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Autore: Simona_Lupin    04/05/2012    22 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 7
 
... uscite a Hogsmeade
 
 


L'ultima lezione di quel pomeriggio era appena terminata e gli studenti di Hogwarts si stavano riversando in massa nei corridoi.
I Malandrini stavano camminando tra gli spintoni dei ragazzi ammucchiati parlottando tra loro, appena venuti fuori dall'aula di Trasfigurazione. Remus era tornato proprio quel giorno tra loro, i tagli molto più evidenti sul viso e l'aria stremata, accesa però da una gioia indescrivibile per essere ritornato nel suo elemento.
« Non ho capito nulla, nulla sui Metamorfomagi » stava borbottando Peter afflitto, i capelli ritti in testa per tutte le volte in cui vi aveva passato in mezzo le dita in seguito a qualche attacco di disperazione. Gli insegnanti che ricordavano ad ogni santa lezione l'avvicinarsi degli esami, ancora in realtà lontanissimi, non lo aiutavano di certo a rimanere calmo. Ma era un classico di tutti i professori stare addosso agli alunni negli anni dei G.U.F.O. o dei M.A.G.O.
« Cos'è che non hai capito, Pet? » chiese Remus gentile. « Posso aiutarti io ».
« Remus, te l'ho detto » ripetè lui, vergognandosi di se stesso. « Non ho capito un accidente di quello che ha detto la McGranitt e sono perduto ».
Sirius e James scossero il capo contemporaneamente. 
« Sei senza speranza, Codaliscia » commentò il primo. « I Metamorfomagi sono degli stramaledetti fortunati perché possono rendersi fighi come gli pare e piace. E' tutto ciò che ti serve sapere. Mia cugina è una Metamorfomagus... » riflettè. « Quella piccola peste di Dora... Ma che non vi venisse il dubbio che lo sono anch'io. Quello che vedete è tutta farina del mio sacco. Anzi... della mia cara mammina ».
Gli altri risero; Peter un po' meno, ancora preso dalle sue preoccupazioni e da tutte le sue angoscie per i compiti che avrebbe dovuto svolgere quel pomeriggio, intento inoltre a pensare se davvero consistesse solo in quello l'argomento dei Metamorfomagi che a lui era parso tanto ostico.
Avanzando con qualche difficoltà per il lungo corridoio sempre meno pieno di gente, i quattro poterono intravedere Miley chiacchierare con la sorella e le sue amiche in un angolo. Sirius e James si scambiarono un sorriso.
« Ehi, amico, guarda chi c'è » esclamò James, facendo un cenno verso la bionda.
Remus distolse lo sguardo e scosse il capo, costernato. « Ricominciate? » borbottò.
« Che abbiamo detto? » si accodò Sirius con il solito fare innocente. « Miley Banks è lì e noi lo abbiamo constatato. Se la cosa ti colpisce... beh, compari, questa è un'altra storia ».
James annuì con vigore e Peter con lui. Remus si sentì abbandonato dal mondo.
« Sì, molto divertente... Comunque, levatevi dai piedi una buona volta, devo parlarle due minuti » disse, ben consapevole che se avesse tentato di parlarle insieme a loro il tutto si sarebbe risolto in un disastro memorabile.
« Oh oh oh oh » fece James, dando una gomitata a Sirius. « Senti un po' il lupastro! Levatevi dai piedi, devo parlarle... Wow, che intraprendenza! »
Sirius rise di cuore, tanto che molti studenti lì vicino si voltarono a fissarlo sbigottiti.
Anche a Remus scappò quasi un sorriso, probabilmente provocato dalle idiozie che i suoi amici continuavano a sparare a raffica.
« Dai, ci vediamo dopo, brutti idioti » tagliò corto infine, gettando loro un'occhiata divertita.
Loro annuirono solennemente e si allontarono ridendo come matti, mentre il ragazzo si avvicinò alle amiche a passo incerto.
« Ehi, ragazze, ciao » salutò, imbarazzato.
Loro gli sorrisero e ricambiarono il saluto, Miley sobbalzò ed evitò lo sguardo di chiunque.
« Vi disturbo? » chiese lui gentilmente. « Mi sarebbe piaciuto scambiare due parole con Miley se... », soffermò lo sguardo su di lei, « ... se è possibile ».
Scarlett la anticipò, sorridendo beffarda. « Ma certo che è possibile! » esclamò allegra. « Miley è tutta tua, Remus! Au revoir! »
E, prese le amiche a braccetto, si allontanò a balzi dai due ragazzi sbalorditi.
« Ehm... okay » disse Miley, parecchio imbarazzata. « Remus... come stai? James mi ha detto che sei stato male ».
Lui annuì. « Già, è stato un periodaccio... ma è passata, grazie ».
Miley sorrise, sistemandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio. « Volevi dirmi qualcosa? » domandò infine, senza guardarlo.
« Oh, io... sì, in effetti sì » rispose lui, annuendo. « Intanto io... insomma, volevo chiederti scusa per quello che ti ho detto l'ultima volta. Mi è dispiaciuto moltissimo ma non ho nemmeno avuto l'occasione di parlarti perché sono stato in Infermeria e... »
« Ma, Remus, non mi hai detto nulla, è tutto okay » si affrettò a interromperlo lei, sorpresa.
Lui si tranquillizzò. Si era sentito terribilmente in colpa per tutto il tempo che aveva trascorso in Infermeria, ed era stato a rimuginare parecchio su ciò che era stato costretto a dirle alla loro prima e unica lezione. Non aveva nemmeno avuto la possibilità di darle delle spiegazioni, spiegazioni che in realtà non esistevano, motivazioni che non poteva rivelarle, che lei non avrebbe mai saputo. E il pensiero di come poteva esserci rimasta lei lo aveva fatto star male.
Ed in effetti, Miley si era domandata più e più volte cosa avesse fatto di sbagliato, se avesse compiuto qualche passo falso o se gli avesse insegnato così male da provocargli una confusione ancor più grande. E si era convinta, infine, che doveva per forza essere accaduto questo, visto che probabilmente non era nemmeno riuscita a formulare una frase di senso compiuto, come le capitava ogni volta che parlava con lui. In realtà non ricordava quasi nulla di quel pomeriggio, come se a viverlo fosse stata un'altra persona e quella strana, inaspettata e meravigliosa parentesi si fosse bruscamente chiusa lì.
« Ascolta » disse poi Remus, riportandola alla realtà. « Se per caso ne avessi ancora voglia... ti andrebbe di... di continuare a darmi lezioni? »
Lei sorrise e lo scrutò per un po' prima di rispondere. « Ma certo » disse infine. « Quando vuoi ».
Lui ricambiò il sorriso, fortemente rincuorato. « Magnifico » disse. « Beh, grazie, allora... quando sei disponibile, fammi sapere ».
« Io adesso non ho nulla da fare » riflettè lei, scrollando le spalle. « Tu hai...? »
« No, assolutamente no » si affrettò a rispondere lui. « Andiamo adesso? »
Lei rispose di sì, un po' agitata, e insieme si diressero verso l'aula di Pozioni, sperando di trovarla libera.
Camminarono in silenzio per un po' finché, varcata la porta cigolante, non scoprirono la stanza deserta e si scambiarono un sorriso.
« Oggi sii clemente, Remus » scherzò lei, prendendo posto al solito sgabello alto. « Non avevo ripassato per questa lezione ».
Lui rise e si accomodò nel posto accanto a lei, frugando nella borsa di cuoio dopo averne aperto le cinghie dorate. « Mi aspettavo che la sua preparazione non fosse mai manchevole, professoressa » replicò lui, con un guizzo divertito passato attraverso lo sguardo stanco.
« Mai detto di avere lacune, Lupin, adesso non approfittartene » ribattè altezzosa lei, scoppiando a ridere non più tardi di un attimo dopo, insieme a lui.
« Dai, cominciamo » disse poi, ritornando seria. « Che si fa oggi? Mmm ».
Cominciò a sfogliare il libro con aria assorta, fino a quando non picchiò il dito su una pagina e si rivolse di nuovo al ragazzo.
« Ecco » annunciò. « Questa potrebbe andare bene! »
Lui si sporse a guardare. « Distillato Soporifero... » lesse lentamente, scorrendo il foglio con lo sguardo. « D'accordo ».
Si mise subito al lavoro, trafficando con la bilancia e il calderone a turno. Pareva già avere molta più dimestichezza col materiale rispetto all'ultima volta e lei ne fu felice. Lo osservò senza parlare, dandogli di tanto in tanto qualche utile dritta che lui apprese annuendo, per il resto lo lasciò lavorare tranquillo e notò con piacere che se la cavava piuttosto bene, vista anche la media difficoltà della pozione scelta.
I minuti scivolarono via e non fecero che lavorare sul calderone fumante tutto il tempo, scambiandosi qualche battuta per non farla sembrare una lezione reale e troppo seria. Stavano bene insieme, fu soprattutto lui a farvi caso.
« Deve fermentare adesso, giusto? » chiese Remus dopo un po', scarabocchiando una crocetta sull'ultima riga di istruzioni svolta.
« Esatto » rispose Miley. « Per circa mezz'ora ».
Lui annuì e abbandonò libro e penna d'oca sul tavolo, sistemandosi qualche ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi.
Dopo un po' non potè non notare che Miley lo stava fissando intensamente, e senza capire come mai si sentì avvampare, chiedendosi il motivo di uno sguardo talmente insistente.
« C'è qualcosa che non va, Miley? » le chiese, aggrottando le sopracciglia. « Va tutto bene? »
Lei scosse appena il capo come se fosse stata svegliata bruscamente. « Sì, certo, scusa... »
Si morse il labbro, come se avesse voluto dire qualcos'altro ma alla fine non avesse trovato il coraggio per farlo e gli gettò un'altra occhiata di traverso, come se volesse convincersi sul da farsi. Remus continuò a non capire, ma lei non vi fece caso, tutta presa da pensieri che lui non poteva conoscere.
« Remus... » esordì alla fine lei, cauta. Lui le fece cenno di continuare. « Mi domandavo... Mi domandavo cosa ti fosse successo » mormorò.
Il ragazzo non smise di fissarla confuso e lei si affrettò a spiegare.
« Il tuo viso » sussurrò, e lui ebbe un tuffo al cuore. « Cos'è successo? »
Il volto di Remus infatti era solcato da cicatrici e tagli ben più visibili di prima, e in fondo lui avrebbe dovuto aspettarsi una domanda del genere da parte sua. Abbassò lo sguardo, la paura sugli occhi, senza avere il coraggio di rialzarlo. Lo aveva messo alle strette di nuovo e lui non aveva idea di cosa dire, di come riuscire a nascondere dei segni tanto evidenti oltre all'esistenza ormai chiara di segreti inconfessabili.
« Io... » Parlò, senza sapere cosa dire, tanto che non seppe continuare.
« Queste non sono ferite normali » proseguì lei, passandovi delicatamente un dito sopra. « Sono ferite magiche, non è vero? Sono potenti ».
« Ma no... » borbottò lui, impotente. « E' solo qualche graffio... »
« Madama Chips avrebbe saputo curare in un lampo qualche graffio, Remus » insistette lei, il volto serio e concentrato mentre lo studiava. « Questi sono segni di magia. Di una maledizione ».
Ma lui scosse il capo e prese la mano che sfiorava la sua guancia tra le sue, allontanandola con gentilezza.
« Miley, davvero, non è niente » disse piano. « Sto benissimo, ho solo avuto un piccolo incidente... Credimi ».
La ragazza sospirò stancamente e ritrasse la mano. Avrebbe tanto voluto sapere la verità su quelli che erano dei segni inconfondibili di una maledizione, ma non poteva insistere ancora, non ne aveva nessun diritto. Si vergognò, anzi, della pressione che doveva avergli messo addosso con tutte quelle insinuazioni, lei, che doveva essere lì solo per insegnargli qualche trucco in Pozioni e null'altro. Se ci fosse stato qualcun altro non sarebbe stato tanto gentile quanto lo era stato lui.
« Certo » disse. « Scusami, non avrei voluto essere indiscreta ».
« Nessun problema ». Remus sorrise, ancora leggermente frastornato. « Sta' tranquilla ».
Calò il silenzio, tra i più imbarazzanti in cui entrambi si fossero mai ritrovati, uno di quelli che sembrano essere destinati a non avere fine e anzi a sprofondare quanto più possibile nel tempo. Fu lui alla fine a spezzarlo, lo sguardo fisso sul calderone che ribolliva pigro sul fuoco.
« Come mai ti piace tanto distillare pozioni? » le chiese a bassa voce, come se temesse di spaventarla dopo un silenzio così profondo.
Lei alzò lentamente lo sguardo per soffermarlo su di lui, pensierosa. 
« Mia madre » rispose semplicemente dopo un po'. « La sua è una vera passione, sai? E' una Guaritrice del San Mungo, perciò per lei è importante essere brava in quel campo. Ma lei è molto più che brava... è un genio, non immagini quello che riesce a prepararti con niente ». Scosse appena il capo e proseguì. « E' da quand'ero bambina che amo preparare pozioni insieme a lei. In estate, quando Scarlett e papà giocavano fuori a Quidditch, noi stavamo rinchiuse nella nostra stanza delle pozioni e ci trascorrevamo pomeriggi interi. Io ammiravo l'amore che metteva dentro ad ogni intruglio... Notavo che era come un ingrediente in più un po' speciale. E' solo grazie a lei se adesso so cavarmela bene ».
Sorrise dolcemente quando aggiunse: « Dovresti vedere com'è bella quando è tutta presa dal suo calderone », e non potè che sorridere anche lui.
Per tutto il tempo in cui lei aveva parlato l'aveva guardata con il sorriso sugli occhi. C'era qualcosa di speciale nella sua maniera di raccontare, qualcosa che rapiva, forse la spontanea tenerezza che metteva in ogni parola e che non aveva mai notato in nessun'altra persona. Era del tutto diversa dalla passione e l'energia che James esternava nei suoi discorsi, molto distante dalla difficoltà e la sofferenza di Sirius quelle rare volte in cui parlava di sè, del tutto differente dalla timidezza e dall'insicurezza che Peter provava ogni momento, e ancora lontana dalla gentilezza di Lily che si univa a quei suoi tratti di insolita durezza.
Miley era diversa anche da lui. Lui era troppo chiuso per riuscire a mettere emozione nelle sue parole; lei era chiusa quanto lui, ma quando parlava, il suo cuore esplodeva. Eppure la stessa insicurezza li contraddistingueva e li avvicinava. E chissà quante altre cose avrebbero scoperto col tempo che li rendessero troppo distanti o li unissero ancor di più. Remus pensò che gli sarebbe piaciuto scoprirle tutte. Miley la stessa cosa, ma lo pensava già da tempo.
« Posso vedere come sei bella tu, quando prepari qualcosa con me ».
Parlò senza pensare, trasportato dai suoi pensieri. Solo quando lei lo guardò con gli occhi un po' lucidi e le guance arrossate, capì realmente quello che aveva detto. Anche lui arrossì, non perché se ne fosse pentito, in fondo aveva solo detto la verità... ma semplicemente non era da lui pronunciare tali pensieri ad alta voce.
Lei lo osservò stordita per un po'. 
Remus pensava che lei fosse bella. Si sentì così emozionata che le parve di precipitare dallo sgabello su cui era seduta.
« Io... » sussurrò infine, colpita e imbarazzata. « Ti ringrazio... »
Ma Remus scosse il capo con un sorriso e la ragazza gli rispose con uno ancor più ampio.
« Charlotte Banks, giusto? » riprese poi lui, guardandola di traverso. « Tua madre ».
Lei inarcò un sopracciglio, spaesata. « Come fai a saperlo? » domandò, incuriosita.
« James » rispose lui. « Ne parla in continuazione quando racconta gli aneddoti della sua vita, e lo fa spesso. E' innamorato di lei, credo. Dovresti proprio sentire come ne parla. Charlotte di qua, Charlotte di là... se non ci fosse Lily e tua madre non fosse sposata credo che farebbe di tutto per conquistarla ».
Lei rise. « Le porta dei fiori diversi ogni volta che viene da noi » raccontò. « E quando rimaneva a dormire, preparava la colazione e la aiutava sempre in casa come un elfo domestico ».
« Adesso non resta più a dormire da voi? » chiese Remus curioso, notando l'uso del tempo passato.
« Da quando Sirius vive con lui no » rispose lei. « James non lo lascerebbe mai da solo e Scarlett non vuole Sirius in casa nostra per nessuna ragione ».
Lui rise. « Posso capirlo » commentò. « Vivere con Sirius è l'esperienza più difficile che ti possa capitare nella vita. Però tempra il carattere ».
« Te la immagini mia sorella con lui? » fece Miley, lo sguardo perso in pensieri a quanto pareva simili alla fantascienza. « Sarebbe fantastico! Non so in che senso "fantastico", però... sarebbe anche parecchio pericoloso per tutti, credo ».
Remus si grattò il mento, riflettendo sulla possibile coppia che pareva lontana anni luce da qualsiasi forma d'amore vivente.
« Mi farebbero sinceramente paura, quei due, insieme » concluse infine. « Due incantesimi Bombarda congiunti non mi spaventerebbero quanto loro ».
Trascorsero il resto del tempo a fantasticare e ridere sulla fantomatica coppia, pensando anche che se i due avessero saputo ciò di cui avevano discusso li avrebbero trucidati senza tante futili cerimonie e poi avrebbero riso di cuore per l'assurdità della cosa.
Alla fine, quando i trenta minuti di fermentazione furono passati, tornarono alla loro pozione, accingendosi a inserire gli ultimi ingredienti e a eseguire le righe finali di istruzioni per la conclusione della preparazione del Distillato Soporifero.
« Un colpo di bacchetta e sarà pronta » disse Miley, gettando un'ultima occhiata al libro malconcio del ragazzo.
Lui fece come precisato dalle istruzioni così che dal liquido raddensato fuoriuscì qualche scintilla colorata, secondo lei un ottimo segno della buona riuscita del decotto. In teoria, uno o due sorsi sarebbero dovuti bastare per farli cadere in un sonno lungo, profondo e tranquillo, ma nessuno volle provare.
« Sei diventato bravissimo » disse Miley, guardando prima il calderone poi lui con un sorriso raggiante. « Hai fatto tutto da solo, sono fiera di te ».
Lui scrollò le spalle e sorrise, imbarazzato. « Grazie... » borbottò. « Ma non so cosa combinerò con le pozioni davvero difficili ».
« Se hai queste basi, fidati, saranno una passeggiata » lo tranquillizzò lei, agitando una mano. « E poi, per quanto posso, ti aiuterò io ».
Remus si sentì parecchio rincuorato e non seppe darle una risposta adeguata. Così ripulì il calderone, ripose libro, penna d'oca e calamaio dentro la borsa già piena e insieme alla ragazza riportò gli ingredienti delle scorte utilizzati all'armadietto dentro il quale erano solitamente contenuti.
« Bene » disse lui, allacciandosi il mantello alla gola e rimettendosi la borsa in spalla. « Scendiamo a cena, allora? »
Lei annuì e, afferrata anche lei la borsa dal tavolo, si diressero insieme verso la Sala Grande, chiacchierando del più e del meno.
Nel frattempo, proprio alla tavolata di Grifondoro, la discussione verteva sui due che non si erano fatti più vedere dalla fine delle lezioni.
« Ci aveva chiesto due minuti, il lupastro, e non si è fatto più vivo » stava dicendo Sirius, compiaciuto, ingoiando un boccone di pollo e patate bollite.
« Non starai mica sognando già in grande, eh, Felpato? » fece Peter, più ragionevole.
I castelli in aria che Sirius si faceva quando Remus anche solo parlava con una ragazza erano puntualmente destinati ad andare in fumo, e lui lo sapeva.
« No » rispose lui, scostandosi i capelli dagli occhi. « Però se due minuti si sono trasformati in un'ora, qualcosa dev'essere successo! »
« Sì » convenne James, un po' scettico, « ma sicuramente nulla che riguarda la tua idea di qualcosa ».
Sirius sbuffò, convinto delle sue certezze impossibili da scalfire e non ribattè. Aveva piena fiducia in Remus e non voleva pensare che avesse fallito dopo tutti gli insegnamenti che gli aveva dato - o meglio, inculcato - in quegli anni, anche perché se l'avesse tradito, le conseguenze sarebbero state severe e inevitabili, e lui non poteva tirarsi indietro di fronte all'esecuzione di una giusta e sana punizione per non averlo ascoltato adeguatamente.
In quel momento dal vasto e pesante portone della Sala Grande vennero fuori prima un gruppetto di minuscoli ragazzini del primo anno, e poi i due soggetti della discussione: Remus e Miley camminavano insieme, ridendo complici, e Sirius si sentì totalmente realizzato.
« Visto? » disse agli amici, battendosi un pugno sul palmo della mano. « Li avete visti? Li state vedendo? No, dico, guardateli! »
« Ma non stanno facendo niente! » esclamò Peter, osservandoli con attenzione per cercare di capire cosa notasse Sirius di tanto eclatante che a lui invece fosse completamente sfuggito. « Parlano e ridono come due persone normali! »
« E no, caro mio » ci tenne a precisare l'altro, che ancora sogghignava soddisfatto. « Guarda bene come si guardano! Eddai, su! Non guardare con i tuoi occhi minuscoli da topo, amplia le tue vedute, Codaliscia! Ah, ma che parlo a fare io con voi che non vedete aldilà dell'ovvio? »
« Senti chi parla! » intervenne James, senza riuscire a credere alle proprie orecchie. « Tu eri quello che non aveva capito che a Miley piacesse Remus! Non ho nemmeno la certezza che tu sappia che a me piace Lily! »
La ragazza, poco distante da lui, si affogò con il succo di zucca che stava bevendo e si battè da sola qualche pacca sul petto.
« Oddio, mi ha sentito » sussurrò James, che lo aveva notato, scompigliandosi i capelli nervoso.
« Perché, era un segreto? » disse Sirius con voce strascicata. « Ma smettila, su, lo sa pure Merlino ».
« Merlino sa tutto, è ovvio » borbottò Peter, riflettendo sulla grandezza del suddetto mago tanto invocato da tutti.
« Comunque, ritornando alla questione » riprese Sirius, che non aveva distolto lo sguardo un attimo dai due ragazzi ancora in piedi. « Parlano ancora! Adesso che mi dite, eh? »
James e Peter si scambiarono uno sguardo sbigottito. Ma che cosa ci vedeva di tanto entusiasmante in due ragazzi che chiacchieravano in Sala Grande?
« Cosa dovremmo dire? » fece infatti il primo, disorientato. « Evidentemente stanno terminando... che ne so... l'argomento del dialogo...! »
« Sì, certo, l'argomento del dialogo... » disse Sirius, sarcastico, poi quasi si affogò con una patata per esclamare: « Guarda, guarda, guarda! »
Remus, infatti, proprio in quel momento stava scoccando un lieve bacio sulla guancia di Miley, per poi dirigersi verso di loro con aria tranquilla, mentre lei tornava a passo incerto al tavolo di Tassorosso dove gli amici la aspettavano trepidanti, in attesa di un resoconto del pomeriggio appena trascorso.
« Eccolo qui! » urlò Sirius, così forte che alcuni accanto a lui si voltarono e Remus si arrestò, spaventato.
« Che c'è? » disse, senza osare sedersi visto anche che l'unico posto libero rimasto era accanto a lui. « Che ho fatto? »
« Eh, lo sai, amico mio, ciò che andava fatto! » ribattè lui, battendo qualche colpo sulla panca per invitarlo ad accomodarsi.
Lui però non si azzardò a muovere un passo. Sirius aveva sicuramente bevuto. « Cos'è che andava fatto? » domandò, senza capire.
« Avanti, Lunastorta, capiscimi però, mi sento incompreso dal mondo! » si lagnò, gettandosi nuovamente sul suo piatto come se fosse l'unico a capirlo.
« Peter, per piacere, fatti un po' più in là, io con quello non mi ci siedo » implorò Remus, ancora spaesato.
« Remus, non lo ascoltare, dicci che hai fatto con Miley » lo esortò James, continuando a mangiare indisturbato e scrutandolo curioso.
Lui si riempì il piatto e cominciò a tagliare lentamente la sua carne, poi rispose. « Lezione » disse infine, senza tanti particolari.
« Ah » commentò l'altro. « E poi? »
Remus alzò lo sguardo, interdetto. « Ma vi siete messi d'accordo stasera per non farmi capire niente di quello che volete dire? » domandò, guardando a turno l'uno e l'altro ragazzo. « Che significa e poi? Ti ho detto lezione, abbiamo fatto lezione! »
« E basta? » intervenne Sirius, sconcertato e deluso. « Ma mi stai prendendo in giro? »
« Voi mi state prendendo in giro! » ribattè l'altro, sempre più sconvolto. « Che avrei dovuto fare? Chi vi capisce è bravo... »
« No, dico » disse Sirius. « In tutto questo tempo... oltre a una pozioncina veloce, qualcos'altro ci sta, o no? »
Remus lasciò cadere forchetta e coltello sul suo piatto, facendoli tintinnare. « E' una domanda seria? » chiese. « No! »
« Bah... » Sirius non pareva affatto convinto. « Sei tutto particolare... »
L'altro lo fissò ancora un po', poi decise che era meglio non ribattere e si dedicò al suo piatto.
Stava iniziando a mangiare la sua torta di melassa, quando lo raggiunsero in coro due voci femminili.
« Remus, ciao! » 
Il ragazzo si voltò di scatto e sorrise a Lily e Scarlett, che si tenevano allegramente a braccetto.
« Ciao, ragazze » salutò.
« Ciao, Evans » si accodò James, sorridendo speranzoso verso di lei, che puntualmente non lo degnò di uno sguardo. « Ciao, Scarlett » proseguì, deluso.
« Ehi, Banks » fece invece Sirius, ammiccando. « Come stai? E' da tanto che non ci facciamo due chiacchiere ».
« Scusami, Black, ma quando mai noi due ci siamo fatti due chiacchiere nella nostra vita? Stammi alla larga, per favore » concluse secca, rivolgendosi nuovamente a Remus sorridente.
« Allora, Remus! » esordì, sfregandosi le mani. « Che mi dici? »
Lui la guardò, per l'ennesima volta senza capire. Ma che stava succedendo?!
« Non hai nulla da raccontarci, Remus? » fece eco Lily, incalzante.
« Remus, Evans vuole che le racconti qualcosa » intervenne James. « Fa' come Evans comanda ».
« Non ti intromettere, Potter » tagliò corto lei, stizzita. « Allora, parla ».
« Che devo dire? » fece Remus, sull'orlo della disperazione, guardando Peter che pareva essere rimasto l'unico sano di mente in quella banda di pazzi.
« Mah, non lo so... Cosa ti è capitato ultimamente? » domandò Scarlett. « Molto ultimamente... Proprio poco fa, diciamo ».
« Oh » rispose lui. « Ho cenato ».
« Mmm... Un po' prima! » lo incoraggiò Lily.
« Sono... ehm... arrivato in Sala Grande ».
« Oh, insomma! » sbottarono le due in coro. « Che hai fatto con Miley? »
Lui sgranò gli occhi, scioccato. Anche loro erano state coinvolte in quell'assurdo complotto. Non poteva che essere una congiura contro di lui.
« Ma si può sapere che avete, tutti? » sbottò, esterrefatto, alzandosi da tavola. « Ho fatto lezione con Miley, me l'avete consigliato voi! O sto diventando pazzo? »
E senza neanche avere cura di prendere la sua borsa, si diresse a grandi passi verso l'uscita, lasciando tutti di stucco.
Lily e Scarlett si fissarono, senza capire.
« Ma che abbiamo detto? » esclamarono contemporaneamente, allibite.
James scrollò le spalle. 
« Luna storta » spiegò. « Gli capita spesso ».
 

*  *  *

 
Quella mattina di inizio Ottobre era iniziata nella maniera più pacifica e normale possibile.
Il sole, stranamente, splendeva pigro tra le nuvole gonfie del cielo, gli uccellini cinguettavano allegramente tra le fronde degli alberi, qualcuno passeggiava sul prato per godersi le prime luci di un meraviglioso mattino, magari tenendosi per mano, e anche il violento Platano Picchiatore stava calmo e immobile al suo posto. Il lago era solleticato da una leggera brezza, e dalla Foresta proveniva un vento lieve che scuoteva appena i fili d'erba fresca.
Su Hogwarts regnava la pace.
Tutto questo fino a che...
« EEEEEEEEEEEEEEEEEEVAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANS! »
L'urlo di James Potter squarciò l'aria.
Nel dormitorio femminile, in cui la suddetta Lily Evans dimorava, accaddero molte cose contemporaneamente: Alice, ancora tutta presa dal suo sonno ristoratore e avvolta dal suo adorato pigiama giallo canarino, sobbalzò di colpo e cadde dal letto con un sonoro tonfo che fece vibrare il pavimento, cominciando a borbottare il nome di Frank senza una motivazione ben precisa e aggrappandosi alle coperte scivolate a terra come fossero la sua unica ancora di salvezza; Emmeline, già vestita di tutto punto e pronta per la nuova giornata scolastica, fece cadere l'enorme spazzola decorata con pietre colorate con la quale si stava pettinando da quasi mezz'ora e si guardò intorno, spaventata; Mary, che si stava infilando un paio di collant con qualche difficoltà, saltellò un paio di volte sul posto prima di precipitare rovinosamente a terra accanto al corpo esanime di Alice; Scarlett spalancò la porta del bagno, un asciugamano avvolto intorno al corpo, guardando allarmata da una parte all'altra ed esclamando: « Ma che accidenti è stato?! »
Mentre, Lily... Lily sgranò gli occhi terrorizzata e si precipitò giù per le scale, ancora in pigiama, credendo che qualcuno avesse disperato bisogno di lei.
« Che succede? Cos'è stato? Chi è morto? » disse a raffica, prima ancora di arrivare in Sala Comune.
Ma terminati gli scalini e trovatasi di fronte la scena, il mondo le crollò addosso.
La Sala Comune era deserta a parte quattro persone dall'umore assai diverso: Remus stava seduto sul divano, la schiena curva, le mani tra i capelli, apparentemente disperato; Sirius, al contrario, era appoggiato al muro a braccia incrociate, rilassato, godendosi lo spettacolo con aria soddisfatta e un ghigno pronunciato stampato in viso; Peter pareva nervoso, come in attesa di una catastrofe imminente di cui non conosceva gli effetti ma di cui temeva le conseguenze, sia per la propria incolumità che per quella dell'amico; James, infine, aveva sul volto un sorriso a trentadue denti che stonava con il resto della situazione, e la fissava con gioia palese, come se l'avesse attesa per tutta una vita, in piedi accanto alla bacheca degli annunci.
« Tu? »
Lily era esterrefatta. Si era presa una paura tremenda, era scesa per le scale a tutta velocità con il rischio di cadere e perdipiù con addosso quel pigiama ridicolo... per James Potter?
« Sì, io! » rispose lui, allegramente. « E chi credevi che fosse? Grazie di essere venuta così presto, non me l'aspettavo, sono contento! Bello il tuo pigiama! »
Lei guardò in basso, orripilata. Indossava un pigiama rosso fuoco con l'enorme leone di Grifondoro stampato in petto e le pantofole identiche, che ruggivano.
Ma James aveva parlato sinceramente, come sempre. Ciò che lei indossava gli piaceva moltissimo.
« Vieni, Evans, devo assolutamente farti vedere una cosa! Dai! » la esortò, sempre con quel tono estremamente felice che faceva demoralizzare tanto Lily.
Lui attese e quando vide che non pareva capace di compiere un passo andò a prenderla, afferrandola delicatamente per un polso e guidandola verso la sua precedente postazione. Remus e Peter si prepararono al peggio, Sirius continuò a osservare la scena, sempre più compiaciuto.
« Leggi! » esclamò James, indicando un foglietto azzurro attaccato alla bacheca. « Avanti, Evans, leggi! Su! »
Ma vedendo che la ragazza non reagiva, James le prese il viso tra le mani e deviò la traiettoria fino alla giusta destinazione, poi ripetè: « Ora leggi! » e attese con ansia.
Lily, rassegnata al suo destino, lesse l'annuncio e le si raggelò il sangue nelle vene già al primo rigo.
 
Si avvisano gli studenti a partire dal terzo anno che la prima uscita ad Hogsmeade è prevista per sabato 9 Ottobre.
 
No. NO. No, no, no, no, no, no, no... NO.
« Sì, Evans, hai letto bene, il gran giorno sta per arrivare! » esclamò James al picco massimo della sua felicità. « Quando l'ho letto non riuscivo a credere ai miei occhi! Ma ti rendi conto, Evans? Finalmente potremo uscire insieme! »
La prese per le spalle per guardarla meglio e infonderle più che poteva la sua gioia, ma lei pareva spenta, vuota, priva di emozioni.
« Evans, che hai? Anch'io sono emozionato, lo so! Aspetta »
Tossicchiò un paio di volte, si scompigliò i capelli e si mise in ginocchio, prendendole una mano tra le sue.
« Lily Evans » esordì con voce profonda, guardandola intensamente. « Vuoi venire ad Hogsmeade con me? »
Sirius scoppiò a ridere silenziosamente, Peter si preparò mentalmente all'esplosione, mentre Remus affondò ancor di più le mani tra i capelli.
Proprio così. L'aveva fatto. L'aveva fatto davvero.
E dire che aveva intrapreso così bene la strada verso una convivenza pacifica e armoniosa con lei... Aveva osservato per bene ogni regola del famoso decalogo, era stato attento a non commettere più i vecchi errori e i risultati si erano fatti vedere ben presto, nella reazione positiva di lei di fronte al suo diverso approccio. Ma c'era una cosa che a James faceva perdere totalmente la ragione. C'era una cosa che riusciva a fargli dimenticare qualsiasi buon proposito, che gli faceva perdere di vista qualsiasi obiettivo positivo... che lo faceva letteralmente andare fuori di testa, senza rimedio: l'uscita a Hogsmeade.
Sì, perché bastava quel semplice annuncio a rovinare ogni cosa, anche quel minimo rapporto stretto con lei. Bastava che lui leggesse quelle poche righe per smarrirsi nella sconsideratezza, per perdere il lume della ragione, e nessuno, nulla al mondo riusciva a farlo tornare alla retta via. Neanche una seduta con Remus di un pomeriggio intero avrebbe potuto distoglierlo dalla sua ambizione massima, ovvero quella di invitarla a uscire fino alla morte o fino a quando non avesse accettato - molto più probabile la prima - e a quel punto, alla fine, il mondo si arrendeva di fronte a lui.
In quel momento, mentre James fremeva nell'attesa di una risposta che questa volta, sì, ne era certo, sarebbe stata sicuramente positiva, entrarono trafelate in Sala Comune Scarlett ed Emmeline, e i loro sguardi si posarono subito sull'anormale scena di James in ginocchio di fronte a Lily.
Doveva essere successo qualcosa di strano. Molto strano. E di pericoloso. Molto... molto pericoloso. Per tutti.
« Ma che diamine...? » cominciò Scarlett, guardando a turno i Malandrini sempre più esterrefatta. « Mi spiegate, per piacere, cosa diavolo succede? »
« Scarlett, mi hai rovinato la suspence! » si lagnò James, senza smuoversi dalla sua posizione.
Scarlett posò nuovamente gli occhi su di lui e decise di avvicinarsi per cercare qualche delucidazione, con Emmeline al seguito che pareva un po' sconvolta.
« Leggi là, Banks » le suggerì Sirius, parecchio divertito. « Sulla bacheca ».
Lei obbedì e, proprio come Lily, già al primo rigo capì ogni cosa e si sentì mancare il respiro.
Emmeline passò all'azione, decisa a risolvere la situazione nella massima calma, perché Lily pareva proprio una bomba sul punto di esplodere che però stava tardando molto a farlo, forse per lo shock ancora fresco dovuto a ciò che era appena accaduto. Così la prese a braccetto e la condusse lontano da James, la cui mano tentò di trattenere quella della ragazza ma che alla fine scivolò a terra, come afflosciandosi per la delusione.
« Ma... Mel... » balbettò lui, sembrando un bambino a cui avevano sottratto il suo giocattolo preferito. « Lily doveva darmi una risposta... »
Scarlett gli posò una mano sulla spalla e scosse appena il capo, dispiaciuta. Poi, sempre senza parlare, si avviò insieme all'altra ragazza verso i Dormitori, trasportando Lily con sè, un po' spaventata per la possibile esplosione.
In Sala Comune piombò il silenzio. James si rialzò a fatica e si buttò sul divano, e solo allora Remus risollevò il capo per guardarlo.
« Ma perché l'hai fatto? » disse, affranto. « Ti rendi conto almeno che l'hai messa sotto shock? »
L'altro sbuffò, scocciato. « Ma cosa dici, dai? » sbottò. « Stava per dirmi di sì ».
Sirius rise, e James gli lanciò prontamente un'occhiataccia malevola che non riuscì a farlo smettere, ripetendo ancora una volta che Lily stava sicuramente per rispondergli che sarebbe uscita con lui, senza ombra di dubbio.
Nel frattempo Scarlett era scesa nuovamente in Sala Comune, e si avvicinò a James, sedendosi sul divano accanto a lui.
« Ma che ti è saltato in testa? » gli chiese senza preamboli.
Lui si voltò a guardarla addolorato. « Ma, Scarlett, anche tu sei contro di me? »
« Come ha reagito Lily? » tagliò corto Remus rivolgendosi alla ragazza.
« E' ancora un po' sconvolta, poverina » mormorò lei, scuotendo il capo afflitta. « E' comprensibile, bisogna darle tempo ».
Remus annuì lentamente. Pareva che stessero parlando di una ragazza che aveva subito un grave shock provocandole dei danni permanenti.
« James, certo che anche tu quest'anno stai dando il meglio di te, eh » esclamò Scarlett all'improvviso, con tono di rimprovero. « Prima ti presenti alla ronda con una giacca elegante e una rosa in mano, ora ti inginocchi per invitarla a uscire... insomma, ci tieni proprio a farti odiare! »
Lui si sbattè uno dei morbidi cuscini scarlatti in piena faccia, sperando di farsi più male possibile.
« Non è colpa mia » biascicò, la voce alterata per il contatto con la stoffa spessa. « Quando vedo l'annuncio dell'uscita a Hogsmeade... è più forte di me, non so spiegarvelo, ma sento che devo assolutamente invitarla ».
Scarlett gli strinse una mano in segno di comprensione, mentre Remus parve molto più restio al perdono per l'atto commesso. Lo guardò severo, ben sapendo che non poteva vederlo, ma l'aria di rimprovero parve penetrare anche attraverso il cuscino e James riemerse, il volto segnato dalla disperazione.
« Ma, Scarlett » disse piano. « Tu credi davvero che mi avrebbe detto di no? »
Gli occhi della ragazza parvero dilatarsi per la tenerezza con cui lo guardò e non riuscì a trovare il coraggio o la crudeltà per rispondere a quella semplice domanda di cui conosceva perfettamente la risposta. Sembrava un vero cerbiatto impaurito.
« No, James, non lo so... » balbettò, in evidente difficoltà, mentre Sirius continuava a sghignazzare dietro di lei. « Magari no... Non saprei... »
« Okay » borbottò lui, chinando il capo, sconfitto. 
Ormai doveva ammettere di essersi abituato a ricevere continui no ogni volta che le chiedeva di uscire ad Hogsmeade, anzi era diventata una vera e propria tradizione secolare, una scena trita e ritrita nonostante lui cercasse sempre di cambiare il modo, la situazione, il luogo e la formula con cui proporsi a Lily. Ogni volta, però, era sempre una nuova sconfitta, e a quelle James non si abituava mai. Fortunatamente, comunque, a quel senso di vuoto e smarrimento seguiva sempre la voglia di riprovarci, la volontà di affrontare nuovamente quella sfida così ardua e difficile da vincere, perché, una volta raggiunto l'obiettivo, tutta la fatica e i dispiaceri per quei no sarebbero spariti in un lampo, lasciando spazio alla gioia, al trionfo e alla soddisfazione di poter finalmente dire: sì, io, James Charlus Potter, ce l'ho fatta.
« Io non mi arrendo » disse infatti James, rialzando la testa con fierezza. « Glielo richiederò. E lo farò in modo tale che non potrà dirmi di no! » concluse, come a suggellare un patto con se stesso e a volersi motivare per portarlo a compimento.
« Bravo, amico, questo è parlare! » lo incoraggiò Sirius che, ridendo, pensava già al prossimo due di picche che James avrebbe presto ricevuto.  
Scarlett gli rivolse un'occhiata sprezzante. Che razza di essere infido, rideva anche di fronte alle sventure del suo migliore amico...
« Bene » disse. « James, senti, però, cerca di non combinare altre idiozie, non so come potrebbe reagire Lily ».
Lui annuì con fermezza, convinto che da allora in poi avrebbe agito nel più esemplare dei modi mettendo in pratica alla lettera tutte le regole del Codice.
« Ma quand'è quest'uscita a Hogsmeade? » domandò poi Scarlett, alzandosi con leggiadria dal divano e dirigendosi alla bacheca degli annunci.
« Mmm » commentò infine in tono neutro.
« Noi scendiamo a colazione, Scarlett » le disse James dopo un po', alzandosi anche lui. « Vieni con noi o...? »
« Aspetto qui le ragazze » rispose lei, sorridendo. « Ci vediamo dopo ».
I Malandrini la salutarono e si avviarono verso il ritratto della Signora Grassa prima di voltarsi simultaneamente. Sirius era rimasto fermo in Sala Comune.
« Felpato, non vieni? » fece Peter.
« Tra un secondo » rispose lui. « Voi andate ».
Il ragazzo scrollò le spalle e, insieme agli altri, spinse da una parte il ritratto e andò via.
Nello stesso momento, senza una parola, Scarlett fece qualche passo verso la scala a chiocciola che conduceva ai Dormitori, ma Sirius la bloccò.
« Che maleducata, Banks » le disse, scuotendo il capo come a rimproverarla. « Te ne vai senza salutare? E dire che sono rimasto qui per te ».
Lei sbuffò rumorosamente. « Che noia che sei, Black » sbottò, tagliente. « Ancora non ti sei stancato? Mi blocchi per i corridoi, fai queste battutine idiote e tenti di comportarti da playboy provocante... con me non attacca, vuoi capirlo? »
Sirius sorrise. Lei si aspettava forse che quelle parole lo scalfissero anche solo minimamente? Come lo conosceva male...
« Chiariamo un paio di cosette, Banks » le disse col tono più angelico che riuscì a trovare. « Primo, io non ti blocco per i corridoi, al massimo ti saluto o ti dico qualcosa e alla fine decidi sempre tu di intrattenerti a litigare, perché farlo ti piace. Secondo, io non faccio battutine idiote, perché ogni volta ribatti e, a seconda dei casi, ne resti anche colpita. Terzo, io non tento di comportarmi da playboy provocante o roba del genere, io mi comporto come ho sempre fatto e se i miei atteggiamenti ti turbano, questo dipende solo da te. Comprendi? »
Lei boccheggiò, sconvolta per quelle assurdità colossali. Ma che cosa gli era preso? L'aveva fermata per spararle addosso idiozie e stupidaggini a raffica? Quel ragazzo era completamente pazzo e lei non riusciva più a sopportare anche solo la sua presenza.
« Ma si può sapere che diavolo ti prende? » esclamò, il tono di voce che raggiungeva picchi altissimi. « Dovresti riascoltare quello che hai detto! Tu... tu sei completamente pazzo, Black, sei pazzo, te lo dico io! »
Lo scansò per salire ai Dormitori ma lui non la lasciò andare e lei si infuriò come non mai.
« DEVI LASCIARMI CAMMINARE! » urlò. « Non lo sopporto, non sopporto che mi blocchi mentre cammino, mi fa salire il sangue al cervello, devi smetterla! Non mi lasci passare e alla fine non hai mai nulla di sensato da dirmi, ti sembra normale questo? Dici sempre che vuoi parlarmi, che devo ascoltare quello che dici, ma cos'è che vuoi, posso saperlo? »
« Ci vieni ad Hogsmeade con me, Banks? »
Si fece vicino come faceva sempre, ogni dannata volta. La pressione che riusciva a mettere addosso quel ragazzo era incredibile. Non sembrava abituato a ricevere dei no, pareva determinato a ottenere sempre ciò che desiderava e lei era diventata quasi un'ossessione, una fissa che non lo disturbava ma anzi lo divertiva immensamente. E quella volta era andato a segno, perché sì, come le aveva detto non molto tempo prima, lui era perfettamente capace di impressionare la gente. Di impressionare lei, che pareva assai difficile da sorprendere. 
Infatti lo fissò, senza sapere cosa dire, non perché fosse titubante riguardo la risposta alla diretta domanda, ma perché l'aveva lasciata di stucco, semplicemente.
« Allora? » la incalzò lui, come se davvero fosse curioso di scoprire quale fosse la risposta. « Ne hai voglia o no? »
« Io... » balbettò lei, sconvolta. « Ma... ma che domanda è? »
Lui rise e lei fu ancora più confusa. « Una domanda semplicissima, Banks » ribattè, scrollando le spalle. « Si va ad Hogsmeade questo sabato, volevo sapere se avessi voglia di andarci insieme a me. E' forse difficile da capire? »
Lei aprì ripetutamente le labbra per poi richiuderle. Non riusciva a credere alle sue orecchie.
« Io... Sei... E'... stai scherzando? » concluse infine, sotto shock.
« Ti sembro uno che scherza? » le domandò lui, inarcando un sopracciglio, così vicino che i capelli che gli ricadevano ai lati del viso quasi sfioravano il suo.
« Tu... tu sei completamente impazzito » risolse infine lei, immobilizzata sul posto.
Il ragazzo sbuffò. Sembrava un principe viziato e facile da stancare.
« Non mi hai risposto, Banks » mormorò. « Io sto aspettando ».
« Ma che cosa...? » biascicò Scarlett. « Aspettare che cosa? Io davvero... »
« Banks, non mi piace ripetermi, sai? » disse. « Vuoi venirci con me o no? »
Lei non rispose. Era completamente paralizzata da cosa non lo sapeva neppure lei.
« Cosa...? Cosa vuoi che ti dica, di sì? »
« Io non voglio niente, Banks, ho semplicemente chiesto e ancora aspetto che tu mi risponda ».
Scarlett lo fissò furibonda per un po', poi lo allontanò con uno strattone e fece per andarsene.
« La risposta è NO! » gli urlò addosso.
« Come previsto... » borbottò lui tra sè e sè, allontanandosi verso l'altro capo della stanza.
Lei si arrestò sul posto e si voltò di scatto. « Che cosa vorresti dire con questo? » sbottò, accalorandosi di colpo.
Sirius alzò le spalle e la guardò con aria annoiata. « Che era esattamente ciò che mi aspettavo da te e che per l'ennesima volta io avevo ragione ».
« Su cosa? » gli domandò lei, che inconsciamente gli stava dando corda. Eppure pareva rapita in qualche modo da lui, troppo curiosa di sapere dove volesse andare a parare con quel discorso all'apparenza insensato per andare via proprio in quel momento.
« Io sono riuscito a spiazzarti, tu neanche per idea » replicò inespressivo, come se fosse sinceramente deluso da lei e dal suo atteggiamento.
Lei pensò che quel dialogo fosse il più assurdo che avesse mai intrapreso in vita sua. Sirius era la persona più assurda e imprevedibile che avesse mai conosciuto in vita sua. Ma stava lì ad ascoltarlo, a ribattere ad ogni provocazione, stanca di lui, eppure del tutto assorbita dal suo particolare modo di fare.
« Quello che dici non ha senso » balbettò, spaesata per non avere il controllo della situazione.
Lui inarcò un sopracciglio e la fissò. « Mi hai capito benissimo, Banks » le disse. « Avevi detto che non sarei stato capace di impressionarti, invece eccoti qui, completamente sperduta solo perché ti ho invitato a uscire. E' stato facile, sai? Non lo credevo. E tu invece... che delusione. Mi aspettavo qualcosa di diverso al posto dei tuoi soliti rifiuti strillati in faccia ».
Lei si affrettò a scendere i pochi gradini che aveva iniziato a salire, fiondandosi su di lui con i lunghi capelli scuri che parevano smossi dal vento. 
« Come ti permetti di parlarmi così? » esclamò quando fu a un passo da lui, sconcertata dalla sua superbia. « Io non vivo in funzione di te, Black, la mia ambizione massima nella vita non è quella di riuscire a colpirti perché non m'importa un accidente di te o dell'opinione che hai di me, capito? Tu pensi che tutto l'universo ruoti intorno a te solo perché quattro sgualdrine ti corrono dietro, ma non è così, e io di quell'universo non ne faccio parte e non ne farò parte mai. Adesso è tutto chiaro? »
Sirius sorrise di fronte alla sua espressione sconvolta e sprezzante. L'aveva vista fin troppe volte stampata sul suo viso per poter ancora subirne gli effetti. Finalmente però aveva reagito, trovando un po' della vecchia se stessa, la ragazza insopportabile, arrogante e altezzosa che lui non odiava più così tanto.
« Ci hai messo un po' a riprenderti, Banks » osservò lui, scostandole un ciuffo di capelli che per la rabbia le era ricaduto sugli occhi. « Ma alla fine ce l'hai fatta, sono contento. Ci siamo persi il fulcro della discussione, però, con questa tua sfuriata ».
« E qual era, sentiamo » sbuffò lei, senza però osare girare i tacchi e andare via.
« Non hai accettato di uscire con me » spiegò lui.
« Grazie tante » fece lei, sarcastica. « Ma non capisco dove vuoi arrivare ».
Sirius sospirò. « Se avessi accettato credo che ti avrei ritenuta davvero brava a giocare, Banks » disse secco. « Sarebbe stato un gran punto per te e mi avresti fregato in pieno, ma tu non ragioni con furbizia, e adesso vinco io ».
« Cosa...? » mormorò lei. « Tu farnetichi. Io non uscirei mai con te ».
« Allora non vincerai mai ».
Lei lo fissò con odio. « Questo è un gioco che hai cominciato tu! » urlò. « Non ho intenzione di sottostare alle tue stupide regole! »
« Quindi vincere non ti interessa? » chiese lui, curioso. « Perciò perché sei ancora qui? Perché discutiamo ancora? Credevo te ne stessi andando ».
Scarlett pensò che ne aveva davvero abbastanza. Quello sguardo d'acciaio così sicuro di sè, così tracotante... Dio, quanto lo detestava.
Ma non andava via. Perché non andava via? Stava lì a sentire ogni sua affermazione presuntuosa, provando maggiore disgusto ad ogni parola, eppure non si muoveva di lì, continuava a fissarlo, a sopportare, a tentare di tenere alta la testa e in pugno il gioco, senza però riuscirci troppo bene.
« Io... Me ne vado allora » disse, con finta fermezza, voltandogli le spalle per poi bloccarsi un attimo dopo. Lui ghignò. 
« No che non me ne vado! » esclamò poi lei, altezzosa. « Vattene tu! »
« La Sala Comune è comune, Banks » replicò lui, per nulla ferito. « Torno a ripeterti che non esisti solo tu ».
« Ma sta' zitto! » sbottò lei, esausta. « E io avrei dovuto trascorrere un intero pomeriggio con te? Neanche morta! »
Lui rise. Sentirglielo dire non poteva che fargli piacere.
« Io ti ho invitata per tentare di riportare la pace fra di noi, Banks » le disse innocentemente. « Ma tu vuoi sempre e solo litigare. Comincio a pensare che tu tenga a questa sfida molto più di quanto ci tenga io. Mi dispiace, però, stiamo due a uno per me ».
Scarlett fece una smorfia. « Te la farò pagare, Black » sibilò inviperita. « Vinco sempre io, sappilo ».
« Eccola tornata in sè » borbottò Sirius. « Sei insopportabile, arrogante e altezzosa, Banks. Ma con me non avrai vita facile ».
« Io con te non voglio averci a che fare, Black ».
« Ormai ci sei dentro, tesoro. La sfida è aperta e devi giocare ».
E, dopo averle rivolto un breve sorriso, la scansò per uscire a grandi falcate dalla Sala Comune, lasciandola smarrita e furiosa per quella sfida che non aveva fatto altro che alimentare.

 
*  *  *

 
Quando Sirius entrò in Sala Grande per la colazione del mattino, si diffuse all'istante un fitto chiacchiericcio, proveniente soprattutto da un gruppetto di ragazzine del quinto anno alla tavola di Grifondoro che cominciarono a guardarlo adoranti e a bisbigliare tra loro sghignazzando.
Lui non parve farci caso e si diresse a passo rilassato verso gli amici, le mani in tasca, il volto impassibile.
Scarlett, scesa prima di lui, che invece si era trattenuto ancora, strinse i pugni attorno alle sue posate e fissò il legno scuro del tavolo.
« Era ora! » lo accolse James, ficcandosi in bocca una forchettata di uova e bacon. « Uanto fai meffo? »
« Prego? » fece Sirius educatamente, sedendosi accanto a lui e avvicinando a sè tutti i piatti che aveva alla sua portata.
« Guarda che gli elfi cucinano per Grifondoro, Sirius. Non per te » lo redarguì Remus, puntandogli addosso una forchetta con fare minaccioso.
Sirius scrollò le spalle e continuò a versare sul suo piatto di tutto, anche solo per il piacere di vedere l'amico infuriarsi con lui.
Quel ragazzo provava un piacere perverso e del tutto immotivato nel provocare il disappunto degli altri o nel sentirsi perennemente rimproverato per qualcosa. Gli altri, infatti, non capivano che urlargli in faccia e dargli del maleducato, stupido irresponsabile o quant'altro gli faceva piacere.
« Si può sapere che hai combinato? » gli domandò ancora Remus, fissandolo sospettoso come se fosse ad un esame.
Sirius si prese tutto il tempo per rispondere, facendolo innervosire alquanto, poi, quando lo ritenne opportuno, parlò.
« Ho scambiato due parole con la Banks » spiegò, piuttosto vago. « Mi mancavano le chiacchierate amichevoli con lei. E' un tesoro, quella ragazza ».
Remus sbuffò. « Certo che è un tesoro, lo è infatti, ma tu la fai diventare un demonio... Sei incredibile, davvero » disse, scuotendo il capo.
« Lo so, Lunastorta » ribattè l'altro con un sorriso. « Ma le mie intenzioni con lei erano tutt'altro che belliche. Le ho semplicemente chiesto se le andava di venire ad Hogsmeade con me questo sabato ».
James e Remus, seduti l'uno di fronte all'altro, si sputarono reciprocamente in faccia il succo di zucca che stavano bevendo. Peter non ebbe particolari reazioni. Lo fissò, semplicemente sconcertato da ciò che aveva appena udito.
« Cos'hai fatto? » squittì a mezza voce. « Sono sicuro di aver sentito male ».
Lui rise della reazione degli amici. « Che c'è? » domandò, stupito. « Non posso sempre farmi invitare dalle altre. Sono un cavaliere o no? Ho pensato che le avrebbe fatto piacere sapere che volevo... come dire... rendere un po' più pacifici i nostri focosi rapporti ».
James sogghignò. « Tu non hai focosi rapporti con lei » gli ricordò, masticando una salsiccia. « Vorresti averli, ma da questo punto di vista siamo messi proprio male ».
Sirius alzò gli occhi al cielo. « Guarda che non sento la mancanza di suddetti rapporti con qualcuno » disse con la massima calma, e Remus sentì l'impulso di alzarsi e andare via. Non potendolo fare, cominciò a sbattere la testa sul tavolo come sempre, richiamando gli sguardi sbigottiti dei vicini.
« Remus, piantala, per piacere, mi fa male anche solo guardarti » lo implorò Peter, prendendolo per la collottola e allontanandolo dal piano del tavolo.
« Ti ringrazio, Pet, per fortuna ci sei tu » borbottò lui, dandogli qualche pacca amichevole sulla spalla. « Comunque, Sirius, sei veramente la persona più ripugnante che abbia mai avuto la sfortuna di conoscere. E ti assicuro che se mai incontrerò qualcuno che sia peggio di te, penserò seriamente di togliermi la vita e sarà solo per colpa tua ».
« Che fardello che mi toccherà portare... » sbuffò quello, sorridendo. « Evita, Remus ».
« Comunque » riprese Peter. « Vuoi spiegarci per bene perché l'hai invitata sapendo benissimo che ti avrebbe detto di no? »
« Lei non si aspettava che io lo facessi » spiegò semplicemente lui. « Avreste dovuto vedere come c'è rimasta... L'ho colta di sorpresa ed era l'unica cosa che volevo. Di sicuro non è che morissi per andare ad Hogsmeade con lei, non ci trovo nulla di entusiasmante in un'uscita con la Banks. Non farebbe altro che parlare di quanto sono idiota, di come con lei non attacchi, quando sa meglio di me che non è così! Bah... quella ragazza crede di potermi tenere testa, ma si sbaglia di grosso... »
Gli altri lo ascoltarono sempre più scioccati. Quella mattina si era svegliato con l'intento di sembrare insopportabile a tutti, e c'era riuscito alla grande.
« E quindi? » domandò James infine. « Quali sono i tuoi piani adesso? »
Sirius si grattò il mento con aria distratta. « Al solito » rispose noncurante. « Uscirò con la prima che me lo chiede. Se mi piace ».
Come se si fossero messi d'accordo, tutti e tre i Malandrini scossero il capo sconsolati.
« E voi, invece? » chiese ancora James, rivolto agli altri. « Che intenzioni avete? »
Loro si scambiarono un'occhiata. « Al solito anche noi » rispose Remus. « Insieme ».
« Ma Remus! » esclamò lui, picchiando un pugno sul tavolo e facendo saltellare le fettine di bacon sul suo piatto. « Pensavo che l'avresti chiesto a Miley! »
« A Miley? » fece lui, che non aveva preso minimamente in considerazione neanche l'ipotesi di uscire con lei.
« A Miley, certo! » rispose l'altro, sconvolto quanto lui. « Andiamo, non dirmi che non stai bene con lei! E' così carina, così gentile, su, perché? »
Remus lo fissò, confuso. « Perché... perché no! » ribattè. « Io non esco con le ragazze ».
In quell'istante calò il gelo.
« Sirius, dammi un pugno » disse James inespressivo. « Forte. Mi devo riprendere ».
Sirius annuì allegramente e obbedì. James imprecò a piena voce.
« Bastardo schifoso e peloso, piano! Io con questo braccio ci devo giocare! Ci devo vincere il fottutissimo Campionato! » inveì. « Comunque, Remus, la tua frase era penosa. Ma ti rendi conto di quello che dici? »
« Andiamo, James, mi parli come se non sapessi cosa sono...! » replicò l'altro, le guance arrossate. Non gli piaceva che si parlasse di lui.
« E' assurdo che tu non esca con Miley per il tuo piccolo problema peloso! » lo rimbeccò James. « Se stai così bene con lei, escici, non farti tutte queste paranoie inutili! Se la conoscessi più a fondo scopriresti che non è una di quelle persone che hanno dei pregiudizi. Non farti influenzare dal suo stato di sangue, è una persona magnifica come sua sorella, fidati di me ».
Remus sbuffò. « Non sto dicendo che Miley non sia... insomma, lo so che è... »
« Cosa? »
« Non lo so! E' fantastica, certo, ma ad ogni modo, è un'amica. Un'amica come Scarlett... o Lily... Non farti castelli in aria solo perché parlo con una ragazza, d'accordo? »
James lo guardò a lungo, poi decise che era meglio lasciar perdere. Remus era molto suscettibile riguardo a quell'argomento.
« Saliamo in Dormitorio un attimo? » domandò Sirius cauto.
« Vuoi salire sette piani per fare cosa di preciso? » chiese James, fissandolo.
Lui parve rifletterci. « Oh, giusto, nulla » disse infine, sollevando le spalle. « Beh, comunque, usciamo ».
Si alzarono dalla tavola e fecero per andare via, quando una ragazza, in compagnia dell'amica, richiamò James e lui si voltò.
« Ciao » dissero in coro.
« Ciao » rispose lui.
Le ragazze si scambiarono uno sguardo prima di parlare. Quella più bassa tossicchiò.
« James » esordì, e Lily e Scarlett, sedute lì vicino, si voltarono, la prima scocciata, la seconda curiosa e divertita. « Scusa se ti ho disturbato, mi chiedevo... mi chiedevo se magari... mi chiedevo se ti andasse di venire ad Hogsmeade con me » disse precipitosamente, rossa in viso.
« Oh » fece James, mordicchiandosi un labbro. Lei abbassò lo sguardo, torturandosi le mani e lui non seppe come rispondere in maniera gentile. In quello era bravo Remus, non lui, dannazione. « Io... ti... ti ringrazio, Lisa, ma... insomma, mi dispiace, però... io pensavo... pensavo di chiederlo a... a un'altra ragazza, ecco. Solo per questo, io... Scusami, non... »
« No no no, nessun problema! » lo interruppe lei, le guance in fiamme. « Davvero, tranquillo, capisco, va... okay. Ci... ci vediamo in giro, allora ».
« Sì » mormorò James dispiaciuto. « Ci... ci vediamo... »
La ragazza si allontanò insieme all'amica, piuttosto giù. James, dopo averla osservata per un po', gettò un'occhiata verso Lily.
Era rimasta a fissare il punto esatto in cui la ragazza era stata ferma un attimo prima. Quando si riprese alzò lo sguardo, intrecciandolo a quello di lui, che non parlò. Lei socchiuse le labbra come se avesse voluto dire qualcosa, ma poi le richiuse, più confusa che mai, e tornò a fissare il pavimento.
James la scrutò solo un secondo più del necessario prima di andare via.
Nessuno disse nulla, finché, quando avevano solo fatto qualche passo, ad avvicinarsi fu un'altra ragazza, alta e slanciata, dai lunghi capelli mossi.
« Ciao, Sirius » disse, ignorando del tutto gli altri.
Lui inarcò un sopracciglio, sorpreso, e la fissò. « Ciao, Lexie ».
« Come va? » chiese, e senza aspettare una risposta, proseguì: « Hai impegni questo sabato? Per l'uscita a Hogsmeade? »
Sirius la osservò a lungo, riflettendo. « Credo proprio di no » rispose infine, malizioso.
« Bene » disse lei senza traccia d'imbarazzo. «  Allora potremmo andare insieme ».
Lo guardò in attesa, arrotolandosi intorno al dito una ciocca di capelli con aria annoiata.
« Sì, potremmo » rispose infine lui. « Ci si vede, Lexie ».
Lei se ne andò solo con un cenno e a quel punto Sirius si voltò verso Scarlett, che dalla panca dei Grifondoro aveva assistito alla scena.
« Banks, qualcosa non va? » chiese a voce piuttosto alta. « Che hai da guardare? »
Lei a quel punto esplose. Si alzò di scatto, mettendosi la borsa in spalla, si diresse verso di lui come una furia e gli mollò uno schiaffo in pieno viso.
« Per oggi mi hai stancato abbastanza » sibilò, per poi spingerlo da parte e percorrere a grandi falcate il resto del corridoio verso il grande portone d'entrata.
« Signorina Banks! » esclamò la professoressa McGranitt che era lì vicino. « Le sembra una cosa da fare in piena Sala Grande? »
Ma la ragazza si voltò con i capelli che sventolavano, furibonda. « Cosa, dare uno schiaffo a Sirius Black perché è la persona più insopportabile della terra? » urlò, irata. « Certo che mi sembra una cosa da fare in piena Sala Grande! Perché LO ODIO! »
Nella vasta e rumorosa Sala piombò il silenzio più assoluto, infranto dai passi furibondi di Scarlett che si affrettava ad andare via e delle amiche che si erano precipitate da lei per seguirla, mentre la McGranitt si voltò verso i Malandrini in cerca di spiegazioni.
Sirius era rimasto immobile, i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi per la potenza dello schiaffo che aveva ricevuto, una guancia arrossata.
« Deve proprio aver esagerato, Black » disse pungente, le labbra serrate. « Sarei proprio tentata di mettere lei in punizione, ma quella della signorina Banks credo sia bastata. E' d'accordo con me? »
Lui non si degnò di guardarla, ma scostò i capelli dal viso con uno scatto.
« Andiamo » borbottò James a bassa voce, strattonandogli piano il braccio e rivolgendo all'insegnante uno sguardo di scuse.
Tutti e quattro si avviarono verso l'uscita rapidamente, senza una parola.
« Certo che sei proprio un bastardo! » sbottò James quando furono abbastanza lontani. « Conosco Scarlett da tutta una vita, non si arrabbia così facilmente per nulla! Non oso immaginare quello che le hai detto su in Sala Comune per farla arrivare in così poco tempo al punto di rottura! Sei un vero stronzo! »
Sirius sbuffò. « Ci mancano solo le ramanzine tue e di Remus, Ramoso... » mormorò, continuando a camminare verso il portone d'Ingresso, diretto alle serre di Erbologia. « Stamattina ne ho già viste abbastanza ».
« Scarlett ne ha viste abbasta-... » cominciò Remus, ma lui lo zittì.
« Non mi parlare di lei » disse secco. « Quella ragazza mi farà impazzire ».
E senza un'altra parola affrettò il passo, da solo, pensando che forse ci stava già riuscendo.
 

  *  *  *

 
Quella era stata una giornata estremamente stancante sia per James Potter che per Lily Evans. Innanzitutto, entrambi avevano dovuto sopportare l'umore instabile e tempestoso dei loro rispettivi migliori amici, e soprattutto l'uno era stato causa dell'esasperazione dell'altra e viceversa.
James aveva trascorso quelle ore a perseguitare Lily ovunque andasse, e l'aveva invitata a uscire in tutti i modi possibili e immaginabili.
Alla fine di ogni lezione l'aveva pedinata e bloccata per i corridoi, riformulando la frase in qualsiasi maniera gli venisse in mente di fare; in aula le aveva lanciato bigliettini a dismisura fino a quando Vitious non ne aveva intercettato uno e non l'aveva messo in punizione, esasperato; gliel'aveva urlato dopo pranzo di fronte agli sguardi divertiti di mezza scuola e gliel'aveva sussurrato all'orecchio dieci minuti dopo facendola sobbalzare, perché sul serio aveva sperato che se ne fosse andato davvero; aveva mandato Peter a chiederglielo dopo averlo ricattato senza pietà, e lei aveva strillato addosso anche a lui; aveva insegnato a dire alle piante parlanti della Sprite Lily Evans, vai ad Hogsmeade con James e lei aveva abbandonato le serre con la piena compassione dell'insegnante; aveva incantato oggetti vari affinché le portassero messaggi sempre con la stessa identica frase, che adesso più che una domanda era divenuta un'imposizione; aveva anche riprovato con i fiori, trasfigurando un mucchio di erbacce in un mazzo di splendidee orchidee che lei gli aveva gettato in faccia senza pietà. Insomma, durante la cena sembrava un reduce di guerra, totalmente stremato da tutti i no che aveva ricevuto quel giorno.
« Ma dico io » disse Sirius durante il dessert, « ne vale la pena per quella rossa? Ce ne sono tante meglio di lei! »
« Felpato, piantala » gli consigliò Remus. « Sai benissimo come la pensa ».
« E poi anche tu hai una fissa per la Banks » intervenne Peter saggiamente, leccando la sua piuma di zucchero indisturbato. « Se io ti chiedessi se ne vale la pena, tu cosa mi risponderesti? »
Sirius alzò lo sguardo su di lui. « Ma la Banks è un gioco, Codaliscia » rispose lui ridendo. « Non sono mica innamorato perso come questo stupido cornuto ».
James sbuffò e chinò il capo. « Ma mi chiedo » disse con voce sepolcrale, « proprio lei doveva piacermi così tanto? Non mi vuole, basta! Non si metterebbe con me neanche se ne andasse della sua vita! »
Remus e Peter lo guardarono impietositi, Sirius meno.
« Dai, James, non fare così » mormorò Peter, battendogli qualche pacca sulle spalle. « Mangia qualcosa, ti sentirai meglio. Non hai toccato cibo stasera ».
Ma lui scosse il capo. « No, non ho fame » disse, facendo per alzarsi. « Voglio tornare in Sala Comune ».
« Veniamo con te, fratello » fece Sirius, alzandosi di scatto anche lui e gettandogli un'occhiata indecifrabile.
Scherzare sulle sue pene d'amore per la Evans era divertente, ma James sembrava davvero stanco di tutti quei no, come se gli avessero fatto male sul serio quella volta, tanto da non trovarci nulla da ridere ormai. Lui, che trovava qualcosa di cui ridere in qualsiasi cosa al mondo. Lui, che di sorridere non si stancava mai.
Si diressero insieme verso l'uscita della Sala, poi su per le scale incantate, verso la Sala Comune al settimo piano. Camminarono l'uno accanto all'altro senza parlare. Sirius gettava occhiate di continuo a James, ma lui non vi faceva caso. Attorno a loro il silenzio era assoluto, fino a quando non sentirono una voce familiare. Una voce femminile. Una voce che somigliava spaventosamente a quella di...
« Lily! » sussurrò James, appostandosi dietro una parete per ascoltare.
« James, non puo-... » cominciò Peter.
« Shh! » fece lui sbrigativo. « Andatevene! »
Loro sospirarono e annuirono, dirigendosi silenziosamente verso la successiva rampa di scale.
« Jason, c'è qualcosa che non va? » stava dicendo Lily.
Jason. E ora chi diavolo era quel Jason? Jason Morrison, certo. Quel cascamorto di un Corvonero che moriva dietro Lily. James si era informato al riguardo.
« Oh, io... » stava borbottando in risposta lui. « Io avrei voluto chiederti una cosa, Lily, ma non so se... »
« Dimmi tutto » fece lei col solito tono gentile che riservava a chiunque tranne che a James.
« Io... mi chiedevo se magari volevi venire ad Hogsmeade con me » disse lui tutto d'un fiato.
James imprecò. Avrebbe dovuto aspettarsi che qualcun altro oltre a lui l'avrebbe invitata a uscire. D'altra parte, a scuola Lily era piuttosto popolare e in molti erano attratti da lei. Ma lui non aveva pensato minimamente a quell'evenienza, nella sua mente non si era nemmeno mai formata l'idea di lei che andava ad Hogsmeade con qualcuno che non fosse lui. La sola immagine era insopportabile agli occhi, la figura del meraviglioso tramonto di Hogsmeade in cui la sua piccola ombra si accostava a quella alta di lui, che magari la teneva per mano... 
« Sì. Mi piacerebbe ».
Al suono di quelle parole, lui poggiò la testa al muro e scivolò giù, fino a toccare terra, le mani tra i capelli.
Non poteva averlo fatto davvero. Non poteva aver accettato sul serio. Aveva sentito sicuramente male, Lily era lontana, le pareti erano alte nel castello, le voci rimbombavano in maniera strana, venivano alterate... Sì, doveva per forza essere accaduto questo. E mentre rifletteva, pensò di essere davvero uno stupido.
Eppure non riusciva a capire, la sua mente si rifiutava di accettare quell'idea... Lui le aveva chiesto di uscire un milione di volte, in tutti i modi, ma lei aveva continuato a rifiutarlo. Cosa c'era che non andava in lui? Forse aveva ragione lei, forse era davvero uno stupido arrogante, un bulletto senza cervello... 
D'un tratto, tutti i rifiuti ricevuti in quella giornata e in tutti quegli anni gli rimpiombarono addosso come un torrente in piena, lo sommersero totalmente nei dubbi e nelle insicurezze, facendolo precipitare dentro un oceano di domande a cui non sapeva rispondere.
Cosa doveva fare per riuscire a piacerle? Per fare in modo che anche solo la piantasse di guardarlo con disprezzo? Il sorriso puro e raggiante di lei durante la ronda parve un ricordo lontano anni luce, quasi sbiadito, come se fossero passati interminabili mesi invece che giorni.
E ripensando a quel suo tono così aggressivo, a quel suo sguardo così tagliente, riflettendo sul fatto che lui era l'unico, forse, a cui lo rivolgeva, pensò anche che probabilmente a Lily non sarebbe piaciuto mai, neanche se fosse cambiato del tutto... neanche dopo un milione di anni.
« Potter ».
Una voce dura e sorpresa lo riportò alla realtà e si voltò. Era lei, Lily.
« Che cosa ci fai qui? » chiese in tono sospettoso, scrutandolo dall'alto con attenzione.
Lui si rialzò a fatica, passandosi distrattamente una mano tra i capelli. « Io... ehm... » balbettò. « Camminavo e... sono stato male... un giramento di testa... »
Lei inarcò le sopracciglia, evidentemente scettica. « Potter, a chi vuoi darla a bere? » domandò scocciata, incrociando le braccia al petto.
« Okay » si arrese subito lui. « Ti ho sentita, va bene? Passavo di qui e... beh, scusami, ma... non sono riuscito a trattenermi » borbottò infine, arrossendo leggermente, imbarazzato.
Si aspettava che Lily si mettesse a urlare, che lo piantasse lì o che gli facesse una ramanzina, invece il suo sguardo di pietra si addolcì appena, le braccia allentarono la stretta l'una all'altra, scivolando lungo i fianchi, inermi.
« Oh » rispose, piuttosto stralunata. « Capisco. Hai... sentito tutto, allora ».
Lui annuì con uno scatto nervoso del capo. E lei non seppe cos'altro dire.
Rimasero in silenzio per un po', lui fissando il pavimento, lei fissando lui con le labbra dischiuse.
Poi James esplose.
« Ma spiegami » disse, la voce carica di collera, « perché hai accettato di uscire con lui? Io... insomma, Evans, io te lo chiedo da una vita! E lui arriva, con... con quell'aria da idiota, il primo Corvonero che passa e tu gli dici di sì! Questo non è giusto! »
Lily fu sbalordita da quella reazione. Quel Potter riusciva a farle cambiare umore come niente al mondo.
« Potter, tu non devi interessarti della mia vita privata, chiaro? » disse secca, ritornando alle solite maniere brusche. « Non devi interessarti di nulla che mi riguardi, men che meno delle persone con cui esco! Io vado a Hogsmeade con chi voglio, che ti piaccia o no, quindi non hai nessun diritto di venire qui a origliare e poi a chiedermi anche perché esco con chicchessia! »
James le gettò un'occhiataccia. « Certo che mi interesso della persone con cui esci, Evans, visto che è da sette anni che vorrei esserci io al loro posto! » ribattè.
Lei fece un passo indietro, turbata. Non le aveva mai detto una cosa del genere così apertamente, anche se entrambi avevano sempre saputo che era vero.
« Ti chiedo una misera possibilità da non so quanto tempo, e tu preferisci uscire con chiunque piuttosto che con me! » proseguì lui, inarrestabile. « Io... credevo che alla ronda fossi stata bene, ma evidentemente mi sbagliavo ».
Lily boccheggiò, senza sapere cosa dire. Era totalmente confusa dal suo comportamento.
Non lo aveva mai visto sotto questa luce, poiché era evidente che le stesse parlando col cuore, senza pensare ad altro. Prima di allora aveva sempre cercato di fare lo splendido con lei, per tentare di impressionarla e senza capire che in realtà era proprio quel suo atteggiamento a mandarla in bestia. E adesso era lì, lo sguardo completamente sperduto che scrutava lei in cerca di una spiegazione che davvero lo aiutasse a capire cosa fare, con il coraggio o forse l'incoscienza di riuscire a dirle tutto quello che sentiva in quel momento. Qualcosa di importante.
« Ma... che... che significa, questo... » balbettò lei, piuttosto impotente. « Questo non c'entra un tubo, Potter, è... è un'altra cosa, tutt'altra cosa... » 
« No che non lo è » replicò James, cocciuto. « Avremmo fatto la stessa identica cosa se fossimo usciti questo sabato. Che differenza c'è tra una ronda e un'uscita a Hogsmeade? Abbiamo riso, ti ricordi? Abbiamo parlato di tutto, e per me è stato fantastico, ma... »
Sospirò e si passò una mano sulle guance, più confuso che mai. Non si rendeva neanche conto di quel che diceva, e continuava a parlare a raffica.
James era sempre stato un libro aperto, con chiunque. Non riusciva a nascondere un pensiero che fosse uno quando ad avvolgerlo erano sentimenti sinceri, aveva bisogno di rivelarli senza riserve, ne sentiva l'ardente necessità dentro il petto. Troppo spesso per questo suo modo di fare aveva messo in difficoltà Sirius, sotto questo aspetto completamente opposto a lui, parlandogli di quanto fosse fondamentale per lui avere i Malandrini sempre al suo fianco, avere lui, in particolar modo, vicino in qualsiasi momento. Raramente lui aveva detto qualcosa di fronte alle sue parole, così importanti, così vere, così preziose, perché semplicemente non ne era stato capace. Invece lui, James, riusciva sempre a esprimere ogni sfumatura delle sue emozioni, con gli occhi che bruciavano di quella luce familiare e intensa, con i suoi gesti e la sua voce così trascinante, focosa, limpida...
Guardò Lily, sempre più scossa dalla verità che vagava nel suo sguardo, che fluiva dalle sue parole.
« Tu però ormai ti sei decisa a odiarmi a tutti i costi, qualsiasi cosa faccia » disse secco.
« Questo non è vero... » ribattè lei, fingendosi decisa.
« Invece sì! » replicò lui. « Tu mi detesterai sempre perché mi chiamo James Potter e tutto il resto, mai per un motivo valido, e lo sai benissimo! »
Lily scosse il capo con veemenza, facendo sventolare appena i lunghi capelli rossi.
« E' un'idiozia... » borbottò.
« E allora dimmi » disse James. « Perché sei voluta uscire con lui invece che con me? Che cos'ha lui che a me manca? »
Lei lo fissò a lungo, infuriata per un motivo che non conosceva neppure lei, forse perché sapeva che lui aveva detto la pura verità. Decise perciò di mettere fine a quell'inaspettata conversazione, rendendosi conto di non avere più argomenti a suo vantaggio.
« Lui non è te, Potter » disse tagliente, pur sapendo che non si era meritato parole del genere.
E, lasciandolo smarrito, gli voltò le spalle per dirigersi a grandi passi verso le scale, le quali cambiarono direzione nel momento esatto in cui iniziò a salire la rampa successiva.
James rimase a fissare il punto esatto in cui la vide per l'ultima volta, spaesato e abbattuto per lo scontro insensato appena avvenuto.
Si diresse con aria afflitta verso le scale, a passo pesante, le parole di lei che gli rimbombavano nelle orecchie come se le avesse urlate.
Lui non è te, Potter... Lui non è te...
Lo aveva detto come se fosse stato il più spregevole degli insulti, e lui lo aveva preso come tale...
Lui non è te, Potter... Lui non è te...
Le aveva rivelato tutto ciò che sentiva e lei non aveva capito nulla, era rimasta impassibile di fronte a ogni parola...
Lui non è te, Potter... Lui non è te...
Non ne era valsa la pena. Non avrebbe dovuto confidarle quelle sensazioni, quei sentimenti, si era denudato troppo...
Lui non è te, Potter... Lui non è te.
Cosa serviva allora per uscire con lei? Semplicemente non essere James Potter?
Lui non è te.
Aveva detto esattamente così, sì, lo ricordava alla perfezione. Quindi ecco l'idea. Sapeva cosa doveva fare. E aveva assoluto bisogno di Sirius, l'unico che avrebbe potuto capirlo, l'unico che sarebbe stato disposto ad aiutarlo in quella folle, insensata, sbagliatissima e geniale idea.
Cominciò a correre su per le scale e lungo i corridoi fino al settimo piano, ansimando per la fatica, fino a quando non arrivò al ritratto della Signora Grassa e le urlò in faccia la parola d'ordine, terrorizzandola e facendola inveire contro di lui e i nuovi Grifondoro sempre più impertinenti, ma lui non ascoltò neanche una parola e si precipitò come un razzo dentro la Sala Comune, la fronte imperlata di sudore.
« Ragazzi » mormorò, piegandosi sulle ginocchia per riposare. « Dove... Dove diavolo è quel dannato canide? Non c'è mai quando serve... »
« In Dormitorio » rispose Peter, allarmato dalla sua condizione pietosa.
« Magnifico, grazie » si affrettò a borbottare lui, correndo come una furia verso la scala a chiocciola sotto lo sguardo sbalordito di Peter e Remus, fino a quel momento tutti presi dai loro compiti di cui evidentemente Sirius si era totalmente infischiato.
« Sirius! » urlò, barricandosi dentro come una furia e sbattendosi la porta dietro le spalle.
« CHE C'E'?! » strillò l'altro immediatamente, terrorizzato. « Non è stata colpa mia! »
James lo guardò disorientato. « Colpa tua? Amico, sono io... »
« Ooh » fece Sirius, rilassandosi nuovamente sui cuscini. « Pensavo fosse Peter... ho reso invisibili delle Caccabombe e gliele ho messe nelle mutande del baule... Eh, amico, che ne dici, non è un'idea spettacolare? »
« Grandioso, sì, ma io ne ho una più bella » tagliò corto James, sedendosi ai piedi del suo letto.
Sirius si illuminò di colpo. « Le mettiamo anche a Remus! » esclamò, come colpito dall'idea del millennio, colpendosi il palmo aperto con un pugno.
« Sirius » rispose James stranamente serio. « Allontana la tua mente bacata da quelle fottute Caccabombe, devo dirti una cosa, ho bisogno di te ».
Lui annuì e si mise diritto, seduto accanto a lui.
« Sono qui apposta, dimmi tutto » disse in fretta. « Cosa ti serve, di che si tratta? »
James gli rivolse un gran sorriso prima di rispondere, e lui lo ricambiò senza parlare.
« Felpato » annunciò con aria d'importanza. « So come uscire con Lily ».
Sirius tuffò la faccia sul cuscino. « Ancora una volta, James » disse con voce soffocata. « La Maledizione Imperius è illegale! Sono io che finirò ad Azkaban come non fa che ripetermi Remus da mattina a sera, e mi commuove sapere che tu voglia seguirmi, ma tranquillo, sopravviverò a... »
« Sirius, sta' zitto » lo interruppe lui, facendolo rialzare con la forza. « Ho davvero un modo infallibile per andare ad Hogsmeade con lei... ed è legale, sì! Come se t'importasse...! »
L'altro annuì, suo malgrado, confermando le sue parole. « Se vuoi illuminarmi... » borbottò, alzando un sopracciglio.
James lo prese per le spalle e lo strattonò appena. « Preparati a farmi un applauso, cane rognoso » gli disse con orgoglio. « Perché James Potter ha pensato veramente in grande stavolta ».
Sirius sbuffò apertamente. « Dacci un taglio, Ramoso, dimmi qual è questa pensata balorda » disse impaziente.
« Ho solo due parole per te, Sirius » rispose l'altro. « Pozione Polisucco ».









Note della Malandrinautrice: Ma salve! Come procede la vita?
Avete visto come aggiorno in fretta? Un applauso a prescindere da tutto, prego. Mia sorella dice che siamo le Usain Bolt degli aggiornamenti. Io vi posto tutte le sue perle, e lei mi odia per questo, ma non me lo può impedire. Comunque, pardon.
Qualche spiegazione noiosa, che ne dite? YEEEAH!
Allora. Innanzitutto Remus. Che non vi venga in mente che quell'idiota di un lupastro è già innamorato perso solo perché ha detto a Miley che è bella! Guardandola, senza pensare, ha detto ciò che sentiva, tutto qui. Ma l'ho già spiegato, quindi okay.
Una cosuccia su Miley. Forse può sembrarvi strano che abbia capito che le ferite di Remus non erano normali, ma come dice lei Madama Chips avrebbe saputo curarle facilmente e poi sua madre è Guaritrice e, avendo passato tanto tempo da sole insieme, ha avuto modo di insegnarle moltissimo anche sul suo mestiere. Quindi... bene, sì.
Poi James. Io ve l'ho presentato ovviamente come lo penso io (e mia sorella, come sempre). In questo capitolo si evidenziano di più i suoi tratti e ora non so come voi lo immaginiate, ma il nostro è così. Quando capisce che Lily non è più solo uno scherzo, smette di essere spavaldo e riesce a essere l'idiota di sempre, una persona dalla dolcezza infinita, che non riesce a tenersi nulla per sè, al contrario di Sirius. Così è come la penso io. Spero possa piacervi, non posso dire altro!
Ora. Sirius e Scarlett. Oh. Mio. Dio. Questa volta Sirius ha davvero esagerato... anche se lo dico ad ogni capitolo. E' stato così stronzo, ma così stronzo che... bah, non ho parole. E... e l'ho scritto io, ma questo non c'entra! Ahahahah!
Avete capito la reazione di Scarlett, no? *Immagina i lettori che annuiscono* Bene. Non è rimasta lì immobilizzata per qualche arcano motivo, semplicemente perché Sirius è stato spiazzante. Insomma, lei parla a raffica e lui la interrompe e... le chiede di USCIRE! A me è parso talmente assurdo che ho immaginato così la sua reazione. E' chiaro, quindi?
Per questo gli ha tirato uno schiaffo! Era troppo, TROPPO nervosa, troppo arrabbiata anche con se stessa per quella reazione... e non c'ha visto più, come si suol dire!
Infine, Lily. L'avete vista un po' spaesata in questo capitolo con James, eh? E un po' dall'umore ballerino. Sì, è così. Insomma, lei comincia davvero a notare l'interesse sincero di James, che non accetta di uscire con quella ragazza per lei, che le rivela tutto ciò che sente... e non capisce cosa davvero accada dentro di lui. Non sa se credergli o no, ma non si fida, perché c'è troppo dietro.
E infine, scoprirete meglio dell'idea di James nel prossimo capitolo!
Ommioddio, ho finito! Scusate, scusate, scusate per questo papiro! Già il capitolo è chilometrico, abbiamo superato il 2°, il più lungo finora!
Beh, però ci sta un angolino per i ringraziamenti. 14 recensioni, QUATTORDICI! Non ho parole per esprimere la mia gioia e il mio stupore. Siete i lettori migliori del mondo, non so come ringraziarvi, ma sappiate che parlo di voi continuamente e che amo i vostri commenti sinceri ed entusiasti. Mi rendete felice giorno dopo giorno.
E ringrazio i 38 delle preferite, i 5 delle ricordate e i 59 delle seguite, mamma, aumentate sempre più, grazie mille!
Un'ultimissima cosa! Vi posto qualche immagine, che ne dite? Innanzitutto abbiamo trovato Tartufino, ve lo ricordate, anche nell'esatta posizione in cui guardava Sirius! Eccolo: 
http://oi50.tinypic.com/1z2qh6x.jpg.
E poi questa è un'immagine fatta da me legata all'episodio di Sirius e Scarlett del terzo capitolo, ricordate? Eccola: http://oi50.tinypic.com/a3016o.jpg.
Ed ecco Lily e James in qualche immagine trovata sul web: http://oi48.tinypic.com/54sy01.jpghttp://oi46.tinypic.com/9i5pvk.jpg
http://oi47.tinypic.com/w0su4n.jpg.
Ultimo! Un Sirius che invita Scarlett a uscire, immagine sempre trovata e non mia: http://oi47.tinypic.com/33xfwvc.jpg.
L'immagine iniziale è tratta da un disegno di viria13, su deviantART. Il link del suo profilo sul sito: http://viria13.deviantart.com/.
Perdonate queste note chilometriche, spero che il capitolo vi piaccia, grazie infinite!
Un bacione,


Simona_Lupin
   
 
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