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Autore: Julia Weasley    24/05/2012    10 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 45
Nei sotterranei della Gringott

Sirius fece il suo ingresso nella banca dei maghi con passo sicuro, le mani in tasca e un'espressione serafica dipinta sul volto. Non c'era alcun bisogno di agitarsi, si disse. La camera blindata era sua e nessuno poteva sospettare alcunché se ritirava qualcosa che gli apparteneva di diritto.
Si guardò intorno attentamente. Perseus gli aveva raccomandato di andare da Bongi, che era uno dei goblin di cui ci si poteva fidare un po' di più. Così si diresse verso verso di lui quando il suo scranno si fu liberato e gli si rivolse con tranquillità.
« Sono Sirius Black. Devo fare un prelievo dalla mia camera blindata » esordì, estraendo dalla tasca la chiave che suo zio gli aveva lasciato in eredità. Dovette esercitare un grande autocontrollo per non farsi assalire dalla nostalgia e dalla rabbia. Ogni volta che i suoi pensieri tornavano ad Alphard si sentiva come se qualche belva gli stesse divorando le viscere.
Bongi annuì.
« Uric! » chiamò, e un goblin uscì da una delle tante porte che si aprivano sul salone d'ingresso. « Accompagna il signor Black ».
« Mi segua » esordì Uric, rivolgendosi a Sirius con un'aria molto meno astiosa dei soliti goblin. Sembrava più tranquillo degli altri, e a Sirius fece piacere. Dopo tutto, si disse, anche i pregiudizi su goblin erano esagerati... anche se non erano affatto Babbani indifesi.
Uric lo condusse attraverso una delle porte che conducevano alle gallerie. Lo fece salire su un carrello e si mise alla guida. La corsa lungo le gallerie sotterranee della Gringott fu fastidiosa ma rapida e, dopo soltanto due secondi, Sirius desiderò di toccare nuovamente un terreno stabile.
Per trovare una distrazione alla folle velocità con cui il carrello stava sfrecciando attraverso cunicoli sotterranei e ponti tesi sul vuoto, si concentrò su quello che doveva fare. Non sapeva come suo zio aveva nascosto quei ricordi. Aster aveva detto che si trovavano in uno scrigno, ma aprirlo poteva essere difficile... o forse no. Del resto si trovavano in una camera blindata della Gringott, e più al sicuro di così non potevano essere.
Sirius cercò di scacciare quelle preoccupazioni, maledicendo Regulus e tutti i dubbi che aveva avuto quando si era deciso che sarebbe stato Sirius a recuperare quei ricordi.
« Tu sei troppo impulsivo, e per un'operazione del genere sono necessarie cautela e discrezione, qualità che a te mancano » gli aveva detto.
Sirius gli aveva chiaramente consigliato di andare al diavolo, aggiungendo una frase di sfida:
« Non solo recupererò quei ricordi, ma troverò e distruggerò tutti gli Horcrux rimanenti molto prima e molto meglio di come faresti tu ».
Ora che l'aveva detto, però, doveva mantenere quella promessa, altrimenti Regulus glielo avrebbe rinfacciato a vita. Non poteva permettersi di fare un solo passo falso. Questi pensieri non lo aiutavano di certo a calmarsi. Inoltre non era tanto sicuro di saper trovare tutti gli Horcrux meglio di suo fratello. Da quello che Rachel aveva raccontato, erano protetti più che bene...
Passando sotto la Cascata del Ladro si sentì rabbrividire, ma la colpa non fu quasi per niente dell'acqua. Non era del tutto sicuro di aver superato lo shock. Sapere esattamente quello che Regulus aveva fatto lo aveva sconvolto. Non riusciva a smettere di pensarci.
Era stato felice che Regulus avesse abbandonato Voldemort, ma fino a quel momento aveva creduto che la sua fuga fosse dovuta solo alla paura. E invece non era andata così: Regulus non era scappato, aveva deciso di morire pur di colpire il mago che terrorizzava chiunque.
Sirius percepì di nuovo i brividi percorrergli la schiena. Si era improvvisamente reso conto di non aver conosciuto affatto suo fratello, e di non averlo mai rispettato più di così.
Sopraggiunse un pensiero che lo divertì. Aveva quasi dimenticato la capacità di Regulus di farlo sempre sentire inferiore, qualunque successo ottenesse. Poteva ancora sentire gli elogi dei loro genitori su quanto Regulus il Perfettino fosse infinitamente migliore. Solo che stavolta le motivazioni erano molto diverse... e Sirius per una volta era contento di concedergli un po' di riconoscimento.
Naturalmente, piuttosto che ammetterlo di fronte al diretto interessato, si sarebbe fatto mozzare la lingua.
Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando il carrello, finalmente, si fermò e Uric balzò fuori, chiedendogli di scendere a sua volta. Sirius lo seguì.
La camera blindata di Alphard si trovava vicino a quella della famiglia Black. Suo zio aveva provveduto ad aprirne una propria molto prima che fosse diseredato. Dietro l'angolo, si poteva sentire il respiro caldo e pesante del drago che sorvegliava le altre camere blindate. Doveva essere addormentato, perché aveva un respiro regolare. Da piccolo lo aveva visto sveglio, e si era spaventato. Ripensandoci adesso, era un comportamento stupido: qualunque drago infuriato sarebbe stato preferibile alla compagnia di sua madre.
Sghignazzò tra sé, mentre il goblin si accostava alla sua camera blindata e l'apriva.
« Prego, signore » gli disse poi.
Sirius entrò. Era molto meno spaziosa di quella della famiglia Black, ma c'era comunque una grande quantità d'oro che gli avrebbe permesso di vivere bene per parecchi anni. Constatarlo lo fece soffrire. Avrebbe dato via tutto quell'oro e anche di più per avere indietro suo zio. Dopo James e i Malandrini, era la persona a cui doveva di più...
Non è il momento di fare il sentimentale, si disse, imponendosi di restare lucido.
Uric era rimasto fuori ma osservava attentamente.
Sirius si guardò intorno. Oltre a galeoni, falci e zellini sparsi sul pavimento della camera, c'erano alcuni documenti sigillati con la ceralacca, bottiglie, libri impolverati e parecchi scrigni. Iniziò subito a frugare tra i vari contenitori. Trovò pergamene e strani oggetti magici, ma nessuna traccia di ricordi.
Sentiva la presenza del goblin in attesa alle proprie spalle e si ritrovò a sudare freddo. E se si erano sbagliati? Forse non aveva lasciato nulla alla Gringott, forse i ricordi erano andati perduti o, ipotesi che lo terrorizzò, non aveva fatto in tempo a nasconderli e i Mangiamorte se ne erano impossessai...
Poi trasse un respiro di sollievo. Aprendo l'ultimo scrigno, vi trovò una boccetta di vetro piena di una sostanza argentea, liquida e gassosa al tempo stesso.
Non gli sembrava neanche vero. Li aveva trovati, e anche in fretta! A Regulus non avrebbe fatto piacere essere smentito così, ma se lo meritava.
Così impara a dubitare di me.
Infilò la provetta con i ricordi dentro una sacca che si era portato dietro, e ne approfittò per prendere anche un po' di galeoni. Il goblin si spostò di lato per farlo passare, e Sirius uscì.
Ma forse avrebbe dovuto capire che era filato tutto troppo liscio. In quel momento infatti udì una voce terribilmente sgradita. Si voltò, col cuore in gola, nello stesso istante in cui la voce cessava improvvisamente di parlare.
Nello stesso tunnel, guidata da un altro goblin, c'era una donna dall'aria fin troppo familiare. Si stava dirigendo verso la propria camera blindata ma, non appena incrociò il suo sguardo, si immobilizzò. Sirius fece lo stesso, e le mani di entrambi si strinsero intorno alle rispettive bacchette, per il momento ancora riposte sotto i loro mantelli, mentre un silenzio teso invadeva il tunnel.
Sirius non aveva alcun timore di affrontare Bellatrix anche lì, nei sotterranei della Gringott, ma si rese conto che sarebbe stata un'azione avventata. Aveva con sé dei ricordi forse molto importanti, e non poteva rischiare che cadessero nelle sue mani.
Quanto a lei, sebbene il suo sguardo lasciasse trasparire senza alcun dubbio il desiderio di ucciderlo all'istante, non poteva permettersi di esporsi così: il suo nome già si sussurrava con timore all'interno della comunità magica, ma nessuno poteva dimostrare ufficialmente che fosse una Mangiamorte. E Bellatrix sembrava non avere intenzione di rinunciare alla propria impunità soltanto per lui.
Ad ogni modo, Sirius continuò a tenerla d'occhio e a tenere la bacchetta pronta anche quando lei, dopo un'occhiata omicida, distolse lo sguardo e riprese a camminare come se nulla fosse.
Continuando a guardarsi intorno e alle spalle con cautela, Sirius seguì Uric attraverso il tunnel, senza smettere di sentirsi teso e nervoso. Quando arrivarono al carrello, iniziò a calmarsi. Uric vi salì sopra e Sirius stava per fare altrettanto...
Ma proprio mentre si accingeva a salire, il goblin fece partire il carrello e, prima che Sirius potesse anche solo rendersi conto di quello che stava per succedere, sfrecciò via alla velocità della luce.
« Ehi! » urlò, ma questo non impedì al goblin di sparire, inghiottito dall'oscurità dei cunicoli sotterranei.
Un brivido gelido gli percorse la schiena, mentre si rendeva rapidamente conto che Bellatrix doveva aver lanciato una Maledizione Imperius al goblin nell'istante in cui gli era passata accanto. E ora Sirius si trovava bloccato lì, cento metri sottoterra. Sarebbe stato impossibile tornare in superficie a piedi, e per alcuni istanti non seppe cosa fare, lasciandosi prendere dal panico.
Poi ricominciò a ragionare. Nei dintorni doveva essere rimasto il carrello con il quale Bellatrix era scesa fin lì, ma trovarlo poteva essere complicato. Sirius estrasse la bacchetta, di colpo sicuro su cosa fare. Gli serviva il goblin che aveva accompagnato sua cugina, quindi le avrebbe teso una trappola, prima che fosse lei a tenderla a lui.
Tornò indietro per alcuni metri, ma poi si presentò un problema. Il drago era sempre lì, e superarlo senza Sonacci a disposizione sarebbe stato letale, ne era certo. E i guai non si erano ancora conclusi. Stava meditando su qualche incantesimo in grado di riprodurre il tintinnio dei Sonacci, quando udì dei passi e delle voci concitate alle proprie spalle. Quattro maghi spuntarono da dietro l'angolo e, non appena lo individuarono, si bloccarono all'istante. Sirius non ebbe bisogno di riconoscere i volti di tutti i nuovi arrivati per capire di trovarsi in guai ancora più grossi di prima. Adesso aveva un gruppo di Mangiamorte di fronte, un drago alle spalle e nessun nascondiglio o via di fuga.
« Black, non muoverti » intimò uno dei Mangiamorte, puntandogli la bacchetta contro.
« Non sapevo che ci si potesse Materializzare, qui dentro. Siete spuntati fuori dalle pareti o avete qualche infiltrato anche qui alla Gringott? »
« La cosa non ti riguarda » rispose un altro Mangiamorte, e Sirius riconobbe con disgusto la voce di Tiger. « Sai perché siamo qui? »
Sirius si impose di continuare la conversazione, mentre cercava di valutare le poche possibilità che aveva.
« Immagino che vogliate costringermi a dire dov'è Regulus, visto che non ci siete riusciti con Alphard » rispose, rabbioso.
« Non proprio. Rodolphus ci ha suggerito una strategia più sbrigativa: ti uccideremo, così lui si sentirà in dovere di uscire allo scoperto, dopo che ben due persone saranno morte al posto suo ».
« State sprecando il vostro tempo. Regulus mi ha sempre odiato. Uccidendomi gli farete un favore ».
« Ne dubito ».
Di colpo, Sirius si disse che il drago sarebbe stato un male minore.
« Protego! »
L'Incantesimo Scudo bloccò tutte le maledizioni che i Mangiamorte gli avevano scagliato e gli diede il tempo di scappare nella direzione opposta. Con suo grande sconforto, scoprì che il drago si era svegliato, e lo strepito dei Mangiamorte che lo seguivano di corsa lo aveva fatto infuriare. Batteva le grosse zampe contro il pavimento, dimenava le ali, facendo crollare alcuni pezzi di roccia dalle pareti, e ruggiva, provocando un'eco che si diffuse per tutti i sotterranei circostanti.
Sirius si accorse di tremare, ma non poteva restare con i Mangiamorte: erano troppi e non sarebbe mai riuscito ad annientarli. Così prese un gran respiro e si gettò a capofitto nello slargo che ospitava il drago, deciso a superarlo.
Aveva appena schivato una delle zampe, ma un'ala lo colpì in pieno, mandandolo a sbattere contro la parete. Sirius ricadde a terra, dolorante e con il sapore del sangue in bocca, perché doveva essersi morso l'interno della guancia. Quando sentì il fiato caldo del drago sul viso capì di essere spacciato, e pensò che sarebbe stato meglio morire combattendo contro i suoi aggressori, piuttosto che in quel modo.
Fa' che sia una cosa rapida...
Ma l'aria calda svanì e Sirius alzò lo sguardo, perplesso, mentre delle urla si levavano da qualche parte dietro di lui. Il drago lo aveva sorpassato, senza degnarlo della minima attenzione, e si era avventato contro i Mangiamorte, che adesso cercavano disperatamente di evitare le fiamme.
In un lampo, sebbene ancora frastornato dal sollievo, Sirius tornò in piedi e lasciò lo slargo, infilandosi nel tunnel che conduceva alle camere blindate, incapace di credere alla fortuna che aveva avuto. Ma la fortuna non era stata completa: stava andando nella direzione opposta a quella che avrebbe dovuto prendere, e la via d'uscita adesso era bloccata dai Mangiamorte e da un drago inferocito che sputava fiamme incandescenti.
Devo trovare Bellatrix e il goblin, si disse, continuando a camminare lungo il corridoio immerso nel buio. Poi Schianto lei e mi faccio portare in superficie da lui...
Non era un gran piano, se ne rendeva conto, ma non aveva alternative migliori. E ormai era quasi certo che alcuni dei Mangiamorte fossero riusciti a loro volta a superare il drago. I sotterranei erano poco illuminati, e le ombre che le torce riflettevano sulle pareti rocciose lo facevano rabbrividire. Iniziò a correre all'impazzata, chiedendosi se sarebbe mai uscito vivo da lì, e voltò un angolo, ritrovandosi costretto a frenare un istante dopo.
« Ti stavo aspettando ».
Di fronte a lui c'era Bellatrix con la bacchetta levata. Il goblin se ne stava in piedi accanto a lei, l'espressione vuota e inerte tipica di chi è stato Confuso.
Prima che Sirius potesse attaccare sua cugina, gli altri Mangiamorte lo raggiunsero, sorprendendolo alle spalle. Ormai era circondato.
Ebbe un solo istante per decidere. Mentre gli anatemi mortali venivano pronunciati, vide accanto a sé la camera blindata dei Lestrange, ancora aperta, e vi si tuffò. I capelli gli si rizzarono sulla nuca quando gli incantesimi lo sfiorarono. Sirius rotolò all'interno della camera blindata, approfittando del rifugio per coprirsi mentre scagliava fatture contro i propri assalitori. Non sapeva quanto avrebbe potuto resistere in quel modo, ma non poteva fare altro.
Poi vide Tiger assumere un'espressione sadica, come convinto di avere appena avuto un'idea geniale. Il Mangiamorte lanciò un'Imperius al goblin. Prima che Sirius potesse reagire, la creatura superò i Mangiamorte intenti a contrattaccare e si avvicinò alla camera blindata. Alzò un dito e il cuore di Sirius mancò un battito.
Ormai incurante dei colpi nemici, si gettò verso l'uscita, ma era già troppo tardi. Con un gran frastuono, la porta della camera blindata si chiuse davanti a lui, e Sirius si ritrovò intrappolato all'interno.
Assalito dalla rabbia e dal terrore, si scagliò contro di essa, prendendola a calci e pugni, ma l'unico risultato che ottenne fu un dolore lancinante e un paio di nocche ammaccate.
Ma dalla parte opposta, Bellatrix non era più soddisfatta.
« Razza di idiota! » si stava rivolgendo a Tiger. « L'hai chiuso nella mia camera blindata! »
« E quindi? » stava rispondendo lui, perplesso.
Un colpo e un gemito furono la risposta di Bellatrix: doveva averlo punito per quell'errore.
« Bella, non hai nulla da temere » disse un'altra donna. « Non può rubare nulla se non può uscire ».
« E così potremo far passare la sua morte per un incidente. Basta che tu e gli altri Lestrange non facciate altri prelievi per qualche giorno. Quando lo troveranno sarà già morto » intervenne qualcun altro.
« Appunto. Troveranno un cadavere nella mia camera blindata! È abbastanza per metterci nei guai. »
« Abbiamo dei goblin dalla nostra parte. Lascia fare a loro, no? Non si saprà nulla, vedrai. »
Bellatrix strepitò ancora per alcuni minuti, ma alla fine si dovette convincere.
Sirius non avrebbe mai immaginato di desiderare che le voci dei Mangiamorte non sparissero. Ma nel giro di pochi minuti intorno a lui calò un silenzio di tomba, quando ormai era stanco di urlare per richiamare l'attenzione di chiunque.
Con la gola in fiamme e lo sconforto che si sostituiva in fretta alla rabbia, si lasciò scivolare per terra, la schiena contro la porta della camera blindata, e si mise le mani tra i capelli, disperato. Nessuno poteva sentirlo e, anche se lo avessero fatto cercare, prima del suo ritrovamento sarebbe stato già morto da parecchi giorni. Chiuse gli occhi, desiderando di trovarsi in un brutto incubo, e iniziò lentamente a sprofondare nell'incoscienza.

Non sapeva per quanto era rimasto chiuso lì dentro. Doveva essersi appisolato, perché aveva dei vuoti di memoria, ma del resto c'era ben poco da ricordare: intorno a lui c'era sempre la stessa stanza ricolma di oro, argento e gioielli. Sarebbe stata la sua tomba, pensò in un momento di dormiveglia. Non era rimasto più nulla da fare, e ormai Sirius aveva smesso di lottare. Tanto valeva rimanere seduto lì, ad aspettare che la fame e la sete lo uccidessero.
Alzò lo sguardo, facendolo scorrere pigramente lungo le pareti straripanti di oggetti preziosi, tanto per impiegare il tempo. Vide gioielli, armature, argenteria e montagne di galeoni, falci e zellini. Li guardò di nuovo, come se qualcosa avesse attirato il suo sguardo all'improvviso... e i suoi occhi si soffermarono su uno di essi. Per un attimo gli si spezzò il respiro.
Era una coppa. Una coppa d'oro, ma non era quello l'importante. Quello che contava era lo stemma inciso sulla coppa. Da quella distanza dovette alzarsi in piedi e socchiudere gli occhi per vedere meglio, ma l'evidenza gli diede la conferma che sperava: il simbolo inciso era un tasso.
All'improvviso gli tornò in mente quello che Regulus gli aveva detto alcuni giorni prima.
« Silente ha rintracciato l'elfa domestica di una cliente di Voldemort, ai tempi in cui lavorava da Magie Sinister. Secondo quello che ha scoperto, è possibile che Voldemort abbia creato gli Horcrux con oggetti molto antichi, forse appartenenti ai quattro fondatori di Hogwarts. Il medaglione di Serpeverde era suo, ma sembra che tempo fa abbia avuto a che fare con un oggetto appartenuto a Tosca Tassorosso ».
Sirius strabuzzò gli occhi, li strofinò e li riaprì, aspettandosi forse di vedere sparire la coppa, come se fosse stata un'allucinazione, ma era ancora lì. Sembrava aver dimenticato come respirare.
« Non ci posso credere » sbottò tra sé, e la voce rauca rimbombò contro le pareti. Forse non si trattava di un Horcrux, ma allora perché Bellatrix era apparsa così furente all'idea che qualcuno si trovasse dentro la sua camera blindata? Quanto a Voldemort, lui non aveva una camera blindata personale, ma la Gringott era il posto più sicuro al mondo per nascondere qualcosa...
Sirius avanzò, ancora incredulo. Poi il suo piede urtò contro una moneta... e quella parve esplodere in almeno altre cento copie, che invasero il pavimento.
« Ma che...? » fece, indietreggiando e appoggiando la mano contro un'armatura.
Fu una pessima mossa.
Urlando di dolore, fece appena in tempo a spostarsi, prima che una pioggia di armature incandescenti lo seppellisse. Il palmo della mano gli bruciava, e Sirius si accorse di esserselo ustionato.
« Dannati Lestrange! » imprecò, mentre un'altra pioggia di calici e scudi lo investiva, provocandogli dolorose scottature alle spalle e sul viso.
Doveva immaginarsi degli incantesimi di protezione, si disse. Poi puntò la bacchetta contro la coppa di Tassorosso.
« Accio coppa! »
Ma non funzionò.
Imprecò di nuovo. Non poteva farsi largo tra tutto quel tesoro per raggiungerla, a meno di non essere ritrovato arrostito e sepolto sotto di esso. Ma se non poteva usare la magia per prenderla, come poteva fare? Tra l'altro era chiuso dentro e nessuno sapeva che si trovasse lì. Forse aveva trovato un Horcrux, ma non avrebbe potuto né portarlo via né distruggerlo, e in più non aveva alcuna possibilità di comunicare con l'esterno.
Stava per perdere un'altra volta ogni speranza, quando udì una voce familiare.
« Sirius? Si può sapere dove sei finito? »
Sulle prime si allarmò. Non aveva ancora fame, e già iniziava a delirare? Ma si accorse che la voce proveniva dalla sacca che si era portato dietro e nella quale aveva riposto i ricordi di Alphard. Chiedendosi come avesse potuto non pensarci prima, si gettò su di essa, la aprì e ne tirò fuori uno specchietto rettangolare.
Al posto del suo riflesso, con un'espressione seccata e perplessa, c'era James.
« Eccoti, finalmente. Ti avevo detto che oggi avremmo fatto il primo bagnetto a Harry, e invece non sei venuto, e non hai nemmeno avvertito. Spero che tu abbia una buona giustificazione, padrino scellerato che non sei altro! ».
Sirius scoppiò a ridere per il sollievo.

***

James incontrò Perseus Queen alla fine di Diagon Alley, sotto la scalinata della Gringott. L'uomo aveva le braccia incrociate e un'espressione impaziente e infastidita dipinta sul volto.
« Signor Queen, salve » esordì James, ansioso. « Mi dispiace averla disturbata, ma è una questione della massima urgenza... »
« Aspetta un po'. Chi mi assicura che sia tu il vero James Potter? Neanche ti conosco » affermò l'uomo, lasciando da parte i convenevoli.
James sussultò.
« Noi ci siamo già conosciuti ».
« Quando? »
« Quando sua figlia è stata ricoverata al San Mungo. Ero insieme a Sirius, ricorda? »
« Può darsi ».
James cercò di trattenere le proteste. Questo costituiva un brutto colpo per il suo ego, ma cercò di lasciar correre. Aveva questioni più urgenti da risolvere, per il momento.
« Magari era distratto » suggerì.
« Magari avevo altro a cui pensare » ribatté Perseus.
« Sì, giusto... »
Quello sospirò.
« Allora, posso sapere cosa succede? Sto lavorando ».
James si rianimò.
« Mi serve il suo aiuto. Vede... » decise di dirlo tutto insieme. Tanto peggio di così... « Sirius è rimasto chiuso nella camera blindata dei Lestrange mentre compiva una missione segreta per conto... dell'Ordine, e sarebbe un bel guaio se venisse scoperto. Lei potrebbe fare in modo di permettergli di uscire senza scomodare i goblin e senza fare insospettire nessuno? »
A Perseus servirono alcuni secondi per riprendersi, e James non poté biasimarlo. Anche se dopo un po' era sbiancato.
« Stai scherzando, vero? »
« Purtroppo no » rispose lui, mordendosi il labbro.
« Come è finito lì dentro? »
« Non mi ha raccontato proprio tutti i dettagli, ma sembra che sia stato attaccato da alcuni Mangiamorte mentre faceva un prelievo ».
Perseus era confuso e inorridito.
« Non abbiamo avuto segnalazioni di combattimenti nei sotterranei... C'era solo un drago sovreccitato che abbiamo dovuto addormentare ».
« Ecco, credo che abbiano nascosto le prove con la complicità di qualche goblin. Lo sanno tutti che non sono tipi affidabili ».
Stranamente, Perseus gli credette.
« Questo è un disastro » commentò, chiaramente sconvolto.
« Non può fare qualcosa? »
L'uomo si guardò intorno con prudenza.
« Io mi occupo degli incantesimi da apporre nelle camere blindate, quindi per aprirla non dovrei avere problemi. Ma non posso accompagnare i clienti all'interno, quella è competenza dei goblin. Inoltre, i goblin noterebbero la presenza di Sirius, al nostro ritorno ».
« A quello posso rimediare io. Ho un Mantello dell'Invisibilità in tasca ».
« Ed è nuovo? Perché se è rovinato... »
« Le assicuro che non ha nemmeno una minima scucitura. È perfetto » disse James, chiedendosi per l'ennesima volta come mai il suo mantello, seppur antico, non si fosse mai deteriorato. Aveva sempre scherzato su quel fatto, raccontando ai suoi amici che si trattava dello stesso mantello menzionato nella fiaba dei Tre Fratelli, e loro ne avevano riso con lui, altrettanto convinti che fosse una leggenda. Ma c'erano momenti in cui James arrivava a crederlo davvero.
« Allora indossalo. Mi seguirai mentre fingerò di dover fare una revisione agli incantesimi che difendono la camera blindata. Stammi dietro e fai attenzione ».
« Grazie » gli disse James, nel tono più riconoscente possibile.
« E quella scopa? » aggiunse Perseus, indicando il manico che James aveva portato con sé.
Lui alzò le spalle.
« Non ne ho idea. È stato Sirius a dirmi di portarla ».
Andò a nascondersi in un vicolo deserto, guardandosi attentamente intorno per assicurarsi che nessuno potesse vederlo, poi tirò fuori il Mantello e lo indossò. Nascose anche la scopa, chiedendosi a sua volta perché mai Sirius gli avesse chiesto di portare un oggetto così ingombrante per svolgere una missione segreta.
Perseus lo aspettava, apparentemente calmo, anche se James notò il contrarsi ritmico di una vena del collo. Anche lui si sentiva agitato. In quel momento più che mai desiderava essere ancora a casa, insieme a Lily e Harry.
« Sono dietro di lei » sussurrò, quando si fu accostato a Perseus. Lui annuì impercettibilmente e iniziò ad incamminarsi in direzione della Gringott.
Quando salirono la bianca scalinata di marmo, l'attenzione di James fu catturata dal messaggio di avvertimento che aveva già letto tante volte fin da piccolo, ma mai come ora le parole che vi erano scritte erano suonate così terribilmente minacciose.

Straniero, entra, ma tieni in gran conto
Quel che ti aspetta se sarai ingordo
Perché chi prende ma non guadagna
Pagherà cara la magagna
Se cerchi nel sotterraneo
Un tesoro che ti è estraneo
Ladro avvisato mezzo salvato:
Più del tesoro non va cercato.

James ebbe l'impressione che Perseus avesse mormorato tra sé qualcosa di simile ad “Azkaban”, “Black” e “creano sempre problemi” ma evitò di indagare. Si sentiva già abbastanza ansioso di suo. Dovette allentarsi il colletto della veste perché stava iniziando a sudare per l'agitazione.
Perseus sorpassò le porte d'ingresso, facendo un cenno di saluto al goblin di guardia, e percorse il vasto salone, dirigendosi verso una delle tante porte che vi si affacciavano.
« Unci-Unci, devo fare un giro di controllo agli incantesimi di alcune camere blindate » riferì ad un goblin che lo aveva guardato con perplessità.
« Non l'avevi già fatto una settimana fa? » chiese quello.
« Non ho finito tutto il giro. Oggi sarà l'ultima volta » rispose prontamente.
Il goblin annuì, aprendo la porta e lasciandolo passare.
Quando la porta si fu richiusa alle loro spalle, James si accorse che Unci-Unci non li aveva seguiti.
« Non ci accompagna? »
« No, in teoria se sono da solo posso andare senza accompagnatore » rispose Perseus, facendogli cenno di salire su un carrello che aveva richiamato con un incantesimo che James non conosceva. « Resta col mantello. Potrebbero esserci altri goblin, di sotto ».
James obbedì, e poi il carrello prese a sfrecciare lungo il binario, alla velocità della luce. Nessuno dei due parlò, durante il tragitto, ma poterono ugualmente percepire la stessa ansia invadere le loro menti. Stavano rischiando grosso.
Il drago semicieco era addormentato. James osservò con il cuore in gola le tracce della sua furia: odore di bruciato e pezzi di roccia staccatisi dalle pareti e crollati per terra.
E poi furono finalmente davanti alla camera blindata dei Lestrange. Perseus eseguì un incantesimo dall'aria complicata, sussurrando qualcosa di simile ad una parola d'ordine, e alla fine la porta si aprì.
« Ramoso! »
Sirius era all'interno, piuttosto accaldato e con delle brutte vesciche sulle mani e sul collo, ma sollevato. James sentì passare tutta la paura, mentre si toglieva il Mantello e lo raggiungeva.
« Attento! » fece Sirius, impedendogli di urtare uno scudo. «
È così che mi sono ustionato ».
« Incantesimi di protezione? »
« Già... »
« Fate con comodo, mi raccomando. Non c'è fretta » sbottò Perseus sarcastico, guardandosi intorno con aria preoccupata.
« Scusi, usciamo subito. James, dammi la tua scopa » fece Sirius in tono sbrigativo.
A James non piaceva prestare la propria scopa. Non gli era mai piaciuto, soprattutto a persone disattente e poco abili nel volo come Sirius. Ma, vista la situazione, decise di fare uno strappo alla regola.
« Fai attenzione e trattala bene » si raccomandò stentando a staccare le dita dal manico di legno.
Sirius alzò gli occhi al cielo. Poi inforcò la scopa e decollò, librandosi in aria a fatica, in direzione di uno scaffale in fondo. James lo vide usare l'incantesimo Geminio per duplicare una piccola coppa d'oro. Poi Sirius afferrò la coppa e invertì la direzione, sfuggendo di corsa, mentre un centinaio di copie incandescenti di quella stessa coppa esplodevano dietro di lui, cercando di sommergerlo.
« Uscite, presto! » esclamò Perseus, trascinando James fuori dalla camera blindata. La porta si chiuse alle spalle di Sirius, che atterrò malamente sul terreno irregolare, la piccola coppa d'oro ben stretta nella sua mano.
« Che diamine hai fatto? È un furto! » protestò Perseus, sconvolto. « Non sono venuto a tirarti fuori di qui per aiutarti a rubare. Io qui ci lavoro ».
« Mi dispiace, ma è stato inevitabile, signor Queen » rispose Sirius, assestandogli una pacca sulla spalla e ignorando la sua reazione sconvolta. « Non si senta in colpa. Pensi che ha contribuito alla sconfitta di lord Voldemort. E, a proposito, grazie per avermi salvato ».
Perseus lo fulminò con lo sguardo, ma non aggiunse altro. L'attenzione di James invece era tutta rivolta alla coppa. Vide il simbolo del tasso, e colse l'espressione fiera e trionfante di Sirius, sorridendo a sua volta.
Così quello è un Horcrux. Il solo pensiero gli diede i brividi.
« Voi due, indossate quel mantello, avanti » bofonchiò Perseus, seccato. « Vi voglio fuori di qui entro cinque minuti ».
Sirius e James non se lo fecero ripetere due volte.

***

Regulus aveva ascoltato l'intero racconto senza dire una parola, anche perché non ne sarebbe stato capace. Invece continuava a fissare la coppa di Tassorosso sul tavolo del salotto di casa Puddle, incredulo.
« Adesso stai bene? » gli chiese, cercando di non apparire troppo preoccupato.
Sirius alzò le spalle, altrettanto desideroso di sembrare indifferente, ma il suo tentativo era vanificato dalle smorfie di dolore del suo volto, mentre si curava le ustioni col dittamo.
« Sono andato a prelevare dei ricordi e ho guadagnato anche un Horcrux: certo che sto bene! Tu invece perché hai quel muso lungo? Ammettilo, non credevi che sarei mai riuscito a prenderne uno, vero? »
« Lo ammetto » mentì Regulus. In realtà il suo pessimo umore era dovuto a quel che Sirius aveva rischiato. Bellatrix aveva cercato di ucciderlo per arrivare a lui, proprio come Rodolphus aveva fatto con Alphard. L'ultima cosa che Regulus avrebbe voluto era un'altra morte tra le persone che gli erano vicine. Non sapeva cosa avrebbe reagito se anche Sirius fosse morto a causa sua, pensò, orripilato al solo pensiero.
« Ora non vantarti troppo » intervenne James, rivolgendosi a Sirius. « Se non fosse stato per me, saresti ancora sepolto sotto la Gringott ».
Regulus si impose di ignorare i brutti pensieri, improvvisamente agitato.
« Vi siete assicurati di lasciare una copia della coppa? Quando Bellatrix tornerà nella sua camera blindata, controllerà sicuramente che l'Horcrux sia ancora al suo posto. E se non ci dovesse essere... »
« L'ho fatto, non agitarti. Quando annulleranno l'incantesimo di moltiplicazione, la mia copia resterà ».
« Spero che non si accorga che si tratta di un falso » commentò Rachel, pensierosa.
« Non dovrebbe... O sarebbe la cosa peggiore che potrebbe capitarci » rispose Regulus, augurandosi che Voldemort rimanesse all'oscuro dei loro obiettivi ancora per molto tempo.
Per un attimo la sicurezza di Sirius parve vacillare, ma poi lui cercò di rianimarli.
« Andrà tutto bene. Ora però distruggiamo quell'Horcrux, che ne dite? In realtà non sono nemmeno sicuro che sia davvero un Horcrux. Non ne ho mai visto uno prima d'ora » aggiunse.
Regulus lo afferrò. Era vero. Emanava chiaramente qualcosa di molto oscuro, e i leggeri battiti metallici che provenivano dall'interno del calice erano inequivocabili. Si affrettò a posarla di nuovo sul tavolo, nauseato.
« Sì, è un Horcrux » ammise. « Chi vuole distruggerlo? »
Tre paia di occhi puntarono su Sirius, il quale per un attimo esitò.
« Io? »
« Sei stato tu a recuperarlo » disse Rachel.
« Già... tutto da solo » aggiunse Regulus, sarcastico. Notò la smorfia divertita di James e quella irritata di Sirius.
« D'accordo. Datemi quel pugnale » disse in tono sbrigativo.
Rachel gli porse l'athame. La mascella di Sirius era serrata mentre prendeva la coppa e la posava per terra. Tutti tacquero, mentre alzava il braccio, l'athame stretto nel pugno.
La lama calò, perforando la coppa. Questa iniziò ad accartocciarsi su se stessa, mentre un urlo spaventoso invadeva la stanza. Ci fu qualcosa di simile ad uno scoppio e del fumo nero scaturì dall'Horcrux, facendo indietreggiare Sirius...
Poi tutto finì. Il fumo si dissolse e l'urlo si affievolì sempre di più, fino a sparire del tutto. Rimase solo la coppa distrutta.
Sirius era perplesso.
« Credevo che avrebbe reagito. Non avevate detto che per voi è stato difficile combattere le difese che Voldemort aveva apposto negli altri Horcrux? »
« Tu non hai tenuto quella coppa con te. Io il medaglione l'ho indossato spesso, e Rachel ha dormito vicino al diario. Quegli Horcrux hanno avuto tutto il tempo di leggerci dentro e contrattaccare mostrandoci le nostre paure peggiori, cosa che la coppa non è riuscita a fare con te, né l'anello con Silente... Se l'avesse indossato, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Ritieniti fortunato » rispose Regulus.
James diede una pacca sulla spalla di Sirius.
« Complimenti. Hai appena distrutto il quarto Horcrux » disse. Poi il suo tono si fece più cupo. « Secondo voi Voldemort se ne accorge se un frammento della sua anima viene distrutto? »
Regulus alzò le spalle.
« Silente crede di no. Forse l'ha spezzata in troppe parti. Potrebbe essere vero, altrimenti saprebbe già da tempo che qualcuno sta distruggendo tutti i suoi Horcrux » rispose.
« Speriamo che siano davvero tutti » disse Sirius. « Non sappiamo quanti ne ha fatti, e probabilmente ne mancano ancora tre ». Si alzò in piedi e prese la provetta che conteneva i ricordi di Alphard. «
È il momento di vedere se nostro zio aveva scoperto davvero qualcosa di importante ».
« Ho portato il Pensatoio da casa. Vado a prenderlo » disse Rachel, uscendo dalla cucina e dirigendosi verso l'ingresso.
Regulus rimase muto, in attesa, cercando di non incrociare lo sguardo con gli altri due. Se qualche anno prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato a combattere Voldemort insieme a Sirius e al suo amico Potter non ci avrebbe mai creduto. E invece adesso anche loro si erano uniti alla loro caccia agli Horcrux.
Eppure Regulus aveva odiato Potter, a Hogwarts. Lo considerava colui che aveva rovinato Sirius, allontanandolo da sé e spingendolo a detestarlo. La sua era stata una reazione un po' infantile, riconobbe. Di sicuro Sirius aveva preferito James a lui, e continuava a farlo, ma i due fratelli si sarebbero allontanati comunque. E ora che aveva capito che Sirius, a modo suo, teneva ancora a lui, Regulus non aveva più motivi per detestare l'altro. Certo, a suo parere restava una persona estremamente irritante, ma non era certo Potter il suo vero nemico. Era Voldemort, era Rodolphus... e adesso anche Barty. Era incredibile pensare quanto gli schieramenti fossero cambiati.
Rachel tornò, e Regulus interruppe volentieri quelle riflessioni. La ragazza posò il Pensatoio sul tavolo e Sirius vi versò dentro i ricordi. La sostanza argentea vorticò all'interno della ciotola, finché l'ultimo ricordo non fu caduto dentro.
« Direi che possiamo entrare tutti, che ne dite? Siete pronti? »
Tutti e quattro annuirono.
Poi, uno dopo l'altro, immersero il viso nel Pensatoio.




Scusate il ritardo, ma ho così poco tempo che stamattina mi sono ritrovata con il capitolo ancora da correggere. Devo dire che ancora non mi convince alla perfezione, ma l'ho scritto e riscritto così tante volte che sinceramente non ne potevo più xD La cosa che mi creava dei dubbi è il modo in cui Sirius ha trovato la Coppa di Tassorosso, ma dopotutto tutti gli altri modi che avevo in mente erano più assurdi... in fondo la demenza di Tiger è universalmente nota, quindi... XD Stavolta i nostri eroi sono stati fortunati, ma la prossima non sarà altrettanto semplice (risata satanica).
Sirius e James erano indispensabili qui, perché solo loro hanno quello specchio, che è stato la mia salvezza xD: mandare un Patronus per chiedere aiuto avrebbe potuto attirare l'attenzione di qualche goblin.

Per ora vi ringrazio qui per le recensioni. Devo ancora rispondere, ma lo farò nei prossimi giorni. Lunedì ho già un esame e sto per strapparmi i capelli per l'ansia, e se sto su EFP non mi concentro su quella materia "interessantissima"... x__x
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 7 giugno.
A presto, Julia =)


  
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