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Autore: elefiore    22/05/2012    1 recensioni
Questa storia parla di un' elfa (mezzosangue) a cui è stata cancellata la memoria. Viene mandata in una scuola per umani, sulla Terra, dove incontra Alex: un simpatico ragazzo pieno di inventiva. Un giorno, però, un numeroso gruppo di pericolose creature (che costituisce l'alleanza tra Vahirden e i Noreil) la troverà... Cosa succederà alla nostra amica (o, meglio, a lei e i suoi amici)?
Mi dispiace ma la storia è interrotta a tempo indeterminato: sto scrivendo un prologo (o meglio, la storia di Rufio, prima di queste vicende), e se volete potete trovarla nel mio profilo (Destiny I - Il libro di Rufio). Chiedo scusa a chi la ha seguita fino ad ora, ma non disperate!.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elenie si svegliò in una stanza piuttosto grande, con una finestra dalla quale filtrava pochissima luce.
Piccole torce illuminavano statue imponenti: strane creature dall’aspetto sinistro che sembravano controllare e dominare la sala, pronti a sbranare chiunque non fosse gradito.
«Piacere di conoscerti, Elenie.» disse il ragazzo, rinfoderando il pugnale. «Onestamente, speravo di non incontrare quel seccatore…» aggiunse «In ogni caso ora sta’ ferma». Appoggiò le labbra al collo della ragazza, sorridendo quando la sentì trasalire, e leccò il sangue che ne colava risalendo fino alla ferita.
«Fatto» sussurrò.
La ragazza si allontanò velocemente. «Fatto cosa?»
«Ti ho curata, semplice.» rispose Rufio, prendendola per un polso e avvicinandola a sé.
«Ti avverto, dovrò essere un po’ brusco. Perdona le mie maniere.»
Dopo quelle parole, strinse un poco la presa e strattonò la ragazza. «Ora muoviti, nessuno può far aspettare Enim’Rac!» ringhiò, uscendo dalla stanza.
Quasi la trascinò lungo un interminabile corridoio, poi se la caricò in spalla e così scesero al piano inferiore tramite una scalinata.
Arrivarono ad un enorme salone degno delle ville più lussuose, con enormi vetrate dipinte di colori scuri.
Le pareti erano colme di affreschi rappresentanti scene di guerra, morte e torture, ma all’interno della sala c’erano anche statue a grandezza naturale: alcune di uomini molto alti e fin troppo muscolosi, dagli occhi scuri, la pelle di una leggera sfumatura azzurrastra e i capelli grigio-bianchi mentre le altre di creature slanciate e dal fisico perfetto, con la pelle bianca come i cadaveri, capelli scuri ed occhi rossi come il sangue.
Nel complesso il salone era piuttosto buio, rischiarato solamente da due lampadari dall’aspetto antico, da cui proveniva una luce fioca emanata da fiammelle azzurre, e gli occhi di Elenie non riuscivano ad adattarsi bene alla poca luce.
Notò subito un’imponente statua al centro della sala, distanziata da tutte le altre, molto simile al profilo di Enim’Rac. Se solo avesse potuto vedere meglio, si sarebbe convinta che fosse veramente lui. Rufio spintonò la ragazza fino ai piedi della statua e si inginocchiò, costringendo lei ad imitarlo.
«Ho eseguito i Vostri ordini, mio Signore. Questa è la ragazza che cercavate.» disse, mantenendo lo sguardo basso.
«Oh, Rufio, non mi deludi mai! Sei l’unico che trionfa, tutti gli altri sono solo degli stupidi incompetenti. Ti concedo una giornata libera, vai pure dove vuoi.»
«Grazie, Signore. Come desiderate.» uscì dalla stanza in silenzio, e si voltò solo per chiudere il portone davanti a sé.
Per un istante ad Elenie era sembrato che nei suoi occhi ci fosse stato un lampo di determinazione.
«Benvenuta, bambolina.» disse allora Enim’Rac, voltandosi verso lei.
Si chinò all’altezza del suo viso con un ghigno.
«Sono onorato di averti qui»
«Ehm… e-ecco… ehm… io.. » balbettò lei, spaventata da quegli occhi così neri, che sembravano scrutarle l’anima.
«Non devi avere paura di me. Qui sarai sempre la benvenuta. Riferirò di non osare nemmeno sfiorarti con un dito, senza il nostro consenso.»
Poi però schioccò le dita ed una porta si spalancò, facendo cadere un ragazzo che vi era appoggiato dall’esterno.
«Tutti sanno che ODIO quando i vermi schifosi come te origliano i dialoghi di chi è più importante di loro!» gli ringhiò in faccia, sollevandolo di peso per il collo.
«V-vi chie-do p-per-dono S-si-gno-re» balbettò lui, a fatica.
«Ti riserverò un trattamento speciale…» disse con un ghigno stampato in volto «…nelle segrete.» concluse lasciando cadere il ragazzo.
«No! Non nelle segrete!» lo implorò lui, in ginocchio, «Vi prego, Signore, vi supplico!» nel suo sguardo si leggeva paura, anzi, terrore.
«Portatelo via» ordinò alle guardie, entrate in quel momento.
Elenie li squadrò. Erano grandi e grossi, anche se molto meno di Enim’Rac, avevano delle cicatrici sul volto e i capelli grigiastri.
Presero il ragazzo per le braccia e lo trascinarono via, incuranti delle sue grida, e si chiusero il portone alle spalle.
La ragazza pensò a quello che poco prima Rufio le aveva detto riguardo alle segrete e si trattenne a stento dal gridare.
«Che… cosa gli faranno?!» chiese, ancor più intimorita, mentre quel gigante le si avvicinava
«Nulla di cui preoccuparsi» le rispose lui.
Continuava ad avvicinarsi ed istintivamente Elenie indietreggiò di qualche passo. Aveva le spalle al muro, non poteva scappare.
«I-io credo che… c-che… ehm…» le venne un’idea: avrebbe potuto tentare di fuggire verso un lato e dirigersi verso quel portone. Sarebbe bastato un solo istante… «Devo andare!» esclamò all’improvviso, mettendo in atto il piano appena escogitato..
.. ma non era così facile sfuggire ad Enim’Rac.
Elenie riuscì a raggiungere il portone ma si bloccò, portandosi le mani alle tempie, e chiuse forte gli occhi per una fitta, mentre la realtà sfumava lentamente per dare spazio a qualcosa di simile ad un sogno....
 
C’erano dei ragazzi, in quel luogo. Anzi, per la precisione, c’erano lei, Rufio, un elfo dai capelli rossi, William, Drew, una ragazza dagli occhi color zaffiro e una specie di esercito attorno a loro. Erano circondati e lei non ne sapeva il motivo.
«Che è successo?» chiese a bassa voce verso gli altri
«Ehi ma che hai? Hai sbattuto la testa?» quasi le gridò contro la ragazza con gli occhi di zaffiro «Razza di genio, non lo vedi che siamo appena stati attaccati dai seguaci di quel dannatissimo figlio di-»
«Cerca di contenerti, Sheela!» la ammonì Rufio, mettendosi in mezzo alle due ragazze «Di sicuro è un altro di quei vuoti di memor-» non concluse la parola ma assunse un’espressione innervosita: aveva un coltello da lancio piantato in una spalla. Guardò con occhi truci il soldato che l’aveva colpito mentre estraeva il pugnale. Lo avvicinò alle labbra e leccò il sangue che colava dalla lama.
«Avresti potuto essere più fortunato.» disse, lasciando cadere a terra il pugnale.

Elenie chiuse gli occhi, rabbrividendo, e quando li riaprì, era di nuovo nella stanza buia del castello, Enim’Rac alle spalle.
«Capogiro, bambolina?» le chiese all’orecchio
«I-io…»
Estrasse un pugnale un pugnale e lo avvicinò alla gola di lei.
«Bevi il sangue del tuo nemico e non avrai mai più paura di lui» disse mentre, con lentezza studiata, faceva diminuire la distanza tra la lama e la pelle «Bambolina, forse un po’ mi mancherai..»
«Non ci provare nemmeno!» disse qualcuno alle sue spalle, colpendolo abbastanza forte da fargli perdere i sensi.
Elenie fece appena in tempo a vedergli il viso: la prese per mano e la condusse fuori.
Era……
  
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