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Autore: Mizar19    19/05/2012    3 recensioni
Steakhouse Targaryen era il locale più frequentato della città, finché Aerys lo eredita portandolo sull'orlo del fallimento. I suoi tre figli, Raeghar, Viserys e Daenerys, tenteranno di risollevare il locale per tornare all'antica gloria.
[...]Steakhouse Targaryen sorgeva alla periferia di una città arida e rovente nel sud degli Stati Uniti. L’edificio era stato acquistato dal primo Targaryen sbarcato su quei lidi, Aegon, che si meritò l’appellativo di Conquistatore per il suo straordinario fiuto per gli affari che nel giro di pochissimo tempo l’aveva portato a piegare l’intera concorrenza. La storica Steakhouse era stata ereditata Targaryen dopo Targaryen per generazioni, fino a giungere nelle mani di Aerys, che nel lasso di tempo trascorso seduto sulla rigida poltrona del capo era riuscito a portarla sull’orlo della rovina.[...]
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Doreah, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti, Viserys Targaryen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi con la seconda parte di questa meraviglia. Enjoy! 

[Solita dedica a Doreah
, ormai sarà quasi stufa ♥]

 


*



STEAKHOUSE TARGARYEN



Capitolo Secondo

 

«Sbrigati, sorella, il tavolo quattro sta aspettando! E lo sai che ai Lannister non piace aspettare!», stava sibilando suo fratello, il labbro superiore imperlato di sudore. Daenerys strabuzzò gli occhi quando il vassoio che reggeva venne caricato fino all’inverosimile, poi si precipitò dai clienti: i Lannister erano schifosamente ricchi, tanto da possedere almeno la metà  delle attività del paese; mai contraddirli, avevano le mani ovunque e agganci con chiunque contasse qualcosa.
«Signore, la sua grigliata mista», disse la ragazza con tono ossequioso, posando davanti al capofamiglia la sua ordinazione. Tywin Lannister la squadrò con sospetto, prima di affondarvi forchetta e coltello. «Salsiccia con piselli per la signora…», mormorò in direzione di Cersei, figlia primogenita – come lei amava sottolineare, nonostante lo fosse per una manciata di minuti rispetto al fratello gemello Jaime - «…e braciole ben cotte per il signore». Daenerys posò lo sguardo sull’ultimogenito di Tywin Lannister: nonostante fosse biondo come il resto della famiglia, Tyrion contrastava nettamente con le austere bellezze dei suoi parenti, non solo per il nanismo che lo affliggeva, ma anche per la totale assenza di armonia nel suo volto. A Daenerys non piaceva fissarlo troppo a lungo, la metteva a disagio. «Hamburger al sangue con pancetta e patatine per il signore», disse rapidamente posando il piatto di fronte a Tyrion; finalmente libera, fuggì nuovamente in cucina.
«Stai poltrendo, dolce sorella?», sibilò Viserys, comparso in quel momento dalla dispensa, reggendo un barattolo di pepe nero tra le mani.
Daenerys scosse la testa, precipitandosi immediatamente da Jorah Mormont, che stava friggendo melanzane accanto a Sputafuoco.
«Le ordinazioni dei Bolton», le disse accennando al vassoio che aveva appena caricato. Daenerys sospirò, annuendo.
«Lascia, ci penso io», sorrise indulgente Doreah, togliendoglielo dalle braccia. «I Bolton sono una coppia inquietante, lascia che ci vada io, tu occupati dei Reed».
«Grazie, sei molto gentile!», sorrise Daenerys, sorpresa. Lasciò che Doreah si dirigesse al tavolo del signor Bolton e di quel suo strano figlio, Ramsay. Si raccontavano cose inquietanti su di lui: i più temerari osavano sostenere che nascondesse una colonia di gatti scuoiati nello scantinato di casa, ma nessuno si sarebbe mai fatto udire dal diretto interessato. Viserys era l’unico a non curarsene, criticando apertamente la mancanza di regalità del ragazzo, infatti Daenerys aveva udito spesso Ramsay Bolton parlare del futuro paio di stivali in pelle di drago che avrebbe sfoggiato.
Una volta servite le rane arrosto con contorno di carote e cipolle al tavolo dei Reed, rientrò in cucina per consegnare l’ordinazione successiva.
 
«Lascia che l’hamburger prenda colore, così… sì, così, vedi?». Rhaegar stava condividendo la sua esperienza ai fornelli con Drogo, che sorrideva compiaciuto osservando famelico la carne che cuoceva.  
«No», annuì leccandosi i baffi. Il primogenito Targaryen ormai non faceva più caso alle sue risposte: nonostante negasse, quell’uomo capiva tutto e assimilava prontamente.
«Viserys, portami le pentole pulite!», esclamò rivolto al fratello, indicandogli la loro locazione. Il ragazzo si avvicinò al mobile e portò le pentole al fratello, una per volta.
«Viserys, potresti muoverti?!», sbuffò Rhaegar irritato.
«Non vorrai svegliaro il drago, vero?»
Rhaegar si limitò ad attendere che il fratello gli portasse anche l’ultima pentola: ormai sapeva che era inutile discutere con lui quando si impuntava su qualcosa, meglio lasciarlo sproloquiare, soprattutto se tirava in mezzo i draghi. Lanciò un’occhiata alla sala mentre versava un goccio d’olio in una padella: la famiglia Stark al completo aveva appena fatto il suo ingresso, sul suo volto si disegnò un sorriso ebete non appena scorse la bella Lyanna, sorella minore del signor Stark.
Daenerys intercettò subito lo sguardo trasognato del fratello maggiore e, occhi sollevati al cielo in segno di disappunto, si avvicinò alla famiglia.
«Un tavolo per otto», disse la signora Stark sorridendo cortesemente.
«Otto? Ma noi siamo…», tentò di protestare Jon Snow, figlio illegittimo del signor Stark. Correvano molte voci in città sull’identità della madre del ragazzo: alcuni sostenevano che fosse la pescivendola all’angolo con Vicolo Porto Bianco, altri che si trattasse della snob aristocratica del terzo piano di Palazzo Ashara, altri ancora sostenevano che in realtà fosse figlio di Lyanna e di Rhaegar, adottato dal signor Stark per non macchiare l’onore della sorella, ma questo per Daenerys non aveva molto senso.
«Taci», sibilò Catelyn Stark, alla nascita Catelyn Tully.
«Ma…!», squittì il ragazzo.
«Un tavolo per otto, bambina, possibilmente in un angolo del locale con il pavimento bello duro», sorrise serafica la donna. Daenerys annuì con accondiscendenza e li guidò verso il fondo della sala. Dopo aver annotato le loro ordinazioni senza troppa difficoltà (l’intera famiglia Stark ordinava immancabilmente il carpaccio di lupo con grana di Alto Giardino e rucola, eccezion fatta per Jon Snow, a cui toccava spolpare il midollo degli ossibuchi avanzati da Varys e Petyr Baelish, clienti abituali che si muovevano silenziosi e indisturbati come ombre tra le alte sfere della città), la ragazza rientrò in cucina e appiccicò il foglio sotto al naso del fratello.
«Lyanna adorerà questo carpaccio», gongolò Rhaegar precipitandosi sugli ingredienti.
«Rhaegar, c’è suo fratello con la moglie e i figli, non mi pare il caso che tu faccia qualche sciocchezza», lo redarguì Daenerys.
«Cosa sono tutte queste chiacchiere?! State indisponendo il drago», s’intromise Viserys battendo le mani due volte per attirare la loro attenzione e convogliarla nuovamente nel lavoro.
«No», disse Drogo, apparendo all’improvviso dietro di lui e sovrastandolo come una sequoia farebbe con una siepe di bosso; gli poggiò una mano delle dimensioni di una bistecchiera su una spalla, poi ripeté l’unica parola che era apparentemente in grado di pronunciare.
«Tu, selvaggio dei cavalli, torna al lavoro! Come osi toccarmi!», strepitò Viserys dimenandosi per sottrarsi alla sua presa.
«Ragazzi, abbiamo ancora dei tavoli da servire! Cosa state combinando?», domandò perplessa Doreah, entrata in cucina in quel preciso momento.
«Il selvaggio…», stava iniziando nuovamente a strepitare Viserys, ma Rhaegar lo afferrò per un’orecchia e lo trascinò fino al bancone in ferro – che ovviamente era il suo trono – da cui usava impartire ordini e criticare i dipendenti; lì seduto, Viserys rimase a leccarsi le ferite lanciando sguardi d’odio ai presenti.
 
Daenerys sedeva in disparte, attenta a non disturbare il fratello che suonava l’arpa osservando la tonda luna pallida che si stagliava nitida sopra di loro; lui non s’era nemmeno accorto della quieta presenza della sorella, assorbito com’era dalla melodia che stava generando. La ragazza si rannicchiò, poggiando la schiena contro il comignolo e chiuse gli occhi per qualche minuto. Quando li riaprì non era sola: una figura femminile chiaramente riconoscibile nel livore lunare sedeva di fronte a lei.
«Doreah?», sussurrò Daenerys spalancando i grandi occhi chiari, sorpresa di trovarla lì. «Non dovresti essere a casa tua?»
«Sì, ma ora sono qua», sorrise lei sollevando le spalle. Doreah sorrideva sempre. «Tu come mai non stai dormendo?»
Daenerys tornò ad osservare la luna: «Perché mi piace stare quassù quando mio fratello suona l’arpa… mi piace la luna, è così bella, così… misteriosa»
«Un mercante di Qarth mi disse che la luna è un uovo, Dany, e che una volta nel cielo c’erano due lune, ma una si avvicinò troppo al sole e il calore la mandò in pezzi: ne uscirono fuori migliaia e migliaia di draghi che bevvero il fuoco del sole», mormorò Doreah, osservando l’unica luna rimasta nel cielo.
«Come mai un mercante avrebbe dovuto raccontarti una storia simile?»
«Agli uomini piace parlare quando sono felici. Prima di essere assunta qui, farli felici era il mio lavoro…»
«Tu eri…»
«Io sono originaria di Lys, Dany, e tu sai cosa abbiamo di rinomato laggiù», sorrise lei scrollando le spalle. «Non l’ho scelto, sono semplicemente stata… venduta».
Daenerys tentò di alleggerire la tensione: «A mio fratello piacerebbe sentirti parlare di draghi, ha una specie di… fetish». Doreah dovette premersi una mano sulla bocca per contenere le risate.
«Non è il caso, davvero, non penso che gli interesserebbero queste storie sciocche».
Daenerys provò improvvisamente una sorta di pietà mista ad ammirazione per quella ragazzina la cui adolescenza era finita troppo in fretta, ma aveva comunque saputo di non doversi arrendere. Ed ora eccole lì, assieme, sedute sul tetto di Steakhouse Targaryen, i volti argentati sotto la luce della luna.
Daenerys allungò una mano per stringere quella di Doreah
.



   
 
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