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Autore: Zomi    25/05/2012    9 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ghignante, si voltò verso la navigatrice, assottigliando lo sguardo e osservandola ben bene.
Era decisamente il più bel ammasso di cellule umane di sesso femminile che avesse mai visto. Gi arti motori erano lunghi e slanciati, collegati sensualmente al busto toracico in modo perfetto. La cassa toracica seguiva a regola d’arte i lineamenti dei polmoni, proteggendoli insieme agli altri vari organi del sistema, ritmando sincronicamente i battiti del muscolo cardiaco con il lavoro meticoloso e fondamentale del Diaframma. Gli arti superiori, longilinei e muscolosi, sottolineavano la loro esile ma instancabile forza, mentre le mani leggere e morbide indicavano il loro lavoro esperto e meticoloso di ladri, abilità per la quale la ragazza si era avvalsa del suo felino nome.
Sotto l’aspetto medico, Nami era veramente una rappresentate degna e accattivante del mondo femminile.
Law ghignò, addossandosi alla porta chiusa.
Doveva ammettere, però, che anche ad un occhio non clinico come il suo, la navigatrice doveva apparire affascinate e perfetta.
Quel corpo curvilineo e prosperoso, doveva aver fatto girare la testa a molti uomini lungo tutta la Rotta Maggiore, e molti dei marine che le davano la caccia, confrontando la sua incantevole foto con i volti di numerose donne di tutto il mare, molto probabilmente custodivano gelosamente una copia della sua taglia come foto personale della bella piratessa.
D’altronde, come dargli torto. Chi mai avrebbe potuto resistere a quegli occhi color cioccolato, così profondi e magnetici?
Anche lui, terrorizzante Chirurgo del Male il cui solo soprannome impauriva i più, era imbarazzato nell’incrociare quei meravigliosi occhi dolci e sensuali. Sembravano così innocenti e puri, che quasi eclissavano la chioma rossa e ardente del capo infiammato della giovane. Quel rosso fiammeggiante ed esplosivo, rivelava la vera natura indomita e selvaggia della navigatrice. Si, quella donna aveva il fuoco che le scorreva nelle vene, puro ardente e bruciante fuoco, che infiammava anche il suo capo celestiale, dandole quell’aura da angelico demone della passione.
-Dimmi pure…- schioccò la lingua contro le sue labbra, il moro, ghignando e assottigliando lo sguardo alzandolo dal florido seno della rossa, dove l’aveva piacevolmente abbandonato, guatandosi da lontano la loro forma perfetta e soda.
-Vorrei avere da te un esame medico…- sussurrò debole Nami, stringendo nelle mani la camicia bianca e incrociando le gambe penzolanti dal bordo del letto medico.
-Riguardo a cosa?- incrociò il suo sguardo stanco ma combattivo.
-Riguardo un’emicrania…- lo squadrò ironica la rossa, inclinando di lato il capo e alzando al cielo i suoi occhi. Che genio di chirurgo a cui si era affidata…
Law piegò le sue labbra in un sorriso sghembo e incrociò le braccia al petto.
-Cosa vorresti sapere riguardo il veleno…- sbatté le ciglia osservandola ben bene.
-Non voglio sapere niente del veleno… voglio sapere se…- tentennò, lasciando a metà la frase. Prese un respiro profondo.
Quell’idea le ronzava in testa dall’alba, mentre rimuginava nervosamente sull’arrivo di quel pirata e sull’operazione proposta da Chopper. Sapeva che non sarebbe stata una passeggiata, che di certo era l’unica possibilità che aveva di salvare il suo braccio da quella cancrena viola che lo stava avvinghiando attimo dopo attimo, che l’estrazione del veleno dalla spalla l’avrebbe salvata.
Ma lei, così debole e al limite delle sue forze, sarebbe stata in grado di sopportare l’operazione e di uscirne viva?
Deglutì amaramente, abbassando lo sguardo sui suoi sandali.
-… voglio sapere se un’amputazione del braccio sarebbe un rimedio possibile contro l’avanzamento della tossina in me…-
Più che una richiesta era stato un rantolo disperato. Una preghiera disperata d’aiuto e paura. La rossa portò la mano sana sul braccio violaceo, stringendolo a livello del gomito, dove le ramificazioni dell’ematoma si fermavano. Strinse i denti, deglutendo faticosamente e lottando contro le lacrime di dolore che nascevano in lei a causa delle fitte lancinanti che provenivano dai punti di sutura che Chopper le aveva cucito sulla pelle rossa del tatuaggio, per fermare l’emorragia. Law la guardò serio, chiedendosi se la ragazza avesse preso in considerazioni tutte le conseguenze che tale mutilazione avrebbe comportato nel suo corpo.
La mozzatura avrebbe dovuto partire non dalla semplice attaccatura del braccio al tronco toracico, ma ben più in alto, dall’epifisi dell’omero, asportando così scapola e deltoide, e totalmente la spalla.
Sarebbe stato un delitto, rovinare in quel sanguinario modo una creatura tanto bella e celestiale, deturpando così una delle più belle opere che Madre Natura avesse mai creato sulla faccia della terra. Il chirurgo si avvicinò a lei, sedendosi alla sua destra e fissandola sul bel viso abbassato e pallido.
-Perché me lo domandi? Perché proprio a me?- le sussurrò con la sua sottile voce metallica.
Nami alzò lo sguardo vitreo di lacrime verso quello nero e profondo del moro. Le ricordava molto quello di Zoro, così scuro e imperturbabile. Avevano lo stesso bagliore di vita nelle pupille nere, lo stesso profondo desiderio di combattere e superare i loro limiti al costo della vita.  Lo steso sguardo di chi, come loro, era dovuto crescere in fretta e abbandonare tutte le innocenze infantili per sopravvivere in quel manicomio di vita. Sembravano uguali i loro sguardi, ma nascondevano vite e sogni diversi.
Nessuno mai sarebbe stato lontanamente somigliante al suo Zoro.
Nessuno mai avrebbe avuto il suo stesso coraggio e forza d’animo. No, Zoro era unico e irripetibile, l’unico che con il suo semplice sguardo le faceva battere a mille il cuore, che con una semplice occhiata magnetica diradava le nebbie del suo animo, capendo i suoi turbamenti e le sue paure. Poche ore prima, nella sua stanza, era bastato il timbro della sua voce inferma e sofferente a fargli capire che lei aveva bisogno del suo aiuto, senza che nemmeno lei volesse ammetterlo con se stessa.
Guardò ancora gli occhi neri e lucenti di Law.
No, si era sbagliata. I suoi occhi non erano come quelli profondi e meravigliosi del suo amato Zoro. Quegli dello spadaccino erano centomila volte meglio. Erano stati quegli occhi a farla innamorare di lui, e ora, fissandone degli altri neri e profondi, diversi da quelli speciali e perfetti dello spadaccino, non sentiva quel magico brivido di amore che solo lui riusciva a trasmetterle.
-Lo chiedo…- mormorò a fil di voce -… perché so che l’operazione pensata da Chopper potrebbe non essere efficace contro questa tossina…-
Law assottigliò lo sguardo, fissandola.
-Ammettiamolo Law: il veleno cammina in fretta e non siamo certi che, seppure estraendo il nucleo centrale di esso, il problema si risolava del tutto… potrebbe restarne qualche residuo in me… e se esso arriva al mio cuore sarà stato tutto inutile… quindi credo che l’amputazione del braccio possa essere una soluzione al problema veloce e sicura: tolto di mezzo lui e la maggior parte del veleno in circolo in me…- guardò per un attimo l’avambraccio viola -… non correrò più rischi… e lo chiedo a te, perché so che non ti farai prendere dai sentimenti come potrebbe succedere a Chopper o ad altri miei Nakama… non hai nessun legame con me… per te sono semplicemente una paziente qualunque, non una sorella o altro…-
Law la fissò serio, memorizzando ogni sua parola.
I suoi begli occhi cioccolato lo fissavano serie, pronti a qualsiasi sua risposta, coraggiosi e indistruttibili. Ma era certo di vedervi anche un velo di menzogna, un fine e tangibile strato di auto controllo che celava la paura di essere schiacciata da quel male e di perire nell’operazione che lui steso avrebbe svolto.
-Hai ragione… non siamo certi che l’operazione elimini totalmente dal tuo organismo il veleno, ma una navigatrice senza un braccio non è molto utile…- mormorò, alzandosi dal lettino e avvicinandosi al suo braccio mutilato.
-È sempre più utile di una navigatrice morta…- sussurrò, vedendolo alzarle il braccio con delicatezza ed esaminarlo.
Con gesto leggero, Law le alzò l’arto nell’aria, passando una mano sul retro di esso, e mantenendo l’altra al livello del polso, in studio delle palpitazioni cardiache. Il battito era lieve ma veloce, in tachicardia costante ma fragile. Con sguardo attento, il moro sfiorò l’interno del gomito della ragazza, ascoltandone il battito accelerare per il dolore e notando l’assenza totale di pelle d’oca, che avrebbe dovuto formarsi con il contatto della sua mano fredda. Provò a muoverlo nell’aria, facendolo ruotare verso l’alto e verso il basso, producendo in lei varie fitte di dolore lanciante, che costrinsero Nami a chiudere gli occhi per il dolore e a mordersi un labbro per non urlare.
-Uhm…- mugugnò, lasciando la presa sull’arto, appoggiandolo sul lenzuolo del letto affianco alla navigatrice -… questo braccio è praticamente inutile… hai perso totalmente sensibilità e amovibilità in esso, mozzarlo farebbe solo che bene…-
La vide tremare e deglutire con occhi sbarrati verso di lui.
-… ma non lo farò comunque…-
-Come?!? Perché?!? Hai detto che è inutile… praticamente già morto… perc…-
-Perché, sebbene l’operazione pensata dal tuo medico sia un azzardo e che non vi siano precedenti di essa, è una sfida… e io non mi tiro mai indietro davanti a una sfida…- le spiegò ghignando e incurvandosi verso il suo bel viso scioccato.
-Si, è vero… sarà un’operazione delicata e molto, molto dolorosa, non te lo nascondo, e fai bene ad averne paura…- le sussurrò sotto voce, facendola sobbalzare nel essere stata scoperta per quel suo timore segreto.
-Ma io sono un ottimo chirurgo, il migliore se premetti… e farò di tutto pur di salvarti, mia cara…- le alzò il viso con le punta delle dita, facendo leva sul suo mento e fissandola dritta negli occhi.
-E se qualcosa andasse storto…?- mormorò lei, ricambiando lo sguardo.
-Del tipo…?- le sorrise accattivante.
-Non lo so… il chirurgo sei tu…- sbatté le ciglia lunghe e suadenti.
-Niente andrà storto… con uno Scramble estrarrò il veleno e risucchierò quello in circolo nel tuo sistema circolatori e nervoso… cercherò di essere il più delicato possibile, ma farà comunque male… molto meno di quanto non possa essere se ti operasse qualcun’altro senza le mie abilità però… ti curerò, e sul tuo braccio tornerà a svettare il tuo tatuaggio blu e non questo rosso…-
Le posò dolcemente un leggero bacio tra i crini vermigli, tremando per l’intenso aroma di mandarino che poté assaporare da essi, mentre vi posava le labbra. Distanziandosi e tornado eretto, si leccò il contorno della bocca, incrociando le braccia al petto per trattenersi dall’assaggiare altro di quel meraviglioso corpo.
-Grazie…- sussurrò lei, iniziando a rivestirti -… grazie per aver risposto alle mie domande e per avermi rassicurato…-
Si infilò lentamente la manica sopra il braccio sinistro, per poi alzare nuovamente lo sguardo sul chirurgo. Quello, ghignando soddisfatto, si voltò verso la porta, posando la mano sulla maniglia.
-Un’ultima cosa prima di tornare dagli altri…- lo fermò -… se mai qualcuno dei miei Nakama ti chiedesse di fare lo Scramble dei cuori con me, per sostituirsi a me nel sopportare per qualche ora il mio dolore,ti ordino di negarglielo…-
Law si voltò verso di lei ridacchiando: -Mi ordini…?!?-
-Si, te lo ordino…- si alzò in piedi e gli si avvicinò fino ad arrivare a pochi passi da lui e sussurrargli diabolicamente, a pochi centimetri dal suo volto -… e così avrai salva la pelle dalla mia vedetta per Punk Hazard…-
Lo vide assottigliare lo sguardo e fissarla serio.
-Cosa credi? Che tutti possano usarmi come una bambolina coma hai osato fare tu? Oh, no… nessuno può… e ringrazia il cielo per la mia debolezza, o saresti già carbonizzato e fritto a far compagnia ai Re del Mare che nuotano qui intorno a noi… quindi, ti conviene ascoltarmi e non eseguire alcun scambio di cuori tra me e i miei compagni, altrimenti…- estrasse con agilità dalla cintura dei suoi short la sua arma, facendola scattare con un sonoro schiocco metallico -… la prossima volta che resterai solo con me, potrebbe essere anche l’ultima…-
Sorridendo malandrina, lo superò, scivolando dietro la sua schiena e uscendo veloce dall’infermeria, mentre rifoderava il Sansetsukon. Stupefatto, Law si leccò le labbra, deliziato dalla grinta minacciosa e provocatrice di quella ragazza, schioccando la lingua eccitato. Gli piacevano le donne che riuscivano a metterlo ai feri corti, zittendolo e facendolo sentire in pericolo anche con un semplice sguardo, quelle donne pericolose e rare che lo facevano imbizzarrire carico di ormoni, facendogli perdere ogni lume di ragione che possedeva.
Con un ghigno sghembo e lo sguardo chino ma diabolico, la seguì uscendo dall’infermeria e incamminandosi nel corridoio, raggiungendo la sala comune dove i suoi sotto posti, e il resto della ciurma di Cappello di Paglia, ascoltavano le parole di spiegazione del Dottor Chopper. Le sue parole echeggiavano nella stanza, rispondendo preparate alle domande sorprese dei suoi compagni.
Si addossò ad una parete della sala, ancora inebriato dai piccoli momenti di paradisiaco panico che aveva provato in compagnia della navigatrice, ripassandosi la lingua sulle labbra per ritrovare quell’aroma di mandarino che aveva assaggiato baciandola leggermente sul capo. Spostò lo sguardo serio e analizzatore da Penguin, che annuiva ascoltando la renna medico, al divano dove lo spadaccino dal capo verde abbracciava possessivo la compagna ramata, stretta a lui in un abbraccio protettivo e caldo.
Zoro strusciava dolcemente il mento contro le tempie fredde di Nami, seduta a cavalcioni sulla sua vita, e che premeva infreddolita il suo torace contro quello caldo di lui, ghignate di quel loro contatto.
Lo vide assottigliare lo sguardo del suo unico occhio, mentre abbassava pericolosamente il suo volto verso quello incastrato sulla sua spalla della navigatrice, che arrossì teneramente fissando le sue labbra parlare così vicino alle sue. Nami socchiuse gli occhi, strusciando leggermente il capo contro la gola del verde, mentre gli sussurrava qualcosa all’orecchio.
Zoro ghignò, abbassandole il capo sulla sua spalla e accarezzandola fino a farla addormentare.
Law ghignò perfidamente. Ora gli era chiaro che tra quei due vi fosse ben più che una semplice amicizia, e che ben altro sentimento li legasse. Ma gli era anche ben chiaro, che pure lui desiderava quella donna come lo spadaccino, e quando lui voleva qualcosa, non badava molto agli altri. Lui voleva quella navigatrice, e l’avrebbe avuta… 

 

   
 
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