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Autore: RoseScorpius    13/05/2012    20 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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26.

LSD – la stronzaggine divampa

 

Esiste una piccola, dolce, succosa cosa nella vita, chiamata vendetta. 

È quella cosa che va servita fredda, come un buon cocktail con l'ombrellino ed i ghiaccioli. Quella cosa prelibata che bisogna saper cogliere al meglio, così come un abile scarpettaro sa come intingere la mollica di pane nel piatto per raccogliere tutto il sugo, fino all'ultima goccia. 

È anche quella cosa profondamente immorale, ingiusta ed infantile, se è per questo. 

Quella cosa che fanno i bambini di cinque anni quando il compagno di giochi ruba loro l'orsetto di pezza. Quella cosa che, alla faccia, spesso e volentieri fanno pure gli adulti, nonostante poi si prodighino a spiegare ai giovani quanto sia sbagliata. 

In poche parole la vendetta, giusta o sbagliata che sia, è quella cosa che fanno tutti, ma proprio tutti, dal primo all'ultimo. Su, avanti, non facciamo i moralisti: chi di voi sinceramente non si è mai vendicato per un torto subìto? 

Sarà anche una cosa disgustosa, meschina e riprovevole, ma almeno una volta nella vita lo abbiamo fatto tutti. E ci abbiamo pure goduto immensamente. 
(Salvo poi sentirci in colpa come dei criminali.)

 

***

 

La seconda mano di Scorpius andò a posarsi alla base della mia schiena e mi attirò gentilmente verso di lui. Posai le mani sulle sue spalle e mi alzai in punta di piedi, ma proprio in quel momento la risata sguaiata di Hugo si levò sopra il vociare della folla.

« Si stanno picchiando! Hahaha, Merlino, sono proprio ubriachi! »

Mi staccai bruscamente da Scorpius, appuntandomi mentalmente di trovare i due idioti che avevano avuto la brillante idea di fare a botte e picchiarli io.

« Per Morgana, che succede adesso? »

 

Quando Al si era alzato dal divano, a quanto pareva, aveva davvero intenzione di tornare dalla sua “bella bionda”. La quale, però, non aveva particolarmente apprezzato le attenzioni dedicatele. Almeno a giudicare dal pugno che gli aveva mollato sul naso. 

A quel punto Al doveva essersi accorto che la sua bella bionda in realtà altri non era che suo fratello e la sua indignazione era stata tanta da spingerlo a dimenticare i suoi ideali pacifisti (non che con James li avesse mai messi in pratica) per restituirgli il pugno. La situazione, a quel punto, non aveva potuto che degenerare in una sanguinosa faida familiare tra fratelli.

« Ehi, che cavolo, smettetela! » sbottai, parandomi tra i due litiganti. 

James borbottò qualcosa che assomigliava molto a un “vaffanculo Rose” e tentò di colpire Albus al di sopra della mia spalla. L'altro, dal canto suo, era così ubriaco che non si preoccupò di tentare di schivarmi per colpire James. 

Hugo ridacchiò. « Merlino, quanto sono andati... »

Piazzai un calcio nei denti a James ed afferrai il braccio di Al, torcendoglielo dietro la schiena. 

« Avanti gente, fine del gioco. » sbuffai, completamente sorda alle proteste di mio cugino « Adesso tu vieni con me e ti dai una calmata. » soggiunsi. 

Al tentò di divincolarsi. « Mi stai facendo male! Ahia, mi hai rotto il braccio! »

Alzai gli occhi al cielo. « Non ti ho rotto un bel niente. E se le smetti di agitarti non ti fa male. »

Mentre spingevo Al su per le scale, sentii Hugo che sghignazzava. « Hahaha, le hanno prese! »

Quando finalmente arrivammo in camera mia – da cui dovetti scacciare Lily e Marshall, che a quanto pareva erano stati incollati per la bocca da un incantesimo di adesione permanente – buttai Al sul letto e gli legai le gambe al materasso con un incantesimo. 

« Ora tu te ne resti qua. » ordinai, sbattendo un secchio sul comodino accanto alla sua testa. « E se ti viene da vomitare, non ti azzardare a farlo sulle coperte. »

Al grugnì. « Ma io non voglio... non sono ubriaco... »

Certo, e Calvin non è una pornostar.” pensai, con abbondante sarcasmo. 

Gli avvicinai di più il secchio alla testa, per assicurarmi di essere stata chiara riguardo ai posti dove poteva o non poteva vomitare. « Beh, comunque. » risposi « Dormire un po' non ha mai ucciso nessuno. » 

« A me si! » piagnucolò Al. 

Non mi degnai neanche di rispondergli e, dopo essermi serrata la porta alle spalle con un “Colloportus” (siano lodati gli anellini rossi di Mortimer) me ne tornai al piano di sotto. A quel punto, stando alle mie intenzioni – e a quelle di Calvin – avrei dovuto trovare Scorpius, trascinarlo in un angolo buio e lasciare che il resto degli invitati si scannassero ed affogassero nel loro vomito mentre noi due riprendevamo da dove eravamo stati sfortunatamente interrotti. Peccato che di Scorpius, in soggiorno, non c'era più traccia. Imprecai tra i denti ed uscii in giardino per cercarlo. 

Mi guardai attorno nel buio, ignorando Hugo che si rotolava per terra ridendo come un idiota e Mort che fumava una sigaretta dall'aria ben poco legale (sperai non fosse la causa dell'eccessiva ilarità di Hugo), nascosto dietro un albero. Poi, finalmente, mi parve di scorgere una testa bionda che si muoveva nel buio, in fondo al giardino. Scavalcai Hugo e puntai con decisione in quella direzione. 

Quando fui abbastanza vicina da distinguere meglio i tratti del misterioso biondo, però, mi accorsi con mio sommo disappunto che si trattava di Lorcan. Di Lorcan che si stava facendo le fusa con uno degli amici Russi di Jason. 

Merlino, non sapevo di aver organizzato un gay party...

Scossi la testa e mi voltai per tornare a continuare la mia ricerca dentro casa. Fu solo allora che notai Lysander, che se ne stava impalato a pochi passi da me con gli occhi sgranati e la macchina fotografica che gli pendeva mollemente attorno al collo. 

« Lys? » chiesi, avvicinandomi a lui per controllare che non fosse andato in coma etilico in piedi o che qualche burlone non gli avesse lanciato un Petrificus Totalus

Apparentemente, però, Lysander era ancora in possesso sia delle sue facoltà mentali sia di quelle motorie. Scosse la testa. 

« Non sapevo che Lorcan... »

Sollevai entrambe le sopracciglia. « Sinceramente, Lys, penso fossi l'unico che non si era ancora accorto che tuo fratello è gay. »

Lysander rabbrividì leggermente alla parola “gay”. 

« Bhe, sì, mi ero accorto che da piccolo preferiva le bambole ai modellini dei draghi… » borbottò « E, insomma, lo so che se ne va in giro sculettando, ma… ma beh, non credo di essere psicologicamente pronto ad affrontare una cosa del genere… »

Gli battei una pacca sulla spalla. « Vieni dentro? » chiesi « Magari è rimasto dell'alcool. »

Immaginai che istigare a bere l'unico invitato più o meno sobrio non fosse esattamente l'idea del secolo, ma in quel momento Lysander sembrava aver davvero bisogno di un bicchiere di Whisky. O anche due. 

Quando tornai dentro e vidi Scorpius e Dominique che parlavano fitto fitto tra di loro, poi, decisi che anche io avevo decisamente bisogno di due bicchieri di Whisky. Anzi, a ben pensarci anche tre.

Per un attimo mi parve che Scorpius mi avesse vista e che stesse per alzarsi e venirmi incontro, ma poi la mano di Dominique si posò sul suo polso e lui rimase seduto lì dov'era. 

Ignorai le urla indignate di Calvin e mi voltai verso il tavolo degli alcoolici, che però – come notai con estremo disappunto – era vuoto. Sbuffai e mi diressi verso la cucina, sperando che fosse rimasto ancora qualcosa in frigo. A parte un cespo di lattuga – che in quei giorni io e Scorpius ci eravamo guardati bene dal mangiare – e poche altre scorte alimentari, però, il frigo era decisamente vuoto. 

Imprecai e, dovendo trovare qualcuno contro cui farlo, decisi di lasciare in pace il solito Merlino ed optai per Scorpius e Dominique. Calvin, dall'angolino (d'accordo, forse era qualcosa in più di un angolino) malato del mio cervello, espresse la sua più sentita approvazione. Tuttavia – e nonostante il grande appagamento che mi diede – essere d'accordo sul fatto che Scorpius e Dominique fossero due teste di cazzo non avrebbe fatto comparire dal nulla una bottiglia di Vodka. Perciò mi adoperai per cercarla un po' meglio e mi chinai sotto il bancone, nell'ottimistica speranza di aver riposto qualcuna delle bottiglie nei cassetti là sotto. Di Vodka, com'era prevedibile, non ne trovai nemmeno una bottiglia vuota, ma in compenso scovai un paio di Burrobirre e quella che sembrava una fiaschetta di rum. Stavo per rialzarmi con il mio bottino quando qualcuno entrò in cucina facendo sbattere la porta. Mi ficcai le bottiglie sotto la maglietta e rimasi acquattata sotto il bancone, custodendo gelosamente il mio alcool: ero stata ad abbastanza feste da sapere che, quando resta solo poco alcool da bere, è bene che meno persone possibile sappiano della sua esistenza. 

Sporsi il viso oltre al bancone, sbirciando i piedi dei due nuovi arrivati: a giudicare dalle scarpe, erano un maschio ed una femmina. Sulle scarpe da ginnastica sgualcite del maschio non fui in grado di formulare altre supposizioni, ma i saldali vertiginosi della ragazza non lasciavano dubbi che fosse Dominique. 

« Allora, James, » sbottò lei, rivelandomi l'identità del ragazzo « Si può sapere che diavolo vuoi? »

Sembrava parecchio arrabbiata: come sempre quando si trattava di James, d'altronde. 

« No, si può sapere cosa vuoi tu?! » esclamò James. 

Lui, se possibile, sembrava ancora più arrabbiato di Domi. 

Domi emise uno sbuffo a metà tra l'irritato e l'incredulo. « Io?! Io da te non voglio proprio niente: sei tu che mi hai trascinata di peso qua dentro! »

« Oh, da me non vorrai niente, » rispose James « ma da Malfoy? »

« Da Malfoy? » ripeté Dominique, con un tono di voce vagamente tendente all'isterico « E da quando sono affari tuoi, quello che faccio o non faccio con Malfoy? »

Vidi i piedi di Dominique avvicinarsi a quelli ci James, fino a che le punte delle loro scarpe si sfiorarono quasi. 

« Che c'è? » chiese « Sei geloso? »

Le scarpe di James indietreggiarono precipitosamente ed un tonfo sordo mi informò che era andato a sbattere contro il muro. 

« Oh, ma che cazzo vuoi? » urlò « Merlino, sono tuo cugino! Sei così troia che adesso ci provi anche con me?! »

Dominique fece per ribattere, ma James la sovrastò nuovamente con la sua voce. « Non ti bastava fare la gattamorta con Malfoy, quando sai benissimo che lui e Rose si piacciono? A te di Malfoy non frega un emerito cazzo, neanche ti piacesse, ma per divertirti una sera con lui non ti fai il minimo problema a far star male Rose! Sei una stronza egoista, ecco cosa sei! Non te ne frega niente di nessuno, solo di te stessa e di andare in giro a farti figa coi tuoi vestitini da puttana! »

Mi sporsi un po' più da dietro il bancone, appena in tempo per vedere Dominique spintonarlo con violenza. 

« Non ti permettere di dire queste cose di me! » ringhiò, strapazzandogli la maglietta tra le mani « Tu non sai un cazzo di me, James, ok?! E non hai la più pallida idea di quello che facciamo io e Scorpius! Non hai il minimo diritto di esprimere i tuoi stupidi giudizi su cose di cui non sai niente! »

James le afferrò i polsi e se la staccò di dosso con rabbia. « Io so che stai ferendo i sentimenti di Rose, comportandoti in questo modo. » replicò « E le persone che feriscono i sentimenti altrui sono delle stronze. »

Dominique si allontanò da lui di un paio di passi e gli rivolse uno sguardo carico d'odio. « Allora non sono l'unica stronza, in questa stanza. » sibilò, serrando i pugni tremanti lungo i fianchi « Sai, solo perché non ti accorgi dei sentimenti che gli altri provano per te non vuol dire che tu non li ferisca, quei sentimenti! »

E, dette quelle parole, se ne andò sbattendo la porta. 

Rimasi a fissare i piedi di James per un paio di minuti, finché anche lui non se ne andò, borbottando un “Ma si può sapere cosa diavolo di problemi hanno, 'ste donne?”. 

Mi alzai lentamente, con le bottiglie tra le mani, ed uscii dalla cucina con la netta impressione che le cose, quella sera, non avessero la minima intenzione di mettersi a girare per il verso giusto. Quando vidi Scorpius e Dominique abbracciati in un angolino, poi, l'impressione si trasformò in una certezza. 

Appoggiai le bottiglie di burrobirra sul tavolo, ignorando i singhiozzi sconsolati di Calvin. La fiaschetta di rum, invece, la tenni per me: ne avevo davvero bisogno. Avevo appena finito di scolarmela quando la mano di Adam mi si posò sulla spalla. 

« Balli? » chiese, strizzandomi l'occhio. 

Immaginavo che se Scorpius era autorizzato a fare le fusa a mia cugina, io potevo benissimo ballare con suo cugino, perciò mi strinsi nelle spalle ed annuii. 

Mentre ci facevamo largo verso il centro del soggiorno, dove – spostando i mobili – era stata allestita una specie di pista da ballo, Adam mi sorrise. 

« Scorpius ogni tanto è davvero un imbecille. Non farci caso. »

 

***

 

La mattino dopo, entro ora di pranzo, se n'erano andati tutti. Anche Adam e Melinda erano ripartiti: prima di smaterializzarsi, Melinda mi aveva abbracciata e mi aveva rivolto un sorriso. 

« Mi farebbe molto piacere che ci scrivessimo delle lettere, se a te va. » aveva detto. 

Ancora in stato confusionale per il suo incomprensibile comportamento nei miei confronti, mi ero limitata ad annuire. 

Una volta che se n'erano andati anche loro, a me e Scorpius non era rimasto altro da fare che iniziare la monumentale opera di pulizia e riordino della casa. Per le prime due ore le cose filarono più o meno lisce: io me ne andai a pulire il giardino e lui ebbe la saggia idea di mettere a posto il primo piano, così evitammo di starci tra i piedi. Quando si trattò di mettere a posto il piano di sotto, però, evitarci fu impossibile. All'inizio ci facemmo ognuno i fatti propri, evitando accuratamente di rivolgerci la parola, ma quando, spostando il divano con la magia, Scorpius rischiò di travolgermi, fu chiaro che la cosa non avrebbe funzionato. 

« Io lo sposterei alla babbana. » dissi, lanciandogli un'occhiata glaciale « Se lasci dei buchi sul parquet tuo padre potrebbe ammazzarti. »

Non che la cosa mi dispiacesse troppo, ad ogni modo. 

Scorpius sbuffò. « Bene, allora forse potresti darmi una mano, che ne dici? »

« Naturalmente. » risposi « Non ho mai pensato che da solo ne fossi capace. »

« Gentile. » commentò Scorpius, con marcato sarcasmo. 

Quasi quanto te, quando mi hai piantata per andare a farti le smancerie con Dominique.

Ci sistemammo ai due lati del divano, guardandoci in cagnesco, e lo sollevammo in contemporanea. Pesava più o meno come un pachiderma obeso – non che ne avessi mai preso in braccio uno, ma immaginai che non dovesse essere troppo più pesante – perciò dopo nemmeno un metro fummo costretti a posarlo di nuovo. 

« Molto maturo da parte tua, comunque, ballare con mio cugino per ripicca. » commentò Scorpius. 

Che cosa?!

Sbattei le palpebre un paio di volte, chiedendomi se davvero Scorpius aveva appena detto quello che pensavo avesse detto o se era tutta una mia allucinazione. Non avevo una fede particolarmente profonda in Dio, ma nemmeno in Cartesio d'altro canto (sì, Melinda mi aveva effettivamente contagiata), perciò supposi che quello che avevo appena sentito provenisse effettivamente da Scorpius, e non da un genio maligno. 

Gli lanciai uno sguardo assassino. « Ballavo con tuo cugino perché mi ha chiesto di ballare, Scorpius. So che la cosa potrebbe risultarti difficile da comprendere, ma non è che tutto quello che faccio lo faccio per causa tua. »

In fondo era vero: avrei certamente accettato l'invito di Adam anche se Scorpius non fosse stato abbarbicato a Domi come una pianta rampicante. Certo, magari quello era stato un incentivo... ma con che faccia tosta poteva venirmi a fare la ramanzina, lui, che aveva cominciato per primo? 

Sollevammo nuovamente il divano e lo spostammo faticosamente di un altro metro. Poi Scorpius lo mollò di colpo e di conseguenza lo feci cadere anch'io, imprecando. 

« Merlino, stai attento, no? » sbottai. 

« Scusa. » disse Scorpius « Mi è scivolato. E comunque Adam ha la ragazza: se ti ha chiesto di ballare lo ha fatto solo perché ha visto che eri giù e ha deciso di darti una mano a farmi ingelosire. Conosco mio cugino, cosa credi? E – tra parentesi – non ha nemmeno funzionato. »

Trovai che avesse ripetuto che Adam aveva la ragazza un po' troppo spesso in quei giorni, per essere uno che non era geloso. 

Stupido biondo...

Sollevai la mia estremità di divano di scatto, riuscendo quasi a stirarmi la schiena, e Scorpius dovette fare un balzo indietro per non essere travolto. 

« Oh, secondo me ha funzionato fin troppo bene, invece. » soffiai, guardandolo con aria di sfida. 

Il viso di Scorpius prese un po' di colore, ma a parte quello nessun tradì la sua espressione glaciale. « Te l'ho detto, non sono geloso. Poi pensala un po' come ti pare, tanto lo fai sempre, no? » sbuffò « Ti stavo solo facendo notare che ti sei comportata in modo infantile. Insomma, non mi sembra che ci sia bisogno di farci i dispetti come se fossimo due bam... »

Lasciai cadere il divano senza alcun preavviso, sperando sinceramente di fargli male. Scorpius balzò indietro appena un attimo prima che il suo piede sinistro venisse schiacciato.

Acc... quasi...” 

« Potresti avvertirmi quando lo lasci andare?! » esclamò. 

Ignorai totalmente il suo ultimo commento, ripromettendomi di scegliere il tempo meglio, alla prossima occasione. « Invece io ci terrei a farti notare che sei tu quello che ha cominciato a comportarsi da idiota. Che mi dici di te e Dominique? »

« Io e Dominique stavamo parlando. » replicò Scorpius, irritato. Calcò sull'ultima parola in un modo che trovai a dir poco irritante, come se si stesse rivolgendo ad una bambina particolarmente dura di comprendonio « So che parlare civilmente con la gente non è una cosa a cui sei molto avvezza, ma le persone di tanto in tanto lo fanno, sai com'è. »

Spostammo il divano di quasi due metri, questa volta, e lo lasciammo andare con estrema malagrazia. Cadde sul pavimento con un tonfo così forte che, per un attimo, fui certa che l'avrebbe sfondato. 

E per fortuna che dovevate spostarlo in due per non lasciare segni sul parquet...” osservò Calvin, che – una volta appurato che io e Scorpius eravamo un caso irrecuperabile – si era sistemato in un angolino del mio cervello con Coca Cola e pop-corn. 

« Oh, sicuro! » sbottai « Perché naturalmente è indispensabile appiccicarsi a una persona come un koala mentre le si parla! »

Scorpius alzò gli occhi al cielo e sibilò qualcosa di non troppo lusinghiero nei confronti di Merlino e di Circe. « Ma che problema hai, si può sapere? Adesso vuoi anche dirmi che abbracciare una persona triste è un atto sessuale? Solo perché non sono un casanova, non vuol dire che se abbraccio una ragazza devo per forza essere attratto da lei. » mi lanciò uno sguardo di puro disgusto « Ma davvero credi che sia così sfigato? »

Stavo per ribattere che sì, a giudicare da come moriva dietro a Dominique ogni volta che lei sbatteva le ciglia era proprio uno sfigato di prim'ordine, ma fui interrotta dal tonfo di un paio di piedi che scendevano le scale. Ci voltammo entrambi verso Hugo, che fece la sua comparsa in soggiorno con i capelli rossi scarmigliati e due profonde ombre violacee sotto gli occhi. 

« Ragazzi » sbadigliò « io capisco che tra i vostri doveri di coppia sia incluso litigare ferocemente, ma non potreste farlo in un modo un po' meno rumoroso? »

Sbattei le palpebre un paio di volte, tanto perplessa da quell'improvvisa entrata in scena da dimenticarmi addirittura dei miei propositi di sgozzare Scorpius. « Hugo? Cosa ci fai tu qua? Non eri andato via con gli altri? » chiesi. 

Hugo si grattò la testa, lanciandomi uno sguardo vacuo: a giudicare dalla sua faccia, immaginai che avesse le idee confuse almeno quanto me, al riguardo. « In realtà non lo so bene. » rispose « So solo che mi sono addormentato e mi sono svegliato sul tetto dieci minuti fa. »

« Sul tetto? » ripeté Scorpius. 

Hugo si strinse nelle spalle. « C'è qualcosa da mangiare? Ho un certo appetito. »

 

***

 

Hugo rimase da noi anche dopo pranzo. Aveva troppo mal di testa per aiutarci a ripulire in giro, ma se non altro mi evitò la seccatura di dover rivolgere nuovamente la parola a Scorpius. Dire che ero arrabbiata era riduttivo: ero furibonda, letteralmente. Scorpius era un idiota sotto innumerevoli punti di vista, e su questo non ci pioveva, ma non si era mai comportato in un modo del genere prima: aveva iniziato lui a fare l'idiota con Dominique e poi pretendeva anche di dare la colpa a me e di essere innocente?! Non potevo credere che si fosse davvero comportato in un modo così meschino nei miei confronti: non era semplicemente da lui. 

E per quella ragione, naturalmente, non gli avrei più rivolto la parola fino alla fine dei tempi.

Non ci posso credere.” fu il commento sconsolato di Calvin “Ma davvero non siete capaci di andare d'accordo per più di due giorni senza finire a togliervi il saluto?”

« Non ci posso credere. » disse Hugo, ancora più sconsolato « Avete finito il caffè?! »

« L'ha finito Scorpius. » precisai, sedendomi al tavolo della cucina di fronte a lui. « Perché non ti fai un tè? »

Hugo inarcò un sopracciglio. « Significa perché non fai una tazza di tè che poi berrò io? »

Gli rivolsi un sorrisone innocente. « Beh, fanne due. »

Hugo alzò gli occhi al cielo ed aprì le ante della credenza per estrarne un bollitore. Lo riempì d'acqua e lo sbatté sui fornelli, prorompendo in uno sbuffo che trovai sinceramente esagerato. 

« Sempre la solita sfruttatrice. Piuttosto, con l'operazione LSD a che punto siamo? Idee? »

« Mmm... » grugnii « Non lo so, sono a corto di fantasia al momento. Anche se... » 

Il mio sguardo si posò su una pila di merendine marinare che James e Fred avevano cercato di mescolare ai pasticcini che qualcuno aveva portato alla festa, la sera prima, mentre un piano geniale quanto malvagio cominciava a formarmisi nella mente. Mi lasciai sfuggire un ghigno. 

« Sai, Hugo, ora che ci penso... direi proprio che abbiamo un piano. »

 

***

 

Dieci minuti dopo stavamo spiegando il nostro diabolico piano a Scorpius (pur di far separare mia madre e Draco, ero disposta a sospendere momentaneamente il mio voto solenne di non rivolgergli mai più la parola). Il biondino sopraccitato, invece, non sembrava altrettanto ben disposto nei miei confronti, al momento: non appena ebbi pronunciato la prima frase scosse vigorosamente il capo – evidentemente era ancora offeso perché Adam mi aveva chiesto di ballare – e quando completai la terza proruppe in uno sbuffo plateale. 

« Ma fai sul serio? » chiese. 

« Assolutamente sì. » risposi « Pensaci: se riusciamo a riunirli tutti e tre nello stesso posto contemporaneamente, è fatta. »

Scorpius inarcò un sopracciglio: non sembrava molto convinto. « Sono d'accordo con te che riunirli nella stessa stanza avrà effetti devastanti, ma dubito che questo si ripercuoterà anche sul fidanzamento di Hermione e mio padre. Non penso proprio che se costringi i tuoi genitori a parlarsi si salteranno addosso dichiarandosi amore eterno. »

Evidentemente Malfoy non aveva la più pallida idea che si potesse dare una spintarella illecita alle cose, di tanto in tanto, per farle andare nel verso giusto. Alzai gli occhi al cielo: Merlino, e per fortuna che era a Serpeverde!

« Naturalmente non penso che si salteranno addosso di loro spontanea volontà. » Spiegai, lanciandogli uno sguardo di sufficienza. 

A meno che non lo facessero per ammazzarsi, naturalmente: in tal caso ritenevo molto più che probabile che si balzassero addosso a vicenda come due puma inferociti. 

« Ma questo non vuol dire che non lo faranno loro malgrado. » Completò Hugo per me, sogghignando. « Mai sentito parlare di filtri d'amore, Scorpius? »

Mai sentito parlare di filtri d'amore, Rose?” gli fece eco Calvin, quando io e Scorpius ci lanciammo uno sguardo truce “Visto che senza, a quanto pare, non sei capace...

Lo misi a tacere brutalmente. 

« E pensate di risolvere la faccenda con un filtro d'amore? » chiese Scorpius, scettico. « Non per smontarvi, ma prima o poi l'effetto del filtro finirà. »

Inarcai un sopracciglio. « E allora? Pensi davvero che se tuo padre vedesse mia madre baciare mio padre non annullerebbe il matrimonio seduta stante? »

Scorpius scosse la testa, osservandomi come se fossi uno strano caso patologico da manicomio. « Non sto dicendo questo. Ma una volta finito l'effetto del filtro non pensi che i tuoi genitori ricomincerebbero a mandarsi vicendevolmente a quel paese e che mio padre e tua madre si chiarirebbero? » 

« Ovviamente sì. » rispose Hugo al posto mio « Ma questo intanto ci permetterà di prendere tempo. Sono testoni gli adulti: non si chiariranno così in fretta. »

« E così potremo lavorarci i nostri genitori e portare a compimento la fase finale del piano. » conclusi, orgogliosa della mia idea geniale. 

Scorpius si strinse nelle spalle ed alzò i palmi delle mani, come a voler dire che ok, ci dava ragione, basta che non lo contagiassimo con la nostra pazzia. 

« D'accordo, come vi pare. » cedette « Mi resta solo un dubbio: come pensate di fare a riunirli tutti e tre nella stessa stanza? »

Io e Hugo ci scambiammo uno sguardo criminale. 

« Oh, è qui che viene il bello. » risposi, senza riuscire (e nemmeno provare, per dirla tutta) a trattenere un ghigno sadico « Tu e Hugo dovrete fare indigestione di Merendine Marinare. »

Scorpius, a quelle parole, scoppiò in un attacco di tosse che lo piegò in due. Supposi che si fosse strozzato con la sua stessa saliva. 

« Che cosa?! » esclamò. 

Merlino, fortuna che era intelligente.

Sbuffai. « Tu » dissi, indicandolo come un colonizzatore inglese che tenta di comunicare con un selvaggio « e lui » continuai, puntando l'indice in direzione di mio fratello « dovrete mangiare » qui strinsi le dita della mano destra una sull'altra e le portai davanti alle labbra « delle Merendine Marinare » indicai le confezioni colorate che giacevano alla rinfusa sul bancone della cucina « così starete male e i nostri genitori dovranno venire al San Mungo. » l'occhiata assassina di Scorpius mi convinse a lasciar perdere il mimo nell'ultima parte della frase. 

« Chiaro? » chiesi. 

Scorpius arricciò le labbra in un'espressione schifata che trovai drachesca in un modo assolutamente inquietante. « Per niente. » rispose « Cosa ti fa pensare che io dovrei volermi intossicare per far tornare assieme i tuoi genitori? E, soprattutto, perché io e Hugo dovremmo intossicarci e tu no? »

Hugo scosse la testa. « Non è ovvio? »

Ridacchiai, divertita dal suo commento: era bello sapere di poter contare sul mio fratellino, in quelle situazioni. 

« Dobbiamo costringere tutti e tre i nostri genitori a venire al San Mungo, no? » intervenni « Quindi tu devi star male per forza, altrimenti tuo padre non verrebbe, e lo stesso vale per Hugo: dubito che mio padre si scomoderebbe a venire al San Mungo per me, se ci sono anche mia madre e Draco, visto che non mi ha in affidamento. »

« Nostra madre verrebbe in ogni caso, quindi così siamo a posto. »

Completò Hugo, scrollando le spalle come a dire che a lui non importava troppo di fare indigestione di Merendine Marinare per una buona causa. Appena Scorpius distolse lo sguardo, ci scambiammo uno sguardo d'intesa. Non c'erano dubbi: io e mio fratello eravamo due geni del male. 

Scorpius, tuttavia, rimase sospettoso. E a ragione, oserei aggiungere. 

« Continuo a non capire perché tu non dovresti avvelenarti come noi due. » disse, guardandomi storta « Se non altro per equità. »

Alzai gli occhi al cielo, mettendo su un'espressione annoiata. « Sì, e poi chi vi trascinerà al San Mungo? Chi farà bere il filtro d'amore ai miei genitori mentre voi ve ne state sui lettini d'ospedale a fare i moribondi? »

Hugo annuì con vigore. « Il piano fila. Ma se sei troppo poco uomo per mangiare un paio di Merendine Marinare basta dirlo, non è che ti costringeremo. »

Evidentemente la prospettiva di venir etichettato come codardo effeminato per il resto della sua vita – non che non avessi avuto un'idea simile di lui a Hogwarts, per i cinque anni precedenti – doveva spaventarlo più dell'idea di contorcersi nel suo stesso vomito, perciò Scorpius si affrettò a negare tutto. 

« Io non ho paura! » esclamò, con le guance tinte di rosso acceso « Avevo solo delle perplessità sull'efficacia del piano. Ma non ho il minimo problema a mangiare un paio di Merendine Marinare. »

« Bene. Allora è fatta. » conclusi. 

Mi alzai dal tavolo e puntai verso la porta, soddisfatta. Scorpius impallidì di botto, ma non osò protestare – cosa che, ovviamente, fece aumentare in modo esponenziale la mia soddisfazione. 

 

***

 

Poco prima di cena Hugo se ne andò, per far sapere a nostro padre che era ancora vivo e nel frattempo procurarsi il filtro d'amore e gli ingredienti per il nostro malefico piano. Mentre aspettavo che tornasse studiai svogliatamente un po' di Trasfigurazione – avevo studiato centosessantatré pagine su cinquecento e passa e mi restavano la bellezza di otto giorno per completare l'opere. Non male, no? No, infatti, era molto peggio che male. Dopo una ventina scarsa di pagine, la depressione per la mia imminente ed ineluttabile bocciatura divenne tanta che decisi di mandare al diavolo Ferguson e mi arrampicai sul letto per leggere qualche facciata del diario di Draco. Riaprii il quadernetto sulla pagina con il disegno del Marchio Nero, rabbrividendo un po' a quella vista, e mi affrettai a voltare pagina. Era vuota, così come la seguente e quella dopo ancora. Dovetti voltare pagina altre tre volte prima di trovare il paragrafo successivo. Notai subito che la grafia era diversa, dalla fatica che feci per decifrarla: le “m” e le “n” erano sempre ribaltate, le “l” solo un segmento verticale allungato e tutte le lettere avevano una stramba inclinazione verso destra, appena accennata, ma il segno tracciato dalla penna era meno netto, le lettere meno distinte, le parole più scarabocchiate ed incomprensibili, come se fossero state scritte da una mano frettolosa. Era la scrittura di Draco, senza dubbio, ma era anche la scrittura di un adulto. I miei occhi corsero istintivamente alla data, scritta come di consueto in alto a sinistra: 23 ottobre 1996. Quasi un anno e mezzo più tardi dell'ultima. 

 

23 ottobre 1996

 

Ho trovato questo quadernetto in fondo al mio baule, l'altro giorno. Non mi ricordavo nemmeno di avere un diario. D'altronde, il diario è una cosa da mocciosi. O da Tassorosso sentimentali, a seconda. 

Io non sono né l'uno né tantomeno l'altro, ovviamente, ma credo proprio che scriverò due parole. Giusto così, per passare il tempo. Giusto perché ho voglia di dire quello che penso a qualcuno che non giudichi e non parli. 

Sono un Mangiamorte, sai, la gente mi guarderebbe male. Non capirebbe che sono sempre lo stesso di qualche mese fa, che sono sempre io, Draco. No, ora sono diventato quello che ho marchiato sul braccio. Non interessa più a nessuno che io sia io: sono questo, ormai. Un Mangiamorte. Anzi, un Marchio. Sono un fottutissimo tatuaggio. Che fa anche cagare, poi: se dovessi farmene uno, ho sempre voluto farmi tatuare un drago sulla schiena. 

Non che sia brutto avere il Marchio, a volte: ti dà potere. Tiger, Goyle, Theo e Blaise mi chiedono sempre di raccontar loro cosa succede e cosa si dice al quartier generale dei Mangiamorte. Non che io ne sappia molto più di loro – sono una marionetta nelle mani di gente più potente di me, tutto qui – ma faccio il misterioso e racconto loro qualche storia. Pendono letteralmente dalle mie labbra. 

Pansy, poi, mi idolatra. Letteralmente. Immagino di avere il fascino del bello e dannato, al momento: quello importante che ha le mani impastate in affari grossi. 

Molto più grossi di me, in realtà. Ma questo gli altri non lo sanno. 

Così cerco di godermi la mia schiavitù, finché posso. Cerco di fare il prepotente con i pesci più piccoli, finché non arriverà lo squalo a mangiarmi. 

Perché arriverà, oh, se arriverà. È là, pronto: sta solo aspettando che io fallisca la mia missione. Sa che non posso farcela. 

Ma non voglio pensarci per adesso. Ho ancora tempo. 

Magari ne vengo fuori. 

Non so come. 

Magari è solo un incubo. Magari Potter lo ammazzerà prima che lui ammazzi me. 

Magari c'è ancora speranza. 

Perché no?

Anche se il Marchio non va più via dalla pelle... 

 

4 dicembre 1996

 

Mi sono scopato Pansy. 

Voleva consolarmi. Mi ha detto “Draco, farei qualsiasi cosa per tirarti su il morale”. 

Io ho riso, sprezzante, e le ho detto. “Fammi un pompino”. 

Me l'ha fatto sul serio. Poi l'ho scopata. 

Non che la cosa sia servita a tirarmi su il morale, ma se non altro non sono più vergine. Fanculo al grande amore della mia vita, non ho tempo di cercarlo. E probabilmente non me ne resta abbastanza per aspettarlo. 

Scopare è solo scopare, alla fine. Non lo si fa per amore. 

È solo per essere grandi. Mi costringono ad essere grande, no? Mi marchiano e mi fanno diventare un assassino. 

Bene, allora voglio prendermi anche le parti belle dell'essere grande. 

 

3 febbraio 1996 

 

Non va, non funziona. Quel maledetto Armadio... 

Più ci penso, più mi sembra che mi si stia fondendo il cervello. Passo in quella Stanza ogni fottutissimo giorno, ogni fottutissimo minuto libero che ho, ma niente, qualunque cosa provi non funziona. Continuo a pensarci, a fare piani, congetture, ma non so dove sto sbagliando. 

So solo che non funziona, dannazione. 

Perché è toccato a me tutto questo? La sfortuna non poteva scegliersi qualcun altro da tormentare?

Vorrei solo essere qualcun altro, in questo momento. Una qualsiasi altra persona, una a caso, anche Paciock di Grifondoro mi andrebbe bene. 

Vorrei solo che tutto questo non fosse successo a me. 

Io odio il Signore Oscuro e i Mangiamorte. Li odio tutti, dal primo all'ultimo, compresi mia zia e mio padre. 

L'unica a cui importa ancora qualcosa di me è mia madre. Ma tanto lei fa quello che dice mio padre, quindi siamo punto e accapo.

 

Trasalii, quando la maniglia scattò ed Hugo entrò in camera mia, portando tra le braccia una pila disordinata d'ingredienti e sacchetti. 

« Scorpius mi ha quasi sgamato. » disse « Mi ha chiesto a cosa diavolo mi servivano le radici di valeriana per il filtro d'amore. Accidenti, mi ero dimenticato che è il compagno di banco di Al. »

Posai il quadernetto sul comodino, scoprendo con un certo stupore di non essere più troppo interessata alla pozione e alle nostre meschine macchinazioni. 

« Tu che gli hai detto? » chiesi, comunque. 

Hugo si strinse nelle spalle e fece spazio tra il cumulo di carte disordinate che occupavano la mia scrivania per posarvi gli ingredienti. « Gli ho detto che è una ricetta indonesiana che ho scovato su un libro di pozioni esotiche: mamma e papà non sono così deficienti da non riconoscere un filtro d'amore classico. »

« E ti ha creduto? » indagai. 

« Non lo so. Spero. » rispose Hugo « Se chiede qualcosa ad Al siamo fregati. »

Scesi dal letto e lo aiutai ad estrarre il calderone dal mio baule sovraffollato. Hugo ignorò coraggiosamente il cumulo di biancheria usata che doveva essere rimasto là dentro da giugno (questo o quello precedente, non era da escludersi) e recuperò mestolo, coltello e tagliere. 

« Non penso che parlerà con Al, comunque. » dissi « Non è così stupido. Lo conosce bene quanto noi: sa perfettamente che se gli lasciasse intuire qualcosa del nostro piano lui andrebbe a raccontare tutto ai genitori e tanti saluti. »

Hugo estrasse la becchetta – munita di anellino rosso illegalmente importato da Mort – e fece librare il calderone ad una trentina di centimetri dal suolo. « Lo spero. Se non altro perché, anche se non gli raccontasse del filtro d'amore, potrebbe sempre alimentare i suoi sospetti sull'altra pozione: papà non aveva a casa tutti gli ingredienti, così ho dovuto chiederne alcuni ad Al. »

« Aguamenti. » sussurrai, picchiettando la bacchetta sul bordo del calderone. Quello si riempì immediatamente d'acqua. Alzai nuovamente lo sguardo su mio fratello. « E Al che ha detto? »

Hugo si strinse nelle spalle. « Niente, ha solo fatto qualche domanda e mi ha guardato storto. Non so se se la sia bevuta, onestamente. Gli ingredienti non erano abbastanza per risalire alla pozione, ma si è comunque insospettito parecchio: le zampe di rana velenosa, d'altronde, non si usano in molte pozioni. »

E la maggior parte delle pozioni in cui si usavano non erano certo sciroppi per la tosse. 

« Bah, che ne sa, » sbuffai « magari servivano a James e Fred per qualcuno dei loro esperimenti e hanno mandato te in avanscoperta perché sapevano che a loro non li avrebbe mai dati. » Mi chinai sotto il calderone ed accesi un fuocherello azzurro nell'aria con un secondo incantesimo: non avrebbe bruciato niente, ma era abbastanza da scaldare la pozione. « E comunque ormai sono le dieci: se ha intenzione di fare qualche indagine la farà domattina e per allora sarà troppo tardi. »

Hugo annuì e si sistemò sulla scrivania con tagliere e coltello, per cominciare a sminuzzare i primi ingredienti. « Andiamo a memoria o prendiamo il libro? » chiese. 

« Memoria. » risposi, sicura. 

La pozione era venuta fuori in una delle domande teoriche del GUFO, qualche mese prima: ero sicura di poterla ricreare senza batter ciglio. In fondo, fatto salvo per Trasfigurazione – che era un caso perso in partenza –, avevo studiato davvero nel trimestre prima degli esami. 

Hugo cominciò a tagliare le radici di valeriana in pezzettini lunghi appena qualche millimetro. « Erano mesi che non ti vedevo così in vena di fare cattiverie. » osservò, sogghignando « Da quando i Serpeverde vi hanno truccato le scope prima dell'ultima partita di campionato. »

Scavai tra i residui tossici del mio baule e, tra un calzino ingrigito e quello che sembrava un mezzo panino avariato, scovai il mio bilancino, con cui pesai tre grammi esatti di polvere di Luna. 

« Ho un conto in sospeso con Scorpius. » risposi, cospargendo la superficie ancora liscia dell'acqua con un pizzico di polverina. Cominciai a mescolare in senso orario, con energia. « Ti ricordi la diarrea, al secondo anno? »

Hugo annuì. « Quella per cui sei andata avanti mesi ad incolpare James? »

Arrossii furiosamente, sentendomi ancora in colpa nonostante fossero passati parecchi anni, ormai. « Beh, ho scoperto che era stato Scorpius. » dissi, bruscamente « Incantesimo della diarrea. Semplice ma letale. »

Hugo alzò un sopracciglio. « Come l'hai scoperto? »

« Ho le mie fonti. » 

Già, come la maniacale passione dai Malfoy per i diari segreti – mi dissi, soffocando a fatica un ghigno. Hugo si alzò dalla scrivania e, al mio cenno affermativo, rovesciò nel calderone metà delle radici di valeriana tagliuzzate. La pozione cominciò a colorarsi di un azzurro violetto, mentre sul fondo e sui bordi si formavano le prime bolle. Iniziai a mescolare in senso antiorario, più lentamente ora. 

Hugo ridacchiò. « Beh, te lo concedo: è una scusa assolutamente credibile per vendicarti di lui e Dominique. »

Ebbi come l'impressione che la temperatura delle mie guance fosse aumentata di colpo di una ventina di gradi, ma negai tutto. « Non sono così infantile da prendermela solo perché Scorpius va d'accordo con mia cugina. » affermai, facendo del mio meglio per scacciare i sensi di colpa « Non mi sto vendicando per quello. »

Hugo mi lanciò un'occhiatina divertita. « Ah no? »

 

***

 

La mattina dopo, alle otto e mezza, eravamo tutti e tre giù in cucina, pronti a mettere in atto la prima fase dell'operazione LSD. Posai due muffin sul tavolo, uno davanti a Scorpius e l'altro davanti a Hugo. Feci molta attenzione a mettere quello con le due gocce di cioccolato in cima davanti a Scorpius. 

« Bene. » dissi « Direi che ci siamo. »

Scorpius sollevò il suo muffin, scrutandolo con aria sospettosa. « Che Merendina Marinara è? » chiese « Non ne ho mai vista una del genere. »

« Naturalmente no. » risposi, con un tono che sparai risultasse naturale e convincente « Pensi che al San Mungo non se ne accorgerebbero in meno di due secondi, se faceste indigestione di merendine Marinare già messe in commercio? Questo è un nuovo prototipo: fa venire la febbre gialla. Hanno appena finito di testarlo, » aggiunsi « è sicuro. »

Scorpius non sembrava sicuro affatto, però. Aggrottò le sopracciglia e si rigirò il muffin tra le mani, con l'aria di star macchinando chissà quali pensieri nel frattempo. Cominciai a sudare freddo, mentre Hugo mi guardava con aria altrettanto preoccupata. 

« È tutto a posto? » chiesi. 

Scorpius annuì lentamente, cosa che non fece che aumentare la mia già sproporzionata apprensione. D'altronde, quando inganni il ragazzo che nonostante tutto ti piace (e a cui nonostante tutto speri di piacere ancora anche tu), non è facile tenere a bada i sensi di colpa, né tantomeno la paura che ti scopra e che si arrabbi così tanto da non volerti mai più rivolgere la parola. Sentivo la mia determinazione vacillare sempre di più, ma mi costrinsi a restare zitta e ferma dov'ero, senza lasciar trasparire nessuna emozione sul mio viso. O almeno così sperai: molto più probabilmente avevo la faccia sconvolta da un qualche tipo di smorfia tutto meno che naturale. Immaginavo che la mia ultima possibilità, a quel punto, fosse sperare che Scorpius interpretasse il mio nervosismo come conseguenza del nostro rischioso piano ai danni dei genitori. 

Scorpius alzò lo sguardo su di me e quando incrociai le sue iridi verde chiaro sperai sinceramente di sprofondare nel pavimento e sparire per sempre dalla faccia del pianeta. « Rose, posso parlarti un secondo? » 

Lanciò uno sguardo molto eloquente a Hugo, che si affrettò a defilarsi. « D'accordo, io vado a guardare la tv di là. » disse « Terrò il volume alto così, sia che vogliate ammazzarvi o che abbiate intenzione di fare sesso, non sentirò niente. »

Notai comunque lo sguardo preoccupato che mi lanciò prima di chiudersi la porta alle spalle. Decisi di sedermi e feci del mio meglio per tenere lo sguardo lontano da Scorpius, mentre lui aspettava chissà quale intervento divino per cominciare a parlare. Calvin, che mi puntava il dito contro urlandomi “traditrice!” - e questo era solo il più gentile degli insulti che mi rivolse – non contribuiva particolarmente a migliorare la situazione. 

« Allora? » chiesi, in fine, quando fui certa che se avesse aspettato ancora un minuto in quel silenzio mi sarebbero saltati i nervi. 

Scorpius si sedette di fronte a me e qualcosa nell'intensità del suo sguardo mi impedì di distogliere gli occhi dal suo viso, questa volta. 

« Mi dispiace per come mi sono comportato ieri mattina. Hai ragione, ero geloso. » disse, veloce, sputando fuori le parole tutto d'un fiato. Immaginai che gli costasse parecchio ammetterlo. « Ma ero anche arrabbiato perché non ti fidi di me: quando mi hai visto con tua cugina, hai subito pensato male e te ne sei andata a ballare con Adam. Io non voglio dire che non fosse una situazione fraintendibile, ma pensavo che l'avessi capito, ormai, che non sono quel tipo di persona. »

Se possibile, dopo quelle parole, mi sentii anche peggio. Per un attimo pensai davvero di togliere il muffin dalla sua portata prima che potesse mangiarlo ed inventarmi qualche scusa per cambiare le carte in tavola all'ultimo minuto. 

Deglutii a vuoto un paio di volte, mentre Calvin, nella mia scatola cranica, faceva un baccano infernale. Anche se non l'avesse fatto, comunque, dubitavo che sarei riuscita a formulare una risposta coerente. 

« Io... non è vero che non mi fido di te... » balbettai « è solo che.... beh, cosa avrei dovuto pensare, scusa? Dimmi come stanno le cose, se non è così! »

D'accordo, la verità era che non mi fidavo proprio per niente. Non che pensassi male di Scorpius o altro. Solo, conoscevo Dominique e sapevo che effetto facevano ai maschi i suoi riccioli biondi ed i suoi occhioni azzurri. 

Scorpius scosse la testa. « Dominique aveva bisogno di parlare con qualcuno. Non è un gran bel periodo per lei e... beh, non me la sono sentita di piantarla là da sola. Era veramente giù di morale. »

Se Scorpius pensava che la cosa avrebbe dovuto rassicurarmi, si sbagliava di grosso: le sue parole riuscirono soltanto a pungermi ancora più a fondo nell'orgoglio, la qual cosa, ovviamente, mi provocò un discreto fastidio. Ero io la migliore amica di Dominique, ed ero io la prima a sapere qualunque problema avesse, sempre. Lo ritenevo una specie di diritto inalienabile, che Scorpius ora pretendeva di usurpare. 

Ma chi crede di essere?

« Ah, così... » dissi, annuendo « Sì, certo, mi sembra logico, la mia migliore amica ha bisogno di confidarsi con qualcuno e viene a farlo da te! »

« Evidentemente sì. » rispose Scorpius, freddamente. 

Gli lanciai un'occhiataccia e dovetti fare un certo sforzo per contenere il volume della mia voce, quando parlai di nuovo. « E, di grazia, di cosa ti avrebbe parlato? »

Quel “di grazia” suonava tanto come un “ho voglia di riempirti di botte”, ma non me ne preoccupai più di tanto: essere educata, in quel momento, non rientrava tra le mie priorità. Non quando Scorpius aveva la faccia tosta di venire ad inventarsi quelle storie con me, credendo che non conoscessi la mia migliore amica abbastanza da rendermi conto di quanto inverosimili fossero: a Dominique non era mai importato nulla di Scorpius, in nessun senso. Tanto meno come amico o confidente. Avevo sentito cosa si era detta con James, la sera della festa. 

Scorpius scosse la testa. « Non posso dirtelo. Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno. »

Certo, ovvio. Non poteva dirmelo: era un segreto di stato. Come avevo fatto ad essere così idiota da non arrivarci? 

Scorpius sbuffò. « Non mi credi, vero? »

« No, non è vero. » mentii « Ti credo. »

Neanche un po'.

Scorpius non sembrò bersela nemmeno per un attimo, ma non replicò. Si limitò a prendere il suo muffin e portarselo alla bocca. 

« D'accordo. Allora, si va al San Mungo, immagino. » disse. 

Non lo fermai, quando dischiuse le labbra e si riempì la bocca con un grande morso. 

   
 
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