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Autore: MaryLouise    26/05/2012    7 recensioni
Al centro dell'ufficio apparve un breve lampo di fuoco lasciandosi dietro un'unica piuma dorata che fluttuò dolcemente sul pavimento.
«E' il segnale di Fanny» disse Silente, afferrando la piuma mentre cadeva. «La professoressa Umbridge deve aver saputo che non siete nei vostri letti... Minerva, vada a distrarla, le racconti una storia qualunque...»
La professoressa McGranitt uscì in un fruscio di stoffa scozzese.

Vi siete mai domandati cosa abbia fatto Minerva per distrarre Dolores?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dolores Umbridge | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Una scusa qualunque


 
 
Al centro dell'ufficio apparve un breve lampo di fuoco lasciandosi dietro un'unica piuma dorata che fluttuò dolcemente sul pavimento.
«E' il segnale di Fanny» disse Silente, afferrando la piuma mentre cadeva. «La professoressa Umbridge deve aver saputo che non siete nei vostri letti... Minerva, vada a distrarla, le racconti una storia qualunque...»
La professoressa McGranitt uscì in un fruscio di stoffa scozzese.
 
[Harry Potter e l'Ordine della Fenice - Capitolo 22: L'Occhio del Serpente]
 
 
 

Minerva scese velocemente le scale a chiocciola che conducevano all'ufficio del Preside.
Giunta in corridoio, si guardò istintivamente intorno: nessuna traccia di Dolores Umbridge.
Proseguì  grandi passi, mentre la sua mente cercava disperatamente una scusa per intrattenerla.
Problemi scolastico - burocratici? No, di sicuro avrebbe rimandato a più tardi.
Organizzazione dei G.U.F.O. e dei M.A.G.O.? Nemmeno, mancavano ancora sei mesi.
Una Caccabomba in corridoio? Nah, era compito di Gazza risolvere questi problemi, inoltre chiederle aiuto per una faccenda simile significava riconoscere la sua autorità come superiore.
Storse il naso: avrebbe assegnato duecento punti a Serpeverde, piuttosto.
Accelerò il passo nervosamente, cercandola con lo sguardo.
Poteva sentire il rumore del suo cervello macchinare nel silenzio del corridoio, lo sentiva cercare una scusa stupida, una scusa qualunque, giusto per tenere occupata Dolores.
Merlino, quanto odiava quella situazione. Quanto odiava lei.
Perché proprio una donna del genere doveva essere lì? Minerva percepì il proprio naso fremere innervosito.
Stupido rospo infiocchettato di rosa... con un ufficio pieno di gatti...
Si fermò di colpo. Un ufficio pieno di gatti. Piattini di ceramica con disegnati dei gatti.
Dolores amava i gatti, stravedeva per i gatti.
Rabbrividì di colpo, rendendosi conto che ciò che intendeva fare era la sua unica possibilità di salvezza.
Un ticchettio inquietante iniziò a diffondersi per il corridoio. Era proprio dietro l'angolo, sentiva il ticchettare delle sue scarpe rosa sul pavimento di marmo.
O la va o la spacca, pensò trasformandosi.
Dolores Umbridge svoltò frettolosamente l'angolo, proseguendo verso la Presidenza, dritta come un fuso e determinata come una macchina da guerra.
Un miagolio interruppe la sua marcia sicura verso l'obiettivo.
Aveva sentito bene? Un miagolio?
Minerva miagolò di nuovo, più forte.
Forza, girati, idiota.
Dolores si fermò in mezzo al corridoio, voltandosi lentamente. Minerva avanzò sicura verso di lei, per farsi vedere.
Notò il suo rapido cambiamento d'espressione: da rigido e determinato a tenero e rassicurante.
Represse un'ondata di nausea.
Si avvicinò, mimando alla perfezione la tipica timidezza felina.
Dolores volse lo sguardo verso l'ufficio di Albus, a circa una ventina di metri da lei, in fondo al corridoio.
No, no, guarda me. Non distrarti.
Miagolò ancora, sonoramente.
La Umbridge tornò a fissarla, incuriosita. «Cosa ci fai qui, tutto solo?», domandò con voce ancora più infantile del solito.
Solo? Sono una gatta, Dolores, una gatta.
Minerva le scoccò un'occhiata penetrante.
Dolores si girò ancora una volta verso la Presidenza, incerta sul da farsi. Mosse un passo in direzione del gargoyle, ma la professoressa di Trasfigurazione attirò di nuovo la sua attenzione con un miagolio lamentoso.
«Cosa c'è adesso, mio caro?», chiese quella con un tono leggermente irritato.
La stava confondendo, proprio come aveva sperato.
Minerva alzò una zampa, miagolando disperata. L'espressione della Umbridge si fece allarmata. «Per Salazar, sei ferito!».
L'altra mugolò in conferma, facendo finta di zoppicare verso di lei.
Dolores scoccò un'altra occhiata incerta al gargoyle.
Dai, portami via con te. Sono ferita.
Gli occhi ambrati del felino la fissavano con insistenza, pareva supplicassero di aiutarlo.
Povera creatura...
No, c'erano cosa più importanti da fare: il Ministero, Cornelius...
Minerva osservò compiaciuta l'espressione confusa della donna, per poco non riusciva a decifrare i pensieri che albergavano in quel cervello ristretto.
Il micio miagolò dal dolore.
Senza pensarci un'altra volta, Dolores lo sollevò per le zampe anteriori e, tenendolo stretto al petto, lo portò via con sé.
Mi sta stringendo tra le braccia. Godric, che schifo.
Doveva farlo per il bene di Potter, dei Weasley, di Hogwarts, di Albus... Albus. Guarda cosa mi fai fare.
Per Hogwarts, Minerva. Per Hogwarts.
Dolores la strinse più forte al petto e le accarezzò la testa.
Il micio rabbrividì dalla punta dei baffi alla coda, ma la Umbridge non se ne accorse.
Quando finalmente giunsero a destinazione, l'ufficio della professoressa di Difesa, Minerva venne poggiata sul tavolo, mentre l'altra si affaccendava intorno ai suoi bauli.
«Dovrei averli messi da qualche parte...», borbottò.
Ti prego, fa che non sia quello che penso...
«Eccoli qua!», esclamò Dolores trionfante, estraendo dalla valigia una grossa scatola di croccantini per gatti.
Oh, no!
Ne versò un po' in una scodella di ceramica e la poggiò sulla scrivania davanti al micio.
Che dovrei fare, mangiarli con gusto? Per cortesia...
«Scommetto che devi avere molta fame, piccolino, non è vero? Ah, se trovassi il tuo padrone, si meriterebbe una settimana di punizione!».
Minerva rimase ritta come un soldatino sulla cattedra, agitando la coda con irritazione.
Devo fare un disegnino per farti capire che sono di sesso femminile?
«Dai, mangiane un po'», la incitò.
Chissà se poteva graffiarle la faccia... Qualche graffietto, solo per divertimento...
La Umbridge si chinò sulla scodella e prese un croccantino tra le mani, avvicinandoglielo al muso.
«Avanti, mangia», cinguettò.
Minerva deglutì impercettibilmente. Per Hogwarts, Minerva, per Hogwarts.
 
*
 
«Ebbene, come è andata?», chiese Silente qualche ora più tardi, quando Minerva fece ritorno nel suo ufficio.
La professoressa si aggiustò la crocchia, sistemandosi le vesti e guardandolo torva. «Direi che me la sono cavata», replicò a bassa voce. «Non credo che la cara Dolores sia molto contenta della partenza di Potter e dei Weasley, a giudicare dalla sua espressione furente di poco fa, quando l'ho casualmente incontrata in corridoio», commentò con un lieve sorriso divertito, «ma almeno il diversivo ha funzionato», concluse.
«Diversivo?».
Minerva storse il naso sottile in una smorfia di disgusto. «Diversivo», ripeté schifata.
Un grande sorriso si dipinse sul volto del Preside, «Mia cara, questa me la devi proprio raccontare».
 
Il micio ingoiò il decimo croccantino, le vibrisse che fremevano dal disgusto.
Sarà passato abbastanza tempo, pensò Minerva. Sì, di sicuro Potter e i Weasley erano già partiti.
Dolores giocherellava con i croccantini nella ciotola, sollevandone occasionalmente uno per ficcarglielo in bocca.
Stanca di quella situazione, Minerva scese dal tavolo senza degnarla di uno sguardo.
«Dove vai, micino?».
Non sono affari tuoi.
«Vieni qui, non hai finito di mangiare!».
Se continua così potrei non rispondere delle mie azioni, pensò mentre ribolliva di rabbia.
Si avvicinò alla porta che la Umbridge aveva lasciato socchiusa, ma non riuscì ad oltrepassarla; Dolores la sollevò di peso, guardandola fissa con gli occhi grandi, tondi e sporgenti.
«Credo proprio che dovrai stare qui finché non ritroviamo il tuo padrone», replicò quella, gli occhi da rospo che luccicavano.
Nemmeno se mi pagassero fior di Galeoni!
Dolores la strinse a sé in un abbraccio soffocante; era chiaro che non sarebbe mai riuscita a liberarsene. Avrebbe dovuto usare le maniere forti e non era assolutamente dispiaciuta a riguardo.
Alzò la zampa e penetrò la pelle della Umbridge con gli artigli affilati, soffiando inferocita.
L'Inquisitore Supremo urlò di dolore, lasciando la presa sul gatto per portarsi le mani al viso. Minerva ne approfittò per sgattaiolare fuori dall'ufficio, trattenendosi dal sorridere alle urla di Dolores.
 
«Fammi capire: ti sei trasformata in gatto sperando di fare leva sul suo amore per gli animali?», ripeté divertito pochi minuti più tardi.
«Esattamente. Devo dire che ha funzionato, nonostante qualche piccolo sacrificio», affermò Minerva, un vago senso di nausea al solo pensiero dei croccantini per gatti che le era toccato mangiare.
Silente rise sotto i baffi, come se le avesse letto nel pensiero.
«E' inutile che ridi, sai? Mi sono sacrificata anche per te, dovresti essermi grato», fece notare con aria di superiorità.
«Davvero?», chiese Albus, un strano luccichio negli occhi.
Minerva annuì con decisione, mentre il Preside si avvicinava a lei. «Cosa suggerisci di fare, allora?», le domandò.
«Riguardo cosa?».
«Beh, hai detto che ti dovrei essere grato», replicò l'uomo imitando la sua voce.
«Esattamente», scandì Minerva, dandogli un buffetto sul naso. «Ho dovuto sorbirmi Dolores per diversi, estenuanti minuti. Ho dovuto ingoiare ben diciassette - sì, diciassette!», rimarcò alla risatina divertita di Albus, «Diciassette croccantini per gatti e  ti assicuro che sono disgustosi».
«Oh, ti credo, ti credo».
«Penso di meritarmi almeno una ricompensa».
«Addirittura?».
Minerva annuì con forza. «Sì, addirittura», replicò.
Albus le cinse la vita. «In cosa dovrebbe consistere questa ricompensa?».
«Non so, di sicuro qualcosa per cui sia valsa la pena di questa messinscena».
Un lieve sorriso illuminò il viso del compagno, mentre si avvicinava a lei quasi impercettibilmente.
«Spero che questo vada bene», le sussurrò, prima di baciarla teneramente.
Minerva cinse il suo collo con le braccia stringendolo di più a sé. «Sì, credo di sì».
In quello stesso istante, Dolores Umbridge camminava nervosamente per il suo ufficio, fumando di rabbia e con diversi graffi sul viso.




Vi prego, non picchiatemi.
E' stata un'idea malata, un'occasione per scrivere un po' di MMAD alle spalle del povero rospo, sempre maltrattato... *ride*
Spero vi sia piaciuta, nonostante sia una Fic molto semplice.
Grazie a tutti per aver letto, attendo le vostre impressioni.
Jo
   
 
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