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Autore: Sherlock_Watson    20/05/2012    1 recensioni
Questa è una storia in stile CSI, con personaggi un po' più complicati (purtroppo)... Spero che vi divertiate a sentire le loro battute idiote, ma anche a seguire le situazioni più serie u.u
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non sapevo cosa pensare. Penso che i miei occhi cominciarono a lacrimare, quando entrò Alex. Mi alzai di scatto e feci per uscire, ma mi fermò le spalle con le sue braccia.
“Ehi, piccola, dove vai?”
“Non chiamarmi piccola!”
“Cos’è successo? Ti hanno detto qualc…”
“Lasciami!” cercai di scansarmi.
“Calmati! Dimmi qual è il problema…”
“Sei TU il problema, va bene?” non ero in me.
“Amy! Non capisco di cosa…”
“Di quella cosa mi dici?” lo interruppi e gli indicai la foto.
“Amy…” disse con voce quasi dispiaciuta.
“Zitto! Non voglio sentire nulla… io me ne vado…”
“E dove senza macchina?” avanzò.
“Tsk!” uscii sbattendo la porta.
 
Lo lasciai nel suo ufficio solo come un cane. Un po’ mi dispiaceva, ma la mia rabbia prevaleva su tutto. *Ha una famiglia, cazzo! Non possono essere già divorziati… lui… lui stava mentendo?!*. Non sapevo più cosa pensare. Uscita dalla centrale presi il cellulare e chiamai David, anche perché ero rimasta a piedi.
“Pronto? Amy?”
“Sì, sono io… David, ti disturbo?”
“E’ tardi, ma non mi disturbi affatto!” la sua voce era ancora arzilla come al pomeriggio.
“Ti va di andare a prendere quel ‘qualcosa’ da bere?”
“Ma certamente, cara! Ti passo a prendere tra cinque minuti…”
“No, David! Ehm… ci vediamo al pub vicino al piazzale… ci vado a piedi…”
“Cosa? Ma è lontano da casa tua… ma dove sei?” chiese stranito.
“Sono alla centrale di polizia…”
“Oh, santo cielo! Che hai combinato?!”
“Ti spiego dopo…”
“D’accordo… arrivo subito!”
 
Riattaccai e mi sedetti su un gradino davanti al portone. Non feci in tempo a guardare l’orologio che arrivò David con la sua macchina. Mi alzai e andai lentamente alla portiera.
“Sali, bellezza!” sfoderò il suo sorriso.
“Grazie per essere venuto… anche a quest’ora…” dissi imbarazzata.
“Per te questo e altro, Amy…” mi guardò dritto negli occhi e dopo un momento di serietà, sorrise di nuovo.
 
Entrammo nel pub che, stranamente, era pieno di gente. Ordinammo da bere e cominciammo a parlare.
“Perché eri in centrale?” cominciò.
“Un ladro in casa mia…”
“Oh, Dio! Davvero? Ti ha fatto del male?” cominciò ad agitarsi.
“No, no! Tranquillo! Io l’ho visto da fuori…”
“Wow! Chissà che shock!”
“Eh già!” in realtà pensai ad altro.
“Dai, prendine un altro…” mi porse uno shortino.
 
Un bicchiere tirava l’altro e quando il locale chiuse, non riuscivamo a stare in piedi. Crollai sulla sua macchina ancora prima che l’aprisse. Mi aprì la portiera e mi sedetti restando a guardarlo in faccia. *E’ bellissimo…*. Notò che lo stavo fissando, si avvicinò pian piano al mio viso e cominciò a baciarmi. La sua lingua sapeva di alcol… era fortissimo, ma mi piaceva. Non riuscii a fermarmi, anzi, lo incoraggiai mettendogli le mani sulla nuca. In un attimo ci trovammo sdraiati sui sedili, ormai abbassati, della macchina. Sapevo che lui fosse pronto a tutto, ma io non potevo ancora voltare pagina. D'altronde, non avevo dato modo ad Alex di spiegarsi meglio. Pensavo a tutto quello che sarebbe accaduto, mentre mi baciava. Pian piano le sue mani cominciarono a sfiorarmi le cosce. Io bloccai la sua mano.
“David…” dissi staccandomi dalle sue labbra.
“Cosa c’è?” mi chiese sorpreso.
“Non sono ancora pronta per…”
 
*…per dimenticare Alex…*. Era ciò che volevo dire, ma lui non poteva sapere nulla… e non doveva sapere. Fortunatamente, lo intese come un’altra cosa.
“Oh, capisco… mi dispiace, non volevo che…”
“Scusa, David, ma davvero, non ci riesco ancora…”
“No, no, scusami tu! Sento che per te posso aspettare…”
 
Non dissi nulla. Soltanto perché non sapevo cosa dire. Mi misi seduta, lui si alzò e scese dalla macchina. Restò lì in piedi ad osservarmi.
“David… puoi portarmi a casa?”
“A casa tua?”
“Sì, certo…”
“Non hai paura che quel ladro torni?”
“Dio! L’avevo già dimenticato… come faccio?”
“Vieni da me…” si buttò subito.
“David!” lo guardai seria.
“Scusa… se vuoi… vengo io da te…”
“Ehm, ehm!”
“E tu dormi nel tuo letto mentre io guardo la TV o farò dell’altro… Amy, è della tua sicurezza che m’importa. Se c’è dell’altro verrà fuori… ma al momento opportuno. Ti va bene?” era così dolce.
“D’accordo… grazie.”
“Non ringraziarmi, andiamo. Domani ho anche il giorno libero.”
“Oh… avresti potuto riposare se…”
“Amy! Stare con te è meglio che starsene a letto a dormire! Tu, piuttosto… quando finisci il periodo di ambientamento?”
“Dovrei essere promossa la settimana prossima…”
“Dovresti?”
“Ehm… sì… sai, Alex ha avuto quell’incidente e non so se continuo senza capo…”
“Beh, Alex non è proprio il tuo capo…”
“Sì, ma non ho voglia di parlare di lui… allora? Andiamo?” chiusi il discorso.
“Subito!” mi chiuse la portiera e andò al volante.
  
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