Note iniziali:
- Glaistig: /’ɡlæʃtɨɡ / è una
creatura magica più tipica della mitologia scozzese che irlandese in
realtà, almeno per quanto riguarda il nome. Infatti esistono davvero un
gran numero di creature che corrispondono alla stessa descrizione, pur essendo
chiamate in modi diversi a seconda della regione. Inoltre, della stessa
esistono più versioni, ho ragione di credere che le leggende si fondano
l’una con l’altra, è per cui difficile raggiungere un parere univoco. Io
ho deciso di interpretarla come donna dalla pelle verde, divoratrice di
bambini. Anche se poi in seguito applicherò la mia reinterpretazione
personale… ma questo lo vedrete a suo tempo.
Il ginepro selvatico.
~ Verso la luce.
Affondando
passi lievemente insicuri nel terreno del sottobosco inumidito dalla notte,
riusciamo a portarci notevolmente più avanti, ora che la guida ha acquisito un
aspetto più concreto. Quella figura quasi eterea si muove con passo sinuoso con
destrezza, dimostrando di conoscere monto bene la zona circostante, sia il
percorso migliore da seguire, sia il suolo stesso.
Io e Juniper ci
guardiamo intorno, per quel poco che possiamo vedere con la pochissima luce a
disposizione, e io torno quanto più spesso possibile sulla donna, perché,
sebbene sia irrazionale, ho sempre il costante timore che scompaia di nuovo.
Ad un certo
punto la fanciulla sembra incespicare e per alcuni passi barcolla leggermente.
Esito a chiederle se ci sia qualcosa che non va, e mi chiedo se Junie l’abbia
notato, mentre osservo la nostra guida proseguire serena rimettendosi dritta.
Soltanto pochi passi dopo accade di nuovo, e questa volta mi faccio coraggio e
le domando se si senta bene. Senza voltarsi scuote la testa e asserisce con
tono pacato e premuroso che non ho di che preoccuparmi. Mi rilasso un po’,
allora, ma stento a tirare un sospiro di sollievo, perché m’è parso che la sua
voce fosse un po’ meno mielosa di quanto lo era prima.
Il nostro
cammino prosegue imperterrito e non abbiamo interruzioni. Ormai dobbiamo essere
davvero molto distanti dal punto in cui l’abbiamo incontrata per la prima
volta, ma ho totalmente perso la cognizione del tempo e non saprei dire
assolutamente quanto tempo possa essere passato.
Junie viene
distratta da un rumore, che poco dopo percepisco anche io. Come un piccolo
tonfo di qualcosa che si tuffa nell’acqua, probabilmente una rana. Anzi, lo è
sicuramente, perché dopo poco udiamo anche il suo inconfondibile verso. Questo
significa che qui vicino deve esserci dell’acqua, ma non sento alcuno scorrere,
dunque non può essere un fiume: si tratterà sicuramente di un lago.
Junie esprime
il desiderio di avvicinarsi per rinfrescarsi la gola alla lunga resa secca dal
lungo camminare.
La donna allora
si volta e con sguardo severo, ma sempre affettuoso, la rimprovera e le
sconsiglia di avvicinarsi a quello specchio d’acqua.
«Perché mai?»
oso chiedere incuriosito da tale affermazione, voltandomi verso la mia
interlocutrice e resto allibito nello scoprire che questa ha ora dei lineamenti
davvero molto stanchi. Vorrei fermarmi a riflettere sul fatto, ma ciò mi è
impedito dall’immediata risposta di quella, che mi distoglie dall’argomento,
almeno per ora.
In quel lago
vive una Glaistig –come ci racconta- una creatura dalla pelle verdastra, assai
pericolosa.
Normalmente non
avrebbe avvertito dei passanti della presenza di quella creatura –aggiunge poi-
ma nel nostro caso ha fatto un’eccezione perché non vuole che ci accada nulla
di male finché siamo sotto la sua protezione. Sia io che Junie la ringraziamo
sentitamente di questo.
Il nome
Glaistig mi fa suonare un campanello. Devo averlo già sentito da qualche parte,
anzi, è molto probabile che mi sia capitato di leggerlo in uno dei tanti libri
che ho letto prima di intraprendere questo viaggio, ma non ricordo con
precisione di cosa si tratti. Non ho il tempo però di porre alcuna domanda,
perché la mia amica mi precede, spinta dalla curiosità.
«Una Glaistig è in genere una creatura dall’aspetto di donna dalla pelle verde,
che vive nei laghi e la sua occupazione principale è quella di spaventare i
passanti e annegarli afferrandoli per le caviglie per poi trascinarli nelle
profondità della sua dimora. Si nutrono di carne umana, in realtà, prediligono
i bambini.»
Rabbrividisco
al sentire questa descrizione. Chiedo, sperando di ottenere maggiori
informazioni, se saprebbe dirmi qualcosa in più su questa in particolare,
perché so che spesso ciascuno di questi esseri ha una storia propria diversa
dalle altre, o almeno delle leggende a riguardo, e io ne sono irresistibilmente
affascinato.
Purtroppo vengo
liquidato con poche parole spicciole, e la nostra guida ci esorta a seguirla e
proseguire il cammino se vogliamo arrivare prima possibile, e questo mi mette
un po’ in imbarazzo. Non vorrei aver fatto qualche domanda scomoda.
«Avanti,
rimettiamoci in marcia!» ci sollecita esclamando un po’ troppo
entusiasticamente, e ho di nuovo l’impressione che la sua voce si sia fatta
appena più roca e vibrante.
Non ho
possibilità di guardarla di nuovo in volto, perché si è già voltata verso la
meta, allora lancio uno sguardo a Junie, che a sua volta osserva ancora
un’ultima volta in direzione di quel presunto lago, e poi mi si fa vicina e mi
segue.
Ci allontaniamo
molto dal lago, tanto che non si sente più alcun suono che possa farci
intendere la sua vicinanza. Mi è difficile togliermi dalla testa quella
Glaistig. Non ne ho mai vista una, ecco il motivo, e sono affascinato dalle
creature magiche, quindi, sebbene chiunque pregherebbe perché nella sua vita
non avvenga mai la sciagura di avere la sua visione, pur rendendomi conto della
sua pericolosità, qualcosa nella mia mente viaggia in direzione di quello
specchio d’acqua, rincorrendo quella figura verde a lei sconosciuta.
Riemergo
improvvisamente dalle mie fantasticherie -giusto in tempo, prima di essere
divorato da quella creatura che nella mia mente avevo persistito nel rincorrere
e che avevo finalmente trovato, generando una forma inventata di sana pianta
dalla mia stessa mente, una scena tanto raccapricciante da darmi un brivido
lungo la spina dorsale- quando Junie parla rivolta alla nostra guida.
«Le streghe
sono tutte belle come te?». Resto allibito e impallidisco. La spontaneità
disarmante di Junie sa essere a dir poco sconcertante. Non perché io non
comprenda la ragione e i motivi di tale domanda, che alle volte durante il
viaggio aveva attraversato anche la mia di mente, ma perché io stesso avevo
ritenuto più lecito tenerla solo per me, ad alimentare la mia fantasia,
piuttosto che proferirla con tanta facilità ad una creatura imprevedibile la
quale sensibilità può essere offesa in mille modi molto più facilmente e
diversamente da quella umana. In realtà, potrebbe non esserci nulla di male,
visto che suona come un complimento, ma se invece avessi ragione io, e questa
figura non fosse altro che un’ingannevole sortilegio, potrebbe sentirsi
oltraggiata nel sentirsi rinfacciare come sia molto più bella così che non
nelle sue vere sembianze.
Impiega alcuni
secondi per rispondere e già inizio a figurarmi le terribili sciagure che Junie
potrebbe averci attirato addosso involontariamente. Degli istanti che sembrano
durare lunghissimi anni, in cui per me il tempo si è fermato, ma riprende
presto a scorrere e sta volta non ho alcuna esitazione a sospirare di sollievo
a pieni polmoni.
Fortunatamente
quella si gira sorridendo, come una madre che si intenerisce di fronte
all’ingenuità della propria figlia di pochi anni, che crede che quando viene la
notte è perché il sole è stanco e ha bisogno di dormire, così cede il posto a
sua sorella Luna.
La sua testa
che –noto solo ora- sembra più grande del normale, infossata tra le spalle che
si sono fatte ricurve, come se la schiena improvvisamente le pesasse, e avvolta
in una cascata scomposta di capelli corvini, si piega in direzione del volto di
Junie. Si ferma, e si avvicina a noi di qualche passo, ma i suoi passi prducono
un suono che non sembra quello normale di comuni piedi, è più simile al rumore
degli zoccoli di un mulo.
«Mia cara, la
bellezza va ben oltre quello che i tuoi occhi vedono. Nulla è ciò che sembra,
tutto è ciò che non ti spetteresti che fosse. E’ importante che impariate
questo concetto se volete sopravvivere, specie ora che ci stiamo avvicinando.»
«Ci stiamo
avvicinando?» ripeto quasi sovrappensiero.
Si volta verso
di me, accentuando il sorriso, che a sua vola accentua delle curiose rughe intorno alle sue labbra, che
prima non avevo visto sul suo viso. «Sì, manca molto poco. State attenti.»
Junie sembra
perplessa, almeno quanto me, e probabilmente non è soddisfatta della risposta
che ha ottenuto, anzi, forse solo è sorpresa perché non è quella che si
aspettava.
Mentre
riprendiamo il cammino, in parte rinfrancati dalla nuova forza che pervade le
nostre membra stanche, dataci dalla consapevolezza che presto il nostro lungo
camminare ci porterà alla meta, rifletto. O sono impazzito o la bella fanciulla
che ci accompagna si sta lentamente mutando, probabilmente assumendo la sua
forma originale. Mi chiedo davvero se sia possibile che Junie non ci abbia
fatto caso. Poi le sua parole mi hanno molto colpito. E’ a questo che si
riferiva? Se così fosse, ho ragione nel pensare che fino ad ora non si è ancora
rivelata per come è veramente? Avremo possibilità di vederla? Ed ora che stiamo
per arrivare, altri dubbi mi assalgono. Cosa penseranno le altre streghe di
noi?
Mentre questo
turbine di domande spinge i miei pensieri di qua e di la come una bandiera
impazzita in mezzo ad una tempesta di venti, inizio ad intravedere qualcosa in
lontananza, come uno o più bagliori.
Note:
T’oh! Pare che
ogni tanto l’ispirazione si faccia viva quindi… incrociamo le dita! :DD
Beh, non ho tanto da dire, spero di aver reso bene l’idea della progressiva
trasformazione fisica del personaggio…era la cosa che mi premeva di più :3
♥ Daruku