Un sogno è come un microscopio
attraverso il quale
osserviamo
gli avvenimenti nascosti della nostra anima.
(Erich Fromm)
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Infermeria – Holy Grail
School
-
Merda… - borbottò la rossa, passandosi le mani sulle tempie, improvvisamente
doloranti.
-
Che c’è? – le domandò l’elfo, avvicinandosi con cautela, quasi temesse di farle
del male semplicemente raggiungendola - Non ti senti bene?
–
-
Qualcuno sta giocando con la mia testa. – spiegò lei, lo disse come se fosse
abituata a subire quel genere di attacchi e la cosa spaventò a morte Damastair,
non era assolutamente preparato a scoprire quale fosse realmente la condanna
della sua rampolla - Sono influenze negative… E indovina? Puntano dritto verso
di te. Credo vogliano farci litigare. –
Restò
in silenzio per qualche istante, arrovellandosi su cosa potesse aver convinto
gli Shadow a fare una mossa così palese ed azzardata nei suoi confronti ma non
trovò nessuna risposta che lo soddisfacesse a pieno: - Perché mai dovrebbero
farlo? –
Amy
scrollò le spalle, con una semplicità disarmante, si stropicciò gli occhi e
rilassò i muscoli delle spalle accasciandosi contro i morbidi cuscini
dell’infermeria: - Senza la tua imponente figura che mi dice come agire in ogni
situazione sarebbe più semplice manipolarmi… è plausibile. Sei la mia guida dopo
tutto e loro lo sanno. –
-
Non sei facilmente manipolabile, dovrebbero averlo capito da un pezzo ormai. –
Damastair continuava a gettare uno sguardo distratto alla porta dietro cui,
ormai da mezz’ora, si erano rifugiati James e Emily – Penso che il nostro tempo sia
quasi scaduto. Dovremo rimandare la nostra conversazione.
-
-
È così importante che lui non ti veda al mio fianco?! – gli domandò lei, di
punto in bianco, sorprendendola con il suo tono arrabbiato - Santi numi… è più
forte di quanto pensassi. Fatto sta che non sarebbe un problema poi così grande
fargli sapere che sua figlia è viva, a mezzo metro da lui.
-
L’elfo
sospirò affranto: nella vita di Amy l’unico spiraglio a cui aveva, da sempre,
avuto accesso illimitato era ciò che lei pensava della sua mancata famiglia…
Ogni volta era difficile convincerla del fatto che non fosse sua la colpa di
quel forzato allontanamento ma ora che lei si trovava a così poca distanza dai
suoi famigliari, la situazione poteva diventare insostenibile: - So bene quanto
sia difficile per te ma… –
-
È questo il problema. Tu supponi di saperne qualcosa ma non capisci la
differenza sostanziale che c’è tra me e te… – sul volto di Amy si dipinse un
sorriso mesto, non poteva realmente dargli colpa per ciò che stava facendo ma in
quel momento l’unica cosa di cui aveva bisogno era uno sfogo e Damastair era lì,
ancora più vicino di suo padre - La tua specie ha visto secoli interi sorgere e
tramontare. La morte per te è un miraggio con cui non devi fare i conti prima
di… quanto? Altri duecento anni forse ma per me è tutto diverso. Lo sai?
Soltanto per una volta mi piacerebbe abbracciare mio padre senza che il suo
sguardo confuso mi marchi a fuoco, additandomi inconsciamente come una fuori di
testa. –
Damastair
fece per controbattere ma la serratura della porta accanto scattò… Le riservò
uno sguardo rammaricato, le carezzò debolmente il capo e sparì, diretto chissà
dove.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Torre
Nord – Dormitori
Erano
stati categorici con lei: niente lezioni e sforzi di nessun tipo per altri sette
giorni ma poteva andarsene.
Niente
soggiorno obbligatorio. Le
diedero un ricostituente ma non sembrò farle effetto ed ancora una volta usò su
se stessa i poteri di Avres, accelerando il processo di guarigione…
Si
rintanò nella sua stanza, riposò ad occhi chiusi, con la testa appoggiata al
fresco del cuscino sul suo morbido letto ma non durò a
lungo…
Accanto
a lei percepì alcuni passi che si erano fermati proprio accanto a lei,
costringendola ad aprire gli occhi e ad alzare lo sguardo.
-
Liam… Che ci fai qui? – domandò perplessa, ripensando all’ultima occasione in
cui l’aveva visto e a ciò che gli era capitato.
Probabilmente
era lì per quello, avrebbe tentato di convincerla a tornare nei Sigma e nel
farlo avrebbero certamente discusso.
-
Quando sei arrivata da noi nessuno ti voleva. Poi ci siamo ricreduti… Avevi otto
anni ma ci hai dimostrato che potevi farcela. – il suo sguardo era indifferente,
a giudicare dalle mani tremanti lungo i fianchi stava trattenendo la rabbia ma
poteva percepire chiaramente il suo stato d’animo dal suo tono di voce –
Pretendo una spiegazione. E fa che sia valida… Non voglio credere che proprio tu
abbia ceduto alla paura. –
Amy
sospirò, si sentì debole e sconfitta ancor prima di iniziare quella discussione
che, ne era certa, le avrebbe portato via l’intero pomeriggio e non avrebbe
risolto niente: - Non è così semplice. –
La
voce di Liam si affievolì improvvisamente, come se tutto d’un tratto le sue
energie fossero venute a meno, lasciandolo in balia della delusione: - A me
sembra quasi banale: ti sei arresa, hai smesso di credere nella tua stessa
causa… Proprio tu poi. È quasi paradossale! –
-
Ci mancava soltanto la predica adesso. - replicò lei aspra, le mancavano
soltanto le paturnie mentali dell’amico per concludere “in bellezza” la
giornata, si accese una sigaretta, spalancò le finestre e rispose nervosamente
all’amico – Io sto solo cercando di proteggervi… Cosa c’è di difficile da
capire? -
-
Ti sei sempre vantata di essere una che non si arrende… - la voce di Erin la
colse alla sprovvista, se la ritrovò improvvisamente accanto e le riservò un
occhiata stranita mentre la bionda continuava il suo discorso – Ma la tua paura
di ferirci ti ha trasformato in una debole! -
-
Quando sei arrivata? – la voce di Amy tremò impercettibilmente, odiava ammettere
i suoi difetti ma la stessa idea che fossero i suoi amici a dirle quelle cose la
terrorizzava…
-
Tu non sei la Amy che conosciamo. – a qualche metro dal suo letto comparve
David; sul suo volto c’era la tipica espressione di chi non sa trattenere il
proprio disappunto e quello, per Amy, fu l’ennesimo schiaffo al’orgoglio - Sei
debole, incapace di concludere le missioni, spaventata da te stessa… Un peso per
tutti noi. -
-
Si può sapere perché mi state aggredendo in questo modo? – sbottò lei,
improvvisamente infastidita dalla discussione, non voleva affatto litigare con
loro ma arrivati a quel punto non aveva altra scelta - Odio questa situazione
quanto voi ma non posso fare altrimenti. –
-
Sei la reincarnazione di una Dea della guerra… Puoi fare qualunque cosa e lo sai
bene. – Daniel comparve sul divano, tra le mani stringeva un bicchiere ricolmo
di whiskey incendiario, fece oscillare il liquido ambrato e le rivolse uno
sguardo stizzito – Vuoi davvero vederci morire? Resterai a guardare mente loro ci attaccheranno? –
Amy
gli strappò il bicchiere dalle mani e lo lanciò contro il muro, afferrò il volto
di Daniel tra le mani e lo obbligò a guardarla negli occhi: - Questo non lo
permetterei mai e lo sapete. Dovete stare lontani da me… Dovete andarvene o vi
troveranno! –
Improvvisamente si ritrovò al centro della stanza, i suoi compagni l’avevano accerchiata e tra le mani stringevano pistole di calibri differenti, gliele puntarono contro e premendo i grilletti dissero: - Ci hai deluso. –
Amy spalancò gli occhi di scatto trovandosi seduta, ancora prima di aver elaborato un pensiero, scoprendosi con il fiatone e il cuore che batteva a mille.
Accanto
a lei c’era Liam, le rivolse uno sguardo confuso e si avvicinò al bordo del suo
letto: - Scusa… Non volevo svegliarti. –
Amy ancora boccheggiante, lo fissò ad occhi sbarrati tentando di riacquistare la calma e si passò una mano sulla fronte trovandola imperlata di sudore: - Un sogno… era soltanto un sogno. -