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Autore: alessia21685    05/05/2012    11 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Ciaooo!
Che belle le scorse recensioni! Grazie di cuore!
 Il capitolo scorso era corto, avete ragione... quindi questo sarà più lunghetto!
Devo dire che mi sono divertita molto a sentire le vostre ipotesi sul reale responsabile dell'omicidio di Mirtilla! e sono molto contenta che non ci avete azzeccato! Fiuuu! meno male non mi avete rovinato il colpo di scena! Questo capitolo è bello caliente (almeno spero!)
Finalmente capirete chi ha aperto la Camera dei Segreti! Non siete contente? Eh eh!
Spero di avervi fatto venire l'acquolina in bocca ... quindi buona lettura!!

Capitolo 21: Innocente?

Quando Tom prese la sua mano, Hermione ebbe un brivido.

Aveva detto che l’avrebbe portata nel posto in cui andava ogni notte, e questo non le ispirava proprio niente di buono. Eppure qualcosa nell’urgenza del suo tono di voce, nel modo in cui l’aveva appena guardata, la obbligava a seguirlo.

Era confusa, stordita dai baci e dal comportamento folle di Tom.

La avrebbe condotta nella Camera dei Segreti? Avrebbe ucciso anche lei, come la povera Mirtilla?

Poi, con stupore, si accorse che Tom non la stava conducendo al bagno del secondo piano.

Un peso si sollevò dal suo petto e sentì se stessa emettere un sospiro di sollievo.

La confusione però aumentava sempre di più nella sua testa, mentre saliva le scale, un piano dopo l’altro.

Tom le stringeva la mano con forza, e Hermione non capiva se fosse per la paura che lei scappasse o se fosse per aggrapparsi a qualcosa, a qualcuno.

La sua espressione era dura, quasi inespressiva, ma lei riusciva a leggere nei suoi lineamenti  contratti anche la paura e la disperazione, come se tutto il mondo gli stesse crollando addosso e lui non riuscisse a evitarlo.

Dopo un tempo che le parve interminabile, finalmente si fermarono, davanti a un arazzo che Hermione conosceva bene. Barnaba il babbeo. Erano al settimo piano.

Un’intuizione prese velocemente piede nel cervello di Hermione, e subito seppe quello che sarebbe successo dopo.

Tom lasciò la sua mano, e all’improvviso lei si sentì come nuda, senza la sua presa calda e forte.

Poi lo vide camminare per tre volte davanti al muro spoglio fino a far comparire una porta.

Era la porta della Stanza delle Necessità.

Senza dire nulla, Tom vi entrò, ed Hermione lo seguì, torturata dalla curiosità e con il cuore che le pulsava frenetico nel petto. La porta si chiuse pesantemente dietro di lei, facendola sobbalzare.

Non sapeva che cosa aveva cercato Tom la prima volta che era entrato in quella stanza, ma quello che circondava Hermione era un’ampia camera di pietra completamente spoglia, se si faceva eccezione per  una decina di candelabri dai quali si irradiava una tenue luce tremolate, e per una specie di enorme quadro appoggiato a una parete e coperto da una pesante coperta di velluto rosso.

Hermione non riusciva a capire. Cosa poteva avere spinto Tom a recarsi in quel luogo ogni singola notte, rischiano l’espulsione, mettendo a rischio la sua permanenza nell’unico posto in cui si era mai sentito a casa?

Stava per aprire bocca e chiedergli di persona che cosa significava tutto quello, quando lui iniziò a parlare, lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione indecifrabile.

“Il mio primo giorno di scuola, qui a Hogwards, fu il più memorabile della mia vita. Mentre gli altri stupidi bambocci del primo anno non sapevano nemmeno far sollevare una piuma con un incantesimo di levitazione, io stupii tutti quanti sollevando l’intera cattedra, con tanto di libri e calamaio sopra.

Il professore era quasi impazzito, mi idolatrava. Diceva che nessuno ci era mai riuscito al primo tentativo e nemmeno al centesimo. Quella era roba avanzata, da studenti dell’ultimo anno.

Tutta la classe rimase scioccata e i miei compagni iniziarono a guardarmi con sospetto, a evitarmi. Ma a me non interessava. Sapevo che non erano degni di me, non avrebbero mai raggiunto quello che invece avrei ottenuto io.

La sensazione di essere temuto e invidiato da tutti quegli idioti mi esaltava.

Ma sapevo che il mio dono naturale da solo non sarebbe bastato per ottenere ciò che volevo, senza una perfetta preparazione accademica. Iniziai a studiare giorno e notte,quasi non dormivo, raramente mangiavo. Lessi e rilessi tutti i libri di testo del primo semestre fino a conoscerli a memoria e subito feci lo stesso con i testi del secondo.

Ma sapevo che mi mancava qualcosa. La teoria non era sufficiente senza una buona pratica e un quotidiano esercizio.

Ovviamente le poche ore che ci concedevano i professori nelle esercitazioni pratiche in classe erano ridicole per me.

Così un giorno scoprii questa stanza. Era tutto ciò di cui avevo bisogno.Un posto segreto dove poter esercitarmi per ore senza essere disturbato.

Però, con mia grande sorpresa, quel giorno trovai anche qualcos’altro in questa stanza.”

Tom smise di parlare per camminare verso il quadro appoggiato alla parete. Hermione si accorse di avere la pelle d’oca. Non sapeva se era preparata a quello che Tom stava per mostrarle, qualsiasi cosa fosse.

Le sue dita pallide e affusolate afferrarono un lembo del pesante tessuto color porpora e scoprirono un enorme specchio dalla cornice dorata. Hermione sussultò leggendo la scritta incisa sulla cornice.

Emarb eutel amosi vout linon ortsom.

“Quando quella sera trovai questo specchio per poco non mi venne un colpo. Non era uno specchio qualunque. Dentro di esso vidi me stesso, adulto e magnifico. Il mio sguardo era imponente, incuteva timore e adorazione in coloro che mi stavano intorno. Perché c’erano molte persone intorno a me. Centinaia. Alcuni si inginocchiavano per baciarmi il lembo del mantello e altri mi pregavano di risparmiarle. Non mi ero mai sentito così potente, così grandioso in vita mia. Ero come un dio per loro.

Ero la luce dei loro occhi  ma allo stesso tempo ero anche il buio che poteva magnanimamente porre fine alle loro  miserabili vite.Capii subito che quello che vedevo non era reale, lo specchio rispecchiava soltanto miei desideri, ma in quel momento decisi che un giorno avrei potuto avere tutto quello. Quella forza ultraterrena, quel potere. Avrei potuto avere tutto, come in quelle immagini nello specchio. Anche l’immortalità. Il mondo intero si sarebbe inchinato a me.”

Ora Hermione aveva davvero paura. Quelle non erano parole di Tom. Era Voldemort.E lei era lì con lui chiusa in una stanza senza possibilità di fuga,davanti allo Specchio delle Brame.

Conosceva la storia di quello specchio, aveva letto sul libro “Storia di Hogwards” che era stato custodito  per anni nella Camera delle Necessità, finchè Silente non lo prelevò e ne cambiò l’ubicazione.

Aveva letto che lo specchio rifletteva solo quello che una persona voleva davvero con tutta sé stessa.

Harry le aveva raccontato che una volta lo aveva trovato e vi aveva visto i suoi genitori.

E quello che Tom voleva davvero era diventare Voldemort.

D’un tratto Tom si voltò verso di lei, il suo sguardo folle di rabbia ma anche di disperazione e sconfitta.

“Vuoi sapere cosa vedo ora in questo specchio, Hermione? Cosa vi ho visto fin dalla prima notte in cui ti ho scoperta a inseguirmi per i corridoi?”

Hermione iniziò a indietreggiare, ma lui fu più veloce, e la afferrò per le braccia trascinandola davanti allo specchio, obbligandola a guardare lei stessa nell’oggetto magico.

Terrorizzata, Hermione chiuse d’istinto gli occhi, come se temesse di trovare davanti a sé gli occhi da serpente e il volto senza naso di Voldemort che la fissavano minacciosi dallo specchio, poi però ricordò a se stessa che ovviamente quelli che avrebbe visti riflessi non erano i desideri di Tom, ma i suoi.

Eppure, ancora non osava guardare, non  aveva il coraggio per affrontare quello che sapeva avrebbe visto.

“Guarda!!” Gridò Tom alle sue spalle, sollevandole il volto con le mani.

“Guarda” le sussurrò poi piano all’orecchio con una disperazione nella voce che costrinse Hermione ad aprire gli occhi.

Quello che vide era proprio quello che temeva, eppure la perfezione dei dettagli del suo desiderio fattosi reale, anche se solo in uno specchio magico, la sconvolse.

Sentì il sangue imporporargli le guance e le labbra formicolare, mentre un improvviso calore si impossessava del suo corpo e sentiva il sangue pulsargli nelle tempie.

“Da quando ti ho vista quella prima sera alla cena dopo la cerimonia di Smistamento, lo specchio cambiò immagine. Non c’ero più io ammantato dalla gloria e dal potere. Puoi immaginare cosa vi ho visto? Cosa continuo a vedere?”

Hermione non aveva il coraggio di rispondere, ma il tremore nella  voce di Tom, il battito del suo cuore nel torace poderoso che le premeva contro la schiena  e il modo in cui le sue labbra le sfioravano il collo mentre le sibilava quelle parole, le suggerirono la risposta. Vedeva quello che vedeva lei.

Oltre il vetro dello specchio Hermione osservava rapita sé stessa avvinghiata fra le braccia di Tom, le sue unghie affondavano nella pelle nuda della schiena muscolosa di lui, mentre piegava la testa all’indietro, i lunghi riccioli scompigliati che cadevano come una cascata fra le sue dita forti e virili, mentre si arrendeva a lui,  ai lunghi e sensuali movimenti della sua bocca e della sua lingua lungo il suo collo e il suo seno.

“Cosa mi hai fatto Hermone? Che ne hai fatto di me?” La voce di Tom era vicino al suo orecchio, e le fece correre un brivido lungo la spina dorsale. “Da quella sera vengo qui ogni notte, ogni momento in cui riesco a scappare dalle lezioni. Non riesco a smettere di venire qui a guardare.”

Hermione non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio, come ipnotizzata.

Davvero era questo quello che aveva visto nello specchio Tom fin dalla prima sera in cui la aveva vista? Quando lei ancora stava escogitando il modo migliore per ucciderlo? L’aveva sempre desiderata come lei ora desiderava lui?

“Hermione  vedi anche tu quello che vedo io? Perché se così non fosse non credo che potrei sopravvivere.”

Hermione non rispose. Non voleva sprecare tempo con delle stupide parole.

Si voltò verso di lui e osservò rapita la bellezza sconvolgente del suo viso.

Sollevò una mano tremante e accarezzò i suoi lineamenti come se avesse voluto impararli a memoria.

Al suo tocco, Tom emise un sospiro e chiuse gli occhi.

I polpastrelli le formicolavano di piacere mentre con lentezza sfioravano la sua pelle levigata come l’avorio, tracciando un percorso che andava dalle sue palpebre, le cui ciglia scure e incredibilmente lunghe fremevano al contatto con le sue carezze, agli zigomi pronunciati, fino alla sua bocca sensuale.

Quando le sue dita arrivarano lì, le labbra di Tom si schiusero con  e i suoi occhi si spalancarono ammaliandola. I suoi occhi avevano lo stesso colore di quando si erano baciati per la prima volta, un verde scuro e pericoloso, come gli abissi del lago.

All’improvviso, la consapevolezza di essere chiusa in quella stanza da sola con lui, senza che nessuno potesse sentire le sue urla per venire a salvarla, non era più fonte di terrore.

Un’onda di eccitazione la pervase.

Tom la afferrò e la strinse a sé tenendola per la vita e iniziò a baciarle voracemente il collo, mentre lei sentiva le sue gambe divenire molli come gelatina.

Hermione gemette con il fiato corto, e il suono rimbombò nel silenzio della stanza.

A Tom questo piacque molto, e lei poteva sentirlo dal rinnovato vigore con cui la stringeva a sé e la baciava. Hermione aprì gli occhi e lo sguardo le cadde di nuovo sullo specchio, dal quale non riusciva a  staccare lo sguardo. Tom se ne accorse.

“Dimmi quello che vedi Hermione. Voglio sentirlo dalla tua bocca”.

Lei arrossì violentemente.

Nonostante la sua mente fosse confusa aveva vergogna di descrivere dettagliatamente quello che lei e Tom stavano facendo nello specchio. “Te. Vedo te Tom. Io e te, insieme…abbracciati.”

Lui ridacchiò e la risata le vibrò sulla pelle del collo riempiendola di strani brividi lungo tutto il corpo.

“Si vede che le tue brame sono molto più caste delle mie…”

Hermione rabbrividì a quelle parole e le sue guance si tinsero di un rosso ancora più accesso.

“Ma forse sei solo una cattiva bugiarda…” continuò lui osservandola con una strana espressione divertita sulla faccia.

Tom la afferrò per le coscie sollevandola da terra, e lei strinse le gambe intorno alla sua vita mentre lui la spingeva con la schiena contro il muro.

Hermione era senza via di fuga, ma la cosa non le dispiaceva, anzi.

Affondò le dita nei capelli neri e scompigliati di Tom, mentre lui la baciava come lei aveva sempre desiderato che lui la baciasse, senza freni, con passione e desiderio.

“Ti voglio Hermione, sei l’unica cosa che voglio.” Mormorò lui sulle sue labbra senza staccare la bocca da quella di Hermione.

Il cervello di Hermione andò in panne.

Rispose con foga al suo bacio e con le dita iniziò a sbottonare la camicia della divisa di Tom.

       Senza capire bene come ci erano finiti, si ritrovarono a terra, lui sdraiato sulla schiena e lei sopra di lui.

 Mentre Tom la osservava mordendosi le labbra e con diversi ciuffi di capelli neri scompigliati che gli      cadevano sugli occhi, lei finì di sbottonargli la camicia, scoprendo il suo petto muscoloso dalla pelle liscia come il marmo. Hermione passò le dita lungo le sue numerose cicatrici, facendolo rabbrividire.

Il pensiero che qualcuno gli avesse fatto del male divenne inconcepibile e insopportabile.

Non lo avrebbe più permesso, non ora che aveva scoperto che era innocente.

Perché se era quello il posto in cui andava ogni notte, non poteva essere stato lui ad aprire la Camera dei Segreti. Doveva essere stato qualcun’ altro. Tom era innocente. Glielo aveva giurato. E lei gli voleva credere.

Accarezzò con la mano la pelle sottile che ricopriva i muscoli tesi dell’addome e si morse le labbra.

Tom gemette al suo tocco e tenendola per i fianchi rotolò sopra di lei.

Le prese i polsi con una mano e li tenne fermi sopra la sua testa, immobilizzandola.

I suoi occhi color abisso la guardarono lentamente studiandola come se fosse un dolce delizioso da addentare.

Con la mano libera iniziò a sbottonare i bottoncini della sua camicetta e ad ogni bottone Hermione rabbrividiva sempre di più.

Quando anche l’ultimo bottone d’avorio si sganciò dall’asola, sentì le mani di lui avere un fremito e lo vide deglutire nervoso.

 “Sei sicura che è quello che vuoi?” le domandò con voce roca.

Hermione annuì incapace di opporre alcuna resistenza.

 La sua camicia si aprì rivelando la sua pelle candida e il suo seno coperto solo da un sottile reggiseno nero di cotone.

Tom la osservava ammaliato, e Hermione sentì improvvisamente l’urgenza di avere le sue mani, le sue labbra sul suo corpo.

“Toccami Tom, voglio sentirti sulla pelle.” Sussurrò Hermione, e Tom la accontentò.

Liberandole le mani, Tom riprese a baciarla, accarezzando la lingua di lei con la sua, e facendole emettere strani versi mentre le sue mani caldi e forti le accarezzavano il corpo.

I loro respiri si facevano sempre più affannati, mentre Hermione accarezzava la schiena muscolosa di Tom e lo stringeva a sé, incitandolo a continuare.

Mentre la sua lingua le accarezzava la pelle sensibile al di sopra della clavicola, sentì attraverso la stoffa sottile del reggiseno il tocco delicato delle sue dita calde,e di istinto strinse le unghie nella pelle della sua schiena. Voleva di più.  “Oh Tom…” mormorò mentre un sorriso trionfante si dipingeva sulle labbra di lui.

Le sue labbra scesero lungo il suo collo e le percorsero la pelle dell’addome fino all’ombelico.

Hermione stava per pregarlo di smetterla di torturarla, quando una voce nella stanza li fece entrambi sobbalzare.

“Bene, Bene, Bene. Vedo che ci stiamo dando da fare.”

Il cuore di Hermione di fermò, tutto il suo sangue sembrò cristallizzarsi come ghiaccio nelle vene.

Non era possibile, non poteva crederci!

Cosa ci faceva Lui lì?

La voce calma e melliflua continuò a parlare.

“Spero di non essere arrivato troppo tardi.Povero Me. Una lurida figlia di babbani!”

Tom si alzò da terra e guardò l’intruso con occhi furenti “Chi diavolo sei tu?”

Hermione era in panico, non riusciva a muoversi dall’orrore.

Davanti all’entrata della stanza, c’era Voldemort.

 

 

 

 


  
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