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Autore: Haruichan96    30/05/2012    2 recensioni
Mi stendo sul divano: la tv continua a parlare, ma in fondo a me cosa importa. Quello è un cartone e questa è la realtà. La dolorosa realtà..
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una sera tranquilla di maggio. Sto studiando per la verifica dei promessi: leggo che l'innominato ha il castello in posizione più elevata rispetto al palazzotto di Don Rodrigo, leggo che l'innominato ha un viso pieno di rughe e a prima vista può sembrare vecchio, ma nel suo sguardo si può leggere una forza che persino un ventenne si sogna. Poi cambio il capitolo e vado a leggere la digressione su Federigo Borromeo: rido quando vedo che persino l'autore dice che quella digressione può essere saltata e maledico la prof perchè lei non è d'accordo con il buon vecchio Manzoni. Così passo al punto dove Don Abbondio maledice tutto e tutti: maledice Perpetua perchè lo ha mandato lì, maledice Lucia perchè è la causa di tutti i suoi mali, maledice Don Rodrigo perchè sa che la sua vendetta si scaglierà su di lui e maledice Renzo perchè...perchè gli andava forse, ormai che c'era!

All'improvviso suona il telefono. In casa non c'è nessuno: mio padre è a lavoro e mio madre è uscita a mio fratello; a quanto pare dovevano vedere uno spettacolo, o qualcosa di simile.

Pronto”

Ciao Ale, sono Giulia, potresti scendere, devo dirti una cosa”

Si arrivo”

Cosa le succede. Ha una voce strana, preoccupata triste: ho un brutto presentimento. Mi fiondo vicino al mio armadio e prendo le prime cose che trovo: una maglia nera e un pantalone di una tuta da ginnastica grigio. Mi infilo due ballerine nere e acchiappo le chiavi.

Velocemente esco e faccio i tre piani di scale: quella brutta sensazione non mi abbandona. La voce era troppo preoccupata. Di solito Giulia è sempre allegra e solare: la conosco dall'asilo, per me è come una sorellina. Bhe, sorellina...abbiamo una differenza di due mesi esatti. Io sono nata a giugno e lei ad agosto, ma siamo nate esattamente lo stesso giorno. Una coincidenza? Chissà!

Sorpasso le panchine dove tanti signori e signore stanno recitando il rosario: ce li ho proprio sotto casa, visto che abito in piazza. Mi metto a correre, non so perchè: forse perchè mi ritorna alla mente il tono della mia migliore amica.

Arrivo da lei. Mi tira in disparte, interrompendo subito il discorso che stava facendo con altri nostri amici.

Mi guarda e poi dice: “Il maestro Luigi è morto”

Poche parole, pronunciate in pochissimi secondi, ma hanno un effetto devastante. Il maestro. Il mio maestro. Colui che mi ha accompagnato per cinque anni di elementari, che ha provato ha mettermi in quella testa che ho, un po' di matematica, che mi ha fatto ridere. Ricordo come se fosse ieri il suo cavallo di battaglia “O povero me” e noi rispondevamo in coro “o povero noi”; e poi tutti insieme a ridere. Oppure quando gli chiedevamo “Maestro, ma che squadra tifi?” E lui rispondeva “Il canigatti!”

Ci mettevamo sempre a ridere: abbiamo provato a cavargli una squadra decente, ma lui ha sempre detto il canigatti.

Eri sempre sorridente. Lo sai maestro, mi ricordo ancora le tue regole; il quaderno doveva avere sempre l'etichetta con il nome scritto sopra: ti arrabbiavi sempre quando ne vedevi uno senza e probabilmente ti arrabbieresti ancora se vedessi i miei quaderni di adesso. Nemmeno uno ha il nome.

Saluto la mia amica e scappo a casa. I tre piani di scale nemmeno li sento. Arrivo a casa, mi metto il pigiamae mi butto sul divano. Accendo la tv e metto 35 dove fa one piece. Parte la sigla, ma io nemmeno la sento. Quelle parole mi rimbombano sempre nella mente: nemmeno il pianto disperato di Ace riesce a farmele uscire dalla testa. Solo Buggy riesce a strapparmi un sorriso con il suo modo di fare assurdo, ma quel sorriso è falso. Come faccio a dimenticare quelle dannate parole.

Mi stendo sul divano: la tv continua a parlare, ma in fondo a me cosa importa. Quello è un cartone e questa è la realtà. La dolorosa realtà...

Dovrei finire di studiare, ma non ne ho voglia.

All'improvviso mi viene alla mente un ricordo. Era pomeriggio, dovevo fare le lezioni pomeridiane. Ero alla medie. Nel piccolo paese in cui vivo elementari e medie sono insieme hanno il cortile in comune. All'epoca avevo il brutto vizio di arrivare con un anticipo mostruoso, così mi toccava aspettare mezz'ora prima che quei benedetti cancelli si aprissero.

Un giorno arriva proprio lui il mio maestro: ci mettiamo a chiacchierare, mi chiede come vado in matematica e poi mi dice “In realtà io vorrei insegnare storia. E' la mia materia preferita.”

All'epoca avevo riso: non ci potevo credere, storia era e rimane la mia materia preferita. E pensare che all'epoca volevo fare l'archeologa. Ora ho un po' cambiato idea, ma chissà..

Nessuno sa ancora il giorno del funerale, ma è sicuro che tutti noi, la pazza classe che è stata insieme all'asilo, elementari e medie, ci saremo al completo. E chi non potrà venirci sarà comunque presente con il cuore.

Io sono sicura che questo, non è un addio, caro maestro, ma è solo un arrivederci.




Ciao a tutti. Non so se mi elimineranno o no, la storia, ma dovevo sfogarmi, in qualche modo.

Ora vado, ho i promessi sposi da finire.

Ciao!!

  
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