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Autore: OnceUponADream    09/05/2012    2 recensioni
Artemisia continua a scappare, l'ha sempre fatto ed è veramente molto ma molto brava in questo. Sa come nascondersi e come evitare le discussioni.
In questo momento sta scappando dal suo migliore amico Lorenzo ma lui non è disposto a permetterglielo, è disposto a qualsiasi cosa pur di riaverla, puri di riconquistare nuovamente la sua fiducia.
Dal primo capitolo:
"Io.Non.Ti.Farò.Del.Male! Io non sono lui, Misia! Non sono lui! So come sei fatta! E aspetterò! Sono in grado di aspettare! Cristo! Accetterei pure una risposta negativa purché tu mi permetta di nuovo di starti vicino!"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immagine creata da: _Astrea_

Capitolo corretto da: _Astrea_


Chi vi vuole bene vi fa paura
Aristofane


La osservava con attenzione mentre si aggrappava “all'apposito sostegno” con quel suo solito e inspiegabile fare nervoso: la conosceva bene oramai. Sapeva quanto odiasse quei viaggi e avrebbe voluto essere lì, con lei, per sostenerla, aiutarla ma sapeva che lei in realtà non avrebbe gradito, non da quando lui aveva cercato di cambiare le carte in tavola. Cristoforo Colombo, si conoscevano da più di otto anni! Sapeva cosa stesse passando: era il suo migliore amico! Perché distanziarlo proprio nel momento in cui lui cercava di approfondire? Si era sentito ferito, amareggiato, deluso dal suo allontanamento anche se in fondo se lo aspettava: era quella la sua tattica. Appena le cose non andavano come lei stessa aveva previsto, allora batteva in ritirata senza lasciarti il minimo appiglio o spiegazione. Già, proprio come aveva fatto anche con lui.
*
Si appoggiò più che poteva al palo cercando di allontanarsi il più possibile da quella marasma di sconosciuti; ma perché non aveva sentito la sveglia? Probabilmente l'aveva spenta sua sorella, stufa di quelle alzatacce di prima mattina affinché lei potesse prendere l'autobus all'alba, vuoto, costringendola in quel modo ad affrontare quella folla di studenti. Era conscia che non l'avesse fatto di proposito, sua sorella non era così stronza da buttarla in una situazione del genere senza avvertirla.
Continuare a ripetersi che mancava poco alla fine del viaggio non l’aiutava, continuava a sentirsi addosso qualcuno, iniziava a mancarle l'aria, quasi sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi. Ma perché doveva reagire così? Aveva quasi diciannove anni, per la miseria! Eppure non riusciva nemmeno ad affrontare una mandria di persone sconosciute che la sfioravano appena, riuscendone terrorizzata. Da cosa, poi, non lo sapeva bene neanche lei. Cioè, che cosa avrebbero mai potuto farle? Cosa poteva succedere? Le cose non capitano mai due volte, no?
*
Lorenzo scese fermandosi accanto alle porte per aspettarla: aveva notato la sua espressione terrorizzata, sull'orlo delle lacrime e poi persa nel vuoto. Sapeva che era tornata con la mente indietro, sapeva che stava rivivendo ancora una volta il passato ma perché non potevano farlo insieme? Escludendolo in quel modo lo faceva sentire solo più in colpa: perché non era riuscito a proteggerla e perché non riusciva, nonostante tutto, a tutelarla dai suoi stessi ricordi. Avrebbe voluto così tanto abbracciarla, stringerla forte a se, ma sapeva che avrebbe solamente peggiorato la situazione. E tutto per colpa di quel bastardo! Non era così all'inizio, no la sua Artemisia non era affatto così; sì non amava particolarmente abbracci e affini, tuttavia ancora si lasciava toccare in qualche modo, potevi avvicinarla senza che lei arretrasse immediatamente; senza che mettesse repentinamente una distanza tra lei e il resto del mondo. Strinse i pugni: doveva fare assolutamente qualcosa affinché Misia gli permettesse di nuovo di riavvicinarsi; la conosceva, avrebbe nuovamente allontanato tutti, isolandosi nel suo mondo, e quella era veramente la cosa peggiore che potesse fare.
E lui non poteva permettere che succedesse, no certo che non poteva! Se fosse andata a finire come l'ultima volta, allora sarebbe stata sul serio la fine! Aveva rischiato la bocciatura perché non voleva uscire dalla sua camera! Aveva impiegato mesi prima di riuscire a convincerla a fidarsi nuovamente di qualcuno, prima che si fidasse nuovamente di lui, sua sorella i suoi genitori. Cosa avrebbe fatto se fosse accaduto di nuovo? Se lei decideva di non volerlo più vedere? Aveva sbagliato ad accelerare i tempi e lo sapeva, oh e se lo sapeva! Ma non ce la faceva più a rimanere in silenzio, aveva bisogno di qualcosa di più di una semplice amicizia e così le aveva parlato, o meglio sbottato, ottenendo l’effetto indesiderato di spaventarla ed allontanarla ancora di più.
La vide scendere dall'autobus ma la ragazza, non appena lo notò, affrettò il passò. Imprecò mentalmente sbrigandosi a raggiungerla, voleva assolutamente parlarle prima che entrasse a scuola; con la sua capacità era in grado di dileguarsi e riuscire ad evitarlo per tutta la giornata e se voleva sistemare la cosa non poteva permettere che accadesse. Incalzò il passo, riuscendo finalmente ad afferrarle un braccio prima che varcasse la porta a vetri, sapeva che l'avrebbe innervosita di più ma cosa  altro poteva fare?
-Artemisia.....-
*
Aveva percepito la sua mano stringerle all’altezza del gomito e aveva subito reagito rabbrividendo visibilmente; la voglia di scrollarselo di dosso e fuggire era veramente tanta; ma come poteva farlo? Come poteva fargli un torto del genere, soprattutto a lui che le era rimasto vicino nonostante tutto; nonostante il suo odio per sé stessa, nonostante il male che si era fatta e che aveva fatto alle persone che aveva intorno.
-Artemisia.....- disse -Misia ti prego, smettila di scappare. Sono io. Sono Lore, quel Lore che in prima media hai schiaffeggiato davanti a tutta la classe solo perché avevo osato prendere in giro un tuo quadro! Dov'è la Misia che ha avuto il coraggio di affrontare un ragazzo che già allora era alto quasi quindici centimetri più di lei? Io so che quello che è successo l'anno scorso ti ha segnato e cambiato…e Misia, mi dispiace di averti detto quello che provo per te in quel modo! So che non avrei dovuto sbottare e confessartelo durante un litigio, credimi lo so! Però… non potevo tenermi più tutto dentro! Credi che mi piaccia questa lontananza forzata? Il vederti scappare ogni volta che mi avvicino e scorgere nei tuoi occhi la paura? Io.Non.Ti.Farò.Del.Male! Io non sono lui, Misia! Non sono lui! So come sei fatta! E aspetterò! Sono in grado di aspettare! Cristo! Accetterei pure una risposta negativa purché tu mi permetta di nuovo di starti vicino! Sono spaventato per te Misia e anche Martha e i tuoi genitori lo sono!- si voltò finalmente a guardalo: come aveva osato parlare con sua sorella? -E non guardarmi in quel modo! Non puoi evitare che parli con Martha, mi considera uno di famiglia e mi vuole bene come se fossi veramente suo fratello, e dato che tu non parli nemmeno con lei in questo periodo mi ha chiesto cosa fosse successo. Riesci ad immaginare il mio imbarazzo a doverle spiegare che eri andata in crisi a causa mia? Che eri andata in crisi perché ti avevo detto che ti amavo?- Artemisia lo guardò in silenzio non sapendo cosa dire: sua sorella era talmente preoccupata per lei che aveva interpellato lui.... No, no, no! Stava di nuovo sbagliando tutto. Sentì gli occhi inumidirsi ma doveva trattenersi altrimenti avrebbe fatto preoccupare Lore ancora di più, col sicuro risultato che non l’avrebbe più lasciata andare. E lei aveva bisogno di andarsene! La sua vicinanza la stava mandando in crisi; stava per avere un attacco di panico.
-Artemisia.... ti prego dimmi qualcosa, qualsiasi cosa!- abbassò la testa prima di mormorare:
-Puoi lasciarmi andare? Si sta facendo tardi.- il ragazzo lasciò la presa dal suo braccio ma lei invece di sentirsi sollevata come aveva creduto, percepì il peso di un macigno gravarle sul cuore nello scorgere l'espressione affranta e disperata su quel viso: quel viso che aveva sempre visto sorridente, al massimo arrabbiato e furioso, ma mai e poi mai disperato come in quel momento. Si voltò e corse in bagno prima che lui potesse fermarla nuovamente
*
La lasciò andare; non aveva senso trattenerla ancora, avrebbe solamente ferito ancora di più lui e anche lei. Ma perché aveva tirato in ballo anche Martha? Ora avrebbe allontanato pure lei; aveva combinato proprio un bel casino. Sospirò pesantemente entrando anche lui e dirigendosi verso la sua classe. Si sentiva così impotente e lo odiava, lo odiava veramente! Cazzo, tutte quelle stronzate sul cambiare quando ti innamori erano vere e lui ancora non riusciva ad accettarlo del tutto! Lui.... Lui non era mai stato così con una ragazza, ma Misia non era una “delle tante”, non lo era mai stata. Non era uno svago, un gioco; era qualcosa di serio, provava qualcosa per lei. Fosse stata semplice attrazione se la sarebbe fatta passare: conosceva il suo precario equilibrio psicofisico; ma i mesi erano passati e si era accorto di amarla. Che quello che provava per lei non era semplice voglia di “farsela” perché attraente! No, era qualcosa di più profondo e di radicato, probabilmente una cosa che c'era sempre stata ma che aveva nascosto dentro di sé perché ammetterlo, come alla fine era stato costretto a fare, avrebbe significato cambiare tutto quello che erano, tutto quello che erano riusciti a costruire.... Appoggiò la testa sul banco alla ricerca disperata di un soluzione, che forse nemmeno c'era.
*
Si guardò allo specchio cercando di riconoscere il viso che aveva di fronte: capelli castano scuro lunghi e acconciati in una treccia disordinata, gli occhi verdi fin troppo stanchi e inespressivi, il viso tirato, pallido. Erano mesi che non si riconosceva guardandosi allo specchio. Erano mesi che non appena si soffermava sulla sua immagine l'unica cosa che voleva fare era distruggere la superficie riflettente che le mostrava quello che era diventata, quella persona in cui non si riconosceva.
Voltò le spalle bruscamente allo specchio uscendo dal bagno: non aveva senso rimanere lì; la campana stava per suonare, non aveva bisogno di arrivare in ritardo, e lei era riuscita a ritrovare un minimo di equilibrio dopo la discussione, o meglio monologo, di Lore. L'incredulità era tanta, così come la prima volta che gliel'aveva detto; come poteva volere una come lei? Come poteva  volere una persona sporca, infetta? Poteva avere chiunque: era carino, simpatico, allegro e aveva un sacco di amici, perché si era  intestardito proprio con lei? Lei era complicata, molto complicata e nell'ultimo anno era anche peggiorata. Come poteva una persona come lui voler stare con lei? Come poteva amarla quando nemmeno lei riusciva ad amarsi? Sentì gli occhi pizzicare ma doveva assolutamente trattenersi, non poteva piangere innanzi al resto della classe; si passò rabbiosamente la manica sugli occhi varcando la soglia dell'aula: la maggior parte dei suoi compagni stava ancora chiacchierando, l'insegnante di storia dell'arte era ovviamente in ritardo. Si sedette al suo banco notando che Agata non era ancora arrivata ma non era strano: quella ragazza non riusciva ad arrivare puntuale nemmeno a pagarla. Sospirò amaramente: era solo grazie a lei che continuava ad andare a scuola; Agata era stata l'unica della sua classe che le era rimasta vicino dopo il suo improvviso mutamento, e senza tempestarla di domande, dandole il tempo di elaborare, riprendersi e poi aprirsi. Era una delle poche che sapeva quello che era successo, perché Artemisia sapeva di potersi fidare; ed Agata l'aveva ripagata fedelmente ascoltandola attentamente ed evitando di invadere il suo “spazio vitale”, come lo chiamava lei, cioè la distanza minima a cui preferiva che la gente le rimanesse. Si rendeva conto di essere paranoica ma non poteva fare altrimenti se non voleva impazzire del tutto! I suoi compagni per questo l'avevano pian piano allontanata, non sopportavano più le sue crisi di nervi per ogni minima cosa, allora avevano preso ad ignorarla, evitarla; come la maggior parte delle gente che non sapeva, non capiva.
Agata si precipitò in classe ma dopo aver visto che mancava ancora l'insegnante si rilassò buttandosi sulla sedia accanto alla sua. Misia guardò l'amica che sembrava distrutta però aveva sempre quell'aria la mattina: non riuscendo ad essere in orario faceva sempre la strada di corsa. Si girò verso di lei e notò che la stava già fissando imbronciata, ma non fece in tempo a parlare che la Pascalis entrò come una furia in aula sbattendo i libri sulla cattedra.
-Bonardi, saresti così gentile da tirarti su? Il tuo banco non è un letto!- Agata sbuffò ma fece come le era stato detto. Artemisia sorrise: adorava la Pascalis, poteva sembrare una stronza, ma quanto meno era una stronza giusta. In cinque anni che l'aveva avuta non l’aveva mai vista fare differenze tra gli studenti, ed era stata una delle poche che al suo rientro aveva cercato di aiutarla cercando di farla recuperare. Misia si mise ad ascoltarla, onde evitare di pensare a quello che era successo quella mattina.
Adorava storia dell'arte. Adorava l'arte in generale in realtà, quasi tutta: non era una gran fan dell'arte moderna, molti quadri, infatti, li considerava incomprensibili e spesso si chiedeva come diavolo avessero fatto a finire sulle pareti di un museo! Aveva una gran voglia di prendere in mano un pennello e dipingere ma doveva aspettare le fine delle lezioni e quel giorno avevano anche il pomeriggio, sic rebus stantibus prima di poter mettere piede nel suo studio avrebbe dovuto aspettare una vita; l'unica cosa positiva era che Lore sarebbe uscito prima ergo non l'avrebbe assolutamente aspettata. Con quella leggera consapevolezza si rilassò un po’ tornando a seguire veramente la lezione.
*
Lorenzo ascoltava distrattamente il professore di Filosofia cercando di ignorare le occhiate che gli stava mandando Pamela Greco: quella non aveva mai accettato di essere solo una scopata, e si era messa in testa di scoprire come mai non uscisse più con nessuna da quasi sei mesi. E lui come poteva spiegare che era perché aveva capito di essere innamorato della sua migliore amica problematica? Già la additavano come “la strana”, ci mancava solo che si venisse a sapere dei suoi sentimenti per lei... Molte ragazze l'avrebbero presa di mira solo per quello; non osava immaginare le voci che sarebbero state in grado di mettere in giro pur di screditarla. Doveva trovare un modo per risolvere la faccenda ed evitare che si aggravasse ma, come? Quel giorno, tra l’altro, Misia sarebbe rimasta anche di pomeriggio. La scelta non era poi tanto vasta e doveva inventarsi qualcosa, doveva farlo al più presto.



Ok, ehm non sono molto brava nelle note finali/iniziali non so mai cosa scrivere!  Credo di dover partire ringraziando Marta e Andrea, due ragazze che adoro e a cui voglio un mondo di bene, che nonostante la lontananza si sono sorbite le mie pare mentali e la stesura inziale della storia.
La storia... la storia in realtà è nata per puro caso, dopo che la mia psicologa (si vado dalla psicologa) mi ha semi costretto a riflettere su una cosa e ragionandoci insieme a Marta è nato tutto ciò.
Poi non saprei proprio più cosa scrivere.... spero che il capitolo nonostante sia corto vi sia piaciuto.
Spero a presto

Madda
  
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