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Autore: flors99    08/05/2012    26 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Porte che sbattono, voci concitate, mormorii crescenti, rumori così assordanti da non sembrare reali.
Movimenti frenetici, grida penetranti, singhiozzi malcelati, urla agghiaccianti. Parole continue, deboli rassicurazioni, sangue.

Buio.
 
Il corpo bruciava, nonostante la temperatura bassa e i brividi di freddo, le membra erano scosse da fremiti, forti come convulsioni.
I denti battevano tra loro, mordevano la lingua nel tentativo di frenarla per non urlare di dolore, le guance incavate, le labbra strette fino a far male.
L’orrore del ricordo nella sua mente, nei suoi occhi, in ogni parte del corpo che era stata colpita da quella maledizione. Sangue.

Buio.
 
Carezze dolci, fresche, eppure così dolorose e brucianti su tutto il corpo che fremeva agonizzato. Qualcosa di bagnato, una spugna strizzata che faceva tintinnare le gocce in una bacinella.
Acqua che scioglieva, che rinfrescava, che lavava via lo sporco, il sudore, il sangue.

Buio.
 
Garze, bende, fasce, qualcosa che si stringe intorno alla sua testa, una mano forte e calda che tiene la sua. La delicatezza delle mani nel cambiare il cotone, cercando di fare il minor rumore possibile.
Il corpo pulito, lavato, sanato. Una tiepida freschezza diffusa sulla pelle, centimetro per centimetro.

Luce.
 
Hermione sollevò le palpebre dei suoi occhi con lentezza, per permettere alle sue iridi di abituarsi alla luce che filtrava dalle vetrate della finestra, in una dolce e tenera carezza al suo viso.
Un viso appassito, stanco, sciupato, devastato.
Le pupille disabituate al sole le imposero il buio, serrandosi in una morsa, impedendo ai quegli occhi di poter godere di quel calore avvolgente che le serviva.
Con un lento movimento contro il cuscino, la ragazza si accorse di avere una fascia intorno alla testa; tentò di alzare la mano per confermare la sua ipotesi, ma si rese conto di non esserne in grado. Il suo corpo non rispondeva ai comandi, le sue mani rimanevano inermi sul letto, invece di alzarsi secondo gli ordini della corteccia cerebrale. Tentò allora di procedere a piccoli passi e cominciò a stirare le dita, che cominciarono a muoversi lentamente sul tessuto bianco, che sembrava essere un lenzuolo. Ne saggiò la consistenza, la morbidezza e si rese conto che non era lo stesso tessuto delle coperte del suo dormitorio.
Aprì nuovamente gli occhi scuri, che si schiarirono leggermente, trafitti dalla luce del sole e li tenne semichiusi per studiare il luogo in cui si trovava. Una semplice stanza, familiare e rassicurante, la teneva al sicuro, illuminata dalla luce proveniente da un’ampia finestra. Accanto al letto su cui era sdraiata c’era una sedia, dove qualcuno probabilmente si era seduto per accudirla con i vasi di creme medicamentose che erano poste su un comodino lì a fianco. Si rese conto di essere in Infermeria pochi minuti dopo, quando gli ingranaggi del suo cervello di misero in moto.
Totalmente confusa e preoccupata tentò di alzarsi facendo leva sulle braccia, ma la sua testa prese a vorticare pericolosamente e la ragazza trattenne a stento un conato di vomito. Tastò allora quella garza che le avvolgeva il capo, chiedendosi come si fosse procurata una simile ferita. Sbatté gli occhi, totalmente immemore di quanto accaduto, e cercò di togliersi quella fascia che cominciava a farle pizzicare la pelle, infastidendola. Srotolò il cotone pian piano, quasi timorosa di fare movimenti bruschi: ogni gesto le costava fatica, si sentiva stanca e provata, come se avesse corso una maratona. Quando ebbe finito la sua opera, con un timido sorriso soddisfatto riabbassò la mano per gettare via quel pezzo di cotone.
Ma ciò che vide la lasciò agghiacciata.
Sangue. Una grossa scia di sangue impregnava il cotone con una macchia indelebile.
 
Sangue.
 
E ricordò. Tutto.
 
La pozza di sangue.
 
Lo scontro contro il muro.
 
La pozza di sangue.
 
Il ventre colpito.
 
La pozza di sangue.
 
Suo figlio.
 
Le sue urla giunsero alle orecchie di Madama Chips, che accorse concitata nella stanza. La sua voce disperata e singhiozzante risuonò per tutte le pareti della stanza, riuscendo persino a penetrare oltre quei muri che fungevano da barriera con il mondo esterno.
- Ferma! Non si muova! – esclamò la vecchia donna, tentando di tranquillizzarla.
Ma Hermione, inconsapevole dei suoi stessi movimenti, non udì nemmeno la voce di Madama Chips e respinse le sue mani che tentavano di rassicurarla, con le ultime forze che le dava l’angoscia, sentendosi vuota, incompleta.
- Ferma! – ripeté l’infermiera bloccandola e vincendo la debole forza di lei, sfinita, esausta di quel dolore penetrante. – Così si fa solo del male! – la rimproverò, riferendosi ai movimenti scoordinati che stava compiendo con la forza della disperazione.
Lacrime amare cominciarono a scendere dagli occhi di Hermione, che non riuscì a frenarle. Non sapeva cosa le facesse più male: il dolore del suo corpo, che sembrava esser stato fatto a pezzi o il dolore psicologico di quella perdita che aveva subito.
- La prego… – Un gemito, una supplica. La sofferenza celata dietro una preghiera: la disperata preghiera di negare il suo timore, di assicurarle che tutto fosse andato bene, che la maledizione che si aleggiava nella sua mente fosse soltanto un incubo. Un orrendo e terribile incubo. – La prego…  – ripeté.
La sua voce provata fu seguita da un ultimo tentativo di ribellione da parte della ragazza, ma l’infermiera tenace, continuò a tenerla ferma, sussurrandole parole che non riusciva a udire, che non voleva udire, non ne aveva la forza.
I contorni cominciarono a sfumare nuovamente e stavolta la ragazza usò maggiore pressione, ignorando il dolore di quello sforzo.
- No! – la disperazione dettava quelle parole, il tormento di scivolare di nuovo nel buio, senza avere la certezza che suo figlio, il suo cucciolo, fosse al sicuro con lei, in lei, dentro di lei. – Per favore… – Le tenebre cominciarono a espandersi, il buio dilagò in lei, cominciando ad annebbiarle la mente, costringendo i suoi occhi a chiudersi nonostante la sua volontà. – Il…il…bam… – il suo sussurro fu interrotto dall’improvviso capogiro che la colse impreparata, approfittando della sua distrazione per colpirla.
- Shh… Va tutto bene… – La carezza calda di Madama Chips le chiuse lentamente gli occhi, stendendola sul letto per farla riposare e riprendere da quel dolore straziante che ormai si era preso ogni parte di lei.
 
 

 
 
- Da quanto tempo è in Infermeria?
Harry aveva un’espressione adirata sul volto. Raramente il Grifondoro arrivava ad arrabbiarsi fino a tal punto, ma nel caso in cui persone a cui teneva fossero state coinvolte in cose tanto spiacevoli, non c’era possibilità di riuscire a contenere la sua irritazione.
- Da due giorni. – mormorò Ginny, osservando preoccupata la smorfia che gli deturpava il viso.
- E per quanto tempo ancora deve restarci? – ringhiò quasi, mentre pensava a tutti i modi possibili con cui avrebbe torturato Malfoy.
- Madama Chips non ha detto nulla di sicuro. – rispose la giovane Weasley, con tono pacato. – Soltanto che deve riposare e non fare sforzi. Non credo che il colpo alla testa sia così grave, probabilmente vuole solo assicurarsi che Hermione si riprenda. – concluse, con un’espressione esasperata sul viso.

L’ennesimo inganno, l’ennesima bugia.

Ginny si massaggiò le tempie per tentare di calmare il loro ritmo impazzito, che le stava facendo scoppiare la testa. In quei giorni la situazione le era decisamente sfuggita di mano. Aveva rischiato di uccidere Malfoy, quando il ragazzo era venuto a cercarla per informarla del piccolo incidente nel corridoio. L’unica cosa che le aveva permesso di non affatturarlo era stata la preoccupazione che si era impadronita del suo corpo, quando il Serpeverde le aveva parlato della pozza di sangue, ai piedi della Grifondoro.
- A cosa pensi, Ginny? – le domandò Harry, vedendola così assorta e sedendosi vicino a lei sul divano della Sala Comune dei Grifondoro.
- Mmm. – rispose con un mugolio, mentre si accoccolava addosso a lui, ripensando a quanto si era arrabbiato quando gli aveva riferito che Hermione era in Infermeria per colpa di Malfoy. Lo aveva dovuto trattenere, insieme a Ron, sia perché Hermione non glielo avrebbe perdonato, sia perché, se proprio qualcuno doveva picchiare Malfoy, voleva essere lei a spaccare la faccia a quell’arrogante. – Niente d’importante. – borbottò, abbracciandolo più forte.

Bugiarda.

Ovviamente, se Harry avesse saputo la verità, non ci sarebbe stato verso di impedirgli uno spargimento di sangue. Avrebbe ucciso Malfoy seduta stante e Ginny fu felice per un momento di avergli mentito. Aveva raccontato a lui e Ron che Hermione aveva sbattuto violentemente la testa e aveva perso coscienza poco dopo, e che il sangue presente nel corridoio era frutto della botta ricevuta. Ma a dir la verità, neanche Ginny sapeva con esattezza cosa fosse successo: era corsa in Infermeria, ma Madama Chips l’aveva scacciata, pretendendo silenzio assoluto. Aveva negato le visite a tutti quanti, dicendo che l’avrebbe chiamata lei, quando Hermione si fosse ristabilita. Le uniche parole che era riuscita a captare erano state bambino sangue e Ginny, tutt’altro che stupida, quando il Serpeverde le aveva detto che forse l’aveva colpita alla pancia, aveva ricollegato i pezzi e aveva capito.
Doveva ammettere, seppur a malincuore, che una piccola parte di lei, era poi rimasta sorpresa del fatto che uno come Draco Malfoy fosse venuto a cercarla per portare aiuto alla sua migliore amica; con la bassa considerazione che aveva di lui, Ginny non si sarebbe affatto stupita se il Serpeverde se ne fosse altamente fregato di quello che era successo e avesse lasciato lì Hermione, agonizzante, per terra. Invece, l’aveva cercata. Ma sicuramente non sarebbe stato un singolo episodio d’irrisoria importanza a farle cambiare idea sul suo conto.
Sospirò pesantemente, mentre Harry le passava una mano tra i capelli, sperando di calmarsi con quel gesto.
- Sono preoccupata. – disse infine, non riuscendo a evitarlo. Era mortalmente preoccupata per Hermione e per quello che sarebbe successo di lì a poco.
- Anch’io. Lo siamo tutti. – mormorò Harry, mentre la rabbia cominciava a scemare, sostituita dalla preoccupazione.
Se Harry era stato preso dalla rabbia, Ron, in quel frangente, aveva assunto un’espressione così seria da non sembrare reale. Era ovviamente preoccupato per Hermione e la sorella aveva intuito la sua ansia attraverso i gesti che compiva ogni tre secondi: si sfregava le mani ripetutamente, sospirava in continuazione e, cosa più importante, aveva saltato il pranzo.
Ronald Weasley che spontaneamente decideva di non mangiare era qualcosa di veramente preoccupante.
 
 

 
 
Era ormai notte fonda quando Hermione si risvegliò per la seconda volta.
Stavolta Madama Chips era lì ad attenderla, con fasce e garze, pronte all’utilizzo. Le teneva la mano in una stretta calda e soffice, come se fosse una bambina.
- Come si sente?
Hermione, leggermente confusa, impiegò qualche minuto a rispondere. Poi, come se si fosse risvegliata, la sua mano lasciò quella di Madama Chips e corse alla pancia, per sentire, per poterlo sentire.
La Grifondoro, ancora oggi, non saprebbe definire cosa provò in quel momento.
Fu un fulmine a ciel sereno.
 
Fu una colata di lava bruciante che s’irradiava nella sua pelle.
 
Fu la risata spensierata di un bambino.
 
Fu un fiore che schiude i suoi petali per mostrare la propria bellezza al mondo.
 
Fu qualcosa che fiumi d’inchiostro non riuscirebbero mai descrivere.
La ragazza cominciò a piangere, senza neanche sapere perché. Guardò Madama Chips tra le sue lacrime ridenti, felici, e l’abbracciò di slancio, con tutta la forza che aveva.
- Grazie, grazie, grazie… – sussurrò.
Nessun grazie sarebbe bastato. Nessuna parola sarebbe mai stata abbastanza per esprimere quella gratitudine immensa che impregnava la sua pelle e risplendeva nei suoi occhi. Lacrime di gioia, e, per una volta, non di dolore, lacrime piene di qualcosa di così forte e potente che si poteva identificare con una sola parola.
 
Amore.
 
- Grazie. – Le lacrime scesero su tutto il camice dell’anziana signora, che non poté fare a meno di commuoversi di fronte a quella manifestazione d’affetto. Strinse la ragazza, senza farle male e tentando di non farle compiere movimenti bruschi.
- Grazie, grazie, grazie… – continuò a ripetere, come una mantra. Parole semplici, ma che acquistavano un valore inestimabile se dette con sincerità.
 
Con la stessa gioia e l’amore con cui una madre guarda il suo bambino.
 
Il suo bambino.
 
Il suo cucciolo stava bene.
 
Lo aveva percepito con la sua mano, che suo figlio era ancora con lei, in lei, dentro di lei.
- Herm. – la Grifondoro, sentendosi chiamare, alzò la testa e sciolse l’abbraccio con Madama Chips, vedendo la figura di Ginny, che probabilmente era arrivata in quello stesso istante.
La vista della sua migliore amica le provocò altre lacrime.
 
Ma quelle lacrime non bruciavano sulla pelle per il dolore, lacrime rinfrescavano il viso ed erano più leggere di un petalo di rosa.
 
- Ginny! – esclamò.
La rossa, accostatasi al letto, non aveva fatto in tempo ad aprire le braccia, che Hermione ci si era buttata dentro.
Era un abbraccio diverso da quelli che si erano scambiate negli ultimi mesi.
 
Stavolta, era un abbraccio di gioia.
 
- E’ stata molto fortunata. – mormorò a quel punto Madama Chips, recuperando il suo cipiglio severo. – Ha rischiato tanto, troppo. Non le avevo forse detto di stare attenta? – il suo tono grave allarmò Hermione che si portò una mano al ventre, non più piatto, ma dove si cominciava a intravedere una piccola protuberanza, lieve, ma era il segno che il suo bambino stava crescendo. Che era vivo.
- Non aveva previsto che potesse accadere… una cosa del genere. – mormorò Hermione, con fatica, rievocando l’incontro tra Harry e Draco. – Ho visto il sangue. – aggiunse poi. – Ero così spaventata…
- Parte del sangue era dovuto alla ferita alla testa, ma non tutto. Ha rischiato sul serio di perdere il bambino, signorina Granger, e se il signor Malfoy non l’avesse portata qui immediatamente, non so se avrei potuto fare qualcosa.
- Cosa ha detto? – la reazione di Hermione alle parole di Madama Chips fece rabbuiare Ginny, ma non se ne rese conto.
- Ho detto che non so se avrei potuto fare…
- Draco mi ha portato qui? È stato lui? – se il suo interesse insospettì Madama Chips, lei non lo diede a vedere. La donna si limitò ad alzare un sopracciglio, senza porle alcuna domanda.
- Sì. – rispose semplicemente, alzandosi dalla sedia. – Signorina Weasley, le concedo dieci minuti. Dopodiché dovrà tornare al suo dormitorio, credo che abbia bisogno di riposo. – l’avvisò l’infermiera, attenta alla salute dei suoi studenti.
Soltanto dopo le parole di Madama Chips, Hermione si accorse delle grosse occhiaie che circondavano gli occhi di Ginny e dell’aspetto bianco e cadaverico che aveva assunto il suo viso: sembrava che non avesse dormito per alcune notti.
- Che ore sono? – chiese Hermione per poter fare chiarezza nella sua mente.
- Le tre del mattino. – rispose atona l’amica.
- Cosa? Ginny, ma che ci fai qui? Dovresti dormire! Non puoi…
- Herm, ti prego... – sussurrò, flebilmente.
La sua voce risuonò stanca e lontana.
 
Ti prego.
 
Fu quella piccola parola che fece acquietare Hermione, che rivolse uno sguardo strano alla giovane Weasley, non capendo il motivo del suo sussurro.
- Ho chiesto io a Madama Chips di avvisarmi quando tu ti saresti svegliata, indipendentemente dall’orario. – spiegò poi.
- Ginny. – la richiamò Hermione. – Credo che dovresti andare a dormire. – le sussurrò, dolcemente, sapendo quanto dovesse essere stanca.
- Ero così preoccupata per te. – continuò invece la rossa, senza dar segno di averla sentita. – Harry, Ron, Luna, Neville, persino Dean, tutti sono preoccupati per te! – esclamò poi, come se si fosse ripresa in quel momento. – E non puoi dirmi di andare a dormire, perché non lo farò!
- Non volevo farvi preoccupare. Mi disp…  – era già pronta a scusarsi in tutte le lingue che conosceva, ma Ginny la interruppe con tono fermo.
- Non devi chiedermi scusa, Herm! Tu non hai nessun motivo per cui scusarti! – sbottò, stringendo le mani in un pugno. – Quello che io non capisco è come… – si passò una mano sugli occhi come se le fosse diventato improvvisamente difficile parlare. – …tu possa provare ancora affetto per…per…
Non terminò la frase, ma non ci voleva poi molto per indovinare di chi stesse parlando.
- Per Merlino! Per colpa sua, hai quasi perso il bambino! – esclamò stavolta Ginny, con un rancore nel tono di voce impressionante.
Hermione boccheggiò, ferita dalle sue parole.
Ma… per quanto facesse male… aveva ragione.
Allora perché non riusciva a vederla in quel modo?
La risposta era così semplice e chiara da intimorirla per la sua intensità.
 
Perché lo amava. Lo amava nonostante il dolore, nonostante la sofferenza, nonostante tutto.
 
Era un amore che non si poteva spiegare, un amore per cui non servivano spiegazioni.
 
L’amore ha le sue ragioni, che la ragione non è in grado di comprendere.*
 
- È stato un incidente. – sbottò a quel punto la più grande delle due ragazze.
- Un incidente… – ripeté allora la piccola Weasley, con uno sbuffo tutto fuorché divertito. – Poteva essere fatale questo incidente.
La Caposcuola non replicò, mordendosi l’interno della guancia, consapevole di quanto Ginny avesse ragione. Perché se per un triste caso della sorte, un brutto e malevolo scherzo del destino, Hermione avesse seriamente perso il bambino, era certa che non sarebbe riuscita a perdonare Draco.
 
Neanche se fosse stato un incidente.  
 
- Dobbiamo parlare di Ron. – mormorò poi Ginny, dopo un minuto che parve infinito.
- Di Ron? – domandò Hermione, totalmente spiazzata dal cambio di argomento repentino e dall’espressione triste di Ginny.
- Sì, proprio di lui. – rispose. Aspetto un po’ di tempo prima di parlare ancora, tanto che Hermione si sentì in dovere di chiedere, in modo incerto:
- Gli è… successo qualcosa?
- No, niente del genere, anche se sarebbe stato meglio. – sussurrò, con gli occhi velati di lacrime. – Possibile che tu non te ne sia ancora accorta, Hermione?
- Di cosa?
- Vi ho visti in Sala Grande. – chiarì allora Ginny. – Vi hanno visti tutti.
Quando Hermione capì a cosa si stesse riferendo, spalancò gli occhi non credendo alle sue orecchie.
- Ma… era solo un abbraccio, Ginny! Tra me e Ron…
 
Non c’è niente.
 
- Forse era solo un abbraccio per te. – la corresse, interrompendola. – Ma di certo non per mio fratello.
- Ginny, ti stai sbagliando. – rispose ostinatamente la Caposcuola, convinta delle sue parole. – Ron è il mio migliore amico, sono cresciuta insieme a lui, gli voglio un bene immenso! L’ho abbracciato perché gli voglio bene! Non… non ci sono mai stati confini netti tra noi. Abbiamo sempre espresso il nostro affetto l’uno per l’altra e…
- Non capisci, Hermione… - sussurrò Ginny, senza energia. – …quello che lui prova per te?
L’immagine di Ron attraversò la mente di Hermione e la ragazza per un istante vide quel ragazzino impacciato, con gli occhi che ricordavano un oceano, sempre pronto ad arrossire per tutto e che mangiava più di un intero esercito. Un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra, senza che potesse impedirlo.

Tra me e Ron non c’è niente.

Se lo era ripetuto tante volte nella sua mente, eppure anche Hermione si rendeva conto che quella con Ron era molto più di un’amicizia, era un sentimento ancora più puro, qualcosa che si avvicinava all’amore, ma che non si poteva definire tale. Erano fratelli, uniti dalla sorte e dalle avversità che avevano affrontato, forgiati dalle incomprensioni superate e dalle vicende passate. Per lei era questo: un fratello.
- Ginny, io…
- Herm, lo so che tra voi non ci sono mai stati confini, ma forse… – faticò, nel trovare le giuste parole. – … forse è il caso di metterli prima che qualcuno si faccia del male.
Appena terminò la frase, Ginny si alzò, stanca e combattuta tra il desiderio di restare lì e quello di dormire, ma quando poi sentì Madama Chips tornare, decise che era meglio andarsene e non farla arrabbiare.
- Buonanotte. – salutò la sua migliore amica con quella semplice parola, come se non le avesse appena messo in testa dei grandissimi dubbi.
- Buonanotte. – rispose Hermione, completamente assente.
 
Forse è il caso di metterli prima che qualcuno si faccia del male.
 
 
 
 
 







 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
Angolo ritardatrice
 
* Citazione di Pascal
 
Salve!!!!! Sono in ritardo vero?
*Che domande fai Flors? Certo che sei in ritardo!*
Ma io…ho tanto da studiare, ho circa quattordici compiti e…
*Non hai scuse per il tuo comportamento! Smettila di giustificarti!*
 
Perdono!!!!! Mi dispiace tanto, mi maledico, anzi mi frusto! Non sono riuscita ad aggiornare prima, avevo detto che al massimo avrei postato tra dieci giorni e invece sono passate due settimane….potrete mai perdonare questa piccola pazza? :( Vi giuro che se avessi più tempo, posterei un capitolo alla settimana, anche due! Purtroppo credo che dovrò aspettare l’estate per questo, lì almeno il tempo non mi mancherà! ^_^
Beh…sperando che possiate perdonarmi, passiamo alla storia.
 
Punto uno: Innanzitutto se la fine di questo capitolo può risultarvi spezzata o in sospeso è perché ho diviso il capitolo in due parti. All’inizio doveva essere un capitolo unico, ma poi veniva troppo lungo, così ho deciso di dividerlo.
Il prossimo è già interamente scritto, dato che inizialmente doveva essere un intero capitolo, quindi non credo che ci saranno ritardi. Stavolta dovrei farcela ad aggiornare in orario! ^_^
 
Punto due: Ero molto indecisa sulla sorte del bambino, poi però ho letto le vostre recensioni e ho capito che non potevo deludere le vostre speranze, e soprattutto non potevo far morire il cucciolo, a cui mi sono affezionata anch’io, come voi :D Quindi ho deciso di farlo vivere, ma non solo per questo. Se il bambino fosse morto non credo che Hermione sarebbe mai riuscita a perdonare Draco. In fondo è colpa del ragazzo se è successo quello che è successo, e se davvero ci fosse stato un aborto naturale, dubito che anche con l’affetto più immenso che possa esistere, si possa perdonare una cosa del genere. Inoltre non volevo che mi lanciasse troppe maledizioni, come la volta scorsa xD
 
Punto tre:Mi sono dimenticata cosa volevo dirvi…Boh…mi verrà in mente.
 
Punto quattro: Ma…ma voi volete farmi morire….Lo scorso capitolo ha ricevuto 20 recensioni + un commento breve, quindi 21!
Io sono svenuta per davvero! Insomma, mi è venuto un infarto! (Per la gioia ovviamente) Non me l’aspettavo, io…..io non so proprio cosa dire se non….Grazie, grazie, grazie, grazie! Non avevo mai ricevuto così tante recensioni, io non ho parole davvero, mi sento così felice che potrei persino dare un bacio a mio fratello! (Il che è tutto da dire…)
Quindi il minimo che posso fare è ringraziare tutte quelle dolcissime ragazze (Ci sono per caso dei maschietti? Se è così, vi chiedo scusa, non voglio offendervi), che mi hanno lasciato una recensione o un commento breve: Yumi_Love_Zexy, Shaunee Black, Anjhela91, MouMollelingua, Black_Yumi, LUNAPOP, la_marty, Stella94, Felpick93, UraniaSloanus, Missboxer, K a t n i s s, elisadi80, blair_87, Puffa92, elygil91, aladoni, cranium, DracoMattyMalfoy e infine EmmaTom.
Un altro ringraziamento va a Harry Potterish, perché mi sostiene sempre e mi sopporta nonostante i miei scleri.
E infine voglio tanto ringraziare Yumi_Love_Zexy e di nuovo DracoMattyMalfoy per aver segnalato la mia storia all’amministrazione per l’inserimento della storia tra le scelte. Non finirò mai tra quelle storie fantastiche, ma vi ringrazio tantissimo per il pensiero. Mi avete commossa :)
Un grazie va anche a tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/le preferite/le ricordate o anche a chi ha solo dato una sbirciata.
Ooook ho fatto un milione di ringraziamenti, ma ogni singola persona che ho ringraziato, se lo meritava quindi sono felice di averlo fatto ^^
Aggiornerò presto, e stavolta cercherò di farlo sul serio, perché come ho già detto prima il capitolo è pronto, devo solo revisionarlo e correggerlo da eventuali errori.
Detto questo, passo e chiudo, sperando che il capitolo vi piaccia e che lascerete una piccola recensione, anche negativa :D
La vostra pazza,
flors99
  
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