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Autore: LaCla    05/05/2012    13 recensioni
Cosa accadrebbe se una manciata di schizzi e disegni di Oda, venisse investita da una serie di particolari radiazioni? Come reagirebbe il mondo reale, venendo a conoscienza del fatto, che i personaggi di uno dei manga più famosi del mondo, sono diventati reali, ed ora camminano tranquillamente tra di noi? Ma so prattutto, se Ace fosse stato catapultato nel nostro mondo, prima di Marineford? Se una ragazza potesse cambiarne il destino? e se invece non potesse realmente farlo?
Questa è la storia di una ragazza qualsiasi, che vivrà il suo sogno più bello, ma anche più doloroso!
FF che contine possibili spoiler, tanta fantasia (la richiede anche al lettore xD) e Ace! :) Buona lettura!!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Of Love'
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La passerella che collegava il vecchio pontile con la barca, non era molto stabile, per cui non rifiutai la mano protesa di Sanji, che poi aiutò anche Elena. Mi trovai subito davanti la famosa navigatrice, che mi strinse calorosamente la mano.
«Piacere di conoscerti, io sono Nami, anche se lo saprai già.. come ti chiami?»
«Selene, e lei è Elena, la mia migliore amica! Grazie mille per averci offerto il vostro bagno per risistemarci. Ma… dobbiamo pagare per il bagno o è gratis?» chiesi. Educazione o no, non avevo molto contate con me, e conoscevo bene la tendenza della rossa a far pagare qualsiasi cosa! La mia domanda fece ridere di gusto Robin, che si preoccupò anche di rassicurarmi dicendomi:
«Non preoccupatevi, non vi farà pagare nulla stavolta! Le abbiamo vietato di imporre pagamenti assurdi agli ospiti!»
«Ok, allora grazie mille! Anche per il salvataggio ovviamente, senza il tuo aiuto saremmo ancora ammollo!» risposi a mia volta.
«Non c’è di che, era il minimo che potessi fare!»
Sorrisi di rimando, ma non feci in tempo a fare altro, perché il cuoco casanova si intromise, afferrando le mani di Elena e le mie, e guardandoci con occhi adoranti disse: «Signorine, prego, vi accompagno al bagno! Nami-Swan ha già sistemato dei vestiti per voi due, seguitemi, sarete affaticate…»
Avvisare il povero cuoco del pericolo che aveva alle spalle, prima che l’enorme gancio destro piombasse sulla sua testa, fu impossibile.
«Maleducato! Stavamo parlando!» gridò Nami, mentre Sanji a terra gongolava, osannando la bellezza della sua dea quando era arrabbiata. Era veramente malato quell’uomo. Nami ci fece strada fino ad una porticina di legno chiaro, che tenne aperta mentre entravamo.
«Eccoci qui, fate come se foste a casa vostra! Per i vestiti bagnati non preoccupatevi, stendeteli pure sul separé, si asciugheranno in fretta! Fate con comodo!» esclamò prima di congedarsi, chiudendosi la porta alle spalle.
La stanza in cui ci trovavamo non era enorme, ma era più fornita di una beauty farm. Sulla parete sinistra c’erano tre docce allineate, ognuna con un apposito ripiano stracolmo di flaconi. Mi avvicinai curiosa, leggendo alcune fragranze. C’erano shampoo all’albicocca,doccia schiuma alla mora, creme idratanti per i capelli al cocco, persino uno scrubs esfoliante all’oliva. Sulla destra invece erano posizionati i sanitari, mentre la parete più ampia era rivestita di specchi, con quattro lavandini di vetro chiaro, anch’essi carichi di prodotti di ogni tipo.
Finito il giro di ispezione, ci spogliammo in fretta e ci infilammo sotto i caldi getti d’acqua delle docce cromate. Io usai uno shampoo alla vaniglia ed un doccia schiuma al cioccolato, mentre Elena optò per zucchero a velo e pesca. Una volta lavate, ci avvolgemmo nei morbidi asciugamani bianchi ed iniziammo ad asciugarci e vestirci, ancora immerse nel vapore profumato. Nami ci aveva fornito un cambio completo, dalla maglietta all’intimo. Fortunatamente avevamo una taglia simile, fatta eccezione per il reggiseno, che dovemmo stringere al massimo per farcelo andar bene. Una volta sistemati i capelli sciacquammo i vestiti con acqua pulita, stendendoli poi sui separé di legno chiaro. Non si sarebbero asciugati tanto facilmente, i jeans soprattutto.
Appena mettemmo piede fuori dalla stanza, Sanji ci fu addosso, offrendoci una bevanda a base di non so cosa, preparata appositamente per noi. Accettammo volentieri, ed andammo a ringraziare nuovamente Nami per la sua gentilezza.
«Non serve nessun ringraziamento! Avete salvato Ace, nessuno di noi sarebbe riuscito a raggiungerlo in tempo, anche se guardandolo non sembra stare così male, sta ancora russando sul pontile!» rispose la navigatrice, indicando la banchina dove effettivamente lo zolfanello stava ancora russando, sorvegliato a vista da un Barbabianca divertito ed un Marco contrariato e perplesso.
«Assurdo, sapevo che era narcolettico, ma non pensavo arrivasse a questi punti» esclamò Elena, guardando dubbiosa Ace.
Marco appena si accorse della nostra presenza, diede un calcio sul fianco al moro, facendolo scattare in piedi in uno stato confusionale.
«Chi c’è? Chi è? Dove sono? Che è successo?» chiese esitante pugno di fuoco, grattandosi la testa ormai asciutta.
«Gurarara. Figliolo, sei incredibile!» dichiarò Newgate scuotendo la testa. Il comandante della prima divisione intanto lo guardava malissimo, con le braccia incrociate al petto.
«Hai idea dello spavento che hai fatto prendere a tutti quanti, eh? Come si fa ad essere così idioti!» gli gridò contro, ottenendo solo l’effetto di aumentare la perplessità nello sguardo di Ace.
«Che ho fatto ancora? Deve essere sempre per forza colpa mia?» chiese con aria innocente Portuguese, sbadigliando.
«Si, razza di imbecille! È perennemente colpa tua! Come si fa ad addormentarsi mentre si sta navigando, eh? Me lo spieghi?! Sei caduto in acqua brutto cretino! Se quella ragazza non si fosse tuffata e non avesse tirato fuori la tua testa vuota dal lago saresti annegato! Sei un incosciente! Un idiota, eh!» sbraitò Marco, visibilmente alterato, indicandomi. Pugno di fuoco si girò a guardarmi, e dopo qualche secondo mi ringraziò, facendomi un mezzo inchino, come quelli che gli aveva insegnato Makino per esprimere gratitudine. Sorrisi ripensando alle fatiche che aveva affrontato quella povera donna per educare minimamente Ace e Rufy.
«Grazie per avermi salvato!» disse, facendomi diventare rossa in viso.
«Non c’è di che…» risposi imbarazzata, mentre mi attorcigliavo una ciocca di corti capelli corvini dietro l’orecchio. Era un gesto che facevo sempre quando mi sentivo particolarmente in imbarazzo.
Quando il moro si raddrizzò, un urlo squarciò l’atmosfera.
«Ace! Maledetto incosciente! Vuoi spaventarmi a morte???»
Dadan si stava facendo strada sul ponte di una barca non distante ed evidentemente si era presa un bello spavento per la salute del ragazzo.
«Ma insomma, avete finito di insultarmi tutti? Cosa ti ho fatto stavolta? Eri preoccupata per me?» chiese ingenuamente Ace, facendo arrossire Dadan, che si affrettò a negare tutte le sue preoccupazioni, fingendosi alterata per lo stato pietoso in cui aveva ridotto i vestiti. Quella donna era incredibile, aveva cresciuto Ace come un figlio, e gli voleva bene, ma non riusciva ad esprimergli l’affetto che provava per lui, e la cosa era reciproca. Feci appena in tempo a scacciare i ricordi della reazione di Dadan alla guerra di Marineford, non avevo intenzione di mettermi a piangere davanti a tutti. A casa probabilmente l’avrei fatto, ma non li. Chissà, forse se lei conoscesse il futuro di Ace, gli direbbe quanto tiene a lui. Sarebbe bello poter salutare i propri cari un’ultima volta, poter dar loro un ultimo abbraccio, mettendo in chiaro tutto l’amore che proviamo per loro. Da quel punto di vista ero stata fortunata, ero riuscita a dire addio a mio padre, ero riuscita a dirgli che gli volevo bene da morire, ero riuscita ad abbracciarlo prima che i farmaci lo addormentassero. Quegli attimi, vissuti in una squallida stanza d’ospedale, erano i miei ricordi più preziosi, che però non era il momento di riassaporare. A casa, mi dissi nuovamente, a casa avrei pianto, ma non ora.
«A proposito di vestiti bagnati, i vostri non saranno asciutti prima di sera, che ne dite di rimanere con noi per cena? Da programma resteremo qui, in una villa sul lago, fino a domattina, vi andrebbe di rimanere con noi? Almeno un altro po’… Siete le prime persone con cui possiamo conversare; quegli scimmioni che ci scortano sono di poche parole, mentre i giornalisti ci tartassano di domande e basta, almeno con voi due potremo chiacchierare tranquillamente…» chiese Nami, con uno sguardo implorante.
Non potevo credere alle mie orecchie, ci stavano veramente chiedendo di rimanere con loro per cena? In una villa sul lago di Como, con loro? Vi prego, qualcuno mi dia un pizzicotto e mi svegli ora, perché se questo sogno continua, il risveglio sarà ancora più doloroso.
Elena fissava Nami a bocca aperta, non riuscendo a capacitarsi, come la sottoscritta,  della richiesta che ci avevano appena fatto.
«Hey, la rossa ha ragione!» gridò Ace, che con un balzo si appollaiò sul parapetto della Merry in miniatura.
«Restate con noi, almeno a cena! Mi hai salvato la vita no? Il minimo che posso fare è questo!» continuò il moro, guardandomi dritta negli occhi.
Ok, questo era veramente troppo per il mio cuore, che ormai aveva come obbiettivo lo sfondamento della cassa toracica.
«Beh…» risposi esitante, alla fine eravamo in giro da stamattina presto, il viaggio di ritorno era lungo e poi non potevo lasciare parcheggiata lì l’auto, ed andare chissà dove sul lago di Como. Non era propriamente una pozzanghera, attraversabile in dieci minuti. Passare una serata con loro sarebbe stato meraviglioso, un sogno fin troppo bello per essere reale, ma a malincuore era irrealizzabile.
«Verremmo volentieri, ma vedete, dobbiamo affrontare un lungo viaggio per tornare a casa, ed essendo venute in auto dovrei guidare stanca e di notte. In più non posso lasciare qui la macchina e andarmene chissà dove… Ci dispiace veramente tant-» non riuscii a finire la frase, visto che fui interrotta dal Viceammiraglio Garp in persona.
«Sciocchezze! Daremo le chiavi ad uno di questi signori che ci accompagnano ovunque, che porterà l’auto alla villa. Dopo cena deciderete se rimanere per la notte e ripartire l’indomani, o se preferite chiederemo a due nostri autisti di accompagnarvi a casa, così non dovrete guidare! Uno guiderà la vostra automobile, mentre l’altro vi seguirà con un’altra vettura. Non potete assolutamente andarvene, ci lascereste con un debito enorme da sanare, la vita di un nipote vale come minimo quest’ospitalità, anche se il nipote in questione è uno stupido pirata!» concluse sorridendo a me, ma guardando in cagnesco Ace. Se prima ero rimasta senza parole, ora rasentavo il mutismo.
«Il vecchio ha già pensato a tutto! Non vi ha lasciato scampo ragazze! Forza, fatelo anche per noi, potremo fare festa!» esclamò Ace saltando giù dal parapetto e venendo verso di noi. Il mio cuore perse un battito alla vista di quei muscoli, che si contraevano e si rilassavano, man mano che il moro avanzava.
«Comunque… Io sono Ace!» disse porgendomi la mano.
«Selene…» risposi, lasciando che la mia mano si muovesse verso la sua.
«Piacere di conoscerti, Selene…» sorrise, ed io mi sciolsi definitivamente, sopraffatta dalle emozioni. Gioia, stupore, imbarazzo, eccitazione, entusiasmo. Il tono e lo sguardo con cui aveva pronunciato il mio nome,  mi destabilizzarono definitivamente il battito cardiaco. Sentii le guance avvampare, e distolsi lo sguardo da quei pozzi color pece, che stavano risucchiando le mie facoltà mentali, già ridotte dalla situazione generale.
Mi lasciò andare la mano, e si presentò ad Elena con un cenno del cappello.
«Allora: Elena, Selene… vi invito ufficialmente a cenare con noi, come segno di gratitudine! Accettate?» affermò Ace, che ci guardava, in attesa di risposta.
Io mi voltai verso Elena, che dal canto suo mi stava già fissando con uno sguardo stralunato. Sicuramente ci trovavamo in circostanze molto particolari, a tratti folli e grottesche, che mandavano all’aria ogni genere di raziocinio.
Ma d'altronde, come si poteva rifiutare un invito del genere?


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Et Voilà, ancora una volta puntuale! xD Vi avviso che il prossimo capitolo non lo pubblicherò così in fretta, infatti i capitoli 8 e 9, sono particolarmente ostici. li ho già abbozzati, ma vanno trattati con le pinte e mooolta attenzione, quindi mi prendo del tempo in più per farlo... i tempi di aggiornamento quindi si allungheranno, avrete un capitolo a settimana, almeno per i prossimi 2 o 3 capitoli, poi si vedrà! vi chiedo scusa, ma ve ne accorgerete leggendo, che sono veramente carichi di informazioni fondamentali per la storia, che devo elaborare, esporre e rendere comprensibili! è già, perchè nella mia testolina i capitoli sono già a posto, e io so già tutto sulla mia storia, ma voi che per vostra fortuna non vivete nella mia mente no, e devo ragionare parecchio su cosa dirvi e cosa non dirvi nei prossimi capitoli! xD
come avrete capito le risposte a moltissime delle vostre domande sulla storia le avrete nei prossimi aggiornamenti ^_^ per ora vi lascio a questo capitolo, relativamente tranquillo! ^_^
ps. secondo me Sabo è vivo, anche se da un certo punto di vista lo trovo ingiusto (ma perchè non è intervenuto per salvare Ace? Sabo preso a cannonate, Rufy disfato di botte, Zoro lo affettano mille volte, e solo Ace muore? con un pugno? -.-" vabbè lasciamo perdere xD)
come al solito vi ho tediato con le mie stranezze fin troppo!!! colgo l'occasione epr ringraziare tutti voi, non pensavo che questa storia potesse piacere così tanto, veramente, grazie ^_^ e un GRAZIE gigante a Lenhara per l'aiuto, eh! XD
Seguirete le puntate su Italia2? da domani sera trasmetteranno One piece! (marineford forse? O_O)
Baci baci, alla prossima!!!

Immagini e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di lucro



   
 
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