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Autore: chigo    02/12/2006    4 recensioni
Il giorno dopo si presentò puntuale al parchetto. Gaara era seduto su una panchina isolata da tutti e guardava in basso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Akuro si presentò puntuale al parchetto

Il giorno dopo Akuro si presentò puntuale al parchetto. Gaara era seduto su una panchina isolata da tutti e guardava in basso.

- Ho io quello che ti ci vuole! Vieni! – gli disse Akuro prendendogli la mano. Gaara si fece portare fino ad un piccolo edificio, all’interno c’erano molti clienti.

Akuro entrò e tornò da Gaara poco dopo con due gelati.

- Ecco, tieni questo è per te! Purtroppo avevano finito quasi tutti i gusti, ma spero che ti piaccia! – disse porgendo il cono con un sorriso.

- Cos’è? – chiese con un po’ di vergogna.

- Come, non sai cos’è per davvero?? È un cono gelato! Non ti hanno mai comprato neanche questo?! – rispose la ragazza con la faccia un po’ più seria del solito.

- … no… -

- … bhe, ora non lo dirai più! Allora ti piace? – fece con un sorriso

- … si, è dolce… -

Dopo quel giorno stettero molto insieme, passavano le giornate al parco e a camminare per la città o a fare escursioni fuori dal villaggio, si divertivano insieme.

Ma più Akuro stava insieme a lui, più non riusciva a capire come potessero chiamarlo mostro quelli del villaggio e come nemmeno i suoi parenti lo accettassero in casa e lo trattassero come un bimbo normale. Anche Akuro non aveva avuto un’infanzia facile, ma non si era mai resa conto della sua sofferenza finché non aveva trovato Gaara che le faceva rivivere il passato: e lei non voleva che succedesse anche a lui, non voleva che rimanesse solo per sempre temuto da tutti come lei. Questo NON doveva accadere. Così decise che doveva passare tutto il suo tempo libero con lui e aiutarlo a cambiare, a diventare un bambino con il sorriso pronto sulle labbra. Si, ci sarebbe riuscita.

Un giorno, mentre passeggiavano per le vie della città, Akuro sentì dei bisbiglii tutto intorno a loro. All’inizio non ci fece caso, ma ad un certo punto sentì quello che più le dava fastidio sentire nella sua vita.

- Guardate… quei mostri vanno in giro come se nulla fosse… guarda quel bambino… è orrendo, anche i suoi capelli mostrano il suo vero io… -

Gaara strinse più forte la mano di Akuro e si avvicinò come per nascondersi, ma non fece in tempo. Akuro si era leggermente distaccata, non lasciando la mano di Gaara, e aveva lanciato dei Kunai contro i ragazzi che parlavano senza ferirli.

- COME VI PERMETTETE DI CHIAMARLO MOSTRO, LUI NON VI HA FATTO NULLA, NON E’ GIUSTO QUELLO CHE DITE, NON E’ COLPA SUA, SE VE LA VOLETE PRENDERE CON QUALCUNO PRENDETEVELA CON I SUOI GENITORI CHE NON LO HANNO ALLEVATO PER PAURA! – disse urlando contro quei ragazzi.

- Tu sei pazza, lo sai benissimo cos’è quell’essere! è un mostro, solamente un mostro, non è un bambino! – replicò uno dei ragazzi liberandosi dalla presa del kunai.

- Tu sei uguale a lui, dovreste morire tutti e due, siete soltanto dei mostri! – disse un altro

- Voi non capite nulla… questo bambino è stato vittima dei suoi genitori… potete prendervela con me… il mio crimine è molto grave… ma lui è solo un bambino… le vostre parole sono troppo dure, non è giusto che un bambino così piccolo debba subirle! – rispose Akuro con gli occhi lucidi.

- SHIGAKI… adesso smettila… porta via quell’essere da questa strada… lo sai che non può entrare nel centro del villeggio! – disse un uomo anziano che arrivò dietro Akuro.

- Nobile Kazakage… non volevo creare scompiglio, eravamo venuti a fare compere… - cercò di giustificarsi

- Adesso basta… sei stata graziata una volta, non sfidare la sorte! – rispose secco l’uomo, poi continuò – ora vattene da qualche altra parte! –

Akuro cercò di rimanere impassibile, ma il suo volto ritraeva la tristezza, una tristezza non rivolta verso di lei, ma verso quel bambino che aveva assistito alla scena con le lacrime agli occhi. Per quel bambino che ormai non cercava più di giustificarsi.

La ragazza prese il bambino in braccio e corse via, corse veloce, senza pensare a nulla.

Lo portò a casa sua. era una vecchia casa, ma ben tenuta.

Quando Akuro mise giù Gaara, vide che il suo volto era rosso e solcato da grandi lacrime calde. prese un fazzoletto e leggermente lo posò sul suo viso, asciugando dolcemente quelle lacrime. Chiunque fosse passato li vicino e avesse visto la scena, avrebbe confuso Akuro per una madre preoccupata per il figlio, ma che non lo dava a vedere e che mostrava solo un sorriso dolce e tranquillo.

- Gaara, scusami per prima… non avrei dovuto perdere la pazienza così… ho finito solo per farti piangere… - disse continuando ad asciugargli il viso.

- … non è per questo… - disse tra un singhiozio e l’altro - … per colpa mia… chiamano mostro anche te… non mi piace… -

- … non è per questo che mi chiamano mostro… tu non eri ancora nato quando successe. la mia era una casata antica… e molto onorata… ma un giorno, i miei genitori, lasciarono il villaggio senza preavviso, lasciandomi qui. poco tempo dopo il villaggio fu attaccato dai ninja di un villaggio nemico, tra questi ninja vi erano i miei genitori… - Akuro fece una pausa e abbassò la mano col fazzoletto – i miei genitori hanno tradito il villaggio, l’hanno venduto… loro sono morti in battaglia… ma non sono morti per difendere il loro villaggio… ma per attaccarlo… è per questo che io sono considerata alla loro pari… - lo sguardo di Akuro si fece triste, ma si rallegrò poco dopo dicendo che era ora di cena e che, se voleva, poteva rimanere a mangiare li anche Gaara, che acconsentì subito.

durante la cena parlarono molto, anche di cose inutili, ma parlarono, ormai era diventato naturale parlare così, stare con una persona cara, giocare come un comune bambino, mangiare gelati, ormai era quella la sua vita e Gaara aveva ritrovato la voglia di vivere che da tempo aveva perso.

  
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