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Autore: sciona    31/05/2012    5 recensioni
Elisa è una ragazza normale. La sua vita si divide tra scuola , amici e una famiglia un pò fuori dalle righe.  " Marti mentre tu a ferragosto sei al mare a fare una grigliata con tutti i parenti, io devo solo sperare che qualcuno mi fermi per non prendere a pugni mia cugina e che mia zia non affoghi mia madre, ti sembra normale questa situazione? No, a me no! " avevo esclamato furente mentre facevo sue giù per la sua stanza " E adesso ci mancava anche questo tizio " " Bello come un Dio " mi aveva interrotta mentre io la fulminavo " che dice di essere mio zio! Diamine ,  ha solo vent'anni! "
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                         Lovely Secrets

            - Il confine tra potere e volere -
lucaselisa



Bene.

Anzi no, benissimo.

Coerenza era il mio secondo nome, e io avrei dovuto farlo aggiungere alla carta d’identità almeno.

Perché, va bene che quando potevo evitare di farmi incolpare per qualcosa, le provavo tutte e ci riuscivo anche  - quasi sempre – ma scaricare tutta la colpa su di lui, dopo cinque minuti che gli ero attaccata come un polipo, sarebbe stato proprio da idiota.

Eh beh, direi di si.

Quindi, avevo deciso di intraprendere un’altra strada : godermi il momento, rimandando le ripercussioni delle mie azioni al giorno dopo ; l’avevamo detto prima di partire per Madrid “Quello che succede a Madrid, rimane a Madrid” e difatti , qualcuno aveva mai saputo che Marta e Gianni erano stati trovati rinchiusi in bagno ?


L’avevamo detto quando eravamo andati a Parigi “ Quello che succede  a Parigi, rimane a Parigi” e , anche in quel caso, qualcuno era venuto a sapere che trovammo la prof di educazione fisica a copulare con quello di matematica ?


So che la risposta dovrebbe essere “No, non l’ha mai saputo nessuno” ed invece fu totalmente l’opposto, perché la notizia si era sparsa ancor prima che facessimo rientro nelle rispettive case, tanto da scatenare un putiferio.

Ma in quel momento, mi cullavo nella consapevolezza che lì – al freddo e al gelo – c’eravamo solo io e lui, nessun compagno di classe che avrebbe potuto diffondere la notizia, nessuna persona che anche sapendo chi fossi, potesse riconoscermi al buio.

Quindi … “Quello che succede qui fuori, rimane qui fuori”

Avevo sorriso sulle sue labbra, a quello stupido pensiero del mio cervello , prima che lui mettesse della distanza tra noi.

- Sinceramente , contavo su una tua opposizione – aveva sussurrato, prima di baciarmi ancora, e avvicinarmi maggiormente al suo corpo con la mano destra poggiata alla mia schiena.
- Impara a non fare i conti senza l’oste la prossima volta – avevo replicato io , non so quanto tempo dopo, ancorandomi meglio al suo collo.
- Mi costringi a fare l’adulto della situazione , Elisa – aveva sussurrato al mio orecchio, causandomi una marea di brividi lungo la spina dorsale, lasciandomi poi un delicato bacio sul collo.

 
Oh, com’era bello il mio nome pronunciato da lui.
 
Avevo ripreso leggermente coscienza, dopo quello sdolcinato pensiero che in un altro contesto mi avrebbe solo fatta vomitare, e avevo spalancato gli occhi, allontanandomi appena.
 

- Forse … è il caso di rientrare – aveva mormorato, senza troppa convinzione, mentre io lo guardavo incerta.
- Anzi , no, andiamo in macchina … così … parliamo un po’ … ti … ti va ? – aveva domandato, mentre io annuivo appena, consapevole che una parte del mio cervello stesse pensando alla macchina, ma sicuramente non come un luogo dove parlare.

 Ma che mi succede ?
 
In silenzio , un silenzio molto imbarazzante, ci eravamo sistemati in macchina, seduti composti.
 

- Non si può fare Elisa – aveva affermato d’un tratto, mentre inarcavo automaticamente un sopracciglio.

 
Ma dai ?!
 
Avevo evitato di farglielo notare, annuendo.
 

- Si, hai ragione, non possiamo – avevo accordato, cercando di convincere me stessa in primis.
- Sei mia nipote – aveva continuato lui , e davvero , quella frase mi faceva pensare a tutto, tranne al significato che in realtà doveva avere.
- Sei mio zio – avevo replicato io, sperando che continuare a ripeterlo sarebbe servito a qualcosa.

Aveva annuito anche lui di riflesso e , per un attimo, avevo creduto che ce l’avessimo fatta.
 
Si , per un attimo.
 
Perché quello dopo, ero seduta a cavalcioni sulle gambe, mentre le sue labbra cercavano impazientemente le mie.
 

- E’ sbagliato – avevo detto, mentre il bacio si faceva più profondo.
- E’ sbagliato – aveva replicato, staccandosi appena per riprendere fiato, e rituffandosi immediatamente su di me, e avevo notato come cercava di tener le mani il più possibile ferme e nelle parti superiori del mio corpo.
- Un ultimo bacio – avevo bisbigliato io , mordicchiando il suo labbro inferiore, mentre una sua mano , ancorata ai miei capelli, stringeva appena.
- Si … l’ultimo – aveva accordato lui, ricambiando il gesto.

 
In realtà non era stato l’ultimo, ma solo il primo di una lunga serie, nonostante ci sforzassimo di dire che ci saremmo fermati.
 
Forse erano passati dieci minuti, forse venti , forse anche trenta e noi eravamo ancora lì.
All’improvviso però, quando la gamba destra aveva incominciato a farmi male per quella posizione , mi ero mossa appena, per darle sollievo.
Il problema era stato che , muovendomi , avevo incontrato altro.
C’era stato un attimo di panico da parte di entrambi, prima che lui parlasse.

- Elisa, fai finta di niente – e il tono drammatico con cui aveva pronunciato quella frase , non aveva fatto altro che farmi scoppiare a ridere, mentre poggiavo la fronte sulla sua spalla.

Avevo riso di cuore, mentre però, a quel gesto, lui aveva portato le mani sulle mie gambe, dove quel vestito corto non copriva proprio niente.
Avevo immediatamente tirato su la testa, osservandolo ad occhi sgranati.

- Tuo padre mi ammazza – aveva sussurrato, avvicinandosi ancora, prima che delle voci sopraggiungessero da fuori.

 
Ero volata di soppiatto al mio posto , qualche attimo prima che Martina e il suo ragazzo entrassero in macchina, non tanto perché mi preoccupassi di lei, ma più che altro che sarebbe stato difficile spiegare perché  la migliore amica della tua ragazza fosse appollaiata sulle gambe dello zio intenta a fare cose non appropriate.
 

- Labbra gonfie, capelli arruffati – si era sporta tra i due sedili , osservando attentamente lui – Qualcosa che scalpita per uscire …  vi siete divertiti voi due eh ? – aveva esclamato la mia migliore amica, e ancora non capivo perché mi ostinassi a chiamarla così , dando una pacca sulla spalla a Lucas, mentre io appoggiavo la testa al finestrino e la battevo ripetutamente contro quella superficie.
- Martina me lo fai un favore ? – le aveva domandato gentilmente lui, mentre lei annuiva curiosa.
- Taci –
- Antipatico –
- Pettegola –
- Però ha ragione , sei un po’ pettegola – aveva all’improvviso detto Marco, mentre io sogghignavo appena.
- Sai una cosa, amore, se non ti rimangi le parole che hai appena detto, di certo non arriverai a fare quello che stava provando a fare lui – aveva risposto malefica, mentre io mi voltavo allucinata.
- Ma non stavamo facendo niente –

Tre sguardi scettici si erano immediatamente posati su di me , mentre rossa di vergogna mi rimettevo seduta composta.
 
 
 
 
 
 
Avevo acceso la piccola lampada , mentre il salotto veniva invaso da una luce soffusa, e mi ero gettata a peso morto sul divano rosso – mia madre e le sue malsane idee – scalciando quegli aggeggi infernali che avevo ai piedi.

- Ahi – avevo esclamato con poco tatto poggiando il piede destro sul pavimento gelido – Ahi – avevo esclamato ancora, poggiando il piede sinistro.
- Sei un impiastro, nipote – aveva esclamato una voce roca al mio orecchio, prima di raggirare il divano e sedersi accanto a me.

Lucas , mio zio – o qualunque cosa fosse - , aveva preso le mie caviglie tra le mani, e prima che una qualsiasi protesta potesse uscire dalle mie labbra, aveva iniziato a muovere le dita in modo circolare, stroncando sul nascere qualsiasi volontà di fermarlo.
 

- Uh … allora qualcosa di buono sai farla – avevo sussurrato ad occhi chiusi, poggiando la testa all’indietro e godendomi quel massaggio dedicato ai miei poveri piedi.

 
Elisa, questa sicuramente non è una di quelle cose che si fanno tra nipote e zio.

Perché, il resto lo è ?

No, effettivamente no.
 
Sapevo benissimo che quella non era sicuramente una cosa usuale in un rapporto come doveva essere il nostro, ma il sollievo che stava donando ai miei piedi martoriati da quelle scarpe – comprate da quelle due arpie – vinceva su tutta la linea.

Si, fino ad un certo punto.

Perché ad un certo punto le mani di Lucas avevano risalito dolcemente le mie gambe, accarezzandole in punta di dita , e dei brividi caldi avevano iniziato ad attraversare la mia pelle, mentre m’irrigidivo.

- Lucas – avevo sussurrato in un misto tra lamento e preghiera, mentre aprivo gli occhi e lo ritrovavo più vicino a me, al mio viso e alle mie labbra.

Si era avvicinato ulteriormente, e avevo capito facilmente che da parte mia non avrebbe trovato alcuna resistenza se mi avesse baciata.


Ancora.

- Acqua ? – avevo quindi domandato, saltando in piedi all’istante e zoppicando verso la cucina, consapevole del sospiro frustato uscito dalle sue labbra.
- Elisa – aveva mormorato raggiungendomi, mentre prendevo la bottiglia dell’acqua e la posavo sulla penisola accanto al lavandino.
- Allora? Ti prendo un bicchiere ? -
- Elisa – aveva riprovato ancora, mentre mi avvicinavo al mobiletto che conteneva i bicchieri, tutti colorati – quella donna andava rinchiusa.
- Ti va bene naturale vero ? Perché frizzante credo sia finita – avevo continuato ignorandolo, mentre mi alzavo sulle punte per prendere i sue bicchieri.
- Elisa – aveva ripetuto per la terza volta, mentre poggiavo i bicchieri sulla penisola e mi portavo un dito sul mento, pensierosa.
- Sai che mamma ha comprato i biscotti al cioccolato ? Dovresti provarli perché … - quando mi ero voltata, per prendere il barattolo con i biscotti, l’avevo trovato dietro di me, ed era bastata una leggera spinta per farmi appoggiare al marmo e intrappolarmi con il suo corpo.
- Sai che parli molto quando vuoi evitare qualcosa ? – aveva domandato ghignando, mentre io chiudevo gli occhi e respiravo a fondo.
- Lucas, hai  detto anche tu che non si può fare – avevo mormorato, voltando il viso di lato.
- Ho detto che non si può fare, Elisa, non che non lo voglio fare. E’ diverso, e tu lo sai mia cara saputella – aveva bisbigliato al mio orecchio, con quel tono che mi aveva costretto a stringere le mani a pugno, per non aggrapparmi a lui.

 
Dannazione Elisa, l’hai odiato fino all’altro giorno.
 
Il pianto di Alessandro e la luce del corridoio che illuminava il piano di sopra aveva fatto si che ci separassimo , mentre mia madre scendeva le scale e ci trovava a bere da due bicchieri vuoti.
 
 
 
 
Angolo Sciona.
Diciamo pure che se nessuno si ricordasse di questa storia, tanto per iniziare, sarebbe più che normale e che il fatto che io l’abbia aggiornata l’ultima volta l’anno scorso sia decisamente vergognoso. Quindi sono pronta a tutti i tipi di rappresaglia e penitenze :D sono tornata oggi perché l’ispirazione mi è tornata improvvisamente ( mentre asciugavo i capelli, dettaglio di fondamentale importanza logicamente u.u ) e mi sono detta che se proprio non riesco a scrivere l’epilogo di “The edge of love” ( ho sempre problemi io, quando devo dichiarare la fine di qualcosa ) posso usarla per le altre tremila cose che ho avviato e che ho in mente. Pertanto ringrazio chi c’è stato e chi nel caso, anche per mandarmi a quel bel paese , ci sarà ! :D
 
Un bacione, alla prossima. 

   
 
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