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Autore: Dernier Orage    29/05/2012    3 recensioni
Dicembre 1981, Saumur.
Un ultimo dell'anno particolare per quattro diciassettenni.
Affondò nell’acqua della vasca e le dita corsero tra i capelli, così innaturali in un’atmosfera atipica, morbidi, setosi, leggerissimi ed estranei. Si guardò le mani, larghe e scure rispetto alla schiena di Ismael. La lussuria sconcertante di poterlo accarezzare tutta la notte, qualche volta di sottometterlo, ancorarlo alle lenzuola, stringerlo, stringerlo, stringerlo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'No Human Can Drown '
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Everything is broken up and dances.










31 Dicembre 1981.
Stephane si risvegliò nudo e avvolto nelle spire delle lenzuola e delle coperte di lana, gli scuretti accostati filtravano la luce del mattino. Tra le pieghe del cotone aveva trovato il buongiorno di Ismael scritto con inchiostro blu su un cartoncino bianco. Non rimpiangeva la sua assenza, gli avrebbe permesso di elaborare accuratamente la notte trascorsa senza i dubbi delle parole sbagliate o la fretta di rivestirsi per non essere scoperti. Sentiva un brivido alla schiena e il profumo della pelle di Ismael infuocata dai ferormoni tra le dita. Spossato ed ebbro di sensazioni e giochi geometrici di lenzuola e parquet si stiracchiò, facendo scricchiolare le dita e le scapole, stringendosi poi i gomiti in un gesto istintivo per riscaldarsi. Si mise un maglione largo ma che gli copriva a malapena le natiche, si infilò gli anfibi e recuperò dalla valigia un ricambio e il rasoio.
Controllò dalla porta se c’era qualcuno in corridoio ed occupò il bagno.
Lo specchio gli rimandò fugacemente il viso arrossato e gli occhi gonfi. Non si aspettava che il disinteresse per la vita, per il mondo dall’altra parte del vetro e a volte i colori, creatosi binomio con il totalizzante desiderio di Ismael, lo lasciasse così indifferente, pensava ad uno smarrimento o ad un disprezzo verso se stesso. Non la fascinazione carica di eroismo e orgoglio come per un mistero rivelato che effettivamente provava. Affondò nell’acqua della vasca e le dita corsero tra i capelli, così innaturali in un’atmosfera atipica, morbidi, setosi, leggerissimi ed estranei. Si guardò le mani, larghe e scure rispetto alla schiena di Ismael. La lussuria sconcertante di poterlo accarezzare tutta la notte, qualche volta di sottometterlo, ancorarlo alle lenzuola, stringerlo, stringerlo, stringerlo. La sua bocca bollente sull’intimità, le trine ombrose delle ciglia sull’ardesia degli occhi. Le mani tra i ricci, accarezzando, stringendo, scostando, aggrappandosi.
Con un respiro profondo Stephane guardò gli schizzi di sperma sullo stomaco. Si risciacquò e con un brivido si avvolse in un asciugamano.

- Allora? Come è andata?- Gli domandò Charlotte versando del porridge di riso nel piatto, intercettando l’espressione contrariata di Stephane aggiunse:- Mangia e non fare domande.-
- Dovresti saperlo com'è.- Accennò Stephane guardando sospettoso la colazione. Charlotte indossava una tuta felpata color aragosta, dei calzettoni a righe e un maglione da una fantasia confusa bianca e blu. I capelli raccolti sopra la nuca. Tenuta casalinga, familiare, distratta, rilassata.
- Einmal ist Keinmal. Un’unica prima volta non vale.- Affermò lei riferendosi alla sua prima volta, con Ismael, andavano ancora al collège, era stato surreale, sul pavimento della sua cameretta dopo la sua festa di compleanno, le serrande accostate e delle ghirlande di carta alle pareti. Appoggiò le mani sulle spalle di Stephane, massaggiandole.- Hai lo sguardo sognante.-
- Sto sognando che questa roba si trasformi in biscotti.- Mormorò Stephane sconsolato.
- Stephane! Mettici la cannella e non rompere.- Lo rimproverò lei infilandogli le unghie nella pelle.
- Mi tremavano le gambe, non riuscivo a camminare. E’ stato sconvolgente, come sempre. Lo amo terribilmente.- Charlotte sorrise comprendendo benissimo la sensazione, la stessa provata con Frédéric, il commesso di un negozio di dischi, undici anni più di lei, nell’appartamento freddo e spoglio di lui.
- Buongiorno.- Bofonchiò Maurice comparendo dal corridoio in calzettoni di lana e boxer, assonnato guardò Charlotte per poi chiederle:- Ti da noia? Vuoi che mi vesta?-
- No, no, tranquillo. Non ho problemi.- Affermò Charlotte poggiando un altro piatto sul tavolino e versandogli la colazione.
- Brava. Che cosa sarebbe di preciso?– Domandò prontamente Maurice soppesando l’aspetto della pietanza.
- Porridge dolce di riso. E’ buono, fidati!- Esclamò Charlotte cercando di risultare convincente. Un frastuono assordante li fece accorrere alla finestra per vedere Ismael manovrare un trattore sulla neve ghiacciata. Si dirigeva verso gli alberi, per poi accostarsi dolcemente e scontrarli più e più volte, facendo cadere tutta la neve in cumuli smossi e soffici.- Quello è tutto matto.-
- Esibizionista!- Gli urlò Maurice dopo aver aperto la finestra.
Ismael saltò giù dai cingoli del trattore, il passo ciondolante negli stivaletti di pelle nera, l’ushanka di Stephane calcato sugli occhi, i lacci liberi sulle spalle, le mani affondate nelle tasche del cappotto. Charlotte corse ad aprirgli la porta, le sporte di stoffa cariche di frutta secca, uova, burro, pane, arance e mele, due bottiglie di vodka, una stecca di Benson & Hedges, sulla veranda. Una scatola da scarpe tra le mani, aperta per mostrare a Stephane un coniglietto bianco a macchie beige.
Charlotte guardò la creatura affascinata:- Potresti chiamarlo Chanel.-
- Io non chiamo un coniglietto innocente come una nazista. Povero coniglio.- Si lamentò Ismael con un’espressione offesa.
- Benno.- Mormorò Stephane, indeciso se provare ad accarezzarlo o non farlo, nel timore di spaventarlo.
- E’ perfetto.- Ismael rivolse a Stephane uno sguardo penetrante, quasi a volergli leggere dentro, un sorriso leggero e sincero in volto.
- Perché Benno?- Domandò Charlotte prendendo una sporta per svuotare e riordinare in cucina, aiutata da Stephane con le restanti.
- E’ stato uno studente assassinato dalla polizia nel 1967, a Berlino. La sua morte ha ispirato la fondazione della Rote Armee Fraktion.- Le spiegò Stephane decidendosi ad accarezzare l’animale tra le orecchie e sul dorso, il pelo era morbidissimo e aveva lo stesso potere catalizzante dei batuffoli di cotone, con l’aggiunta del lieve tepore, i movimenti vibranti, un fremere sotto il palmo della mano.- Ne ho parlato in radio con Paskou, un paio di settimane fa.-
- Stef, noi a quell’ora dormiamo, hai presente?- Disse Maurice lasciandosi cadere sullo sgabello e preparandosi psicologicamente a finire il porridge di Charlotte.
- Per essere uno che fa lo scientifico per mortificarsi... - Accennò Ismael richiamando al personaggio di un racconto di Sartre.- Certo che sei ben strano.-

Charlotte era riuscita a convincere Maurice ad aiutarla a cucinare sia per pranzo che per cena, scontrandosi con la totale incapacità ai fornelli del ragazzo e la mancanza del benché minimo spirito pratico.
Almeno il frigo e la credenza erano pieni e sarebbe stato facile inventarsi qualcosa oltre al togliere dalle mani di Ismael il bicchiere con spremuta d’arancia e vodka. Li aveva mandati a cercare delle castagne in un bosco vicino, in modo da permettere loro qualche ora da soli, ma li immaginava nel parcheggio di un ristorante a divellere gli stemmi delle Mercedes e lanciarli nei campi; quei due distruttori, teppisti, nichilisti. Charlotte cercò un’altra parola per descriverli ma non la trovò, li adorava con modi materni e affetto, sperò che la sensazione di doverli preservare scomparisse. Sapeva bene di non essere necessaria, un’amica, una persona meno insopportabile delle altre. Ismael e Stephane si bastavano da soli, con le premure di uno e il proteggere e sostenere dell’altro, i litigi e gli screzi, gli “invece che pensare prima a cosa rinfacciarmi nel litigare, dovresti dirmelo subito senza censurarlo… si eviterebbe una perdita di tempo” di Ismael che facevano infuriare Stephane, il trovare ogni pretesto per stupire ed impressionare l’altro, vivevano aggrappati l’uno all’altro, un fondere di respiri. Charlotte osservò il coniglietto Benno mangiucchiare un gambo di sedano e saltellare nella vasca da bagno, una vita certamente più semplice, senza il bisogno di imparare a trovare un equilibrio perfetto tra troppo e troppo poco, tra presente e assente, tra amanti e amici.

Stephane guardò il pendolo in soggiorno, mancavano quattro minuti alla mezzanotte.
- Mael ed io andiamo a cercare altro vino.- Esclamò saltando su dalla sedia e afferrando Ismael per il gomito, lo trascinò camminando velocemente fuori dalla sala e aprendo la porta della cantina. La richiuse dietro alla schiena e bloccò la maniglia in alto.- Non ho intenzione di brindare ancora.-
- Hai già bevuto abbastanza.- Ismael sorrise e nel buio si distese sui gradini, tenne per i fianchi Stephane, aiutandolo a mettersi cavalcioni sulle sue ginocchia e se lo tirò contro, intrecciando le mani dietro la sua schiena, lasciandole scorrere sulla maglietta, andando a riscaldare i brividi sulle braccia scoperte.
Stephane lo baciò con necessità e con bisogno come un fuoco in mezzo ai ghiacciai, aspirando il profumo di caffè e tabacco, perso tra il suo calore e l’umidità della cantina. Il frastuono dei primi fuochi d’artificio si percepiva ovattato e in lontananza.
- Mi piace quando mi tieni per i fianchi.- Mormorò Stephane arcuando la schiena e spingendosi contro di lui.- Ti amo, ti amo, ti amo.-
Un morso sul labbro, un leggero tirare dei denti affondati nella pelle.
I fuochi in cielo sarebbero stati blu, rossi, gialli. I fuochi dietro le palpebre bianchi e gelidi, il corpo bollente quando i movimenti ricamati e armonici, identici e precisi sarebbero diventati intensi, incontrollati all’apogeo del piacere.
- Questo ti piace?- Ismael gli accarezzò la pelle liscia e tesa sul ventre, i bordi dell’ombelico con le unghie, in un brivido caldo. Stephane annuì, le labbra socchiuse a ricevere un altro bacio al rintocco della mezzanotte.







Wir sind kalte Sterne
(du kannst sehen wie wir funkeln)
nach uns kommt nichts mehr
Bakterien
jede einzelne eine Bakterie,
für dein Hirn,
für deine Seele,
für dein Herz
( Einstürzende Neubauten - Kalte Sterne )








   
 
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