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Autore: Giada810    26/05/2012    9 recensioni
Henley-on-Thames è una cittadina dell’Oxfordshire, placidamente adagiata sulle rive del Tamigi.
Dopo la guerra Draco Malfoy vi si trasferisce con la figlia Altair, conducendo un’esistenza tranquilla e riservata. Quando la piccola si affeziona a prima vista ad Hermione, trasferitasi da poco nel cottage accanto, tra lei e Draco nasce una strana e amichevole tregua, destinata a sfociare ben presto in qualcosa di più profondo e totalmente inaspettato.
Dal capitolo 1:
“-Granger?- domandò con una nota di disgusto nella voce.
-Malfoy.-
-E cosa ci faresti tu qui?-
-Sono venuta a riprendere il mio gatto.- rispose Hermione, con le sopracciglia aggrottate di chi non capisce cosa ci sia di difficile in una situazione tanto elementare.
-Non qui-qui, ma qui in questo paese.- specificò burbero.
-Non vedo come ti possa interessare.- commentò con distacco.
-Mi interessa nel momento in cui vieni qui per rovinarmi la vita e acquisire prestigio alle mie spalle. Sappi però, Granger, che non ti permetterò di sputtanarmi senza fare niente.- le sibilò, una sottile minaccia sussurrata a bassa voce per impedire ad Altair di sentire.
-Tu vaneggi, Malfoy.- rispose incredula Hermione –Non sono qui per te, anche se il tuo egocentrismo è così degenerato da farti credere il contrario.-“
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Grazie mille per le numerose recensioni che mi avete lasciato.
Prima di lasciarvi al capitolo, vorrei solo dire due parole.
Chi di voi ha già letto “Mio” avrà una certa familiarità con questo tipo di capitoli, per le altre sarà forse una sorpresa (gradita, spero): sono spezzoni di giornate diverse che hanno lo scopo di mostrarvi come cambia il loro rapporto, poco a poco (anche se qualche cambiamento c’è già stato).
Spero che vi piaccia l’idea…
Buona lettura!!!



Cap. 7
Parole parole parole
 

 
-Perché lo fai?-
La voce di Draco ruppe il silenzio che li aveva circondati, avvolgendoli come una coperta calda mentre Altair giocava silenziosamente sul tappeto dopo aver passato buona parte del pomeriggio a giocare in compagnia di Hermione.
La giovane strega, accoccolata ad una estremità del divano con in mano una tazza di tisana bollente, si voltò verso di lui guardandolo confusa.
-Perché faccio cosa?- gli domandò, bevendone poi una lunga sorsata.
-Tutto quello che fai per me… ehm, per noi… ehm, per Altair.-  farfugliò a disagio. Poi diede un colpo di tosse e parlò di nuovo –Insomma, perché?-
Hermione si strinse nelle spalle, sorseggiò ancora la calda bevanda che spandeva nell’aria un delicato aroma di menta e malva, e spostò lo sguardo dal fondo della tazza ad Altair.
-Mi piacciono i bambini, mi sono sempre piaciuti, e tua figlia è dolcissima.- confessò con un sorriso. Altair l’aveva colpita dal primo sguardo, per la sua tenerezza e per la sua caparbietà, per il suo essere così affettuosa e al tempo stessa così… così… così Malfoy in certi atteggiamenti.
-Tutto il contrario del padre, vero?- ironizzò Draco con un sorriso mesto. Era quello che la maggior parte della gente pensava, che Altair avesse un carattere fantastico che compensava quello scorbutico e chiuso dell’uomo.
-No, non credo.- disse cautamente Hermione –Oddio, ha un caratteraccio, ma non credo che sia poi così cattivo come vuol far sembrare.-
Draco sorriso guardandola di sottecchi, mentre anche lei cercava di nascondere un sorriso dietro il bordo della tazza, di porcellana azzurra decorata con ghirigori floreali di una tonalità più scura.
-Ah, davvero?- si incuriosì Draco. Gli sembrava stupido parlare di se stesso in terza persona come se stessero discutendo di un estraneo, ma, per qualche motivo oscuro e profondamente celato, lo trovava anche divertente.
-Sì, davvero.- lo assecondò Hermione –Fa tante scene, si atteggia a cattivo e antipatico, ma in fondo non lo è davvero. Gli piace far credere alla gente di esserlo.-
-Quindi non sono così cattivo come sembra? È un modo per dirmi che sono dolce, tenero e zuccheroso?- domandò disgustato da quella prospettiva. Hermione rise di gusto, rovesciando parte del proprio infuso sui propri pantaloni.
Tamponò meglio che poté la macchia con un tovagliolo che fece comparire dal nulla, poi riprese il discorso.
-Zuccheroso? Tu? Che bestemmia!- esclamò inorridita, poi gli lanciò il tovagliolo umido in piena faccia e rimase in attesa della sua reazione. Pochi istanti dopo, Draco, che ancora si rigirava tra le dita il pezzo di stoffa interessata, cambiò posizione sul divano, voltandosi verso di lei e osservandola con gli occhi ridotti a due fessure.
-Ti ho mai detto che sei infantile quando fai così?- la rimbeccò con lo stesso tono che usava con la figlia.
-Ti ho mai detto che ho solo ventisei anni?-
-Ti ho mai detto che a ventisei anni non si è più dei bambini?-
-Ti ho mai detto che se continui a ridere così poco, ti verranno un sacco di rughe?-
-Ti ho mai detto che sarei affascinante in ogni caso?-
-Ti ho mai detto che sei arrogante?-
-Ti ho mai detto che sei irritante?-
-Vanesio.- lo apostrofò.
-Petulante.-
-Cafone.-
-Modestamente.- si compiacque Draco, sorridendole indifferente al commento che lei aveva appena fatto, quasi che essere tacciato di maleducazione fosse per lui fonte di compiacimento.
Mentre si scrutavano truci, con l’ombra di un sorriso nascosta dalle labbra imbronciate, Altair alzò il viso verso di loro e li guardò con la testa pensosamente inclinata da un lato.
Erano proprio strani, battibeccavano sempre e poi bevevano insieme il caffè con la brioche, come avevano fatto quella mattina.
Ah, adulti! Chi li capisce è bravo!
 
***
 
Stava fissando da un po’ di tempo Draco e Altair, il modo in cui l’uomo cambiava completamente quando stava con la figlia, il luccichio che brillava negli occhi della bambina quando parlava del suo papà, la delicatezza con cui Draco la allacciava le scarpine di vernice prima di andare a cena dalla nonna.
-Perché mi fissi?-
La voce di Draco la distolse dai propri pensieri, le cui radici affondavano in assolati pomeriggi estivi passati in un salotto di una casa londinese, quando lei voleva fare tutto da sola e suo padre le stava dietro, in perenne supervisione e sorveglianza.
Dal piano superiore della villetta proveniva il rumore di Altair che cercava qualcosa nella propria camera ed Hermione rimase per un attimo a fissare Draco, poi scosse le spalle, finendo il proprio tè.
Hermione di era accorta che sotto quella patina di distacco e austerità di cui si ammantava quando usciva, Draco Malfoy celava molto di più e questo la incuriosiva.
-Mi ricordi mio padre.- confessò con un sorriso –Lui mi stava sempre vicino quando facevo qualcosa e mia madre stava preparando la cena e non poteva controllarmi di persona.- rise, alzandosi in piedi pronta ad andarsene.
-Cosa ci trovi di così ridicolo nel fatto che io ami mia figlia, Granger?- le disse con tono secco, arrabbiato al pensiero che lei, che meglio di altri aveva visto da vicino quanto amasse Altair, potesse ancora ridere di quel sentimento.
-Non è per quello che rido, ho sempre pensato che anche uno come te potesse amare.- gli spiegò, per nulla turbata da quel tono sgarbato, comprendendo cosa celasse –Mi fa ridere solo averti paragonato ad un Babbano.-
Draco rimase impassibile, indeciso su come interpretare il fatto che l’avesse paragonato ad un essere senza una goccia di magia nel proprio sangue.
–Voglio un bene immenso a mio padre, puoi considerarlo un complimento.- lo rassicurò, leggendo la sua indecisione nella piega che avevano assunto le labbra.
 
***
 
Con una pila di libri in mano, Hermione camminava a passo spedito lungo i corridoi del Ministero della Magia, salutando di tanto in tanto maghi e streghe di varie età ed epoche, in carne ed ossa o dipinte nei quadri appesi alle pareti.
-Stai facendo palestra?- la apostrofò una voce che avrebbe riconosciuto tra mille. Si voltò in quella direzione con qualche difficoltà visto il peso di ciò che trasportava e incrociò due occhi verdi.
-Oh, ma che gentile, ti stai offrendo volontario per aiutarmi?- gli chiese, depositandogli tra le braccia i volumi appena presi.
-In cambio mi offri del cibo.-
La voce di Harry risuonava così affamata che Hermione scoppiò a ridere, annuendo e seguendolo in direzione dell’atrio da cui si sarebbero smaterializzati.
 
Erano a casa di Hermione da qualche minuto ed Harry si era appostato alla finestra, scrutando la villetta bianca al di là del giardino come se fosse stato un animale raro e da studiare con meticolosità, approfittando dell’assenza della moglie per scrutare liberamente l’oggetto della propria curiosità.
-Quindi lì vive Malfoy?-
-Già.-
-Con la figlia?-
-Già.-
-E non l’hai ancora ucciso?-
-No, ma l’ho schiaffeggiato due volte.-
Harry parve molto più tranquillo, ora che aveva appreso che tutto sommato Hermione era ancora in sé. Tornò verso il salotto e si sedette sul divano con la ragazza, mangiando un muffin in un sol boccone.
-Scusami- le disse, bevendo un sorso di caffè all’americana appena fatto –ma ho mangiato solo un boccone questa mattina presto e poi non ho avuto tempo per pranzare.-
-Tranquillo, non potrai mai essere peggio di Ronald.- storse la bocca in una smorfia disgustata parlando dell’ex fidanzato e Harry decise di cambiare argomento.
-Quindi, Malfoy com’è diventato?- indagò curioso, mangiando il secondo muffin al cioccolato, che sembrava ammiccargli invitante.
-Non è diventato.- rispose rapidamente Hermione –È sempre il solito bamboccio viziato.-
Non sapeva perché, ma si vergognava ad ammettere di trovare attraente e simpatico Malfoy, lo stesso che aveva reso la loro vita, se non proprio un inferno, certamente poco piacevole e molto problematica.
Harry l’osservò attentamente, poi deglutì e assunse un’espressione seria e preoccupata.
-L’ultima volta che mi hai mentito, ho scoperto che viaggiavi nel tempo. Devo dedurre che Malfoy ti ha fatto qualcosa di brutto?- le domandò –Ti ha.. toccato?- ipotizzò con delicatezza, presupponendo le peggiori situazioni e già pronto a farlo pentire dei suoi tanto decantati natali.
-Oh, no!- Hermione si affrettò a rassicurarlo, stringendogli le mani e scuotendo la testa con convinzione –È solo che…- si morse le labbra, piena di vergogna per qualcosa che nemmeno esisteva.
-Hermione, mi sto spaventando.-
Sentendo Harry onestamente allarmato da tanta reticenza, Hermione gli raccontò tutto. Dello sputo, di Altair e della sua dolcezza, del giardino che avevano sistemato, della festa e della fuga di Altair in casa propria. Harry rimase in silenzio, mangiando qualche altro muffin e rischiando quasi di strozzarsi quando Hermione si dilungò troppo sui particolari del loro veloce ma sentito abbraccio in cucina.
La sua faccia era una gamma di emozioni contrastanti e in un certo senso spassose e divertenti.
-Tu, la mia migliore amica, innamorata di Malfoy.- disse in un soffio, abbandonandosi contro lo schienale del divano.
-Hey!- lo riprese Hermione –Frena, non sono innamorata di Malfoy.. solo…- tossì un poco –Mi piace.- confessò con semplicità arrossendo.
-Merlino- ritentò Harry, con un leggero sorriso derisorio sulle labbra –La mia migliore amica si sta innamorando di Malfoy.- vedendo che non replicava si portò le mani sul viso –Oh Godric, se non replichi vuol dire che è vero!-
La cuscinata di Hermione lo zittì.
 
***
 
Quando Draco aveva bussato alla porta di Hermione per chiederle se le poteva tenere Altair per cena mentre usciva con i suoi amici, certo non immaginava di trovarla in quelle condizioni.
Altair l’avrebbe definita buffa, sua madre  originale, Astoria vergognosamente plebea.
-C’è un motivo particolare per cui hai delle piume tra i capelli?- le domandò, allungando una mano verso i suoi capelli e rigirandosi una piuma bianca e soffice tra le dita.
-Oh!- Hermione rise –È venuto Harry e ci siamo presi a cuscinate, ma…-
-Potter? Qui?- Hermione annuì –Merda!- esclamò, sbattendo una mano sullo stipite della porta, facendola sobbalzare per lo spavento –Non gli avrai detto che abito qui?-
-Certo che sì.- ad un’altra imprecazione del mago, Hermione iniziò ad indisporsi –Si può sapere che ti prende?-
-Cazzo, Granger, ma come fai a non capire!- le urlò –Potter è pericoloso quanto te, quanto chiunque altro pensi che non mi merito quello che ho. Non posso permettergli che venga qui e…-
Spazientita, Hermione roteò gli occhi e gli sbatté malamente una mano sulla bocca, sentendo sotto i polpastrelli la ruvidità della barba non fatta.
-Ad Harry non importa un accidente di te.- gli disse diretta –È venuto qui altre volte con Ginny e tu non te ne sei nemmeno reso conto, perché lui non ha intenzione di immischiarsi con la tua vita. Puoi stare tranquillo, Harry è come me.- gli spiegò, sperando di risultare convincente.
“Sexy?”
Si domandò Draco con una punta di sarcasmo e fastidio per quel pensiero, mentre con gli occhi scendevano dalla capigliatura scomposta di Hermione verso i pantaloni della tuta che indossava, coperti da un maglietta più larga del dovuto ma ugualmente seducente, più per quello che lasciava immaginare che per quello che mostrava.
-Ti calmi o vuoi una camomilla?- gli disse, togliendo la mano dalla sua bocca. Draco annuì, poi si passò una mano tra i capelli e li tirò indietro, scoprendo la fronte e tirando nervosamente qualche ciocca un po’ più lunga delle altre.
-No, la camomilla mi fa schifo.-
-Ma guarda, non l’avrei mai detto…-
 
***
 
-Quando ci hanno portato a casa tua.. durante la guerra intendo… perché ci hai aiutato?-
Era da un po’ che le frullava nella mente quella domanda.
Voleva sapere, voleva capire, voleva capirlo.
Draco alzò la testa dal giornale che stava leggendo. Quel giorno non c’era Altair con loro, ma si erano incontrati in piazza e avevano deciso di bere un caffè insieme. Non avevano  veramente  deciso, si erano semplicemente trovati davanti al bar nello stesso momento e avevano capito che sarebbe stato stupido sedersi a due tavoli diversi.
-Io non vi ho aiutato.- negò dopo averla studiata con attenzione –Non pensare cose che non esistono, Granger.-
Come il fatto che, dopotutto, non stavano così male insieme?, si domandò Hermione.
-Perché non me lo vuoi dire?-
Era una domanda che si era posta spesso, sia prima sia dopo che la guerra finisse. Secondo Harry era stata la paura, ma lei non ne era convinta. Se avesse avuto paura di Voldemort, avrebbe fatto di tutto per assecondarlo ed evitare la sua ira,  o no?
-Perché non sono affari tuoi.- le disse brusco, prima di alzarsi e uscire, gettando qualche banconota babbana sul tavolino.
Hermione restò seduta per qualche istante, indecisa su come agire, poi si alzò e uscì dal caffè, individuando la testa bionda al limitare della piazza e accelerando il passo per raggiungerlo. Lo chiamò quando era a soli pochi metri da lui e Draco la guardò al di sopra della spalla, senza accennare a fermarsi.
Lo raggiunse in una via silenziosa e strinse un lembo della giacca, trattenendolo e affiancandolo prima di lasciarlo libero. Camminarono silenziosamente, finché Draco non decise di rompere quel mutismo teso.
-Avevo paura.- disse tenendo gli occhi fissi davanti a sé, cercando di non dar peso allo sguardo  di Hermione che non lo lasciava nemmeno un attimo –Avevo paura di Voldemort, ero terrorizzato da quello che poteva fare, ma ancora di più avevo paura che restasse per sempre lì, in casa mia.-
Le lanciò una breve occhiata per controllare che sul suo viso non ci fossero segni di compatimento o derisione. Con sollievo vi lesse solo comprensione.
-Potter mi ha guardato in un modo… Mi stava chiedendo di aiutarlo, era l’unica possibilità di togliermi per sempre quell’essere  dalle palle. Per i miei gusti siete sempre stati troppo eroici- sentenziò –ma era.. non giusto, non me ne è mai fregato niente di cosa fosse giusto o meno, ma… era la cosa più utile da fare.-
Inspirò profondamente, ignorando l’imbarazzo che lo stava sommergendo per essersi lasciato andare in quel modo con lei. Una mano delicata gli sfiorò la spalla.
-Grazie comunque.-
Draco la guardò, poi storse il naso, come era sua abitudine quando non era d’accordo con lei su qualcosa. Quindi praticamente sempre.
-Non è servito a molto, mi pare.-
-Forse no.- gli concesse Hermione –Ma almeno ci hai provato, è questo che conta.-
-Credi?-
-Credo che faccia la differenza per quello che pensiamo di noi stessi, per ciò che vediamo quando ci guardiamo allo specchio. Credo che sia la differenza tra vedere un codardo e vedere un ragazzo che almeno ha tentato di fare la cosa gusta.-
Draco annuì e la guardò.
Nessuno aveva mai parlato con lui di quello che era successo nel tetro salone di Malfoy Manor e lui stesso non era mai stato interrogato sull’accaduto, nemmeno dai giudici che si erano accontentati delle dichiarazioni di Potter e di sua madre.
Nessuno gli aveva mai detto ciò che gli stava dicendo la Granger in quel momento, che poteva essere orgoglioso di ciò che era diventato, di ciò che aveva fatto e di ciò che  non  aveva fatto o detto.
Lei era la prima, era stata la prima in molte cose.
La prima che gli avesse fatto balenare nella mente l’idea che il sangue puro non fosse necessario per saper usare una bacchetta; la prima che gli avesse fatto saltare i nervi con un solo sguardo; la prima a cui avesse sputato addosso l’insulto  mudblood  con tutta la cattiveria di era capace già a dodici anni appena compiuti; la prima che avesse visto torturata davanti ai propri occhi; la prima che avesse mai resistito a Bellatrix, urlando con tutta la dignità che era riuscita a mantenere mentre le ossa scricchiolavano; la prima donna che l’avesse affascinato nonostante il suo sangue, o forse proprio  per  il suo sangue.
E,  dulcis in fundo, la prima e l’unica che avesse conquistato Altair totalmente e inesplicabilmente.
 
***
 
 
-Sono io.-
Draco entrò in casa e si piegò sulle ginocchia, in tempo per prendere in braccio Altair che gli era corsa incontro non appena aveva sentito la voce del padre. Dopo avergli dato un bacio sulla guancia, si fece rimettere a terra e corse in camera propria, urlando di dovergli mostrare un disegno che lei ed Hermione avevano fatto quel pomeriggio.
Mentre appendeva la giacca all’appendiabiti, il rumore di passi leggeri alle sue spalle lo fece voltare, trovandosi davanti Hermione che, appoggiata allo stipite, lo fissava curiosa.
-Non riesco a capire- esordì, muovendo intanto la mano in segno di saluto –se esci sempre con la stessa donna o se ne cambi una ogni volta.-
Draco si lasciò scappare una risata e andò in salotto, buttandosi scompostamente sul divano e togliendosi le scarpe senza nemmeno slacciarle.
-Dipende a quando ti riferisci. Quella che ho visto oggi è la stessa con cui esco da tre settimane, ma non è la stessa con cui sono uscito quando.. quando ho fatto ritardo.- le spiegò ed Hermione annuì.
-Toglimi una curiosità.- Draco annuì, invitandola a proseguire –Se stai tutto il tempo qui con Altair, mi spieghi come fai a trovare le donne con cui esci? Metti degli annunci sul giornale?-
-Mmm, potrebbe essere un’idea.- ponderò –Chissà quante risponderebbero all’annuncio. Magari  tutte  insieme..-
-Sei un maiale.- sentenziò Hermione in risposta allo sguardo lascivo e insinuante con cui aveva accompagnato le ultime parole.
-E tu sei una puritana.- ribatté.
-Non per distruggere le tue convinzioni, ma solo perché una non va con il primo che capita, non significa che sia puritana.-
-Oh sì, invece. Significa che non ti sai godere la vita.-
-La vita non è solo sesso.- puntualizzò Hermione, fermamente convinta che la vita non si potesse ridurre solo ad una po’ di ginnastica tra le lenzuola.
-Non solo,- le concesse Draco con un gesto della mano -ma ammetterai che una buona notte di sesso aiuta a distendere i nervi.-
-Che è un po’ come dire che per te la donna con cui esci o una prostituta sono la stessa cosa, perché svolgono la stessa funzione?- domandò con fervore Hermione, che quelle considerazioni maschiliste e misogine non le aveva mai sopportate.
-No, non farmi fare la parte del mostro e non mettermi in bocca parole che non ho detto.- precisò -Vuol dire che se dovesse capitare che una sera ho voglia di scopare e al momento non esco con nessuna donna, potrei anche pensare di farci un pensierino.-
-Merlino, non ti facevo così squallido.- lo commiserò la giovane, scuotendo la testa.
-Se sei così dispiaciuta per me, potresti immolarti per la causa.-
Hermione scacciò con la mano un moscerino che le svolazzava davanti al viso, poi riportò l’attenzione su Draco, che si era spostato sul divano accanto a lei.
-Per quale causa?- domandò, certa di essersi persa un passaggio.
-Questa causa.- chiarì Draco, facendole scivolare una mano sulla coscia fasciata da un paio di calze di cotone leggero, accarezzandola sotto lo sguardo sconcertato e paralizzato d Hermione, che reagì allo shock solo quando sentì le dita di Draco solleticarla vicino all’inguine.
La mano di Hermione volò rapida verso la sua guancia, ma Draco la bloccò con facilità. La fissò per un attimo, poi si mise a ridere.
-Avresti dovuto vederti in faccia…- la guardò divertito ma non cattivo -…cara la mia puritana.- la apostrofò, uscendo dalla stanza seguito dai borbottii di Hermione.
Si guardò appena la mano mentre saliva le scale alla ricerca di Altair.
Era calda, la saccente Grifondoro.
 
***
 
Quando Altair aveva preteso di cucinare una torta e lui le avevano spiegato a chiare lettere che nessuno dei due ne era capace, Draco si era sentito ancora una volta orgoglioso di se stesso per il modo in cui sempre più spesso riusciva ad opporsi alle pretese della figlia, che negli ultimi tempi sembrava cercare in tutti i modi di passare del tempo con lui ed Hermione.
Contemporaneamente.
La sua risposta ferma ma gentile non aveva però avuto l’effetto sperato.
Meno di un’ora dopo, Draco e la piccola si trovavano in cucina con Hermione, pronti ad infornare una teglia colma di quella che, una volta cotta, sarebbe diventata una buonissima torta paradiso.
Seduto su una sedia, Draco osservò la figlia che aiutava Hermione ad infornare a torta, attenta ad ubbidire ad ogni indicazione che le desse la donna.
-Dobbiamo aspettare cinquanta minuti.- asserì Hermione, iniziando a riordinare. Mentre lei metteva gli utensili sporchi nel lavello, Draco prese il sacchetto della farina e si avvicinò al ripiano della credenza da cui Hermione l’aveva preso prima. Con il braccio sollevato in aria, Draco venne però urtato da qualcosa, perse l’equilibrio e…
… e venne investito da una nuvola bianca.
Altair, consapevole di aver urtato poco delicatamente il padre mentre inseguiva Grattastinchi, si zittì immediatamente e sgattaiolò in camera sua, seguita a ruota dal gatto che, dopo essere sfuggito alla sua presa, la stava aspettando ai piedi delle scale.
In cucina, Draco ed Hermione si fissarono per lunghi secondi, lei con la bocca socchiusa in una “o” di puro stupore e lui con i capelli chiari imbiancati di farina candida, che ricadeva sui vestiti e sulle sopracciglia. Dopo aver superato lo sconcerto per quella nuvola di farina che si era alzata in cucina, Hermione distese le labbra e si lasciò andare in una risata fragorosa, sonora e limpida che invase la casa e le riempì gli occhi di lacrime.
L’iniziale piega di fastidio che aveva curvato le labbra di Draco si dissolse quando la verità ruppe il muro di pregiudizi e orgoglio che si era consolidato negli anni.
Non stava ridendo di lui in quando Draco Malfoy umiliato da un incidente in cucina, stava ridendo di lui in quanto padre ricoperto di farina da capo a piedi dalla figlia.
Capirlo e sostituire la smorfia offesa con un sorriso complice fu un tutt’uno.
Mentre Hermione ancora rideva, sorreggendosi al ripiano della cucina con una mano e asciugandosi gli occhi con l’altra, il sorriso di Draco cambiò nuovamente, trasformandosi in un ghigno furbo.
Rapidamente, infilò la mano nel sacchetto di carta che ancora teneva in mano, ne prese una manciata e la tirò verso Hermione, che smise immediatamente di ridere, trovandosi invece sommersa di farina, esattamente come l’uomo che le stava di fronte.
Lo fissò con la bocca socchiusa per la sorpresa, poi il suo sguardo saettò verso il sacchetto, valutando le possibilità di prenderlo e rovesciarlo sulla testa del Serpeverde.
-Non ci pensare nemmeno.- le intimò Draco, posando l’obiettivo di Hermione sul tavolo alle proprie spalle e andando verso di lei per bloccarle ogni possibile tentativo.
-Ma tu mi hai riempito di farina!- protestò.
-Tu ridevi.- le fece notare, come giustificando la sua azione.
-Anche tu avresti riso se avessi visto la tua faccia.- sul finire della frase, ricordando l’espressione di puro sconcerto che si era dipinta sul volto di Draco, Hermione si aprì in un sorriso luminoso che lasciava presagire un’altra risata simile alla precedente. Draco la raggiunse, parandosi davanti a lei con un’aria che, secondo le intenzioni, sarebbe dovuta essere minacciosa.
-Non ridere.- le intimò. Hermione si morse le labbra cercando di trattenersi –Non ridere, Granger, o me la paghi.- Hermione strinse ancor più le labbra, cercando di bloccare la risata che lo sguardo serio di Draco, in contrasto con la sua figura completamente coperta di farina, le aveva suscitato.
Si trattenne per qualche istante, poi esplose.
Mettendo il piede su un piccolo cumulo di farina, Hermione slittò in avanti, aggrappandosi saldamente alle spalle di Draco per non cadere. Quando sentì un braccio passarle intorno alla vita e premerla contro il petto di Draco, la risata di Hermione si smorzò bruscamente, facendoli precipitare nuovamente nel silenzio.
Mentre la strega teneva lo sguardo fisso sulla cucitura del maglione di Draco, l’uomo non staccava gli occhi da lei, dalla massa di capelli ricci e indomabili che gli solleticava il mento.
Erano incredibilmente vicini, più di quanto non fossero mai stati, e questo non era certo un dato positivo, soprattutto non quando si era accorto di non considerarla più solo una vicina di casa o la Sanguesporco che tollerava per amore di Altair.
I pomeriggi con lei lo divertivano, la sua risata lo faceva sorridere per quanto era infantile, il suo corpo lo intrigava e i suoi occhi sembravano volergli far capire che in lei c’era altro.
-Guardami.- il sussurro rauco di Draco uscì dalla sua bocca flebile come un soffio di vento, leggero  e delicato che solleticò i capelli sulla nuca di Hermione, infiltrandosi fra i ricci scuri fino alle sue orecchie.
Restia, Hermione sollevò il viso verso il suo e cercò il suo sguardo, perdendosi da qualche parte tra le ciglia folte e chiare e le pagliuzze che conferivano alle iridi quella sfumatura grigia che l’aveva conquistata.
Rimasero a guardarsi, in silenzio, fino a quando Altair tornò da loro.
 
 
***
 
-Whiskey?-
-Solo se non è la solita schifezza che ci rifili di solito, Nott.-
-Uh, sei nervosetto, Malfoy?-
Draco alzò lo sguardo fiammeggiante sul ragazzo moro che era seduto sulla poltrona accanto a lui. Zabini si zittì immediatamente, allungando un braccio per prendere il bicchiere di cristallo che il proprietario di casa gli stava porgendo.
-L’altra sera sono uscito con la Greengrass. Daphne.- precisò Zabini davanti all’occhiata ardente di Draco –Scopa da paura.- commentò con un sorriso malizioso e Nott gli diede una pacca sulla spalla, quasi complimentandosi.
Draco si limitò a buttare giù, tutto d’un fiato, il liquido ambrato, affidando ad un elfo il compito di riempirlo di nuovo.
-E tu?- lo apostrofò Theodore –Che mi dici di Jo?-
Draco sollevò le spalle e con un cenno del capo rifiutò la sigaretta che gli veniva offerta.
-Non la vedo da un po’, non era il mio tipo.-
-Non era Astoria, vorrai dire.- entrambi gli uomini scoppiarono a ridere alle parole di Goyle, che era appena entrato nella stanza e si era lasciato cadere sulla poltrona di pelle –Non ho mai capito che cosa è per te.- gli disse, prendendo a suo volta un bicchiere di whiskey e bevendone un sorso.
-La mia ex moglie?- propose ironicamente Draco.
-Sì, capo, lo so. Ma voglio dire, ogni volta che qualcuno la nomina lo fulmini con la sguardo. Se sei.. ancora innamorato..- borbottò a mezza voce, imbarazzato per la direzione che stava prendendo il discorso –Basta dirlo, insomma, e noi ci facciamo da parte.-
Draco spostò lo sguardo da uno all’altro, osservandone i volti seri, in attesa di una sua risposta. Erano tutti maturati eppure erano rimasti gli stessi ragazzini con cui condivideva le prime sbronze nella camerata sotterranea di Hogwarts, gli stessi per cui una ragazza era solo una scopata e un oggetto da considerare di proprio possesso.
Erano ancora scapoli e Draco si domandò se si fossero mai innamorati e se avessero mai provato quello che lui aveva provato per Astoria e che, contro ogni logica, iniziava a provare per la Granger.
Avrebbero mai visto più in là del proprio naso?
Si sarebbero mai domandati se il sangue fosse davvero la parte più importante di una persona o un semplice orpello che poteva essere ignorato?
Si sarebbero mai chiesti se il profumo che rimaneva attaccato alla pelle di una donna dipendeva dal bagnoschiuma che scivolava sul suo corpo sotto la doccia o dalle pozioni che usava per domare i propri capelli ricci?
Avrebbero mai conosciuto la differenza tra la crostata di fragole acquistata e quella fatta in casa, magari un po’ troppo cotta ma dal sapore inconfondibile?
Si sarebbero mai insultati mentalmente ma con convinzione per aver notato il neo vicino all’orecchio e per aver desiderato di nasconderlo con le labbra?
-Mi sono preso una sbandata per la Granger.- annunciò e i tre giovani maghi seduti accanto a lui si bloccarono, con i bicchieri a mezz’aria e la sigaretta accesa tra le dita.
Poi lo scoppio della loro risata rimbombò sulle pareti di pietra.
-Se non ne vuoi parlare, capo, basta dirlo.- disse tra le risate Goyle –Non c’è bisogno di inventarsi storie così strane.-
Bevendo gli ultimi residui di whiskey nei propri bicchieri, Zabini, Nott e Goyle tornarono a parlare delle quotazioni alla Gringott e della giovane strega che era stata presentata nel circolo delle famiglie Purosangue la settimana precedente.
Draco li guardò e scosse impercettibilmente la testa.
No, non avrebbero mai messo in discussione nulla di tutto ciò che era stato loro insegnato negli anni passati.
Mentre reclinava la testa all’indietro, due occhi scuri lo scrutarono sospettosi da dietro un bicchiere di cristallo finissimo.
 




Buonasera!
Ben tornati, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Anche se così non fosse, vi invito come sempre a commentare per farmi sapere cosa ne pensate e per aiutarmi a migliorare.
Il titolo del capitolo (oltre che riferito ad una bellissima canzone di Mina) si riferisce alle parole di Hermione e Draco, a quei momenti di conversazione che li avvicinano, a tutto ciò che viene detto nelle varie "sequenze". Personalmente, mi dà anche l’idea dello scorrere del tempo, ditemi che ne pensate.
L’aggiornamento sarà regolarmente sabato, quindi vi do appuntamento tra una settimana esatta.
Aspetto con ansia le vostre opinioni, un abbraccio fortissimo!
Giada

 
  
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