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Autore: Lost_Mind93    26/05/2012    3 recensioni
Le hanno insegnato a sopportare il dolore. A guardare la paura negli occhi... A diventare la paura degli altri.
Il suo nome è Penelope ed è il "contenitore" di Avres, un'antica Divinità condannata più di tremila anni prima a scatenare la prossima apocalisse.
Se fallirà nel suo compito, il mondo come lo conosciamo sarà totalmente sconvolto da orde di demoni controllate dal perfido Gareth.
Non sarà facile lottare, nè contro il proprio passato nè contro il destino che la attende ma ora come ora Penelope ha un solo obbiettivo in mente: sopravvivere.
PS: causa motivi di tempo e problemi con il pc la storia sarà temporaneamente interrotta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un sogno è come un microscopio attraverso il quale

osserviamo gli avvenimenti nascosti della nostra anima.

 (Erich Fromm)

 


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Infermeria – Holy Grail School

 

- Merda… - borbottò la rossa, passandosi le mani sulle tempie, improvvisamente doloranti.

- Che c’è? – le domandò l’elfo, avvicinandosi con cautela, quasi temesse di farle del male semplicemente raggiungendola - Non ti senti bene? –

- Qualcuno sta giocando con la mia testa. – spiegò lei, lo disse come se fosse abituata a subire quel genere di attacchi e la cosa spaventò a morte Damastair, non era assolutamente preparato a scoprire quale fosse realmente la condanna della sua rampolla - Sono influenze negative… E indovina? Puntano dritto verso di te. Credo vogliano farci litigare. –

Restò in silenzio per qualche istante, arrovellandosi su cosa potesse aver convinto gli Shadow a fare una mossa così palese ed azzardata nei suoi confronti ma non trovò nessuna risposta che lo soddisfacesse a pieno: - Perché mai dovrebbero farlo? –

Amy scrollò le spalle, con una semplicità disarmante, si stropicciò gli occhi e rilassò i muscoli delle spalle accasciandosi contro i morbidi cuscini dell’infermeria: - Senza la tua imponente figura che mi dice come agire in ogni situazione sarebbe più semplice manipolarmi… è plausibile. Sei la mia guida dopo tutto e loro lo sanno. –

- Non sei facilmente manipolabile, dovrebbero averlo capito da un pezzo ormai. – Damastair continuava a gettare uno sguardo distratto alla porta dietro cui, ormai da mezz’ora, si erano rifugiati James e Emily – Penso che il nostro tempo sia quasi scaduto. Dovremo rimandare la nostra conversazione. -

- È così importante che lui non ti veda al mio fianco?! – gli domandò lei, di punto in bianco, sorprendendola con il suo tono arrabbiato - Santi numi… è più forte di quanto pensassi. Fatto sta che non sarebbe un problema poi così grande fargli sapere che sua figlia è viva, a mezzo metro da lui. -

L’elfo sospirò affranto: nella vita di Amy l’unico spiraglio a cui aveva, da sempre, avuto accesso illimitato era ciò che lei pensava della sua mancata famiglia… Ogni volta era difficile convincerla del fatto che non fosse sua la colpa di quel forzato allontanamento ma ora che lei si trovava a così poca distanza dai suoi famigliari, la situazione poteva diventare insostenibile: - So bene quanto sia difficile per te ma… –

- È questo il problema. Tu supponi di saperne qualcosa ma non capisci la differenza sostanziale che c’è tra me e te… – sul volto di Amy si dipinse un sorriso mesto, non poteva realmente dargli colpa per ciò che stava facendo ma in quel momento l’unica cosa di cui aveva bisogno era uno sfogo e Damastair era lì, ancora più vicino di suo padre - La tua specie ha visto secoli interi sorgere e tramontare. La morte per te è un miraggio con cui non devi fare i conti prima di… quanto? Altri duecento anni forse ma per me è tutto diverso. Lo sai? Soltanto per una volta mi piacerebbe abbracciare mio padre senza che il suo sguardo confuso mi marchi a fuoco, additandomi inconsciamente come una fuori di testa. –

Damastair fece per controbattere ma la serratura della porta accanto scattò… Le riservò uno sguardo rammaricato, le carezzò debolmente il capo e sparì, diretto chissà dove. 

 

 

s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s

 

 

Torre Nord – Dormitori

 

Erano stati categorici con lei: niente lezioni e sforzi di nessun tipo per altri sette giorni ma poteva andarsene.

Niente soggiorno obbligatorio. Le diedero un ricostituente ma non sembrò farle effetto ed ancora una volta usò su se stessa i poteri di Avres, accelerando il processo di guarigione…

Si rintanò nella sua stanza, riposò ad occhi chiusi, con la testa appoggiata al fresco del cuscino sul suo morbido letto ma non durò a lungo…

Accanto a lei percepì alcuni passi che si erano fermati proprio accanto a lei, costringendola ad aprire gli occhi e ad alzare lo sguardo.

- Liam… Che ci fai qui? – domandò perplessa, ripensando all’ultima occasione in cui l’aveva visto e a ciò che gli era capitato.

Probabilmente era lì per quello, avrebbe tentato di convincerla a tornare nei Sigma e nel farlo avrebbero certamente discusso.

- Quando sei arrivata da noi nessuno ti voleva. Poi ci siamo ricreduti… Avevi otto anni ma ci hai dimostrato che potevi farcela. – il suo sguardo era indifferente, a giudicare dalle mani tremanti lungo i fianchi stava trattenendo la rabbia ma poteva percepire chiaramente il suo stato d’animo dal suo tono di voce – Pretendo una spiegazione. E fa che sia valida… Non voglio credere che proprio tu abbia ceduto alla paura. –

Amy sospirò, si sentì debole e sconfitta ancor prima di iniziare quella discussione che, ne era certa, le avrebbe portato via l’intero pomeriggio e non avrebbe risolto niente: - Non è così semplice. –

La voce di Liam si affievolì improvvisamente, come se tutto d’un tratto le sue energie fossero venute a meno, lasciandolo in balia della delusione: - A me sembra quasi banale: ti sei arresa, hai smesso di credere nella tua stessa causa… Proprio tu poi. È quasi paradossale! –

- Ci mancava soltanto la predica adesso. - replicò lei aspra, le mancavano soltanto le paturnie mentali dell’amico per concludere “in bellezza” la giornata, si accese una sigaretta, spalancò le finestre e rispose nervosamente all’amico – Io sto solo cercando di proteggervi… Cosa c’è di difficile da capire? -

- Ti sei sempre vantata di essere una che non si arrende… - la voce di Erin la colse alla sprovvista, se la ritrovò improvvisamente accanto e le riservò un occhiata stranita mentre la bionda continuava il suo discorso – Ma la tua paura di ferirci ti ha trasformato in una debole! -

- Quando sei arrivata? – la voce di Amy tremò impercettibilmente, odiava ammettere i suoi difetti ma la stessa idea che fossero i suoi amici a dirle quelle cose la terrorizzava…

- Tu non sei la Amy che conosciamo. – a qualche metro dal suo letto comparve David; sul suo volto c’era la tipica espressione di chi non sa trattenere il proprio disappunto e quello, per Amy, fu l’ennesimo schiaffo al’orgoglio - Sei debole, incapace di concludere le missioni, spaventata da te stessa… Un peso per tutti noi. -

- Si può sapere perché mi state aggredendo in questo modo? – sbottò lei, improvvisamente infastidita dalla discussione, non voleva affatto litigare con loro ma arrivati a quel punto non aveva altra scelta - Odio questa situazione quanto voi ma non posso fare altrimenti. –

- Sei la reincarnazione di una Dea della guerra… Puoi fare qualunque cosa e lo sai bene. – Daniel comparve sul divano, tra le mani stringeva un bicchiere ricolmo di whiskey incendiario, fece oscillare il liquido ambrato e le rivolse uno sguardo stizzito – Vuoi davvero vederci morire? Resterai a guardare mente loro ci attaccheranno? –

Amy gli strappò il bicchiere dalle mani e lo lanciò contro il muro, afferrò il volto di Daniel tra le mani e lo obbligò a guardarla negli occhi: - Questo non lo permetterei mai e lo sapete. Dovete stare lontani da me… Dovete andarvene o vi troveranno! –

Improvvisamente si ritrovò al centro della stanza, i suoi compagni l’avevano accerchiata e tra le mani stringevano pistole di calibri differenti, gliele puntarono contro e premendo i grilletti dissero: - Ci hai deluso. –

Amy spalancò gli occhi di scatto trovandosi seduta, ancora prima di aver elaborato un pensiero, scoprendosi con il fiatone e il cuore che batteva a mille.  

Accanto a lei c’era Liam, le rivolse uno sguardo confuso e si avvicinò al bordo del suo letto: - Scusa… Non volevo svegliarti. –

Amy ancora boccheggiante, lo fissò ad occhi sbarrati tentando di riacquistare la calma e si passò una mano sulla fronte trovandola imperlata di sudore: - Un sogno… era soltanto un sogno. -

   
 
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