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Autore: Mikipedio    02/05/2012    0 recensioni
Beh, ho sempre letto i libri di Harry Potter, credendo che compiuti i miei undici anni mi arrivasse davvero la lettera da Hogwarts, ma purtroppo, ovviamente, non mi arrivò nessuna lettera. Beh, sapendo di questa realtà ho sempre desiderato di scrivere di me immaginando di frequentare questa scuola e grazie ad EFP ne ho la possibilità! Grazie.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Era il 1° di settembre, e quel giorno sarei partito con l’Espresso nel binario 9¾ diretto a Hogwarts! Sentivo due emozioni riguardo la partenza, il primo era di enorme gioia, mentre l’altro di tristezza, perché per molto tempo non avrei visto i miei genitori. Ho addirittura pianto la notte prima di quel giorno! Non lo sa ancora nessuno e nessuno lo deve sapere, sennò che figura ci farei! Comunque, quella mattina mi svegliai agitato. Erano circa le sei e tutti stavano ancora dormendo. Approfittando dell’occasione nascosi Lewis nel marsupio che mi sarei portato sul treno; dentro ad esso c’erano la bacchetta, dei Mancotti azzurri ( da sgranocchiare durante il viaggio, sono delle caramelle che anche i maghi mangiano, non solo le Puffole ), il mantello e qualche libro preso dalla biblioteca di famiglia. Come mai ci stavano tutti quegli oggetti? Grazie all’Estensione Irriconoscibile che mia madre ha voluto fare sul marsupio. Presi un Mancotto e lo diedi a Mice e, aprendogli la gabbietta, lo feci uscire per sbaglio, ma la Puffola non volò via, ma mi rimase sulla spalla! La accarezzai e non si mosse, non come i giorni prima. Fortunatamente si fidava di me, così decisi di portarla con me sul treno, ma per precauzione misi la gabbietta nel marsupio.
< Yaaawn > sentì qualcuno sbadigliare e uscii da camera mia. Incontrai mia sorella e scoprii che era appartenuto a lei lo sbadiglio. < Andiamo a fare colazione? > le chiesi < Ok > mi rispose. Scendemmo di sotto e preparammo qualche uovo e dei toast. < Mi raccomando Mickey, non mi rompere durante l’anno a Hogwarts, va bene?! Non voglio fare brutte figure > mi raccomandò mia sorella. Che antipatica!
Scesero a fare colazione anche mamma e papà. Avevano entrambi gli occhi lucidi: < Da oggi staremo soli tutto l’anno, ma va bene, tranquilli divertitevi e mi raccomando dovete avere la media dell’Oltre ogni previsione. Sennò … > disse mia madre lasciando la frase in sospeso.
Ci preparammo per il viaggio e andammo a prendere l’auto volante pronti a volare per raggiungere la stazione di King Cross. Durante il viaggio continuavo a ipotizzare sull’aspetto di Hogwarts eccitatissimo, ma pensavo anche alla possibile insistente nostalgia di casa che avrebbe potuto perseguitarmi durante l’anno scolastico, così cercai di godermi ogni attimo prima di salire sul treno. Arrivati alla stazione scendemmo dall’auto e salutammo papà, perché non poteva venire con noi dato che era un Magonò ( nato da maghi, ma senza poteri magici ). Entrammo nell’edificio rosso mattone e ci dirigemmo verso la colonna tra il binario 9 e 10. Raggiuntala mia sorella si buttò a capofitto contro di essa e svanì nel nulla. Ero preoccupatissimo, e se mi fossi schiantato? < Tranquillo, devi solo correre, senza rallentare. C’è la puoi fare > mi rassicurò mia madre, così raccolsi ogni briciola di coraggio e corsi incontro la colonna ad occhi chiusi e … arrivai al binario 9¾, seguito dalla mamma. Vidi il treno rosso fuoco davanti a me e i ragazzi che salutavano i genitori. < Sbrigati Mickey, non c’è tempo da perdere. Ciao, tesoro > mi disse mia madre, e, dopo un lungo abbraccio e un bacino sulla guancia, entrai nel treno. Trattenni le lacrime e la salutai da un finestrino. Il treno partì.
Mi ripresi e al posto della tristezza venni invaso da un’eccitazione pazzesca, non stavo più nella pelle dall’euforia. Dopo poco mi ricomposi, non potevo stare in piedi per tutto il viaggio, così cercai uno scompartimento libero, e ci entrai. Aveva delle poltrone posizionate l’una di fronte all’altra, ed erano separate da un tavolino che partiva dall’enorme finestra e terminava ad una spanna dall’entrata. Dopo circa mezz’ora, proprio mentre mi esercitavo con l’incantesimo “Filipendo”  con scarsi risultati, entrò un ragazzino della mia età. Mi sembrava di averlo già visto da qualche parte così gli chiesi:
< Ciao, sono Mickey Corvonero, ma non ci siamo forse già visti? >
< … forse …  forse nel negozio dei miei zii, quando hai chiesto della Puffola! >
< Hai ragione! Sei Hugo, Hugo Weasley giusto? >
< Già. Ma il mio nome completo è Hugo Nicolas Weasley, però preferisco farmi chiamare Nico. Ma posso sedermi qui? >
< Certamente, Nico>
Passammo ora a chiacchierare, quando nel nostro scompartimento  si aprì la porta e cadde una ragazzina a terra.  Aveva addosso un mantello, ma non apparteneva a nessuna casa, quindi era del primo anno. Una targhetta d’argento s’illuminò nel mantello. Lessi : “Cassandra Zorky”. Che nome! Io e Nico la alzammo e la adagiammo su una poltrona. Preoccupatissimi cercammo di farla rinvenire quando ad un certo punto aprì gli occhi: erano grigi! Sbatté le palpebre e chiese: < Dove sono? C’è qualcuno? > Si guardò intorno con aria diffidente, attraversando me e Nico con lo sguardo quasi non ci fossimo. Poi, però, ad un tratto i suoi occhi si tinsero di verde e disse: < Ciao, chi siete? Non vi avevo notati > “E’ pazza!” pensai < No, non è vero che sono pazza Mickey! > mi urlò contro. Sapeva leggere il pensiero! < E comunque sappi che non sono ceca, ogni tanto lo divento, solo non appena mi sveglio. > precisò.  Di sicuro è la persona più strana che abbia mai visto.
< Fareste bene a mettervi i mantelli, manca solo mezz’ora all’arrivo. > ci ammonì Cassandra. Poi Nico disse: < Mi ricordi qualcuno … > . Come aveva detto vedevamo Hogwarts dal finestrino: era bellissima. Io e Nico ci guardammo negli occhi e capimmo di essere entrambi eccitatissimi per l’arrivo, mentre Cassandra sembrava tranquillissima, come se a Hogwarts fosse già venuta più e più volte.
  
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