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Autore: Mizar19    22/05/2012    3 recensioni
Steakhouse Targaryen era il locale più frequentato della città, finché Aerys lo eredita portandolo sull'orlo del fallimento. I suoi tre figli, Raeghar, Viserys e Daenerys, tenteranno di risollevare il locale per tornare all'antica gloria.
[...]Steakhouse Targaryen sorgeva alla periferia di una città arida e rovente nel sud degli Stati Uniti. L’edificio era stato acquistato dal primo Targaryen sbarcato su quei lidi, Aegon, che si meritò l’appellativo di Conquistatore per il suo straordinario fiuto per gli affari che nel giro di pochissimo tempo l’aveva portato a piegare l’intera concorrenza. La storica Steakhouse era stata ereditata Targaryen dopo Targaryen per generazioni, fino a giungere nelle mani di Aerys, che nel lasso di tempo trascorso seduto sulla rigida poltrona del capo era riuscito a portarla sull’orlo della rovina.[...]
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Doreah, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti, Viserys Targaryen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perché so che attendevate con ansia. Enjoy!


*



STEAKHOUSE TARGARYEN



Capitolo Terzo



«Papà, la colazione», chiamò Daenerys arrampicatasi fino alla soffitta con latte, cereali, marmellata, pane e succo di frutta: non facevano mancare nulla a loro padre per mantenerlo soddisfatto e pacifico.
Un uomo invecchiato prematuramente sedeva su una poltrona imbottita, illuminato dalla luce della finestra e da una abat-jour; stringeva tra le mani un voluminoso libro rilegato e lo fissava al contempo con bramosia e terrore. I lunghi e crespi capelli argentati si facevano sempre più radi, le occhiaie sotto agli occhi sempre più profonde e violacee, per non parlare dei cisposi occhi violetti che facevano capolino tra palpebre pesanti.
«Figliola…», esalò sollevando il naso adunco dalle pagine.
Daenerys gli si avvicinò lentamente, posando il vassoio carico di prelibatezze sul tavolino in legno di fronte alla poltrona. «Ecco qua, serviti pure. Come procede la lettura?», domandò cortese la ragazza, allontanandosi di qualche passo.
«Daenerys… perché gli dei hanno deciso di punirmi concedendomi dei sentimenti?», piagnucolò scuotendo appena il volume che aveve in grembo.
«Mi dispiace, padre, spero che proseguendo si faccia sempre più avvincente…»
«Lo è, lo è fin troppo! Ma perché i miei personaggi preferiti devono morire uno dopo l’altro?», si lamentò afferrando una manciata di cereali e cacciandoseli in bocca. «Io sono traumatizzato, figliola…»
«Sono costernata, padre…». Per un istante, Daenerys temette che Aerys Targaryen avrebbe interrotto la sua lettura e sarebbe tornato al piano inferiore a impartire folli ordini. Come quando ordinò di dare fuoco a tutti i ristoranti della città.
«Ma ora lasciami, figliola, nonostante io soffra come mai in vita mia non posso smettere di leggere, è così… intrigante!», esclamò per poi sorseggiare compiaciuto il succo di frutta. Daenerys lo osservò per alcuni istanti, ma lui parve non essersi nemmeno accorto la sua ultimogenita fosse ancora lì, accanto a lui.
Scesa al piano di sotto, trovò il buon vecchio Barristan Selmy intento a confabulare con Rhaegar. Sapeva che stavano studiando qualche mossa commerciale per la grande inaugurazione, che si sarebbe tenuta sabato sera: avrebbero ufficialmente riaperto il locale annunciandone la nuova gestione. Già in quei giorni i vecchi clienti stavano tornando, rassicurati dall’assenza di Aerys Targaryen, ma ancora non avevano recuperato le perdite.
«Drogo!», chiamò improvvisamente Rhaegar, il capo rivolto alle cucine e una mano attorno alla bocca per incanalare il suono.
«No!», esclamò quello di rimando. S’avvertì distintamente un clangore di pentolame, poi il ruggito del drago.
«Stupido selvaggio! Guarda cosa hai combinato!», strillò Viserys.
«Suvvia, non è successo nulla…», tentò di arginare Jorah Mormont, accorrendo con uno straccio bianco pulito.
«Nulla. Tu questo lo chiami nulla?! Stupido cavaliere esiliato, pensavo avessi bisogno di quei soldi! Ti pago per prenderti gioco del drago?!», ruggì Viserys, allontanando l’uomo e la sua offerta d’aiuto.
«Cosa…?», domandò Daenerys perplessa.
«Me la pagherete tutti quanti», sibilò il ragazzo, poi lui e la patacca d’unto sulla sua casacca nera e rossa uscirono dalla stanza e si ritirarono al piano superiore.
«Dovrebbe indossare il grembiule quando sosta in cucina», fece notare Doreah scuotendo il capo.
«Un drago non indossa l’uniforme», lo scimmiottò Rhaegar scuotendo la testa.  «Gente, dimentichiamoci quello che è appena successo, ora ho bisogno di voi. Come ben sapete siamo in fase di grande riapertura e voglio che i nostri affari inizino immediatamente con venti favorevoli. Vi assegnerò dei compiti e mi aspetto il massimo da ciascuno di voi. I Targaryen non possono recuperare il loro trono di gloria da soli, siamo abbastanza umili per ammetterlo, e abbastanza lontani dalle orecchie di Viserys. Drogo, tu dovrai recuperare tramite le tue conoscenze una serie di oggetti che potremmo esporre per amplificare l’atmosfera e renderla più suggestiva: i tuoi amici dei cavalli potrebbero darti vecchie selle, ferri di cavallo rovinati, magari qualche balla di fieno… Tutto ciò che tu reputi possa dare un tocco in più al nostro locale. Jorah, voglio che tu e Barristan Selmy terminiate i lavori di ritinteggiatura esterna, l’edificio deve essere smagliante e pulito, di una forte tonalità color legno scuro. Là potrete trovare l’occorrente. Doreah e Daenerys, voglio che voi spiate», disse Rhaegar con un enorme sorriso sadico.
«S-scusa?», domandò perplessa Daenerys, che non era molto sicura d’aver capito.
«Dovrete gironzolare per la città osservando i nostri clienti abituali – nonché i potenziali clienti, a cui distribuirete questi volantini… ecco, prendeteli – l’obiettivo è scoprire i loro piatti preferiti, le combinazioni alimentari che bramano, cosa si aspettano di trovare su un letto di fresca insalata… Mi sono spiegato?»
Doreah annuì, entusiasta di poter uscire dal locale per farsi un po’ di affari altrui.
«Tu cosa farai?», domandò Daenerys dividendo a metà la pila di volantini.
«Io progetterò i nuovi menù e terrò sotto controllo Viserys», spiegò Rhaegar scrollando le spalle. «Mi pare che tutto sia chiaro. Forza, al lavoro!»
Ognuno si diresse dove la sua nuova occupazione richiedeva.
 
«Non ti senti un po’… ladra?», domandò preoccupata Daenerys, mentre sgusciavano silenziose nel giardino di Castel Granito, la dimora dei Lannister. Non era un vero castello, ma una magione sfarzosissima: era risaputo che i loro abitanti avessero lievi tendenze megalomani.
«Suvvia, stiamo solo osservando, mica li svaligiamo!», rise Doreah sollevando i volantini rosso fuoco all’altezza del suo bel viso e scuotendoli, come per ricordare a Daenerys le loro ottime intenzioni.
«Mh, non mi pare ci sia qualcuno in casa…», constatò Daenerys sottovoce, osservando da vicino le finestre al pianterreno. Poteva intravedere un ricco salotto decorato con tessuti barocchi e preziosi soprammobili, per metà tradizionali e classici, per metà estrosi ed esotici, probabilmente acquistati durante i viaggi familiari alle Isole dell’Estate.
«Cosa capiamo della famiglia Lannister?», domandò Doreah estraendo un foglietto stropicciato e una biro dalla tasca dei bermuda.
«Che pagano sempre i loro debiti?»
Doreah sospirò, per poi darle due pacche affettuose sulla schiena. «Quello è solo un adagio che si è incollato a questi ricconi. Noi dobbiamo indagare nel loro privato, dobbiamo scoprire i loro desideri più turpi!»
«Questo non è voyeurismo? O si chiama stalking
«Lascia perdere. Sai arrampicarti?», domandò Doreah riponendo ciò che aveva estratto poco prima nella tasca dei bermuda.
«Cosa stai pensando di fare?». Daenerys sembrava preoccupata.
«Questa grondaia mi sembra molto solida… direi di farci un giretto panoramico ai piani superiori!», propose Doreah, saggiandone l’effettiva resistenza con entrambe le mani. «Prima tu, ti guardo le spalle», la invitò.
Daenerys deglutì, poi si convinse che era per il locale, per il bene della sua famiglia… Iniziò la scalata senza esitare, reggendosi con forza alla grondaia; Doreah la seguì non appena ebbe lo spazio fisico per poterlo fare. Quando Daenerys raggiunse il secondo piano si bloccò di colpo.
«Madre dei draghi…», mormorò sconvolta, gli occhi fissi all’interno della casa.
«Che c’è? Che succede, Dany?!», mormorò Doreah concitata, solleticandole una caviglia.
«No, penso di… magari sto… fraintendendo. Dovremmo andarcene», esalò Daenerys il volto paralizzato in una smorfia disgustata. Eppure era difficile fraintendere: Cersei Lannister se ne stava a quattro zampe per terra, appoggiata – anzi, aggrappata - ad un barocco tavolino marmoreo, l’elegante vestito dorato sollevato fino alla vita e le cosce strette nelle autoreggenti; dietro di lei, le mani serrate attorno al suo bacino, si dimenava compiaciuto suo fratello gemello Jaime, con quell’aria da principe azzurro e i capelli perfettamente pettinati con la riga a metà. I dorati gemelli Lannister durante l’amplesso ruggivano come leoni, se non peggio.
«Daenerys…!»
«Stanno facendo sesso!», sussurrò scandalizzata. Non aveva mai avuto esperienze personali – la giovane Targaryen era ancora candida e immacolata – ma era grande abbastanza da sapere come si faceva.
«Chi?!»
«I gemelli, Cersei e Jaime!», piagnucolò Daenerys. Voleva scendere immediatamente da quella grondaia. E se le avessero viste? Non poteva nemmeno pensarci: si diceva che Jaime Lannister del principe azzurro avesse solo il volto (e il pacco sorpresa, ma quella era una diceria che nessuno era in grado di confermare), il suo animo era nero e senza onore. Doreah ammise che forse non era il momento giusto per indagare sui Lannister di Castel Granito. Riguadagnarono il terreno ghiaioso sotto i piedi e abbandonarono la magione dal retro.
«Siamo al sicuro. Madre, che spavento…», mormorò Daenerys sollevando una mano e osservandola tremare. Lanciò un’occhiata verso la finestra incriminata e scorse una figura aggrappata all’esterno della facciata, qualche metro più in là rispetto ad essa.
«Chi è quello?», domandò sorpresa Doreah, strizzando gli occhi azzurri.
«È Bran Stark, uno dei figli del fratello di Lyanna, quello con il pallino dell’arrampicata. Non è una novità vederlo aggrappato ai cornicioni altrui», scrollò le spalle Daenerys, poi il suo pensiero tornò ai gemelli fornicatori e rabbrividì.
«Non dovremmo… avvertirlo?», domandò Doreah un tantino preoccupata.
«Bran se la caverà, non sarà così stupido da farsi beccare», scrollò le spalle la ragazza, per poi afferrare la mano di Doreah e trascinarla verso la loro prossima meta.
 
«Ricapitoliamo», sentenziò Daenerys sedendosi tra l’erba a gambe incrociate.
«Sui Greyjoy sappiamo che impazziscono per l’insalata di polpo, sui Tyrell abbiamo scoperto che il giovane Loras è ghiotto di testicoli di vitello al rosso di Dorne; poi abbiamo i Martell, pollo piccante e tante spezie, e infine i Manderly che mangiano… ehm, tutto», lesse Doreah.
«E i Lannister?»
«Ho annotato “ascolta il mio ruggito”». Entrambe scoppiarono a ridere.
«È stato un pomeriggio piacevole, ti ringrazio», disse Daenerys aprendo la bocca in un sorriso timido.
«Ci siamo avventurate nelle proprietà private, abbiamo scalato grondaie, attraversato fossati con i piranha – quei Greyjoy sono proprio fuori di testa – e strisciato tra aiuole di begonie…», elencò Doreah con aria divertita negli occhi, poi stampò un bacio sulla guancia dell’altra ragazza. «Forza, in piedi, è ora di tornare alla base!».



   
 
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