Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: xwannabewriter    03/06/2012    1 recensioni
Parigi. Anni venti. Audrey inizia a lavorare ad una pasticceria vicino alla casa di Odette. Già, Odette. La figlia illegittima di cui non aveva mai fatto sapere nulla a nessuno; quanto vorrebbe rincontrarla almeno una volta. E poi ci sono Odette e Colette, la donna che si prese cura della ragazzina già dai primi giorni di vita, fingendo con tutti - anche con lei - di essere la madre naturale. Due madri e due mondi completamenti diversi, e poi c'è Odette. La tenera ragazza ingenua che crede a tutto quello che le si racconta, lei che ama la danza più della sua stessa vita e che tenta il tutto per tutto con un'audizione per la Royal Academy. Una storia che farà immergere il lettore in un mondo sconosciuto, che lo farà emozionare e schierare con una piuttosto che con un altra figura della storia.
Dal prologo:
Audrey guardò con un sorriso sommesso la figlia. Era piccola, candida, proprio come la ballerina di Tchaikovsky. Avrebbe messo le punte, un giorno, e quel nome doveva ricordarlo. Un patto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo quarto

 
 
Era il gran giorno, quello per cui si era preparata tutta la vita. Non appena si svegliò di mattina presto quel pensiero le attanagliò la mente. E se non fosse stata abbastanza brava? Avrebbe perso l’opportunità della sua vita, quella di fare la ballerina. Era difficile da spiegare, per Odette. Era come un qualcosa di strano che scorreva assieme al suo sangue nelle vene, la musica, i passi, la dedizione, tutti insieme per un dna da vera ballerina.
Con passo felpato Odette raggiunse la porta della cucina, stava per aprirla quando udì una conversazione telefonica tra Colette e chissà chi.
“Dobbiamo assolutamente fare qualcosa, prepara delle pratiche, inventa una denuncia … Dobbiamo spedire lontano quella puttanella!” Odette sentì solo un sibilo al di là della cornetta, si schiacciò alla porta attenta a non far alcun tipo di rumore e aspettò in nuove parole “Ma come impossibile? Mi ha dato un calcio, una denuncia non è impossibile! Fa qualcosa e subito, chiaro? No … no! Non esiste ‘ci proverò’, tu farai qualcosa e basta! Anzi, dammi notizie entro questo pomeriggio. Ora devo andare, si, è oggi il provino. Grazie crepi il lupo, fa qualcosa mi raccomando, aurevoir.” Parole disconnesse le annebbiarono la mente, calcio? Denuncia? Spalancò la porta.
“Che succede, maman?” disse con tono riprovevole
“Nulla tesoro, perché mai dovrebbe succedere qualcosa.” Rispose Clarisse, mettendo giù il telefono.“Ho sentito tutto.” Un sorrisino sbilenco padroneggiò il volto della donna. “E’ una lunga storia, e tu Odette non dovresti origliare.”
“E’ capitato, non l’ho fatto apposta.” Disse sedendosi a tavola per la colazione.
“Certo, fingo di crederti..”
“Oggi è il gran giorno! Non posso crederci, davvero.” Odette saltellò all’uscio della porta, entrando con un sorriso a trentadue denti, quei piccoli denti che sembravano perle.
“Mi sembra ieri che eri una bimba con un tutù e tanti sogni, e oggi hai questa grande opportunità. Non sprecarla.”
“Non lo farò. A che ore devo essere lì?”
“Le audizioni iniziano alle 14:30, direi che mezz’ora prima potrebbe bastare.” Clarisse si sedette al tavolo da pranzo facendo cenno a Odette di avvicinarsi. Le prese le mani e la guardò negli occhi. “Hai studiato tanto in questi anni, quindi non farti prendere dall’ansia: andrà tutto bene.”
Odette sperava con tutta se stessa che fosse così. Aveva consumato dozzine di scarpette da punta, lottato contro il caldo infernale della palestra in piena estate e sopportato il dolore, le umiliazioni e il ‘non ci riesci, lascia stare’ che a volte le veniva detto. Non si era arresa semplicemente. Me lo merito, posso farcela.
Ripensò un momento all’ultima prova di Esmeralda.
 
Entrò in sala in ritardo di quattro minuti, la miss che la guardava storto. “Così non va, Odette.”
Nessuna risposta adatta. Nulla di efficace che le venisse in mente, così ancora una volta se ne stette zitta. Non era da Odette arrivare in ritardo.
Il rintocco dell’orologio le parve infinito e in quel momento in cui tutto le sembrò ovattato, contò più di trenta secondi. Secondi carichi di stress, secondi carichi e basta.
“Cominciamo le prove.” Disse la miss, andando a istruire il pianista sul brano da fare. Mentre bisbigliavano, Odette guardò con occhi sbarrati l’insegnante che naturalmente se ne accorse. “Qualcosa non va?” “I..io pensavo di essere arrivata i..in ritardo..”
“Lo hai fatto cara, e credo che non lo farai più. A volte non sgridare e dare il via a interminabili monologhi moralisti è la miglior cosa, la coscienza l’hai esaminata comunque ne sono convinta.”
“Si è.. è vero.” Balbettò ancora lei senza saper più cosa dire; disorientata ma strabordante d’energia si posizionò al centro del palcoscenico per iniziare a ballare. Guardò il pianista accennandogli di partire e iniziò a danzare, puntigliata dalle correzioni della Miss.
Finita l’ora di prove, tornata a casa, Odette riflesse molto sull’accaduto. A volte per far capire alle persone i proprio sbagli, stare zitti è la cosa migliore.
Sospirò.
Quel che è fatto è fatto, quel pomeriggio ci sarebbero state le audizioni e la ragazza aveva davvero tanta paura, paura di deludere e paura di non riuscire a fare quello che gli altri si aspettavano da lei. E’ come una scommessa, anzi, per certi aspetti lo è. La Miss ha sacrificato gran parte del suo tempo preparandola e lei in cambio deve dare risultati. La Royal è troppo importante.
 
“Tesoro, ti sei fatta lo chignon?” Odette fu colta dall’ansia. Prese una molletta dai denti che sapevano di ferro e urlò “Cinque minuti maman!” Il viaggio da Parigi a Londra sarebbe durato circa quattro ore, e se fosse arrivata in ritardo? “Sbrigati Odette!”
Disse Colette, sistemandosi il piumoso cappello.
Per ingannare l’attesa, decise di chiamare nuovamente l’avvocato. No, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quella Audrey, sgualdrina combina guai che non era altro.
“Pronto?” la voce dall’altro capo della cornetta era impastata dal sonno
“Philipp, stanco caro? Sono le undici di mattina!”
“Non sono affatto stanco, Madame.”
“Notizie da darmi?”
“Si.. ho scoperto che lavora in una pasticceria da poco e che non ha precedenti. Era fidanzata con un certo André.”
“Potremmo portarlo al tribunale e fargli testimoniare, paghiamolo per dire che è aggressiva e pericolosa! La faremo allontanare per sempre da Parigi, mio caro.”
“Non è cosi semplice, Colette.”
“Tu fa il possibile!” la donna sentì i flebili passi di Odette percorrere le scale, “Ora devo andare Philipp. Fa quel che ti ho detto. Aurevoir.”
“Eccomi madre!” Odette si accorse che Colette aveva ancora il telefono in mano “Chi avete chiamato?”
“Io? Nessuno cara, andiamo è tardi!”
“Non so che sta succedendo ma lo scoprirò, maman.” Disse lei infilandosi una scarpa
“Hai.. hai preso le scarpette da punta?”
“Si.”
“Da mezza?”
“Si.”
“E hai preso il Cd della coda di Esmeralda?”
“No! Me lo stavo per dimenticare!”
Odette corse in cucina e afferrò l’involucro in plastica del Cd. Sorrise. Spero mi porterai fortuna, Esmeralda.
 
Il finestrino del treno era magico per Odette. Tutto le scorreva davanti agli occhi con una tale velocità. Sembrava solo uno strano ingarbugliamento di colori e figure.
Si sistemò la gonna, per l’ennesima volta. I cenni del nervosismo si notarono.
“Tesoro, cosa c’è?” la madre, seduta di fronte a lei, la guardò comprensiva.
“Nulla di cui preoccuparsi.”
“Sei nervosa?”
“Un po’…”
“Andrà tutto bene.”
Odette continuò a guardare fuori dal finestrino. I ricordi le tornarono alla mente.
Era sempre stata molto tranquilla e sedentaria, la sua vita ruotava solo intorno alla danza, alla scuola e a cos’altro? Sospirò. I suoi sacrifici le sarebbero stati ripagati.
Odette, di tanto in tanto, da quella schermata di vetro si specchiava.
I suoi occhi erano mutevoli, i capelli tirati fin all’inverosimile.
Picchiettò più volte con il piede sul pavimento, tentando di copiare il ritmo di Esmeralda. Ripassò mentalmente la coreografia, l’unica cosa di cui veramente si preoccupava erano le tre pirouette in croisée, una cosa all’apparenza alquanto stupida per una come lei, in grado di fare i famosi 32 fouettè, ma in momenti come quello ogni cosa era di vitale importanza. Se fosse caduta sarebbe stata la fine, escludendo l’ipotesi di improvvisare qualche mossa da per terra.
Le figure fuori dal finestrino si fecero più intense, forse erano quasi arrivate.
Odette sentì il suo stomaco contorcersi, poco prima di partire la Miss l’aveva chiamata augurandole buona fortuna e lei doveva assolutamente mantenere fede alla promessa fattale. Mettici il cuore Odette, se metti quello anche la tecnica si vedrà. Sei brava e hai talento, puoi farcela!
Era così facile incoraggiarsi da sole, ma Odette era conscia che una volta arrivata all’uscio dei cancelli della Royal nessun incoraggiamento sarebbe bastato per attribuire a quella strana sensazione che aveva dentro di sé la parola ‘normalità’ , perché tutta quella mischia di sentimenti, rabbia, felicità, scoraggiamento, stanchezza, esaltazione non lo erano affatto.
Odette da sotto il suo cappello color cremisi osservò la madre.
Era stranamente pensosa, avvertiva tensione nel suo sguardo. La ragazza non era affatto stupida, era dal preciso istante in cui erano entrate in quella maledetta pasticceria che si comportava stranamente. Qualcosa non andava, ma quel che più preoccupava Odette era perché. Perché proprio quel giorno, il più importante della sua vita, Colette doveva comportarsi così. Insomma... un po’ di incoraggiamento non guasterebbe, no? No. Colette, posata sullo schienale, guardava la sua gonna con le mani unite senza batter ciglio. Finito quel provino avrebbe indagato più accuratamente sulla vicenda.
Si distrasse per un momento dall’imminente audizione, guardando una riccia bambina poco più avanti di lei. Quel che si direbbe essere suo nonno, imbronciato con un tailleur e un cappello a bombetta, si era appisolato e la piccola cercava in vano di salire sulle sue ginocchia. Aveva gli occhi vispi e le guancette paffute rosse.
Chissà come sarebbe stata la sua vita.
Odette gliene augurava una rosea e spettacolare, senza intoppi di alcun genere. Senza un motivo preciso, si ritrovò a pensarla sposata e con qualche figlio, o a fare la maestra delle elementari. Una vita all’insegna della normalità, quella normalità che Odette per un motivo o per un altro non aveva mai avuto ma che a dirla tutta non desidererebbe neanche. Essere normali è noioso, pensò, è essere felici quello che conta. E quella bambina a vivere una vita tranquilla ce la vedo a pieno.
Un fischio squillante la distrasse dal tumulto dei suoi pensieri. Il capotreno annunciava che il viaggio era giunto a termine. Sebbene fosse durato parecchio, a Odette non sarebbe dispiaciuto rimanere lì, in attesa del destino, per un altro po’. 




Ok, don't kill me (?)
So che avete aspettato davvero TANTISSIMO per questo capitolo, ma ho avuto quel che si chiama 'blocco dello scrittore', mi ero anche un po' spaventata a dirla tutta. Non mi era mai e dico MAI capitato di non avere spunto per continuare una storia, o non avere voglia di correggerla e immergermici dentro. Strano, ma in un certo senso normale.
C'è sempre una prima volta, e ora che so cosa fare per non avere più questo blocco mi impegnerò al massimo per scrivere bene.
Dunque, secondo la scaletta dei capitoli questa storia ne avrà all'incirca 25 o anche meno, so anche come andrà a finire adesso!
Sono tornata in grande stile, ponzi ponzi po po po. (?)
Al prossimo capitolo che ricordo sarà postato domenica prossima!
Mi aspetto tante recensioni!
Un bacio,
xwannabewriter.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: xwannabewriter