Fiori
di pesco
Camminarono
per pochi minuti fuori dal palazzo.
Shen
seguì in silenzio la creaturina chiedendosi che
specie di animale fosse, perché anche se nella sua mente continuava a chiamarlo
“il topo gigante” o “il ratto” sapeva bene che Shifu non era nessuno dei due.
Si
concentrò per riportare alla mente se aveva già visto qualcosa del genere nella
sua vita.
Una
lontra? No, non aveva il corpo affusolato di quegli animali.
Un
topo davvero? No, era decisamente troppo grosso, e poi nessun topo ha la cosa
folta, cespugliosa e ad anelli.
Gli
veniva in mente solo una cosa: un altro panda!
Sì,
decisamente Shifu, con quelle grandi orecchie e quel colore di pelliccia
rossiccio doveva essere un panda minore!
“Dannati
panda! Sono la mia rovina!”
Eppure
quel coso piccolo poteva essere molto pericoloso, il che spingeva Shen ad una
certa soggezione.
:-Eccoci
arrivati. L’ombra del sacro pesco della celestiale saggezza è il posto migliore per cominciare ad imparare il Kung Fu-:
Shen
si guardò intorno: erano su una piccola piattaforma di terreno circondata su
tre lati da uno strapiombo, e proprio sul ciglio cresceva rigoglioso un albero
di pesco come a sfidare il vuoto.
C’erano
ancora dei fiori sull’albero, sebbene la maggior parte avesse lasciato cadere i
petali per far posto a piccoli frutti di un verde acerbo, e Shen si chiese se
mangiando quelle pesche avrebbe acquisito la “celestiale saggezza” e gli
sarebbe venuto in mente un modo per eludere la Divinatrice e le sue profezie di
sciagura.
Decise
che avrebbe provato a rubarne qualcuna non appena fossero state mature.
:-Cos’è che devo fare esattamente?-:
:-Tanto
per cominciare osserva quest’albero e cerca di imparare qualcosa-:
Shen
alzò lo sguardo ed ispezionò prima il tronco, poi i rami più alti, senza però
trovare nulla di particolarmente interessante.
Il
legno spesso del tronco al limite gli sarebbe potuto servire per costruire una
delle sue barche, mentre i rami più sottili potevano essere usati come
combustibile, quanto ai frutti sarebbero stati utili solo per la “saggezza” perché
a Shen non piacevano le pesche.
I
fiori poi neanche li considerava.
Guardò
Shifu che si era seduto ai piedi dell’albero ad occhi chiusi e sembrava immerso
in qualche arcano mistero, però la sua espressione era assolutamente pacifica.
Shen
provò una punta di invidia perché lui non ci sarebbe mai riuscito a starsene
così immobile a fare niente, non con quella calma almeno.
Per
lui immobilità voleva dire perdita di tempo ed era una cosa che lo faceva
imbestialire.
Sbuffò
sonoramente tanto per manifestare in qualche modo il suo disappunto.
Se
i tempi di apprendimento erano quelli adesso capiva perché i maestri di Kung Fu erano tanti vecchietti!
:-Allora,
hai imparato tutto quello che potevi?-:
Chiese
Shifu.
Shen
ripassò mentalmente.
“Tronco
uguale scafo. Rami uguale combustibile. Pesche uguale idea per la sconfitta del
panda”
Stop,
fine, non c’era altro.
:-Sì,
sì, ho imparato tutto-:
Disse
con impazienza.
Shifu
lo guardò con uno strano sorriso.
:-Ma
davvero? I miei complimenti allora: tu devi avere raggiunto l’illuminazione!
Pensa che io medito sotto questo albero da più di trent’anni eppure ancora oggi
ha qualcosa da insegnarmi-:
Shen
arrossì come un pulcino sorpreso a rubare la marmellata.
:-Allora
adesso possiamo cominciare. In guardia!-:
Non
fece neanche in tempo a mettersi in posizione di difesa che si trovò a terra
con il panda rosso che lo sovrastava.
:-Andiamo,
pensavo che fossi in grado di fare di meglio! Sai con il tuo grado di illuminazione… hop-:
Il
piccoletto aveva saltato giusto in tempo per non essere colpito da un calcio.
:-Eh
eh… meglio! Ma non abbastanza rapido!-:
Gli
passò tra le zampe e Shen finì di nuovo a terra, stavolta inchiodato da Shifu
con l’impugnatura del bastone premuta sulla gola.
Immediatamente
Shen si immobilizzò terrorizzato.
:-Sai
qual’ è il tuo problema? Credo che tu sia fondamentalmente un vigliacco-:
:-Non… non è vero-:
Gracchiò
Shen.
:-Dici
di no? Però ti comporti come tale! Perché non reagisci?-:
Shen
diede due scalciate poco convinte.
:-Hai
visto? La prima cosa che devi imparare è non avere paura. È vero che potrei
ucciderti qui e adesso, ma a parte che ti ho già detto che non ho intenzione di
farlo, devi imparare che accettare interamente le conseguenze delle tue azioni
è l’unico modo per vivere con dignità. Ora alzati -:
Shifu
lo liberò e lui si rimise in piedi un po’ dolorante.
Proprio
come il giorno prima era bastato poco per ammaccarlo come una mela caduta dal
ramo più alto.
:-Che
vergogna-:
Mormorò
impercettibilmente.
:-Ti
ho sentito, sai? Ed hai ragione a vergognarti di essere così scarso, ma c’è una
cosa che non hai considerato-:
Shifu
gli si avvicinò fino a guardarlo negli occhi.
:-Il
fatto che tu sia scarso non vuol dire che devi trovare mezzi sleali per
eliminare chi è più bravo di te, perché questo è molto più vergognoso-:
Shen
sostenne lo sguardo del piccolo panda senza farsi intimidire e rimasero a
fissarsi così per un paio di minuti.
Di
solito gli bastava poco per piegare chiunque alla sua volontà: un’occhiata
feroce e poi il colore spettrale delle sue iridi rosso sangue costringevano
anche il capo dei lupi ad obbedirgli.
Invece
con Shifu era diverso.
Lui
ricambiava il suo sguardo senza ostilità ma con fermezza, e soprattutto senza
paura, cosa che non piaceva per niente a Shen.
Si
rendeva conto solo in quel momento che incutere timore con il suo aspetto da
fantasma gli era stato possibile solo perché aveva sempre avuto a che fare con
gente mediocre, e questo era un altro duro colpo per il suo orgoglio.
:-Tu
hai sempre cercato il potere, non è vero? Peccato che tu non abbia la minima
idea di cosa sia. Vorrà dire che te lo insegnerò io-:
Gli
disse Shifu.
Shen
si mise di nuovo in guardia aspettandosi come minimo una scarica di colpi
micidiali, invece Shifu si voltò per avvicinarsi all’albero.
Lo
osservò piantare il bastona a terra e salirci su con un salto.
:-Vedi
questi fiori? Ognuno di loro ha la sua vita-:
Il
panda chiuse due dita su un bocciolo.
:-Lo
vedi? Questo fiore può sbocciare, può spandere il suo profumo, ed infine può
trasformarsi in frutto. Ma se io lo stacco adesso non potrà fare niente di
tutto questo-:
“Che
me ne importa? Avanti, staccalo!”
Pensò
Shen seccato.
Era
sicuro che il panda lo avrebbe staccato, invece Shifu, dopo un altro attimo di
silenzio, ritrasse la mano lasciando il bocciolo intatto.
:-Adesso
comprendi? Pensaci un po’ su e vedrai che ci arriverai-:
Shifu
scese con un altro salto e staccato il bastone da terra diede una scossa al
ramo.
Una
pioggia di petali cadde su Shen.
“Sono
bianchi… proprio come me”
Pensò
guardando i petali posati sulle piume delle ali.
E
all’’improvviso capì.
Anche
lui era stato un fragile fiore di pesco!
La
prima volta, quando la sua flotta era stata distrutta, il panda avrebbe potuto
finirlo e non lo aveva fatto, e lo stesso dopo.
La
Divinatrice aveva detto che era stato il panda a salvarlo.
Confuso,
alzò lo sguardo per cercare Shifu, ma il maestro era sparito.
“Pazienza.
Vorrà dire che me lo farò spiegare dall’altro panda. Accidenti a loro e ad i
loro fiori di pesco!”
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Cantuccio
dell’autore
Il
sacro pesco della celestiale saggezza è una delle tante cose che ho ammirato in
Kung Fu Panda.
Nel
primo film c’è una leggera incongruenza perché la prima sera che Po arriva al
Palazzo di Giada il pesco ha i frutti, invece poco dopo, quando Oogway lascia il mondo mortale, è in piena fioritura.
Un
po’ strano, ma visto che tutto il film è uno spettacolo perdoneremo volentieri
questa svista a quelli della Dreamworks XD