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Autore: mari9    28/05/2012    1 recensioni
Lei si chiama Cassandra ed è una strega nera che però vive in una citta dove le streghe nere sono più buone delle bianche e lei non lo sopporta.
Lei è spietata, crudele e non si fa problemi a picchiare qualcuno.
Vuole diventare una guerriera.
Lui si chiama Daniele ed è uno stregone nero che vive insieme a streghe e stregoni neri crudeli e spietati e a lui piace tanto vivere li.
Lui è spietato, crudele e non si fa problemi a picchiare qualcuno.
è un guerriero.
Lui crede che al mondo non esista nessuno che sarà capace di fargli battere forte il cuore e lei crede esattamente la stessa cosa.
Adesso queste due persone non sanno che se il destino vuole sa essere molto bastardo e con loro lo sarà proprio tanto
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2  Maledette assistenti sociali!
 
Entro in casa buttando la mia cartella accanto al divano.
“ciao mamma…” saluto sapendo che nessuno risponderà.
Mia madre e mio padre sono morti più di due anni fa in un incendio.
Incendio che avevo appiccato io per sbaglio…
Avevo quindici anni quando è successo…
“mamma, papà!” entro in cucina salutandoli.
Mia madre e mio padre erano seduti vicino al tavolo e non mi sentirono neanche arrivare visto che stavano litigando come tutti i giorni.
“no! Roberto, non puoi fare sempre cosi! Io sono stufa!” dice mia madre alzandosi con le lacrime agli occhi.
“si… Agata, hai ragione!” dice sbadigliando “ e allora cosa ci fai con me?”
Mia madre come una furia si gira puntandogli il dito contro “perché sei uno sporco ricattatore!”
Mio padre si alza dalla sua sedia e prende mia madre per i polsi facendola stendere su un tavolo e gli tira uno schiaffo, poi un altro e un altro ancora.
Scioccata e impaurita, volevo urlare ma ero completamente bloccata… non una singola parola esce dalla mia bocca…
“lasciami!”urla mia madre e appena sposta la testa di lato, vedendomi, incomincia a piangere disperata.
“stai zitta!”le urla alzandogli la maglietta… ed è stato allora che non ci ho visto più… anzi a dir la verità ho incominciato a vedere…rosso.
Sotto i miei piedi vedo delle fiamme alzarsi e dirigersi verso mio padre che non appena vede il fuoco sotto i miei piedi incomincia a urlare a squarciagola e puntandomi il dito contro dice: “tu non sei normale! Smettila!”
Il fuoco aveva già formato un cerchio intorno al tavolo, e dentro quel cerchio c’erano i miei genitori.
“cosa vuoi fare?” le parole di mio padre erano solo un sibilo lontano, per me non c’era nient’altro che il fuoco, quel meraviglioso e accogliente fuoco rosso…
“ahhhhhh” il fuoco era ormai addosso a mio padre che urlava e si batteva le mani sul corpo cercando di spegnerlo.
Mia madre era li, pure lei stava bruciando, ma non ha fatto niente per spegnerlo; mi ha semplicemente sorriso orgogliosa.
“scudo prottettivo…scudo… perché NON FUNZIONA!!!” mio padre continuava a urlare cercando di lanciare ogni tipo di incantesimo che conosceva, ma niente ha avuto effetto.
Mentre li guardavo bruciare ho visto mia madre sillabare due semplici parole: GRAZIE CASSANDRA.
Poco dopo sul pavimento della cucina erano rimasti soltanto il legno bruciato del tavolo e i cadaveri dei miei genitori; mentre il fuoco cosi come era arrivato era anche scomparso.
Nel centro della cucina ancora adesso sul pavimento c’è un cerchio grigio, segno dell’incendio, mentre tutta la cucina è ancora intatta.
Non ho mai detto niente alla polizia e a tutte le persone che hanno conosciuto i miei genitori di come è scoppiato l’incendio, o meglio, chi è stato a provocarlo.
Ho inventato una scusa dicendo che sono rientrata in casa alle tre invece dell’una e ho trovato i miei genitori distesi a terra; ho intravisto il dubbio negli occhi dei poliziotti perché un incendio dovrebbe bruciare l’intera cucina e non formare un cerchio perfetto proprio dove c’erano i miei genitori.
Non ho parlato più dell’incendio con nessuno, sperando continuamente che nessuno venga mai a scoprire la verità di quel maledetto giorno.
Una strega non può controllare gli elementi, non può! Nessuna eccezione!
Tutto sommato sono riuscita a cavarmela in questi due anni da sola grazie ai soldi che mia madre ha messo da parte e intestandone una parte a me e una parte a mio fratello.
Siccome avevo quindici anni gli assistenti sociali hanno cercato di rintracciare mio fratello per affidarmi a lui, ma non sono riusciti mai a trovarlo; sembra ancora adesso scomparso.
 
Il suono del campanello mi risveglia dai brutti pensieri e aperta la porta mi sono trovata di fronte Lucia, la mia assistente sociale, tutta sorridente.
“ciao Cassandra!” mi dice entrando e accomodandosi sul divano.
“salve” gli dico raggiungendola e sedendomi accanto a lei
“allora, Cassandra ho buone notizie! Abbiamo trovato tuo fratello e spiegatagli la faccenda della morte dei vostri genitori è rimasto naturalmente sconvolto dato che non lo sapeva, comunque passiamo alla parte interessante: ha deciso di prendesi cura di te e andrai a vivere con lui e sua moglie a Summer” annuncia estasiata alzando le braccia al cielo.
Alt! Fermiamoci tutti un attimo! Dove dovrei andare io?
“cosa?”
“andrai con lui a Summer, dove vive con sua moglie”
“ma non ci penso minimamente!” urlo scattando in piedi.
“Cassandra sei una minore, non puoi farci niente.”
Mi stava dicendo cosa fare! E a me non piace la gente che mi dice cosa devo fare. Proprio per niente. Anzi di solito faccio pure il contrario di ciò che mi viene detto!
Stavo incominciando ad arrabbiarmi… anzi no ero già arrabbiata, ci vedevo persino rosso…
Rosso?
Si…rosso… come la volta dell’incendio.
Oddio!
Incomincio ad incamminami verso la porta e l'ho aperta “esca fuori” e vedendola esitare aggiunsi “SI SBRIGHI!”
Ma lei invece rimane seduta come un sacco di patate, un grosso sacco di patate “Cassandra… ti prego non fare sembrare le cose più difficili di quanto in realtà non sono.”
Deve andarsene di qui. Adesso!
“va bene, va bene…andrò da lui in quella città!”
“oh bene. Sono cosi felice per te!” disse ricominciando a sorridere di nuovo.
“si. Se ne vada!”
“va bene” si incammina verso la porta e una volta li davanti si gira un’altra volta “partirai tra una settimana.”
Ancora! Ma quante altre volte glielo devo ripetere che se ne deve andare? vuole proprio morire? Be… ma se proprio insiste… non mi faccio problemi. Addio!
“ciao” dice come ultima cosa prima di chiudere la porta alle proprie spalle. Giusto in tempo perché il divano incomincia a prendere fuoco.
Rivedo mio padre e mia madre dentro quelle fiamme e ripenso a tutte le volte che sono andata alla loro tomba… non ho pianto mai… credo di non esserne capace.
Sono sempre stata cattiva.
Io ho sempre amato mia madre ma nonostante tutto al suo funerale sono rimasta impassibile, fredda come il ghiaccio.
Mi sono seduta sul pavimento e con la testa appoggiata al muro rimango a guardare il fuoco che divora il mio divano…
Lo guardo impassibile…
Dopo circa tre minuti il fuoco si spegne, lasciando un divano tutto nero, bruciato, senza i suoi colori vivaci.
Mi alzo in piedi sbadigliando e salgo al piano di sopra per andare a fare un pisolino. Ero stanca morta.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
 ciao!
Mamma mia… mentre scrivevo stavo per piangere…
Purtroppo ho dovuto far morire i suoi genitori per farla andare in un’altra città, dove si svolgerà la storia e incontrerà suo fratello e Daniele…
Mari

 
  
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