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Autore: sciona    01/02/2013    2 recensioni
Elisa è una ragazza normale. La sua vita si divide tra scuola , amici e una famiglia un pò fuori dalle righe.  " Marti mentre tu a ferragosto sei al mare a fare una grigliata con tutti i parenti, io devo solo sperare che qualcuno mi fermi per non prendere a pugni mia cugina e che mia zia non affoghi mia madre, ti sembra normale questa situazione? No, a me no! " avevo esclamato furente mentre facevo sue giù per la sua stanza " E adesso ci mancava anche questo tizio " " Bello come un Dio " mi aveva interrotta mentre io la fulminavo " che dice di essere mio zio! Diamine ,  ha solo vent'anni! "
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                Lovely Secrets
                      - Mine - 






Beh, le chiacchere erano a zero.

Lucas era mio zio. Io ero sua nipote.

Nulla – per quanto ne sapessi – poteva controvertire quell’ordine familiare che ci stava schiacciando, costringenci ad erigere una muraglia che ci tenesse il più possibile lontano.
O meglio, quella muraglia che io mi ostinavo a erigere tra noi ; perché lasciare le redini in mano a Lucas poteva portare solo guai - me ne ero resa conto quella sera di festa – e nel momento in cui gli permettevo di avvicinarsi più del dovuto le cose precipitavano così velocemente da non poter mettere in atto nessun piano di salvataggio. Così avevo preso in mano io la situazione, obbligandomi a tenerlo alla larga e a non dimostrare nessun tipo di emozione in sua vicinanza, nonostante la nostra convivenza.

In fondo ero brava a farlo.
O almeno, lo ero sempre stata.
 
 
 
31 Dicembre

Stavo ricopiando attentemente gli appunti di filosofia, sperando che quegli scarabocchi riportati sui fogli volanti potessero assumere un significato logico sul quaderno. Lo squillo del cellulare mi aveva distratta e ,lanciando un’occhiata veloce allo schermo, avevo chiuso gli occhi accettando la chiamata.
-         Martina. –
-         Elisa. Cosa cazzo stai facendo? –

Martina. Un nome, una garanzia.

-         Sto studiando , Martina, cosa che dovresti fare anche tu. –
-         Dovrei essermi rincoglionita del tutto per mettermi a studiare il 31 Dicembre Elisa! Chiudi quei libri, mettiti un vestito , un paio di tacchi e teletrasportati a casa mia. –
-         Martì. –
-         Martì un par de palle, Elisa. Ho capito che la situazione è delicata, ma da quanto non metti il naso fuori dalla tua camera ? E poi a paragone casa mia è molto più sicura della tua. Ti do un’ora al massimo, dopo vengo a farti prelevare da qualcuno.
 

Alla fine mi aveva realmente fatta prelevare, solo perché ci avevo messo un quarto d’ora in più del previsto per dare un senso ai miei capelli. Fortunatamente quando ero uscita dalla mia camera Lucas non sembrava esserci, così mi era diretta col cuore un po’ più leggero verso casa di Martina, che da brava padrona quella sera aveva aperto la porta a trentacinque persone, con grande pena di sue mamma partita per andare in montagna.

-         Certo che le pene d’amore ti donano. Sei uno schianto amica. – aveva affermato Martina, quando mi ero tolta il cappotto, facendomi ridere.
http://www.polyvore.com/cgi/set?id=70912238&.locale=it )
-         Ti ringrazio, ma questo non esclude il fatto che tu sia una dittatrice. Dimmi cosa devo fare , su. –
-         La cucina è tutta tua. – aveva esclamato, un sorriso da una parte all’altra, sotto lo sguardo divertito di Marco.
 
Avevo impiegato un’ora a preparare aperitivi e antipasti, ondeggiando al tempo della musica che Marco provava nel salotto e ascoltando le urla di Martina di tanto in tanto. Continuavo a guardare il cibo , cercando di pensare a una loro disposizione che potesse dare un tocco di eleganza tipico delle cene durante le festività, ma l’arrivo trafelato di Martina, qualche minuto dopo il suono del campanello, mi aveva distolta dall’impresa.
 
-         Ti giuro che non ne sapevo niente. E’ stato Marco, ma non l’ha fatto di proposito. Non prendertela con lui. –
-         Marti non sto capendo una parola. Che … ? – le parole mi erano morte in gola, quando Lucas aveva fatto il suo ingresso in cucina, attirando la mia attenzione.


Ah.
 
-         Com’è piccolo il mondo. – aveva esclamato lui, puntando il suo sguardo nel mio, dopo essersi preso – senza alcuno scrupolo di essere visto – qualche secondo per osservarmi.
-         Un buco, oserei dire. – avevo replicato portandomi gli indici sulle tempie , fregandomene altamente di essere vista, e lanciando un’occhiata alla bottiglia di vodka posata sul mobiletto lì vicino. Lucas aveva intercettato il mio sguardo e si era avvicinato di un passo.
-         Provaci. – aveva sussurrato, con aria di sfida.
-         Non tentarmi Lucas. – avevo replicato, fulminandolo con lo sguardo.
-         Questa volta , te lo giuro, te ne farei pentire. –

Si era avvicinato di un altro passo , pronunciando quella frase, tanto che solo il tavolo era rimasto a dividerci. Quella minaccia non aveva fatto altro che generare un brivido, che lento era sceso per la schiena.

Un dolce supplizio.

Quello scambio di minacce e sguardi era stato interrotto dall’entrata di Marco ed un altro ragazzo, lasciando che capissi anche in che modo fosse arrivato lì. Come poi mi avrebbe spiegato anche Martina, l’amico di Lucas – lo stesso della sera al bar che aveva dato il via alla mia vita da dissoluta – era allo stesso tempo grande amico di Marco , che quando aveva domandato a Giovanni di unirsi a noi per l’ultimo dell’anno, aveva esteso l’invito anche ad eventuali amici.

Tante coincidenze tutte in una volta. Che gran culo che avevo.

-         Ah, bene, stavo appunto aspettando l’occasione per rimediare alla cattiva impressione che ti avrò sicuramente fatto la  prima volta – aveva esclamato sorridente Giovanni, facendosi avanti e porgendomi la mano – Giovanni, piacere. –
-         Guarda, se anche mi avessi fatto un’ottima impressione, le tue referenze mi avrebbero comunque fatta ricredere – avevo replicato sorridente, gettando un’occhiata al suo caro amico – Comunque io sono Elisa, piacere mio –
Giovanni aveva riso fragorosamente, prima di voltare il capo verso Lucas.
-         Oh se ci sarà da ridere. – aveva affermato, mentre mio zio mi osservava sorpreso e con un lampo di malizia negli occhi, che avevo volutamente ignorato.
I mille scampanellii successivi a quella conversazione ci avevano separati tutti momentaneamente, persi nelle mille incombenze che come amici della padrona di casa dovevamo svolgere. Lucas aveva più volte provato ad avvicinarsi, ma i suoi tentativi erano stati tutti mandati in fumo da persone che si avvicinavano anche solo per un saluto, mentre io mi destreggiavo ancora in cucina tra cibo e bevande.


E due cocktel sfortunatamente non avevano ancora fatto il loro effetto … dannazione, la strada per l’alcolismo la stavo prendendo in quinta.
 
                                                                                                                                                       

 

                                                                                                                                                                    ***
 




La mezzanotte era passata da un pezzo ,  ero quasi convinta che la maggior parte dei presenti non si rendesse più conto di dove si trovasse, ed avevo accuratamente evitato di fare gli auguri a Lucas. Stavo ballando con Christian al margine della pista, ridendo per ogni attentato alla mia vita, quando , girando su me stessa , ero rimasta paralizzata ;dall’altro lato della stanza, nascosto dalla penombra , Lucas ballava con una brunetta tutto pepe.

Neppure la nutella si spalmava così bene.

Una morsa mi aveva chiuso lo stomaco, mentre davo le spalle alla scena. Avevo provato a concentrarmi nuovamente sulla musica e sul mio amico , relegando nella parte più remota del mio cervello quell’immagine.

… ma quella dannata morsa non si attenuava.

Avevo imprecato da sola, lasciato Christian a ballare con una graziosa rossa e mi ero allontanata da quella pista improvvisata, prendendo l’ultimo Martini rimasto in cucina e recandomi al piano di sopra, rigorosamente vietato alla maggioranza degli invitati.
La villetta di Martina era molto graziosa : non molto grande, si sviluppava su due piani. Particolare che avevo sempre adorato era l’altrio del secondo piano, ingresso alla zona notte, adornato con una vetrata con vista sul giardino , in quel momento illuminato a festa. Mi ero appoggiata a quella  osservando a tratti il mio riflesso e la piccola cuccia di Lilit , il dalmata di Martina.

Quella sensazione di fastidio e la vista di quei due insieme continuava a darmi il tormento. Picchiettavo di continuo il piede sul pavimento, cercando di allontanare a calci –evidentemente – quel pensiero molesto che si stava affacciando alla mia mente. Avevo bevuto un altro sorso , contrariata.

Lui è mio, dannazione.

-         Ti avevo avvisata Elisa. –

Le parole di Lucas, avevano preceduto di poco la comparsa del suo riflesso sul vetro, dando al mio cuore il via. Mi ero voltata,mentre lui si avvicinava a passi lenti e calcolati ed avevo portato il bicchiere alle labbra, sensualmente,  lanciandogli uno sguardo di sfida.

Cosa diamine stai facendo, Elisa?

Quando la sua mano si era posata sul mio fianco, una piccola parte di quel peso allo stomaco si era sciolta all’istante. Con l’altra mano mi aveva tolto il bicchere dalle mani, e senza staccare gli occhi dai miei, l’aveva vuotato in un sorso.

Mio.

Aveva poggiato il bicchiere sul piccolo mobiletto in arte povera accanto a noi, e mi aveva attirata più vicino a lui, stringendo la presa sui miei fianchi.
-         Devi lasciarmi Lucas. –

Mio.

-         Quante volte ascolto quello che mi dici? – mi aveva domandato, allontanando una ciocca di capelli dal mio viso e sfiorandomi appena una spalla, mentre socchiudevo appena gli occhi.
-         Mai, zio. Mai. –
-         Continuare a chiamarmi così non cambierà nulla, come non lo cambierà continuare a sfidarmi e a scappare. O forse, semplicemente, non hai ancora capito cosa sia la passione. – aveva sussurrato roco, le dita che stringevano i fianchi.

Mio, solo mio.

Mi ero avvicinata quel tanto che serviva a coprire definitivamente le distanze ed avevo posato le labbra sulle sue, ancora bagnate di Martini. La mano destra era corsa sulla nuca, mentre lo spingevo a socchiudere le labbra e  approfondire il bacio.

Non si era fatto pregare.

Quando mi ero allontanata, il fiato corto e il viso in fiamme, l’avevo guardato.
-         Io l’ho capito cosa sia, ma non posso scoprirla fino in fondo Lucas, e non posso e non voglio farlo con te. –

Mio, dannazione, mio.

Qualche secondo dopo le mie parole erano rimaste sospese nell’aria, pregne di tutte le bugie con cui le avevo riempite, e le sue labbra avevano preso il loro posto sulla mia bocca. Mi aveva trascinata in quello che era il piccolo studio del papà di Martina e mi aveva spinta verso il muro freddo, pressandosi immediatamente su di me, dandomi appena il modo di riprendere fiato tra un bacio e l’altro.

-         Arrenditi. – aveva sussurrato, una mano sulla gambra che salendo  trascinava con sé il vestito.
-         Non voglio che ti tocchino. – avevo sussurrato in un attimo di follia, come se tutto il resto fosse poi normale, mentre le sue labbra si poggiavano sul mio collo. Aveva riso sulla mia pelle accaldata, prima di riportare lo sguardo nel mio. Ciò che vi aveva letto probabilmente doveva essere più importante di quel che credessi, perché si era piegato nuovamente su di me, mettendo nei baci ancor più foga. Quando avevo legato le mie gambe al suo bacino, avevo realizzato che probabilmente nulla avrebbe potuto fermarci quella sera.

O quasi.

-         Elisaaa, dove cazzo sei ? Christian sta vomitando sul tappeto. –
 
                                                                   


                                                                                                                                                         ***
 


Quando avevo raggiunto il piano di sotto, cercando di darmi un contegno, avevo incontrato subito lo sguardo di Martina e dalla sua occhiata avevo capito di non essere riuscita a nascondere granchè. Guardandomi intorno mi ero accorta di come la maggior parte della gente avesse ormai lasciato la casa e da un conato di vomito, avevo capito anche che Christian era riuscito a raggiungere almeno il bagno.

-         Ehi, come stai ? – avevo chiesto, abbassandomi accanto a lui, sostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte.
-         Male – mi aveva risposto, disperato, mentre altro cibo faceva il percorso all’inverso.

All’improvviso, cercando di aiutarlo il più possibile, il senso di nausea aveva colto prepotentemente anche me e mentre Christian si era leggermente calmato avevo lanciato io un urletto isterico.

-         Ti prego spostati. – avevo esclamato, prendendo il suo posto sul pavimento.

Quando Lucas era entrato in bagno  aveva trovato la scena che si aspettava , probabilmente, ma con un soggetto differente.
-         Appunto per la prossima volta Elisa : se qualcuno vomita, non andare tu in soccorso. – aveva affermato ridendo, mentre raccoglieva i miei capelli tra le mani.
Avevo annuito, spostando irritata lo sguardo su Christian, che a sua volta guardava Lucas.
-         Ehi … perché ti guarda in quel modo? – aveva domandato, una pezza bagnata sulla fronte.


Ed era stato ascoltando quella domanda, che avevo ripreso a vomitare.







Angolo Sciona.
Sono
vagamente consapevole di non poter continuare a pubblicare un capitolo all'anno , come sono consapevole che prima o poi qualcuno mi manderà a quel bel paese senza che io possa replicare perchè me lo merito e anche alla grandissima ( lo dice sempre anche la mia mammina XD ). Spero quindi che possiate perdonare questa ritardataria ancora una volta e che il capitolo vi piaccia. Ringrazio chi a distanza di tutto questo tempo legge ancora la storia e l'apprezza. Grazie mille *__*
Sperando di poter mantenere un pò di più la parola almeno questa volta, alla prossima.

Sciona.
   
 
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