Piccole
ombre nere che colano
viscide
lungo le
mie mani ,
corrono
ansiose e
fredde contro il muro azzurro,
come
girini
smaniosi in uno stagno.
Strappare,
solo,
scorticarmi vorrei la pelle;
ombre
ovunque, come
riflessi di arcobaleni
come
specchi di
sogni infranti.
Bisogna
rompere le fuligginose
macchie,
che
ovunque
compaiono, che scivolano
che
gravitano che
mi prendono per il naso.
Sterile
mente che
tutto offuschi
come
il fango che
ricopre una viscida palude,
imbrogli
i miei
sensi? Forse
non
sono matta,
mentre scappo da
quelle
sanguinose
creature
che
continuano a
fissarmi, che riempiono i miei pensieri.