggeva i capelli sull’orlo di una crisi di pianto,
immensamente preoccupata
per l’amica.
Alla bionda non ci era voluto niente infilarsi due dita in gola
mettendosi a
vomitare tutto quello che aveva mangiato quella mattina a colazione,
fingendo
un perfetto attacco di influenza intestinale.
In
quel momento, accorsero Lily e la signora Weasley
per vedere che cosa stava succedendo e impallidirono non appena videro
Vicky
piegata a terra che si reggeva lo stomaco con una mano faticando a
trattenere i
conati.
“Bene,
direi che possiamo andare”. Sussurrò James
all’orecchio del fratello che, in quella posizione, col petto
appoggiato sopra
la sua schiena e la testa esattamente sopra la sua, sporti entrambi
poco oltre
la soglia della porta, poteva comunicare con lui senza farsi beccare.
Joel
lanciò un’occhiata al camino in cucina e
annuì.
“Sì,
vado a chiamare gli altri”.
Ma
non ce ne fu bisogno visto che, non appena i due
fratelli si girarono, si ritrovarono davanti tutto il gruppetto in
attesa del
loro ordine.
“Certo
che Vicky è proprio un’attrice nata”.
Commentò John dando una sbirciatina in salotto dove due
preoccupate donne si
affaccendavano ad aiutare la piccola Weasley e a ripulire il casino che
aveva
fatto sul pavimento, cercando anche di calmare una Emmie piuttosto
piangente e
che sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
Meno
male che la Veela alla fine aveva ceduto a
prestarsi a quella pantomima per distrarre Molly e Lily e permettere a
loro di
usare il camino per raggiungere villa Malfoy. La ragazza
all’inizio non aveva
voluto, sapendo che sarebbe dovuta rimanere lì a tenere
impegnate le due donne
e preoccuparsi per loro, anziché andare con i suoi amici. E
per lo stesso
motivo, le avevano affiancato la piccola Lupin, sebbene non fosse molto
brava a
raccontare le bugie.
Senza
attendere oltre, i tre fratelli Black, Ted,
John, Charlie e Harry che dovette trascinarsi dietro Draco si diressero
velocemente al camino, attenti a non farsi beccare.
Remus
era sdraiato per terra, una spalla sanguinante
e il leone che ancora gli gravava addosso schiacciandogli lo sterno con
le
possenti zampe anteriori. Gli amici avevano cercato di aiutare il
licantropo
sollevando le bacchette contro l’animale, ma Lupin, con un
cenno della mano,
aveva intimato loro di stare fermi e non fare niente.
E ora se ne stavano a guardare quella scena, stralunati e confusi:
Remus, per
niente preoccupato o spaventato, ma con uno strano sguardo sorpreso nel
volto
concentrato, osservava il leone negli occhi azzurri, il quale, invece,
se ne
stava tranquillamente adagiato sul suo petto per niente intenzionato ad
aggredirlo o fargli del male, ricambiando semplicemente lo sguardo nei
suoi
occhi color miele.
Era strano che un animale avesse degli occhi così chiari. E
terribilmente
familiari.
D’un
tratto, però, Remus si ritrovò a sorridere e a
sussurrare un nome che gli altri non poterono udire ma che, invece, il
leone
sembrò sentire perfettamente.
“Frank?”
Immediatamente,
l’animale cominciò a cambiare forma
prendendo sembianze più umane e svelando la figura di un
uomo sulla trentina,
forse dell’età di Remus, i capelli lunghi e biondo
scuro legati in un codino
piuttosto spettinato, alto, magro e un po’ sciupato ma con
gli occhi azzurri
adesso pieni di uno strano sollievo e gioia.
“Remus!
Cazzo! Da quanto tempo?”
“Puoi
dirlo forte. Ma mi hai fatto prendere un colpo”.
“Scusami.
Credevo fossi un Mangiamorte”.
Sirius,
improvvisamente, tossicchiò per attirare
l’attenzione dei due .
“Non
vorrei interrompere questa atmosfera così
intima, ma non mi piace questo posto e vorrei andarmene al
più presto. Frank,
sai dov’è Alice?”
Paciock
lo guardo con una strana luce negli occhi,
ma alla fine gli rispose con un sorrisetto divertito.
“Sempre
sensibile come un bradipo, vero, Black?”
“Sai
com’è: ormai ho trentasei anni e non mi cambi
più”. gli rispose l’altro, per niente
toccato dalla sua offesa.
“Comunque,
non lo so dov’è mia moglie”. Fece allora
Frank, cambiando totalmente argomento e rabbuiandosi un poco.
“Non
importa. La troveremo”. Lo rassicurò allora Ted
Tonks, aiutando Remus ad alzarsi.
“Ce
la fai ad alzarti?” chiese questi rivolto al
cugino.
“Non
lo so. Non sono proprio in forma”. Gli rispose
il biondo dando uno sguardo alla ferita che aveva al fianco e che aveva
ricominciato a perdere sangue, riapertasi, probabilmente, quando si era
trasformato.
Effettivamente, l’uomo non aveva una bella cera, sembrava
essere stato
torturato parecchie volte, rischiando anche la vita. Non
c’era da stupirsi se
John aveva iniziato a scomparire.
Adesso però dovevano trovare anche Alice e alla svelta.
“Ma
chi è stato a portarvi qui? L’ultima volta
eravate al San Mungo in completo stato schizofrenico e ora siete
prigionieri
dei Mangiamorte”. Chiese James, intanto che Moody si chinava
su Frank per
curargli la ferita.
“Quella
pazza di tua cugina”. Rispose, rivolto a
Sirius. “Ci ha fatto un incantesimo per riportarci alla
normalità e poi ci ha
drogati per portarci qui. Io sono stato torturato da lei solo
perché si
annoiava e doveva divertirsi in qualche modo. Ma non ho idea del
perché abbiano
fatto tutto questo e non so nemmeno dove sia Alice”.
Black
strinse i pugni
abbassando lo sguardo, cercando di calmarsi per non iniziare a prendere
a pugni
qualcosa.
Quella donna… non era solo pazza, ma anche…
malata. Sì, completamente fuori di
testa.
PARLIAMONE…
Salve…
rieccomi di nuovo con questa fic.
Però
non sono per niente contenta, no, no… che fine hanno
fatto tutti i miei recensori di fiducia? Eh? Ma dove siete finiti?
Non vi sarete stufati di questa storia?!!
John:
cooooosaaa?? Ma questo è oltraggioso!!!! In questa
storia ci sono io e non vi potete stufare.
James:
ehi, imbecille! Guarda che ci sono anche io. Anzi,
io sono il migliore… xD
Ariel:
voi due? Ahaha, ma non fatemi ridere. Dovreste
sapere ormai che tutti leggono questa storia solo perché ci
sono io.
Milly:
shhh, basta ragazzi. Zitti!!! A nessuno importa di
voi u.u
Beh,
spero che questo capitolo riceva qualche recensione
in più. Mi piace sapere che cosa ne pensiate, bastano anche
due righe.
Bene,
ora vi lascio. Vi auguro buone feste di primo
maggio e… fatevi sentire.
Bacioni.
M.
FEDE15498:
carissimaaaa!!! Tanti auguri di buon
compleanno, anche se un po’ in ritardo ^^ festeggiato, vero??
Comunque, che ne
pensi di questo capitolo? Sono riusciti a trovare Frank, ma ora
speriamo che
riescano a salvarli entrambi, i Paciock… o meglio, tutti e
tre… ti ringrazio
molto se riesci a convincere i tuoi a comprare il mio libro, ma capisco
benissimo anche loro. Cavoli, se io avessi una libreria *_____* starei
chiusa
sempre lì dentro… per me è il
paradiso. Beh, che altro posso dirti… passa un
buon ponte di primo maggio e divertiti ^^ bacioni… Milly.
PUFFOLA_LILY:
chi non amerebbe Sirius e i suoi figli? E tutti
gli altri, poi? Secondo me i pg di Ino chan sono veramente
fantastici… ha una
mente geniale quella ragazza. Che ne pensi di questo capitolo, invece?
Secondo te,
riusciranno a salvare Frank ed Alice? Oppure, qualcuno ci
lascerà le penne?
Bacioni, Milly.