Sì,
nevicava la sera prima: si era
addormentata osservando i fiocchi di neve danzare e descrivere volute
fantasmagoriche nell’aria prima di posarsi sul davanzale.
Sicuramente
però, quando si era
svegliata Lucy non si aspettava di trovare Magnolia completamente
sommersa
dalla neve. Dovunque voltasse lo sguardo non vedeva altro che quel
biancore
abbacinante che faceva sembrare la città un regno incantato.
“Accidenti
a me, dovevo indossare
qualcosa di più pesante!”, piagnucolò
mentre camminava verso la gilda e si
sfregava le braccia addosso nel tentativo di scaldarsi.
“Buongiorno
Lucy!”, esclamò Natsu
spuntandole davanti all’improvviso e strappandole un urletto
di terrore.
“Natsu!
Dannazione, quante volte
devo dirti che in questo modo mi spaventi!”,
strillò la maga mentre si
stringeva le braccia addosso.
“Prendi
sempre tutto troppo sul
serio, Lu!”, sorrise di rimando lui, osservandola perplesso
quando si rese
conto che tremava. “Ti sei spaventata così
tanto?”.
Lucy si
trattenne dallo sbuffare,
esasperata; Natsu aveva la capacità, unica probabilmente, di
non capire mai
come stessero le cose. E lei non poteva fare a meno di trovare anche
quel suo
aspetto terribilmente adorabile.
Da qualche tempo
si era resa conto
di provare un sentimento molto profondo per il suo compagno di team.
Aveva
compreso quanto fosse intenso quel sentimento a Edolas, quando lo aveva
stretto
a sé, privo di sensi, svuotato del suo potere magico per i
deliri di un pazzo,
e aveva temuto che i suoi occhi fossero chiusi per sempre. Ma era
davanti a lei
adesso, e la guardava dubbioso, in attesa della sua risposta.
“Non
tremo di paura, sciocco!”,
aveva esclamato, la voce più dolce di quanto avesse voluto.
“Possibile che tu
non senta freddo con tutta la neve che è venuta
giù?”.
Il viso di Natsu
assunse
un’espressione indecifrabile mentre svolgeva dal proprio
collo la sciarpa di
Igneel. “Questa mi tiene caldo”, disse sorridendo
dolcemente a Lucy mentre la
copriva con parte di quella stessa sciarpa. “Così
va meglio, vero?”.
Lucy
restò imbambolata a fissarlo,
rabbrividendo appena – e non di freddo – quando le
sue dita le sfiorarono il
collo. Osservò la sciarpa che in quel momento li stava
tenendo legati e non
potè impedirsi di immaginare al suo posto un filo rosso[1],
quello che avrebbe
voluto ci fosse fra loro, quello che non c’era e –
ne era certa – non ci
sarebbe mai stato.
Quell’attimo
così intenso fra loro
non si sarebbe ripetuto; sarebbero tornati i soliti compagni di team,
lui
avrebbe continuato a infilarsi in casa sua nei momenti meno opportuni e
lei
avrebbe continuato a cacciarlo via, fingendo che la cosa la
infastidisse
davvero ma non sarebbero mai stati più che amici. Le lacrime
le pizzicarono gli
occhi quando quella consapevolezza si fece strada dalla sua mente al
cuore e in
uno slancio del tutto anomalo per lei, si gettò fra le
braccia di Natsu,
stringendolo come a volerlo trattenere con sè.
Il Dragon Slayer
la fissò, a sua
volta stupito di quel gesto: Lucy non aveva mai dato segno di
apprezzare le sue
attenzioni, ribadendo ogni volta che lui non sapeva proprio come
trattare le
donne; mentre questa volta non solo non si era scostata né
lo aveva malmenato
ma lo stava addirittura abbracciando! Ogni parola gli si
strozzò in gola quando
il suo udito finissimo potè cogliere un sussurro inudibile
per chiunque altro.
“Ti
amo”.
“Lucy…”,
iniziò, incapace di
proseguire. Non avrebbe saputo cosa dirle, lei non sapeva quanto
sensibili
fossero le sue orecchie e non aveva idea del fatto che
l’avesse sentita; la
cosa avrebbe potuto causarle imbarazzo e la sua tipica reazione sarebbe
stata
quella di scappare via, evitando l’argomento – ed
evitando lui – fino a quando
non lo avesse ritenuto dimenticato.
Lucy
alzò appena lo sguardo,
incrociando il suo; era arrossita e i suoi occhi sembravano
più grandi del
solito. Adorabile.
“F-fa
freddo e così va meglio”,
disse, tentando di giustificare il suo comportamento.
Natsu
sollevò le braccia,
stringendola a sè, e si chinò, toccandole la fronte
con la propria. “Sì,
si gela”.
Nonostante la
distanza ridotta,
Lucy lo vide arrossire a sua volta prima che le labbra di lui
sfiorassero le
sue, incerte e delicate come non si aspettava potesse essere Natsu.
Le sue mani
salirono a carezzarle
le guance e allora fu certa di vederlo: un filo rosso, sottile ma
indistruttibile, correre fra loro e tenerli avvinti in un legame che
forse
ancora non comprendevano appieno ma che avrebbero scoperto insieme,
giorno per
giorno.
“Ti
amo anch’io”.
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Buongiorno ^^
Dunque, questa
volta una flashfic,
veloce ma – almeno nelle mie intezioni – molto
tenera; le fanart stanno per
finire quindi presto vi libererete di me… ma non per molto,
ho una long in
programma :D
[1] Immagino
conosciate tutti la
leggenda del filo rosso, nel caso non fosse così la riporto:
"In
Giappone si dice che ogni persona
quando nasce porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra.
Seguendo questo filo, si potrà trovare la persona che ne
porta l'altra
estremità legata al proprio mignolo: essa è la
persona cui siamo destinati, il
nostro unico e vero amore, la nostra anima gemella. Le due persone
così unite, prima o poi, nel corso della loro vita, saranno
destinate ad incontrarsi, e non importa il tempo che dovrà
trascorrere prima che ciò avvenga, o la distanza che le
separa, perchè quel filo che le unisce non si
spezzerà mai, e nessun evento o azione potrà
impedire loro di ritrovarsi, conoscersi, innamorarsi".
Come sempre,
grazie mille se siete riusciti a
leggere fino ai miei deliri e ancora grazie se avrete la
bontà di dirmi cosa ne
pensate :)
Alla prossima ♥