Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: avalonne    29/05/2012    4 recensioni
Nelle favole c'è sempre un eroe, una damigella e un antagonista e tutto è così dolcemente semplice. La realtà, putroppo, è decisamente più complicata. Lo sa bene Ron: nel momento in cui Vicktor Krum torna a Londra tutto sembra precipitare. Hermione è davvero una damigella di carta, una fata a cui regalare rose, o è qualcuno di più vero e autentico?
Qualcuno per cui non vale la pena chiudere gli occhi neppure un istante per timore di perdersi qualcosa di speciale.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Viktor Krum | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccoci dunque giunti al capitolo conclusivo di questa breve storia, spero che vi sia piaciuto sarei felice se mi lasciaste un commento.
Un bacio (d'argento) a tutte/i!!!


Capitolo 3


Harry camminava tranquillo per le vie di Hogsmeade, forse era in compagnia di Ginny, forse di Ron ed Hermione. All’improvviso un tump attirò la sua attenzione. Alle sue spalle Malfoy, il mantello dell’invisibilità che lasciava scoperta solo la testa a fluttuare nel nulla, gli stava tirando palle di neve insieme a Tiger e Goyle. Un secondo tump e la palla di neve lo mancò di pochi centimetri. – Ehi stai attento! Cosa vuoi fare? – Malfoy ghignò, il braccio teso ad arco per tirare un nuovo proiettile e il Marchio Nero che scintillava su di esso. Era di nuovo nell’ufficio del Preside, la fatidica notte in cui Silente morì. Tump, tump. Due palle di neve, in rapida successione, rischiarono di colpire il Preside. Non poteva permetterlo. Sapeva che se l’avessero colpito Silente sarebbe precipitato giù dalla torre, di nuovo. Tump, tump, tump. Il fuoco nemico si faceva più insistente. Piton si era unito a Malfoy, Tiger e Goyle. Una voce femminile iniziò a chiamarlo, da molto lontano. – Harry, Harry … -
Nuove palle di neve che rischiavano di colpire e ancora la voce. – Harry, ti prego Harry fai qualcosa! – L’Eroe del Mondo Magico non sapeva cosa fare. Il rumore dei colpi si faceva sempre più insistente, la voce anche. Finché all’improvviso udì distintamente: - Harry per Merlino! Svegliati e vai ad aprire quella dannatissima porta! – Ginny lo scrollò bruscamente mettendo fine al suo incubo. Al piano di sotto sembrava che qualcuno avesse una gran fretta di farsi aprire.
Scese le scale scalzo e senza inforcare gli occhiali, non gli interessava sapere chi fosse: amico o nemico lo avrebbe Schiantato all’istante. Anche perché quale amico sano di mente busserebbe come un disperato alla sua porta in piena notte?
Spalancò l’uscio e si trovò di fronte una figura sfocata dai capelli rossi che, appena entrata, iniziò a fargli il terzo grado.
- Perché ci hai messo tanto ad aprire? Cosa stavi facendo con mia sorella? Non avrò interrotto qualcosa? – Domandò sospettoso.
Come volevasi dimostrare Ron era sì un amico, ma non sano di mente.
- Ron! – Urlò Ginny dal piano di sopra. – Sicuro che hai interrotto qualcosa! È l’una di notte, hai interrotto il mio sonno! Io domai mi devo allenare con le Holyhead Arpies! Cosa hai combinato per farti sbattere fuori da Hermione a quest’ora? –
Ron crollò sul divano.
- Io, lei … c’era Krum che le faceva tutti quei complimenti … il film, sono un idiota e … Tutto questo non è importante. Io devo farle capire quanto è importante per me. Harry, Ginny ho bisogno del vostro aiuto e di quello del vostro videoregistracoso! –
Harry appellò gli occhiali dalla camera da letto. Ron che capiva da solo e immediatamente che doveva rimediare al loro ennesimo litigio era un evento epocale per cui valeva la pena perdere qualche ora di sonno.
 
Due sere dopo.
Hermione si era finalmente addormentata. Non era stato facile in quei giorni: Ron era sparito nel nulla e lei non aveva avuto il coraggio di mandare un gufo ad Harry e Ginny per sapere se loro sapessero dove si stesse nascondendo e cosa stesse facendo. In quei giorni preoccupazione, rabbia e rimorso si mescolavano troppo in fretta nella sua mente e nel suo cuore.
Mentre si rigirava agitata nel sonno, udì qualcosa che picchiettava alla sua finestra. Aprì gli occhi spaventata: non poteva essere un gufo, era troppo deciso. Prima di infilare le pantofole afferrò con forza la bacchetta e, una volta armata, aprì leggermente gli scuri. Fuori, nella neve, c’era Ron con il cappuccio calcato sulla testa e la scopa in mano.
- Ron? Sei impazzito? Cosa ci fai lì fuori? –
- Vieni con me. –
- Sono in camicia da notte! –
- Lo so! È così che devi essere. Deve essere tutto perfetto. –
- Tutto perfetto? Dove mi vuoi portare e perché hai una scopa se siamo al piano terra? –
- La scopa serve perché ti devo portare in volo, ci disilluderemo così i babbani non potranno vederci. Hermione, non posso spiegarti ora, fidati di me. –
Hermione si mordicchiò il labbro pensierosa. Perché quegli occhi azzurri dovevano convincerla sempre? Al diavolo! – E va bene, ma l’incantesimo di Disillusione lo faccio io! -
Ron sorrise e le porse il suo mantello: - Tieni o congelerai. –
Hermione lo accettò di buon grado ma si bloccò fissando Ron a occhi sgranati.
- Ron, sei vestito di verde! –
- Lo so. – rispose lui arrossendo.
- Ma tu odi il verde! –
- So anche questo! – visto il grado di rossore cui erano arrivate le orecchie del ragazzo, Hermione decise di smettere con le domande e limitarsi a seguirlo.
Si aggrappò forte alle spalle di Ron, disilluse entrambi e chiuse gli occhi. Volare non le sarebbe mai piaciuto ma con lui si sentiva al sicuro. L’aria gelida le pizzicava il naso e, nonostante il mantello, rabbrividì di freddo.
- Apri gli occhi Hermione, là sotto è meraviglioso! –
Inghiottendo a vuoto si fidò nuovamente e schiuse le palpebre. Sotto di loro Londra si mostrava come una landa incantata. Le auto avevano rallentato il loro ritmo frenetico, le luci si riflettevano sulla neve all’apparenza immacolata e qualche rara stella bucava le nubi per mostrare il suo splendore. Sorvolando Hyde Park Hermione fu colpita dal silenzio. Era come se avessero attraversato una barriera magica che li nascondeva agli occhi del caos e del rumore. Si udiva solo il vento frusciare tra gli alberi spogli e il tonfo di qualche cumulo di neve caduto da un ramo.
Ron puntò verso ovest e iniziò la sua discesa. Non appena si rese conto del luogo dove erano atterrati a Hermione si serrò la gola ma non per il freddo, anzi un incredibile calore che si dipanava dal suo cuore sembrò avvolgerla. Tra i fiocchi che turbinavano intorno a loro si distingueva la statua di un ragazzo con un flauto tra le labbra.
- Ron … mi hai portato ai Giardini di Kensington! –
- Mi sono documentato. – rispose il ragazzo con un sorriso.
La neve aveva quasi ricoperto la statua e nell’acqua della fontana si iniziavano a disegnare piccole stelle di ghiaccio. Non si udiva alcun rumore e l’aria era intrisa di un sapore fiabesco.
- Hermione … - la riportò alla realtà la voce di Ron. – Innanzitutto io vorrei scusarmi. Volevo scusarmi per essere stato così scioccamente geloso in questi ultimi giorni, è solo che quando si tratta di te io perdo la testa. Sapere che qualcun altro possa desiderarti mi dilania dentro. Mi scuso per aver interrotto il film l’altra sera e soprattutto mi scuso per quello che ho detto. Oh Merlino e Morgana mi è uscito così male! – Ron gemette realmente al ricordo. – Hermione tu sei bellissima, quello che intendevo dire è che per me tu non sei una fata, sei la polvere fatata che mi permette di volare. Sei il ricordo più bello che mi fa sollevare in aria senza bisogno di una scopa, sei la seconda stella a destra che guida il mio cammino, sei la mia Isola Che Fortunatamente C’È! Hermione tu non sei Trilly, tu sei Wendy. Sei lei perché non rinunci mai a sognare eppure non perdi neppure la testa e la tua razionalità. Sei il mio punto fermo, colei che è capace di portare ordine nella vita di questo povero bimbo sperduto. Non sei mia madre, ma saresti capace di essere una buonissima mamma. Sono stato uno stupido tante, troppe volte ma ti garantisco una cosa: io lascerei subito l’Isola Che Non C’È per seguirti a casa. –
Hermione era rimasta immobile, basita, di fronte alla dichiarazione: non solo era la più romantica che Ron le avesse mai fatto, ma dimostrava che in quei due giorni di assenza si era davvero documentato su qualcosa a cui le teneva. Finalmente capiva il perché del vestito verde, la sua camicia da notte, il volare e i Giardini di Kensington.
Ron le asciugò una lacrima che era rimasta incastonata tra le ciglia; il suo silenzio e i suoi occhi dicevano molto più di mille parole, ma gli serviva una risposta.
- Hermione posso darti un bacio? –
Per tutta risposta lei sorrise e si protese verso di lui ma il ragazzo la fermò dolcemente e le fece scivolare qualcosa di lucido e freddo in mano. Hermione schiuse il palmo e osservò un attimo interdetta il ditale d’argento1 che stringeva tra le dita per poi esplodere in una risata cristallina. Ron le prese la mano e le infilò il ditale all’anulare chiedendo timoroso: - Posso? –
C’era molto di più in quel posso e Hermione si trovò a tremare per qualcosa di diverso dal freddo mentre annuiva. Ron si allontanò un secondo e poi, con un colpo di bacchetta, trasfigurò il ditale in un anello.
- Posso darti un bacio anch’io? Ma un bacio vero? – chiese Hermione.
Ron sorrise: - Me lo chiedi anche? –
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò. I due si ritrovarono a danzare sotto la neve come ragazzini, come Peter e Wendy, come, semplicemente, Ron e Hermione.
 
 
 
 
Note:

  • Peter Pan non sapendo cosa sia un bacio regala a Wendy un ditale quando lei gli chiede di dargli un bacio.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: avalonne