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Autore: telesette    02/06/2012    1 recensioni
Volendo dedicare queste pagine alla memoria di Francesco B. e a tutto ciò che da lui ho imparato.
Nato a Firenze, il 16 agosto del 1915, Francesco B. è stato uno dei più autorevoli studiosi italiani del teatro shakespeariano. Negli ultimi anni della sua vita, dal 1980 al 1997, dopo aver concesso l'uso della sua casa colonica in provincia di Figline Valdarno alle Suore Calasanziane, si dedica alle attività ricreative e all'assistenza dei bambini ( in particolare quelli affetti da forme di handicap ). Fondatore della oggi scomparsa Compagnia Teatrale "Piccoli Diavoli", fino all'ultimo si preoccupò di trasmettere tutto ciò che sapeva alle nuove generazioni. Esempio di umiltà, benevolenza e generosità ineguagliabile, Francesco B. si spegne il 22 ottobre del 1997.
Purtroppo gli eredi, una volta preso possesso dei suoi beni, hanno cancellato ogni traccia del suo operato in ambito sociale. Molti oggi a Firenze non ricordano nemmeno la sua esistenza, altri invece ricordano soprattutto i suoi meriti in materia di studi e competenze sulle origini del Teatro e dello Spettacolo...
Io invece preferisco ricordarlo come era, come l'ho conosciuto, e come desiderava essere chiamato:
Un Vero Amico!
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accadde più o meno nell'autunno del 1990...

Ricordo che avevo all'incirca otto anni e, per quanto possa sembrare strano, i passatempi di allora erano un po' diversi da oggi. All'epoca io e i miei coetanei facevamo la collezione dei Masters Universe ( meglio noti come "He-Man e i Dominatori dell'Universo" ) e ogni pomeriggio, finita la scuola, ci ritrovavamo nel Parco della Villa il Ventaglio ( in quel numero 12 di via Aldini, un giardino stupendo con un laghetto meraviglioso ) e facevamo le squadre per affrontare il perfido Skeletor e i suoi seguaci. Purtroppo il sottoscritto era ben lungi dall'essere He-Man e, nonostante il pupazzetto del mio eroe superforzuto, Duccio e Lorenzo avevano le idee molto chiare su come giocare e chi far giocare.

- Tu te ne vai - mi dissero entrambi, mandandomi via con uno spintone.
- Perché me ne devo andare? - domandai io, senza capire il motivo di questo atteggiamento.
- Perché sei un cazzone di merda - rispose Duccio, guardandomi storto. - Puzzi come una femminuccia, fai schifo e non ti vogliamo!

Devo ammetterlo, la mia reazione non fu quello che si suol dire una mossa intelligente.
Sia Duccio che Lorenzo mi superavano come altezza di un bel po' e, facendo piscina due volte la settimana, anche come fisico non scherzavano... Ciononostante feci la bella "prodezza" di avventarmi su Duccio, per poi ritrovarmi afferrato dietro le spalle e immobilizzato da Lorenzo.

- E' proprio scemo questo - sogghignò Duccio con una smorfia.
- Meglio - osservò Lorenzo. - Almeno ci divertiamo di più!
- Lasciami, stronzo - gridavo io, nell'inutile tentativo di liberarmi.

Ero piccolo, pieno di rabbia e di vendetta, ma il cazzotto che Duccio mi sparò in mezzo allo stomaco fu più che sufficiente a placare i miei bollenti spiriti.
Era la prima volta che ne ricevevo uno così forte.
Anche durante la ricreazione a scuola, quando ci azzuffavamo tra compagni, non mi era mai capitato di sentire tanto male al petto e un'improvvisa difficoltà a respirare. In quel momento ero totalmente incapace di muovermi o di reagire, tanto che Lorenzo poté abbandonare la presa senza problemi, ma la lezione che i miei due cari amichetti volevano impartirmi era appena cominciata. Vedendo che ero piegato su me stesso, Duccio pensò bene di chiamare gli altri per gridare quanto fosse divertente. Le risate dei miei coetanei, anche se alle mie orecchie giungevano ovattate, mi suggerivano istintivamente di rimettermi in piedi...

- Sta giù - esclamò Lorenzo, costringendomi a terra col piede.
- Ecco che aspetto ha lo stronzo quando caca - gridò Duccio, facendo ridere gli altri ancora più forte.

In quel momento la pancia mi faceva un male d'inferno, a causa del pugno ricevuto, tanto che a malapena riuscivo a rimanere cosciente. Costoro si divertirono ancora per qualche istante dopodiché, raccogliendo il mio pupazzetto di He-Man da terra, Duccio me lo mise davanti agli occhi e lo afferrò per le gambe con tutt'e due le mani.
Le uniche cose che ricordo, a parte le immagini che facevo chiaramente molta fatica nel mettere a fuoco, erano lo schianto della plastica rotta e il rumore del mio He-Man che veniva buttato a terra senza gambe.
Dal momento che la lezione l'avevo avuta, il gruppo si allontanò a giocare nel boschetto poco lontano. Io invece rimasi lì ansimante per alcuni minuti, prima di avere fiato sufficiente per rimettermi a sedere sull'erba e contemplare il mio giocattolo rotto.
Purtroppo i pupazzetti snodabili, per quanto fighi all'epoca, hanno sempre avuto un gran difetto: una volta spezzate le articolazioni, non era più possibile aggiustarle... Mia madre forse poteva metterci un po' di Super-Attack, tanto per consentirmi di tenerlo sulla mensola, ma He-Man non era mica un soldatino di piombo.
Mio Dio, che vergogna!
Buttato a terra e umiliato, senza neanche la possibilità di difendermi...
Purtroppo non era la prima e non sarebbe certo stata l'ultima volta.
In quel momento forse avrei voluto avere davvero la spada di He-Man da sollevare verso il cielo, per invocare la forza e dare una lezione a quei bulletti. Ma la realtà non è come i cartoni animati, e questo lo avevo imparato duramente a mie spese.
Per un po' rimasi seduto all'ombra di un albero, a piangere... Sì, a piangere!
E che altro potevo fare?
Non è una vergogna piangere, specie quando qualcosa fa male, e comunque avevo i miei motivi.
Il mio giocattolo era rotto, la pancia mi faceva ancora male e non ero riuscito a mollare a quegli schifosi nemmeno un pugno.
A pensarci adesso viene quasi da sorridere, specie guardando la cosa attraverso gli occhi di un adulto. Un adulto avrebbe risolto il tutto con una sculacciata, una ramanzina ai genitori, e la cosa sarebbe finita lì... Eppure l'unica persona a capire e a comprendere i miei sentimenti di bambino fu proprio un adulto!

- Stai bene, piccolo?

Come lo vidi chino sopra di me, per poco non mi spaventai.
Avrà avuto come minimo l'età di Matusalemme: un vecchio barbabianca, con i vestiti color mobile antico e un elegante bastone da passeggio; costui mi stava guardando dall'alto, attraverso due spessi occhiali cerchiati di ottone, e sorrideva gentile come un Babbo Natale in incognito.
Gli feci cenno di sì con la testa e lui sembrò rassicurato.
Dal momento che accanto all'albero c'era una panchina, si mise a sedere e si mise ad inveìre contro i due che mi avevano ridotto in quello stato. Aveva assistito da lontano a tutta la scena ma, non potendo logicamente correre e poiché il guardiano del parco era altrove ( come al solito! ), era giunto sul posto quando ormai era troppo tardi.

- Piccoli delinquenti - esclamò il vecchio. - Cominciano bambini e finiscono per puntarti addosso una pistola, quando crescono abbastanza... E poi dicono che la Mafia non esiste, esiste eccome!

Io non potei fare a meno di guardarlo perplesso.
Ma chi era, che cosa voleva?
Ad ogni modo mi faceva troppo male la pancia, per preoccuparmi di quel vecchio impiccione e delle sue farneticazioni.

- Purtroppo la vita è anche questo, figliolo - esclamò lui, guardandomi negli occhi. - I vigliacchi e i prepotenti ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre: sono quelli abituati ad imporsi con la forza, solo quando sono assolutamente sicuri di vincere; certa gente si sgonfia solo con una bella dose di scapaccioni al momento giusto, altro che storie!

Io lo ascoltavo, senza nemmeno capire cosa stesse dicendo ( solo più avanti avrei capito il vero senso di quel discorso ). In quel momento ero troppo triste e, col mio giocattolo rotto tra le mani, gli occhi mi bruciavano a causa delle lacrime.

- Non piangere - mi disse lui. - Anche il Principe Adam è debole, quando non è trasformato!

Da non crederci.
Che ne sapeva quella vecchia mummia di Adam e di come facesse a trasformarsi in He-Man?
Mia nonna a malapena sapeva cos'erano i cartoni animati alla televisione, figuriamoci poi i nomi dei personaggi.

- Ma lo conosci anche tu? - domandai io.
- Perché, ti stupisce? - fece l'altro, come se fosse una cosa del tutto naturale. - Sono vecchio ma non sono rincoglionito! Certo, ai miei tempi avevamo Conan il Barbaro... Ma anche He-Man non è male come personaggio, anche se personalmente preferisco Man-At-Arms!
- Scherzi - protestai. - Man-At-Arms non vale un dito di He-Man!
- Ne sei proprio sicuro?
- Certo!

Il vecchio fece una smorfia, quasi volesse prendermi in giro, tuttavia si alzò in piedi e mi propose una sfida vera e propria.

- D'accordo, allora - esclamò. - Facciamo così: tu adesso prendi la Spada di He-Man e mi dimostri quante lattine sei in grado di buttare giù in una volta!
- Eh ?!?
- Beh, se sei convinto che He-Man sia meglio di Man-At-Arms, non dovrebbe essere difficile!

In effetti il ragionamento non faceva una piega.
Il cestino dei rifiuti era pieno di lattine vuote e non era certo difficile trovare un ramo secco sufficientemente lungo per simulare la Spada di He-Man. In breve raccolsi circa una dozzina di lattine e le disposi lungo il sedile della panchina; mentre il vecchio invece si chinò a raccogliere mucchi di sassolini e cominciò a trafficare con vari pezzi di corteccia arrotolati come una specie di tubo...

- Che cos'è quell'affare?
- Un po' di pazienza - rispose il vecchio. - Dammi il tempo di finirlo, e ti farò vedere il Braccio Sparatutto di Man-At-Arms in azione; tu intanto comincia pure!

Sul momento pensai che fosse solo un vecchio matto, tuttavia presi il bastone e lo sollevai verso l'alto. Per un attimo mi convinsi di essere He-Man, con in mano la sua mitica spada magica, e recitai la formula per darmi la carica necessaria.

- Per la Forza di Grayskull !!!

Urlando come un pazzo, mi lanciai verso la panchina e menai un poderoso fendente trasversale contro le lattine. Su dodici lattine, riuscii a buttarne giù circa otto o nove ed ero più che soddisfatto. Poco dopo il vecchio aveva finito di trafficare con quella specie di tubo... anzi, con qualcosa di vagamente simile ad una protesi di pezzi di corteccia attaccati insieme. Subito mi chiese di aiutarlo a rimettere a posto le lattine sulla panchina e, dopo avermi fatto cenno di stare indietro, sollevò quello strano aggeggio e lo puntò a mo' di fucile contro il bersaglio.
Tenendo l'avambraccio alto, e soffiando attraverso una specie di tubicino sottile inserito sopra, il vecchio "sparò" letteralmente una raffica di sassolini contro le lattine. Queste caddero tutte insieme, come sotto l'effetto di una grandinata, e io rimasi lì a guardare come un bischero.

- Ma come hai fatto? - gli chiesi.

Lui mi guardò sorridendo e, inginocchiandosi per farmi vedere meglio quello spara-ciottoli, provò a spiegarmi con calma il modo in cui lo aveva costruito.

- Quando avevo la tua età, più o meno nel '25, i nostri genitori non avevano soldi per comprarci tanti giocattoli; così molti di noi si ingegnavano per costruirseli da soli, e questo andava per la maggiore una volta!
- Ma come si fa?
- Osserva: con la corteccia arrotolata, devi creare una specie di canna; qui devi stringere e assottigliare, non troppo logicamente, e infilarci dentro i sassolini da usare come proiettili; una volta fatto questo, prendi un tubicino di carta ( o una cannuccia molto larga, se la trovi ) e lo inserisci alla base per poi soffiarci dentro... e il gioco è fatto!

Dopo aver visto come aveva buttato giù tutte quelle lattine in un solo colpo, quell'aggeggio mi sembrava una cosa fortissima. Era solo un mucchio di pezzi di corteccia, niente di eccezionale, ma era indubbiamente meglio della pistola ad acqua che mi aveva regalato la zia Elena per il compleanno.
Chissà se anch'io ero in grado di fare una cosa del genere oppure no?
Comunque era forte, una volta ricaricata, potevamo usare ancora le lattine e fare finta che fossero i seguaci di Skeletor da buttare giù. A forza di soffiarci dentro, mi divertii come un matto... E senza neppure accorgermene, mi ero perfino dimenticato del mal di pancia e del pupazzo rotto.

- La forza è importante - disse poi il vecchio, aiutandomi a prendere la mira col braccio. - Ma non basta, bisogna anche saper usare la propria testa, specie quando ti ritrovi da solo contro tutti... Prendi He-Man per esempio: lui usa la spada e la forza, Man-At-Arms usa le armi e l'ingegno, eppure entrambi ottengono dei risultati quando affrontano Skeletor!
- E' vero, non ci avevo mai fatto caso!
- Non ti buttare troppo giù, anche quando perdi - proseguì lui, aggiustandosi gli occhiali sul volto. - L'importante è che tu sappia come "rialzarti", anche quando gli altri si comportano male con te, e usa sempre tutto quello che hai a disposizione: un cuore, un cervello e due mani... Se riesci a mettere a frutto queste tre cose, nessuno potrà mai fare nulla per portartele via!

Logicamente ero ancora troppo piccolo per capire correttamente quelle parole, tuttavia mi piaceva molto come le diceva. Quel simpatico vecchietto, oltre a conoscere He-Man e avermi mostrato come costruire quello spara-ciottoli, mi stava spiegando come fare uso della mia fantasia per non abbattermi di fronte alla prepotenza.
I miei coetanei non volevano che giocassi con loro?
Pazienza!
Anche da solo, potevo sfruttare la mia immaginazione per divertirmi quanto e addirittura più di loro.

- Come ti chiami ? - gli chiesi.
- Francesco - rispose lui, porgendomi la mano ruvida e callosa con un sorriso sincero.
- Io sono Dado, piacere!

Entrambi ci stringemmo la mano con amicizia.
Costui avrà avuto circa dieci volte la mia età, se non qualcosa in più, eppure aveva lo stesso sguardo vispo e limpido di un bambino come me.
Non era bugiardo.
Mi accompagnò da mia madre e, dopo aver scambiato con lei qualche parola, si raccomandò con me affinché facessi il bravo e di darle ascolto. Mia mamma sorrise, quando le feci vedere lo spara-ciottoli che Francesco mi aveva regalato. Lui spiegò che mi aveva visto un po' triste, per via di alcuni bisticci con gli altri bambini, e che aveva costruito quell'aggeggio solo per farmi sorridere.
Di nuovo lo salutai e lo ringraziai per il regalo e lui mi suggerì di applicarmi e di studiare, per costruire cose ancora più belle.
Ancora non lo sapevo ma, proprio quel giorno, Francesco era diventato il mio più grande amico e la figura più cara di tutta la mia infanzia.

( continua )

 

Angolo dell'Autore:

Volendo dedicare queste pagine alla memoria di Francesco B. e a tutto ciò che da lui ho imparato.
Nato a Firenze, il 16 agosto del 1915, Francesco B. è stato uno dei più autorevoli studiosi italiani del teatro shakespeariano. Negli ultimi anni della sua vita, dal 1980 al 1997, dopo aver concesso l'uso della sua casa colonica in provincia di Figline Valdarno alle Suore Calasanziane, si dedica alle attività ricreative e all'assistenza dei bambini ( in particolare quelli affetti da forme di handicap ). Fondatore della oggi scomparsa Compagnia Teatrale "Piccoli Diavoli", fino all'ultimo si preoccupò di trasmettere tutto ciò che sapeva alle nuove generazioni. Esempio di umiltà, benevolenza e generosità ineguagliabile, Francesco B. si spegne il 22 ottobre del 1997.
Purtroppo gli eredi, una volta preso possesso dei suoi beni, hanno cancellato ogni traccia del suo operato in ambito sociale. Molti oggi a Firenze non ricordano nemmeno la sua esistenza, altri invece ricordano soprattutto i suoi meriti in materia di studi e competenze sulle origini del Teatro e dello Spettacolo...
Io invece preferisco ricordarlo come era, come l'ho conosciuto, e come desiderava essere chiamato:

Un Vero Amico!

   
 
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