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Autore: elfin emrys    20/05/2012    1 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Vittoria”.

Nella prima parte del capitolo parlo dell'Incanto. Probabilmemte l'abbiamo già nominato (veramente, non ricordo). In ogni caso, l'Incanto è la parola con cui, solitamente, si chiama la famosa proprietà delle fate e dei folletti di “sembrare” altre cose, da demoni, secondo la tradizione cristiana, a essere di meravigliosa bellezza. In questo caso, ho preso in prestito il nome per indicare l'incantesimo con cui si muta l'aspetto di una cosa.

La differenza fra un comune fucile e una carabina è che quest'ultima, benchè meno potente e precisa, è più maneggevole e più semplice da trasportare.

 

CAPITOLO VENTICINQUE: BOUD



Elanor, da sopra un piccolo altopiano, guarda intensamente la fortezza che le sta davanti.

-Dunque... sta qui...

-Sì, secondo Arianna e Alessandro.

La Regina fissa la costruzione, cercando di cogliere ogni pietra, ogni pertugio, finestra, porta, ogni guardia che fa avanti a indietro sui bastioni, ma la luce, che rimbalza sulle pareti bianche, sembra voler impedirle di continuare.

-Da quanto sta qua? E come hanno fatto a restare nascosti? In fondo c'è un villaggio a pochi chilometri di distanza...

Garret scuote le spalle vicino a lei.

-Probabilmemte hanno usato l'Incanto. Per la costruzione... non so dirti a quando risale... Con qualche magia sarà stato facile, ma sinceramente non so dare un'indicazione temporale a proposito.

Elanor annuisce, vedendo una guardia che fa nuovamente il giro all'esterno del castello.

-Sembra che sia ben difesa. Per entrarvi bisognerà ideare una strategia.

-E ben congegnata per giunta.

La bionda scuote i capelli, girandosi e dirigendosi verso il loro accampamento. Pensa. Ben congegnata, ben congegnata. Partendo dal presupposto che lei non ha mai dovuto creare una strategia, sarebbe dovuta stare attenta e precisa. Non può permettere che faccia tutto Garret, ma allo stesso tempo si deve affidare a lui. Facendo il quadro della situazione, sanno dov'è la fortezza, sanno dov'è Towenaar, ma non solo non sanno come arrivarci, ma non sanno neanche quante guardie e soldati potrebbero incontrare. Elanor tira fuori dalla tasca la profezia. “Vai nel luogo dove il sol non cuoce”. Che significa? Si riferisce al fatto che, secondo quello che dicono dopo, devono andare nella “sala più in basso”? Un sotterraneo! Forse la fortezza non si sviluppa solo in altezza, ma anche in profondità! Poi parla di due persone. Solo due, significa che per riuscire nell'impresa esclusivamente quelle due devono arrivare nella stanza (è una cella, una prigione, una specie di suite, che cos'è, dov'è?). E poi accenna che Towenaar è ferito, probabilmente, alla fine. “Dal dolore potrebbe spirare”. Potrebbe addirittura morire?

-Elanor?

Garret l'ha raggiunta e le cammina affianco.

-La visione non ci dice in alcun modo quando, come e dove entrare, ci dice solo che il Mago del Tempo è in una sala in basso e ciò potrebbe significare molte cose, relativamente parlando. Non possiamo rischiare di essere scoperti, altrimenti il nostro attacco andrebbe in fumo. Magor però ha fatto una cosa molto intelligente. Mentre stavamo nel deserto ha raccolto della sabbia. Questa, insieme a quattro sassi, è il mezzo con il quale si potrebbe fare un incantesimo per riuscire a scoprire di più su quella fortezza. Non so se Magor riuscirà a farlo, io non ci ho mai provato, ma potremmo farlo fare ad Arianna. Potrebbe non riuscire, ma non perderemo niente. Ci serve anche un pezzo abbastanza grande di carta.

Elanor guarda l'amico, grattandosi il collo.

-Sì, va bene. Dove sono tutti?

-Sono già nella tenda che abbiamo montato ieri sera quando siamo arrivati. Ci stanno aspettando.

-Andiamo.

 

Elanor vede Arianna prendere il sacchetto con la sabbia e spargerla sul foglio che avevano fermato al tavolo con quattro sassi. La sparge in maniera quasi uniforme, ben attenta a non far cadere neanche un chicco a terra e a non farne uscire dal limite dato dal foglio. Garret disegna degli strani segni sulle pietruzze, mentre Arianna finalmente stende le mani sul foglio a trenta centimetri di altezza.

-Sei pronta?

-Pronta.

-Vai.

Elanor chiude un attimo gli occhi quando una luce abbastanza potente compare dalla sabbia. Poi guarda e la sua bocca si apre dallo stupore. La sabbia non è pià tale, ma è diventata il paesaggio che li circonda, prendendo la forma di ogni sasso, di ogni piccolo arbusto, di ogni tenda. Le immagini si spostano, come se stessero volando, fino a posarsi sulla fortezza.

-Allora?

Arianna ha gli occhi chiusi e comincia a parlare, come in un sogno.

-Ci sono quattro guardi che fanno il giro di ronda.

L'immagine va a formare un soldato che cammina vicino alle mura. Intanto Magor scrive su un foglio tutte le informazioni.

-Sono armati con un fucile... mi pare siano carabine, in realtà. Non mi sembra che abbiano il “serbatoio” per la magia sintetica, credo siano delle semplicissime carabine. Tuttavia hanno con loro anche due pistole di ultima generazione di tipo... mmmm... sono o CC o BC.

-Ok.

-Ci sono altri due soldati alla porta. Non ci sono altri ingressi. Stanno voltati verso est, quindi sono alla nostra sinistra. Questi due sono armati diversamente, con armi antiche, precisamente archi dotati di un sistema per sparare più frecce contemporaneamente. Sono frecce piuttosto lunghe e appuntite: molto pericolose. Non sono archi Longbow, quindi... credo siano piuttosto lenti in realtà. Nessuno di questi soldati ha scudi, ma hanno una specie di armatura molto sottile ma resistente: credo sia comunque possibile trapassarla con un buon proiettile o con una buona lama.

-Mm.

La sabbia si sposta nuovamente, prendendo la forma e il colore dei bastioni.

-Qua ci sono molti più soldati, armati con fucili di precisione, ma hanno anche delle spade con sé. Tuttavia non li vedo molto attenti, anzi, sembrano alquanto annoiati. Verso di noi ce ne sono circa una trentina, dietro ce ne sono altrettanti.

Elanor annuisce e vede Magor continuare a scrivere freneticamente sul foglio. L'immagine si modifica ancora, ma...

-Oh!

La sabbia sembra scoppiare, sparpagliandosi all'interno della tenda. Arianna apre gli occhi.

-Cavolo, non posso vedere all'interno: c'è uno scudo di difesa che non mi permette d'entrare! Mi sembrava troppo semplice!

-Hai almeno visto quante finestre sono?

-Sì: ce n'è una enorme sul tetto del forte e poi ce ne sono quattro a seconda dei punti cardinali su cui si affacciano delle mitragliatrici automatiche.

Tutti restano in silenzio. Richard incrocia le braccia, abbassando il capo, riflettendo sul da farsi. Magor riguarda gli appunti. Garret prende l'enorme foglio, togliendo i sassi e la sabbia. Elanor si alza e va verso di lui. Niniel sbatte le palpebre a causa della sabbia che le è andata negli occhi. Alessandro guarda la sorella.

-Ragazzi, vi dispiace uscire? Io ed Elanor prepareremo una strategia.

Lentamente, il rumore dei passi di disperde nell'aria, allontanandosi sempre più. I due rimasti si guardano, per poi sedersi.

-Come vedi, Elanor, su questo foglio è comparsa una mappa: sono segnati i turni di ronda, ma non l'interno.

La ragazza annuisce. Riflette. Cosa potrebbero fare? L'unica cosa è sfruttare la sorpresa il prima possibile: già la mattina dopo sarebbe stato l'ideale. E poi... e poi cosa? Probabilmente dall'interno della struttura ci sono altri soldati e, nel momento dell'attacco, usciranno allo scoperto. Come fare a entrare, quindi?

-Chi sono i più forti fra noi?

-Magor è lo spadaccino più forte, io lo lascerei in battaglia: senza di lui sarebbe molto più difficile. Non sembra, ma uno in meno fa un'enorme differenza. Il secondo più forte è Richard, tuttavia è anche quello più furtivo e silenzioso. Dei maghi, escluso me, il più potente è Alessandro, poi c'è Niniel, poi Arianna e poi Magor.

-...Richard è silenzioso, eh? Bene, lui va all'interno della fortezza.

-Sono d'accordo.

-Insieme a lui ci va Arianna.

-E perchè non suo fratello?

-Perchè lui hai detto che è il più forte fra i maghi: probabilmente ci servirà in battaglia. E comunque, direi che potrebbe essere lui ad aprire il varco per farli passare.

-Mh, sì, hai ragione. Io direi di sistemare la composizione e l'equipaggiamento dell'esercito. Arianna ha descritto fucili e pistole e archi, tutte armi da lancio. Per le guardie di ronda, sarà facile sconfiggerle perchè in un incontro ravvicinato entreranno in panico. Lo stesso per i soldati all'entrata. Sono quelli sui bastioni che mi preoccupano. Sono in alto e, considerata la distanza, non mi sento di attaccarli anche noi con armi da lancio... Forse Alessandro riuscirebbe a coprire parte dell'esercito e contemporaneamente attaccare per difendere se stesso, ma la parte scoperta sarebbe maggiore. La cosa più vantaggiosa sarebbe attaccarli dall'alto, ma non ne abbiamo i mezzi: stanno ad Avalon. Non abbiamo calcolato che potevano aver costruito una base fissa e non un accampamento mobile come il nostro o come quello che avevamo incontrato. Oltretutto ci sono quelle mitragliatrici automatiche. Non è stato specificato il tipo, ma sono sicuro siano modificate e che utilizzino magia sintetica.

-...Quanto costa la magia sintetica e quanto ci si mette a produrla?

-Non costa molto, dipende dalla qualità, ma per produrla ci vuole un notevole sforzo e ci vuole tempo.

-E viene conservata?

-Come tutte le munizioni. Ma vanno messe in un luogo freddo.

-Ed è una risorsa limitata, quindi.

-Già.

-Riguardo le mitragliatrici, sarebbe possibile farle scaricare prima dell'attacco vero e proprio?

Garret guarda la ragazza, curioso.

-Cosa intendi?

-In senso, mi ricordo una volta in cui tu mi hai detto che ci sono dei maghi che sanno creare delle illusioni ottiche di soldati e queste illusioni fanno da esche... se noi usassimo questa tecnica, potremmo far scaricare prima le mitragliatrici.

-Hai ragione: se usano magia sintetica dovrebbero cogliere il movimento di quegli “ologrammi” anche se non è un movimento vero!

Il volto del rosso si illumina e sorride alla ragazza che gioisce interiormente.

-Se i maghi riescono a resistere, potremmo utilizzare la stessa tecnica con i soldati suoi bastioni: le munizioni finiranno prima o poi o comunque diminuiranno di un po'.

-Un attimo.

Garret si alza, andando verso l'uscita dalla tenda. Elanor lo sente chiamare qualcuno e lo sente dire di cercare tutti coloro che sanno fare l'incantesimo che serve. Poi il ragazzo rientra e si mette seduto.

-Quindi riguardo alle armi da usare, tutte per corpo a corpo e a corta gittata?

-Sì, credo di sì.

-Bene. Invece per la divisione dell'esercito, io direi di dividerlo in quattro parti, due più grandi e due più piccole, ognuna delle quali guidata da uno di noi. Prima arriveranno le due più piccole, subito dopo Arianna, Richard e Alessandro, poi da dietro arriveranno le due parti più grandi, in maniera da cogliere di sorpresa i soldati, che suppongo accorreranno per l'attacco.

-Sì, mi sembra un buon piano.

-Con le prime due parti facciamo arrivare Magor e me?

-Sì. Con le seconde Niniel e...

-...E te, sì.

-Mi sembra giusto.

Garret comincia a scarabocchiare sul foglio delle frecce e dei simboli, scrivendoci sopra dei nomi, per poi fare un elenco di armi da utilizzare. Il ragazzo saluta la Regina, alzandosi e andandosene con un sorriso e un cenno del capo. La battaglia sarebbe iniziata all'alba. L'alba decisiva per quella prima avventura.

 

Alessandro corre disordinatamente sul campo di battaglia, davanti al forte, aspettandosi di veder spuntare nuovi soldati da un momento all'altro. Tiene per la mano la sorella ed è seguito da Richard: in realtà il fatto che sua sorella vada proprio con lui non gli va a genio, ma sono gli ordini, non si discute. Sente il ragazzo fermarsi un attimo, poi, aguzzando le orecchie, lo sente avvicinarsi. L'entrata della fortezza sembra la bocca dell'inferno. Là, aperta, buia, pronta a inghiottire nell'oblio chiunque provi a oltrepassarla, là, con dei semplicissimi, quanto terrificanti, ghirigori mal fatti sugli stipiti, come a dire “Lasciate ogni speranza, oh voi che entrate”. E cosa c'è oltre quella lastra di oscurità da cui spuntano in continuazione nuovi soldati, nuovi nemici da sconfiggere, nuovi uomini da uccidere? E' forse una fabbrica? Una fabbrica di morte e sangue, di armi e scudi, cotte di maglia e stoffa senza nessun volere all'interno. Alessandro stringe più forte la mano della sorella, mentre si avvicinano sempre di più all'entrata. Un leggero vento pieno di polvere gli colpisce il viso. Con la spada colpisce un avversario, togliendolo dalla propria strada. L'attacco aveva funzionato. Fin troppo. Da dove può spuntare la difficoltà?

-Eccoci.

Alessandro lascia la mano di Arianna, i tre sono pronti a fronteggiare chi uscirà ancora per accorrere alla battaglia, ecco, un gruppo di cinque soldati, distrutti, un gruppo da due, uccisi, altri sette, massacrati. La ragazza dà un calcio a uno, facendolo cadere a terra. Cerca di entrare, ma due la bloccano. Li sconfigge, tenta nuovamente, nulla da fare. Richard fa la stessa fine.

-Ale!

-Sì?

-Non riusciamo a entrare: non potresti...

-Subito.

Il ragazzo si sposta un po', mettendosi al lato della porta, conficca la spada a terra, unisce le mani sull'elsa, chiude gli occhi. Improvvisamente, una strana luce azzurra e dorata viene irradiata dal suo corpo: appena un nemico tocca quella luce, che, Santo Cielo, si sta facendo solida, sparisce in un soffio di vento, diventando polvere, cadendo a terra, per essere spazzato dagli spostamenti d'aria dei suoi stessi compagni.

-Grazie!

-Andate, sbrigatevi!

Arianna afferra Richard per il collo della maglia, trascinandolo all'interno della fortezza. Guardano verso il corridoio: si vedono tre nemici. Richard va avanti, sguainando una seconda spada, trafiggendoli. La ragazza guarda la porta cercando qualcosa, poi, eccolo, lo vede, gli va vicino e chiude l'entrata con un cigolio assordante, rompendo il macchinario. Oscurità. Non si vede niente. Né Richard né Arianna si muovono, non fanno passi, stanno fermi, immobili. Poi la maga fa un po' di luce con la mano.

-Dove sei?

-Eccomi.

-Vedi qualcosa, che so, un interruttore?

-No, non vedo niente.

I due vanno avanti, guidati dalla luce incantata, tenendo d'occhio le pareti, i soffitti. Non una lampada. Non una torcia. Non una fessura. Sentono ulteriori voci, altri nemici, i due si mettono attaccati alla parete, spengono la luce. Percepiscono lo spostamento d'aria sui loro corpi, la stoffa dei vestiti si muove e i capelli sembrano vibrare. I due si muovono piano piano, attaccati ai muri freddi. Sono fatti di pietre spigolose e imperfette, lavorate al minimo. Richard approfitta del buio per afferrare la mano di Arianna, lei, silenziosamente, la divincola a la toglie. Fanno ancora qualche passo, prima che le voci dei soldati spariscano del tutto. Sentono che il muro curva a sinistra. La ragazza illumina ancora il corridoio. Sì, sta svoltando. Camminano ancora, cercando di non pensare neanche per non fare rumore con la propria testa. La mora gira lo sguardo a destra, cercando di ignorare quello di Richard costantemente fissato su di lei.

-Ehi, voi!

Si volta, sobbalzando, un secondo dopo il ragazzo. Davanti a loro una decina di nemici si stanno avvicinando, spuntando da una porta che, mannaggia, è sfuggita ai loro occhi. Il soldato che aveva parlato si getta su Richard, che lo evita, colpendolo, ma non uccidendolo. L'uomo si rialza, mentre anche gli altri suoi compagni passano all'azione. Arianna evita uno, due colpi, viene graffiata a un braccio, alla gamba, salta per evitare un ulteriore colpo al ginocchio, indietreggia, affonda, li manca, si gira. Niente da fare. Ecco, sì, ne ha preso uno in pieno petto. Quello cade, gli occhi ancora accecati dal furore, in avanti, sbattendo il viso sul pavimento. Richard si abbassa una, due volte, salta, avanza, salta ancora, un dritto, prende subito l'avversario, ma non fa in tempo a vederlo morire che si rigira per colpirne un altro. La spada del nemico lo manca di un soffio e il ragazzo si spaventa, perchè, diamine, gli era sembrato di sentire già la lama trafiggergli la fronte, un affondo, lo uccide. Intanto evita un uomo che era stato ammazzato dalla maga, colpisce un altro uomo. Poi, improvvisamente, Arianna viene scaraventata a terra, colpita da un pugno in viso. Il tempo si ferma per due secondi. Richard si gira verso l'avversario.

-Brutto bastardo...

Gli si avventa contro, ignorando totalmente gli altri, cerca di colpirlo due o tre volte, ma non ci riesce, quello lo prende a un braccio. La spada del moro cade a terra. Il ragazzo la riprende con l'altra mano (quella non dominante), la afferra e continua a combattere, mentre gli altri tentano anche loro di colpirlo. Ma, ecco, improvvisamente, un rombo, un boato. Il ragazzo chiude gli occhi, li riapre, stupito, meravigliato, vedendo il nemico di fronte a lui cadere miseramente a terra, con del sangue che gli cola fuori dalle labbra. Dietro, Arianna è con la mano alzata, una pistola nera in mano. Richard si gira, affondando la lama della propria arma nello stomaco di un altro avversario, gli altri cadono sul pavimento, colpiti alla testa da proiettili troppo veloci e precisi per essere evitati. Il moro guarda la ragazza, sorride, vedendo il suo sguardo così serio e determinato.

-Sai, sei così sexy con quegli occhi...

-Sta' zitto o ammazzo anche te.

-Oh.

Richard si mette una mano sulla fronte, come per proteggersi la testa da un qualche colpo che gli sta per arrivare (colpo che non parte), poi vede Arianna continuare per il corridoio e la segue. Le sbatte contro la schiena, quando lei si ferma di botto, guardando a occhi sbarrati un'enorme sala nella penombra, con solo delle fessure nei muri a far passare la luce solare. Lui si incanta a guardare le pareti, molto più alte di quelle del corridoio, il soffitto molto diverso da quelli che aveva sempre visto ad Avalon, a casa dei suoi parenti, così strano, quasi deforme, come se si stesse sciogliendo.

-Sta' giù.

Si sente afferrare per il braccio, si lascia sfuggire un gemito, cadendo a terra. Dei passi. Una ventina di soldati passano correndo vicino a loro e... Arianna l'ha tirato dietro un bancone? La ragazza si rialza, guardandosi intorno. Cerca, cerca un posto dove andare, che vada giù, nella terra. Lei ha visto. Lei ha avuto la visione e ha visto. Devono scendere giù per tre piani sotterranei, ognuno dei quali è costituito da delle enormi stanze che racchiudono sale più piccole in maniera concentrica. Il quarto piano è un'enorme prigione in cui Towenaar è legato e imbavagliato. Soldati? Solo sui primi due piani, sul terzo e il quarto non c'è nessuno. La ragazza sale sul bancone per vedere se c'è una botola nel pavimento della sala, se c'è un luogo sospetto, ma non vede niente.

-Richard, dobbiamo scendere. Ci saranno sicuramente delle scale, una botola o...

-...o un ascensore.

-Non essere stupido: in un momento come questo!

-No, c'è un ascensore!

Arianna si gira, pronta a dare uno schiaffo al compagno, quando lo vede davanti a delle porte metalliche.

-...Un ascensore? Bisogna scendere con un ascensore?!

-Ssssh, non urlare.

Sentono dei passi e delle voci. Non sembrano molti, ma loro sono solo in due: ce la potrebbero fare? Il ragazzo si para accanto alla maga, guardandola confuso. Lui cerca nuovamente di nascondersi dietro al bancone e la prende, come svegliato da un lungo sonno profondo, ma è troppo tardi.

-Eccoli là.

Sei nemici, sei avversari: ne avevano affrontati di più. Quelli si avvicinano, ma poi si fermano, vedendoli prendere le spade. I soldati tirano fuori delle armi da lancio non ben definite, probabilmente degli ibridi fra arco e fucile, mentre Richard spinge convulsivamente il tasto per far aprire l'ascensore, attualmente loro unica salvezza. Arianna evita il primo sparo.

-Frecce! Usano frecce!

Ne prende una, guardandone la punta per un attimo, prima di evitarne un altra. Richard fa lo stesso.

-Arianna, prendi il tavolo, mettilo da scudo: sono solo frecce!

Lei esegue l'ordine del ragazzo.

-Hai delle pistole o altro Richard?

-No: non ho mai avuto mira.

La ragazza tira fuori la pistola, poi esce un attimo fuori dal nascondiglio, sparando a un paio di avversari. Ne colpisce uno solo. Prova ancora. Non deve sbagliare: è una comune pistola, ha un numero di colpi limitato. Ne prende un altro. Arianna si tocca la tasca chiusa, in cui teneva dei proiettili, ma li aveva già usati per ricaricare l'arma nella prima battaglia. Poi sente uno strano rumore mentre i nemici lasciano le armi e si avvicinano. Lei si sente prendere per il colletto della maglia, poi vede l'immagine chiudersi, un'ultima freccia che le sfiora l'orecchio.

-Meno male...

Arianna si irrigidisce, sentendo posarsi le labbra di Richard vicino alle proprie. Il ragazzo si sente spinto via.

-Prova a toccarmi ancora e vedi come salterà la tua testa!

Lui sorride.

-...Mi uccidi se ti dico il classico 'Sei bellissima quando ti arrabbi'?

Chiude gli occhi, vedendo la compagna fare uno scatto e tirare fuori la spada. Richard ha paura, vede per un attimo la lama arrivargli addosso, sente lo spostamento d'aria, ma... Apre l'occhio sinistro. L'arma della ragazza sta a un millimetro dal suo collo. Lui degludisce.

-Sì, ti uccido e la prossima volta sul serio. Non provarci mai più. Sono stata chiara, sottorazza di donnaiolo maniaco?

Il moro annuisce piano: ok, forse non è il momento opportuno.

 

Elanor sente le scapole di Garret sulle proprie spalle. Sorride, vedendo con la coda dell'occhio il rosso colpire un nemico. Arianna e Richard ancora non sono usciti: hanno chiuso il portone, non escono nuovi soldati, ma la biona ha comunque paura. Non sa cosa sta succedendo all'interno della fortezza, ignora la posizione dei suoi amici... tutto sembra estremamente incerto. Nonostante la programmazione, la messa a punto della tattica, la buona riuscita dell'attacco a sorpresa, Elanor sente scoppiarle la testa per la confusione e la paura. Ogni volta che deve entrare in battaglia, è questo che sente la ragazza, terrore, un terrore che si impadronisce del suo corpo (è lui che muove la spada, non lei). Potrebbe tremare, se ne avesse il tempo. Invece Garret sembra così tranquillo, sicuro di sé: si muove con precisione e forza, come se non sentisse le urla e non sentisse il rumore delle lame che si intrecciano e si scontrano. E per quella valle, fin dove la linea della terra sembra mischiarsi con il cielo, uomini e donne non stanno facendo altro che fare la stessa cosa. Fingere di essere calmi. Elanor si domanda per quanto quella messa in scena può durare, per quanto i loro nervi resteranno saldi. La ragazza distoglie lo sguardo da davanti a sé, guardando verso l'entrata del forte. Si ferma. Garret si lancia un attimo in avanti, spostandosi di un metro davanti a lei. E il lampo arriva dritto, preciso, freddo. Elanor sbarra gli occhi, si gira. No, non vuole morire. Guarda in basso. Una lama le sta attraversando un fianco. Sente improvvisamente un fortissimo dolore che le mozza il fiato. Cerca di gridare, chiamare qualcuno, ma vede solo lo sguardo del suo assassino. Assassino. In un attimo coglie un dettaglio che prima non l'aveva sfiorata. Lei aveva sempre detto che uccideva i nemici. Non era così. Li assassinava. Improvvisamente, per lei c'è una profonda differenza fra quelle due parole, comincia a dissolversi una linea sottile che le faceva sembrare quello che faceva infondo giusto. Perchè lei è dalla parte dei buoni. Lei deve vincere, lei deve farlo per scongiurare il pericolo che si sta affacciando sul mondo. O almeno, questo è quello che pensava. Che pensava prima di vedere la morte in faccia. Di sicuro, non sarebbe morta davvero, è una ferita che Garret avrebbe potuto tranquillamente curare, ma non è quello il punto, il punto è che per la prima volta ha realizzato che esiste una fine. Termina la convinzione interna che la faceva credere eterna, infinita: la verità arriva crudele, come quella lama nemica che l'aveva colta di sorpresa. Si sente cadere, si sente afferrare, Garret la sta sorreggendo, sta chiamando Magor che combatte a pochi metri da loro. Forse dovrebbe parlare della sua scoperta anche a loro. Sente i due ragazzi parlare, dirle qualcosa, delle parole che assomigliano tanto a “Non ti preoccupare”. Vorrebbe sorridere, perchè le viene tanto da dire “E chi si preoccupa”, ma non può. E intanto sente per la prima volta nella sua vita del metallo freddo a torturarle la carne.

-Garret, portiamola verso Alessandro!

-Sì!

Magor la prende in braccio mentre Garret provvede a farli passare. Passano uno, due, tre, cinque, dieci metri di campo di battaglia. Si fermano un attimo. Altri dieci metri e arrivano accanto all'italiano, ancora vicino all'entrata.

-Che le è successo?

-Difendici, Ale!

-Non c'era neanche bisogno di dirlo!

Mentre Magor si allontana, Alessandro li protegge. Il sudore gli scende dalle tempie. Si sta stancando molto, troppo: incantesimi, magie, in continuazione, senza fermarsi. Le vene gli pulsano sul collo, mentre stringe i denti. Garret, per la seconda volta, si ritrova a dover curare qualcuno nel bel mezzo di una battaglia. Cerca di mantenere la concentrazione, il sangue freddo, ma questa volta, questa volta è più difficile: anche un semplice graffio può, in quei casi, risultare mortale. Infezioni, malattie contagiose, ferite di guerra, la fame e la sete, la fatica, tutto deve essere calcolato e centellinato, fino a trovare la soluzione, la cura per tutti i mali. Non sa ancora che presto la battaglia sarebbe finita dopo ore.

 

Richard si aggira piano per la sala. E' gigantesca. E' seguito da Arianna, che ha la pistola tesa avanti a sé. E' tutto buio: le uniche fonti di luce sono delle specie di lampade che brillano di una luminosità verdognola e inquietante. Il pavimento, le pareti, è tutto liscio e sottile, metallico. Un rumore, Richard si gira, sguainando la spada: è solo Arianna che è inciampata in una sedia. I due si rigirano, voltandosi verso delle sbarre che fanno da cella ad altre sbarre.

-Che strano posto...

Guardano sul soffitto. Delle strane travi lo attraversano, trafiggendo i muri. La ragazza sussulta, sentendo dietro la schiena una catena che pendeva. Silenzio. Sente la mano di Richard bloccarla.

-...Cosa...? Oh...

C'è un abisso sotto di loro. Il pavimento della stanza si interrompe per far posto al vuoto più nero e miserabile. Al centro, c'era una specie di piattaforma di vetro, circondata da sbarre sottili e colonne con su disegnate delle rune. Dentro, c'è un uomo, seduto su una sedia.

-Eccolo.

-Ma come facciamo a passare?

Il ragazzo si guarda intorno.

-In questi casi c'è sempre un incantesimo o un meccanismo particolare. Cerchiamo.

I due si mettono a girare per il posto, cercando una qualche leva o un qualche bottone o, meglio, un qualche indizio che dica loro come arrivare nella prigione vera e propria. Intanto Richard parla, sfruttando l'eco che si sposta fra un muro e un altro.

-Non conosci magie di questo tipo, Arianna?

-Non credo.

-Sì o no?

-No.

Il ragazzo si sporge dal precipizio, guardando in basso. Nulla.

-Trovato qualcosa?

-Niente.

Poi il moro guarda i tavoli, le sedie...

-Arianna?

-Mh?

-E un incantesimo di levitazione?

-E a cosa servirebbe?

-I tavoli.

Bastano quelle parole per far arrivare subito la ragazza. Sorride, voltandosi verso il compagno e congratulandosi con lui per l'idea. L'altro ricambia il sorriso, gongolando contento.

-Però puoi andarci solo tu, Richard, sennò non potrei tenere in aria la strada.

-Sì.

La maga si mette in posizione, spostando i tavoli.

-Fai in fretta però: non so quanto posso resistere a tenerli tutti insieme.

-Sì.

Lui salta sulla via creata dall'amica, correndo verso il centro dell'abisso. Si ferma un attimo. Guarda le colonne. Poi muove una mano, l'allunga. Niente. Sorpreso, scende dall'ultimo tavolo, entrando nella cella. Sorride, sorpreso, si lancia verso la sedia. Guarda Towenaar. E' legato con vari lacci e varie strisce di stoffa alla sedia, imbavagliato e con delle bende sugli occhi. Immobilizzato sotto ogni punto di vista. Richard storce il naso, poi si avvicina per liberarlo, ma sente una voce. Si gira, mentre finisce di togliere le corde dai polsi del Mago. Arianna sta lì, di fronte a lui. Il moro fa un passo avanti, come stregato dall'immagine. Lei gli si avvicina, sorridendo amabile, fino a che gli è precisamente davanti, a pochi centimetri di distanza. Richard gli sospira il suo nome sul viso, mentre sente una mano di lei posarsi sulla sua spalla. Lui la guarda negli occhi: ha uno sguardo diverso dal solito. Uno sguardo che gli piace di più. Lei avvicina le proprie labbra alle sue, sono a pochi millimetri di distanza, quando una voce li interrompe.

-Non cascarci!

Richard si gira, vedendo Towenaar tentare di alzarsi. Le bende sono a terra, coperte di sangue e polvere. Lo sguardo è stanco, ma deciso.

-E' il trucco più vecchio del mondo: usano le tue debolezze! E' una fata!

Il ragazzo si volta nuovamente verso la ragazza, che ha assunto un'espressione dolce e confusa.

-...Hai ragione... hai ragione...

Il moro si avvicina al Mago, prendendolo per le spalle, aiutandolo a camminare.

-Fermo!

Arianna, o almeno quella che sembrava lei, gli va incontro, fermando Richard poggiandogli le mani sul petto e vicino al collo. Lui la fissa negli occhi. Si sente tremare. E' vera, sembra vera, lì, di fronte a lui, talmente vera che quasi il moro non ci crede sia solo un inganno della mente. La vede, finalmente, più vicina, più dolce, innamorata, e sente ogni muscolo del suo corpo vibrare a quel contatto. Ma poi quando Richard cerca di sfuggirle, ecco che l'essere riprende la sua forma originaria, dimostrando l'illusione della sua natura. Gli occhi cambiano colore, il viso sembra deformarsi, il ragazzo ancora sembra esitare, ma Towenaar gli stringe forte un braccio, come per spingerlo avanti.

-Idiota! Infame disgraziato! Stupido! Nessuno si innamorerà mai di te, nessuno!

Il Mago del Tempo sente un attimo il giovane fermarsi, con un'espressione particolare in volto.

-Resterai solo, come un animale!

L'uomo si spaventa quando sente il respiro di Richard farsi più veloce, rotto. Gli dice di non ascoltare, di guardare avanti. Il ragazzo alza lo sguardo, fissa oltre le colonne. Vede Arianna, lì, ad aspettare, con un ginocchio a terra per lo sforzo. Prende un profondo respiro. Fa un nuovo passo avanti, cercando di ignorare la voce dell'illusione. Infine, va sul primo tavolo insieme al Mago. E il suo cuore si sente nuovamente libero.

 

-Cavolo!

Alessandro lancia un altro incantesimo, vedendo la porta, che Arianna aveva chiuso, essere buttata a terra, rotta.

-Maledizione! Garret, spicciati!

Il rosso guarda nuovamente la ferita di Elanor. E' quasi chiusa. Si gira, fissando i nemici che escono dalla fortezza.

-Elanor? Ce la fai?

-Sì, dovrei farcela. Grazie.

Potrebbe essere una follia, ma non hanno altra scelta. Devono lasciare il taglio aperto per metà per permettere ad Alessandro di riposarsi e di non utilizzare tutte le sue forze. Il rosso aiuta la ragazza ad alzarsi, bendandola in maniera da far restare la ferita pulita.

-Sicura?

Per risposta, lei si getta in mezzo alla mischia, con un attimo di esitazione negli occhi, ma con una forza che ben poche volte aveva avuto in corpo. Garret sorride, riprendendo la propria arma e correndo un paio di metri lontano, sistemandosi in maniera da tenere Elanor sottocchio senza intralciarla. E' rincuorato, sollevato: sente l'aura di Arianna, Richard e di un'altra persona avvicinarsi sempre di più. Si guarda intorno. Hanno vinto, non c'è altro da dire, ce l'hanno fatta. Ancora una volta. Era stata una vittoria difficile, sofferta, Elanor si era addirittura ferita, ma nulla aveva fermato la potenza del loro esercito. O quello che resta del piccolo gruppo che avevano deciso. Dall'altra parte del campo di battaglia, Niniel afferra l'elmo di un nemico, gettandolo lontano, trafiggendo la gola dell'avversario. Del sangue le macchia i vestiti e il viso bianco. Urla, dice al gruppo di soldati sotto il suo comando di andare avanti, verso la porta della fortezza, senza entrare, restando fuori a eliminare anche gli ultimi militari ostili. E quando vede Arianna e Richard uscire, ormai, non ne è rimasto nessuno.

 

-Dunque, ci puoi raccontare...

-Vi racconterò tutto.

Towenaar fa per alzarsi, ma si risiede, piegato dai tagli profondi che ha sul corpo.

-Fui portato qua subito, senza altri passaggi. Mi rinchiusero in quella cella e mi chiesero delle notizie sulle spade. Per quello che ho capito. Mordred vuola un'arma che riesca a distruggere Excalibur: credo abbia intenzione di arrivare a battersi direttamente con la Regina (a proposito, molto onorato). A causa delle mie innumerevoli doti da alchimista, credevano fossi l'unico a poterlo fare. Fu una sorpresa per me, ma ancora peggio fu scoprire chi è Mordred.

-In chi si è reincarnato?

-Non ho detto che Mordred si è reincarnato.

-...Cosa vorresti dire?

Towenaar si mette più dritto, chiudendo gli occhi un attimo, prima di riaprirli.

-Lui non è mai morto. Morgana l'ha portato con sé nel suo sonno: l'ha tenuto in vita con una magia in una grotta sotterranea. O almeno queste sono le voci che mi sono giunte. Mentre il figlio dormiva, Morgana si procurava soldati: alcuni di loro si sono offerti spontaneamente, altri sono reincarnazioni vere di soldati di Mordred, altri ancora sono stati costretti con torture, minacce o incantesimi. Il totale supera ogni immaginazione. Ma proprio per la vastità dell'esercito, Mordred tende a non contare la vita dei militari: è il suo punto debole. Se saremo veloci, neanche si accorgerà di aver perso più di metà esercito, quindi potremo sfruttare questa sua mancanza.

-Sì. E le ferite? Come te le sei fatte?

-Ho provato più volte a scappare. Ero certo che qualcuno sarebbe arrivato a prendermi e sapevo che ce l'avrebbe fatta. Non c'erano molte difese e sono sempre riuscito a uscire dalla fortezza. Il problema era il fuori. Mi riuscivano a riprendere prima che io potessi andare abbastanza lontano. Man mano mi ferivano per indebolirmi, finchè smisi totalmente di provare a fuggire. E...

Il Mago tossisce sangue, mentre si stringe la pelle. Garret si alza, andando verso di lui e offrendosi di accompagnarlo in una tenda diversa per vedere cosa può fare per quei brutti tagli.

-E la Regina?

-Io sto bene: sei tu quello messo peggio. Dai, sbrigatevi.

Mentre il rosso e Towenaar si allontanano, nessuno riesce a sentire i nuovi messaggi che arrivano da Avalon. Mordred sta sulla Tour Eiffel, osservando compiaciuto Parigi in fiamme.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Non avete idea di quanto c'ho messo a scrivere questo capitolo. Mi è venuto il mal di testa. Sinceramente, non ne avete idea. Dovevo aggiornare la scorsa settimana e mi scuso, purtroppo abbiamo tutti queste settimane d'inferno con una serie di compiti in classe uno dopo l'altro intervallati da interrogazioni. Il prossimo capitolo arriverà sicuramente domenica perchè non sarà lungo quanto questi ultimi e sarà più leggero da scrivere. Vedremo presto Mordred in persona, si scoprirà chi è lo zio di Garret, ci saranno nuove evoluzioni per Magor, andranno a Stonehenge, ci saranno esempi di fedeltà assoluta... E si sta avvicinando sempre di più un capitolo che mi sarà fatale per la difficoltà nello scriverlo e per il tema. La storia sta diventando più lunga del previsto, soprattutto a causa degli svariati capitoli corti, ma adesso sto cercando di raggruppare più cose possibili negli stessi capitoli, anche perchè non avete idea di quanto tempo sta passando nella storia.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto: anche io l'ho dovuto rileggere una decina di volte per vedere se andava tutto bene. Ho sotto mano adesso i disegni di tutti i piani della fortezza protagonista di questo capitolo: è stato abbastanza complicato far muovere Arianna e Richard per le sale perchè erano molto difficili da descrivere.

Ecco lo spoiler:

"-Tu...?!

-In persona.

-Tu!!

-Proprio io.

Elanor si mette a ridere, fissando il viso sconvolto di Garret, che continua a ripetere "Tu". Clio anche sembra prendere in giro il figlio, scuotendo la testa."

Kiss

   
 
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