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Autore: Aniel    08/06/2012    2 recensioni
Klaus/Elena... so che è una coppia strana, ma un tentativo non fa mai male.
Bloccatevi a Before Sunset. Damon e Stefan sono riusciti a gettare la bara contenente Klaus in fondo all'oceano prima che Elijah arrivasse a Mystic Falls (non vi preoccupate fan di Klaus, se si trova tra i personaggi c'è più di un motivo). E' passata una settimana da quell'evento, Alaric (cattivo) sta inseguendo gli originari in giro per il mondo, ma Bonnie non è sicura che Klaus abbia detto la verità riguardo l'essere il capostipite della linea di sangue dei nostri eroi, così decide di fare un piccolo incantesimo, e ovviamente... va tutto per il verso sbagliato.
Sia Klaus che Elena vedranno così le loro vite prendere direzioni che non avrebbero mai creduto possibili.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Elena Gilbert, Elijah, Klaus, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1 – La magia fa il suo corso






 

Elena aveva la fronte aggrottata mentre leggeva il messaggio. Era abbastanza normale che Bonnie la invitasse a casa sua e poteva comprendere il suo attuale astio per i fratelli Salvatore, ma non capiva per quale motivo l’amica le avesse chiesto di non dire nulla ai due vampiri su dove stesse andando. Prese il cellulare e il cappotto e si recò a passo lento verso casa della strega, mentre i pensieri più assurdi si facevano inevitabilmente strada nella sua testa.
« Elena! Entra, svelta! » esclamò Bonnie appena la vide.
« Cos’è tutto questo segreto? »
« Forse ho trovato un modo per scoprire da quale originario discendono Damon, Stefan e Caroline » dichiarò lei velocemente, con fare agitato.
« Credevo che Klaus avesse detto che discendono da lui »
« L’ha detto, ma era una situazione di vita o di morte, non possiamo essere certi della sua sincerità. Il problema è che non sono sicura che l’incantesimo funzioni, quindi non voglio illudere gli altri »
Elena si sedette sul divano e osservò l’amica prendere il grimorio e aprirlo. « In cosa consiste? »
« È un incantesimo per scoprire una verità nascosta, una bugia o semplicemente un’omissione. L’unica cosa che serve è la presenza di una persona strettamente legata alla persona che detiene la verità. E tu sei la persona più vicina agli originari che mi è venuta in mente. Sei la doppelganger »
« Giusto » sussurrò Elena con poco entusiasmo. « Cosa devo fare? »
« Devi soltanto guardarmi degli occhi e tenermi le mani » rispose Bonnie. Elena la vide accendere qualche candela, prima che si avvicinasse a lei e facesse come aveva detto. Poi, Bonnie iniziò a recitare strane formule. All’inizio non cambiò niente, nessuna strana verità prese forma nella mente di nessuna delle due, poi, all’improvviso, Elena scomparve.
 

« Stefan! Damon! » Bonnie aveva corso più veloce che poteva verso la pensione dei Salvatore e aveva iniziato a urlare cento metri prima di arrivare alla porta, certa che se uno dei due fosse stato in casa l’avrebbe sicuramente sentita. Lei e Damon si scontrarono all’ingresso e la ragazza si piegò su se stessa, tenendosi la pancia con un braccio e respirando affannosamente. « Elena… Elena… »
« Cosa? Cos’è successo? » domandò il vampiro, impaziente, mentre Stefan entrava in casa.
« Ho provato a fare un incantesimo per scoprire da quale originario discendete ed Elena… è scomparsa » sussurrò, prima di svenire.
 

Era distesa sull’erba, ma non capiva come ci fosse finita. L’ultima cosa che ricordava era che Bonnie stava recitando un qualche tipo di formula, ma non riusciva a ricordare bene neanche quello. Aprì gli occhi e ciò che vide la convinse a rimanere lì per sempre: il cielo era chiaro e non c’era neanche una nuvola, gli alti alberi la sovrastavano e alcune rondini oltrepassarono il cielo veloci e compatte. Si alzò lentamente e prese a camminare per il bosco, senza una meta precisa, finché non giunse a una sorta di sentiero, allora iniziò a percorrere questo, sperando che la conducesse in un luogo a lei conosciuto. Era strano, pensò, quello assomigliava terribilmente al bosco di Mystic Falls, ma allo stesso tempo era molto diverso e parecchio più esteso. Immersa com’era nei suoi pensieri, udì a malapena il nitrito di un cavallo, e sarebbe stata investita se un paio di forti braccia non l’avessero afferrata e trascinata via.
« Grazie! Non l’avevo proprio… » le parole le morirono in gola quando vide il volto dell’uomo che l’aveva salvata. « Elijah » sussurrò, e nonostante l’espressione perplessa dell’altro, fu certa di ciò che aveva davanti. Ma era diverso: aveva un’aria molto più ingenua e spensierata, i capelli lunghi e strani vestiti di pelle e cuoio.
« Come fai a conoscere il mio nome? » chiese lui in tono curioso. Elena pensò per un momento che la stesse prendendo in giro, poi fece un rapido collegamento fra tutto.
“Cavolo, sono nel passato” pensò, osservando quel volto conosciuto. « Ehm, ho indovinato, credo. Io sono Elena » si presentò, e subito si pentì d’aver detto il suo vero nome.
« Ciao Elena, stai bene? »
« Si, sono solo un po’ scossa »
« Scossa? »
« Turbata » si corresse lei. Elijah sorrise.
« Non avevo mai visto una ragazza con i pantaloni prima » sembrava preoccupato e lei quasi si trattenne dal mettersi a ridere. Invece, si concentrò sul fatto che si trovava in un tempo a lei sconosciuto e finse un tono preoccupato e triste, pur sapendo che Bonnie avrebbe fatto tutto il possibile per riportarla a casa.
« Ho passato un periodo difficile e… sono fuggita » Elijah abbassò la testa, imbarazzato.
« Puoi venire a casa mia se vuoi. Siamo già in tanti, una persona in più non farà differenza »
“Casa sua… con l’intera famiglia” Elena entrò nel panico al solo pensiero. Ma loro non la conoscevano ancora, Elijah non aveva dato segno di conoscerla, quindi erano ancora umani. « Va bene » rispose automaticamente « mi farebbe molto piacere conoscere la tua famiglia ».
 

« Che vuol dire sparita? » Bonnie aveva appena ripreso i sensi, si trovava sul divano, nel salotto della pensione e Stefan le stava porgendo una tazza di camomilla, mentre Damon urlava.
« Significa che era davanti a me e un secondo dopo non c’era più »
« L’incantesimo aveva qualcosa a che fare con lei? »
« Si, in parte. Lei era il collegamento con gli originari. Una persona vicina a loro »
« Ti serviva una persona vicina a loro e hai scelto Elena?! » sbottò Damon con rabbia.
« Doveva essere un’umana e il sangue della famiglia di Elena ha contribuito nella creazione dei vampiri. Era l’unica scelta »
« E ha funzionato bene »
« Risparmia il sarcasmo Damon, ok? » lo calmò Stefan, prima di rivolgersi a Bonnie. « Puoi invertire l’incantesimo? »
« Posso provarci, ma non so dov’è, quindi ci vorrà del tempo »
 

Elijah condusse Elena in un villaggio poco distante, composto da una ventina di capanne di legno e paglia. La fece entrare in una e la ragazza si sentì spaesata per un momento. Sei paia di occhi si erano voltati verso di lei: Mikael, Esther, Finn, Kol, Rebekah, e un ragazzino moro ed esile che doveva essere Henrik.
« Salve » salutò Esther, guardandola attentamente. « Elijah, non ci presenti la tua amica? »
« Certo, ehm… lei è Elena , l’ho incontrata pochi minuti fa sul sentiero, ha bisogno di un posto dove stare, per un po’ di tempo, se non è un problema »
« Certo che no » esclamò la strega con entusiasmo. « È un piacere Elena. Io sono Esther, la madre di Elijah, e questo è Mikael, mio marito » Elena non avrebbe mai pensato di trovarsi in imbarazzo davanti a quella famiglia, eppure era quello che provava mentre veniva presentata a Mikael. La cena fu molto strana, erano così normali! Chiacchieravano amabilmente di come avevano trascorso la giornata e dei loro programmi, erano tranquillissimi e meravigliosamente uniti. L’atmosfera si ruppe quando la porta si aprì cigolando ed entrò un ragazzo. Elena fece una gran fatica a riconoscerlo. Anche Klaus aveva i capelli lunghi, ma il suo viso non esprimeva alcuna ingenuità, al contrario era triste e spento.
« Hai finito, spero »
« L’ho fatto »
« Non rispondermi in quel tono » Esther si alzò in fretta e trattenne Mikael per un braccio.
« Mikael, è stanco! Lascialo in pace per stasera » Elena pensava seriamente che la reazione dell’uomo fosse stata esagerata, eppure si rese conto che nessuno a parte Esther aveva mosso un dito, e la donna stessa, mentre diceva quelle parole, aveva fatto un lieve segno verso di lei, come se stesse cercando di dirgli “non davanti alla nostra ospite”. Per un attimo, pensò che l’intervento di Esther avesse sortito l’effetto sperato e si rilassò. Non si sarebbe mai aspettata quello che sarebbe accaduto dopo. La violenza che Mikael usò verso il ragazzo la spinse a dimenticare chi fossero e a posizionarsi senza pensare a proteggere Klaus, quasi abbracciandolo. Mikael si fermò appena in tempo e la guardò male, mentre nella casa scendeva il silenzio.
« Ti è andata bene questa volta, ragazzo » Elena abbassò lo sguardo verso Klaus, sotto di lei, che tremava, profondamente scosso. Aveva reagito a malapena quando il padre l’aveva picchiato. Non l’aveva mai visto così arrendevole.
 

Klaus aprì gli occhi all’improvviso ed ebbe paura. Era disteso su una superficie morbida e comoda, ma subito si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Nell’aria rarefatta sentiva un forte odore di muffa e quando cercò di portare le mani al volto si rese conto di essere incatenato. Entrò rapidamente nel panico e cercò di lottare contro le catene con tutta la forza che aveva, ma erano strette e lui era esausto. Come se non fosse abbastanza, aveva la bocca talmente secca da non riuscire a parlare. Aveva sete. Lottò con tutto se stesso per trattenere le lacrime mentre la paura cresceva a dismisura dentro di lui, poi, all’improvviso, sentì di potersi muovere e scoprì che le catene si erano staccate. Portò immediatamente le mani al volto, ma questo gesto non fece altro che aumentare il panico, quando i suoi gomiti toccarono una superficie solida sopra di lui. Immediatamente, si rese conto di trovarsi dentro una bara, ed iniziò a colpire il coperchio con i pugno, ma quello non si mosse di un centimetro. Trasse un respiro profondo, con la consapevolezza sempre più pressante che sarebbe rimasto in quella scatola per sempre, poi iniziò a graffiare il coperchio e provò a urlare e chiedere aiuto con tutto il fiato che aveva, ma non ci riuscì. Sapeva che era inutile, ma aveva bisogno di credere che non lo fosse, così continuò, perseverante, finché i suoi sforzi non ebbero la meglio.
Non seppe quanto tempo impiegò a scavare un buco nel legno ormai fradicio, seppe solo che, ad un tratto, tutto il suo spazio fu invaso da gelida acqua salata. Se fosse stato umano e fosse sopravvissuto per miracolo all’asfissia, sarebbe certamente morto in quel momento, per il freddo, per la pressione, o per annegamento, ma lui non era umano e per quanto terribile ed estenuante fosse nuotare contro la pressione dell’oceano, alla fine i suoi occhi rividero il sole, un attimo prima di chiudersi.
 






Angolo autrice

Ok, questa storia l’ho iniziata per caso dopo aver visto Before Sunset, e inizialmente dovevano essere due storie separate, ma mentre finivo il primo capitolo mi sono resa conto che unite mi piacevano anche di più. Dopo l’uscita del finale di stagione ho pensato di non pubblicarla più, ma ho continuato a scriverla e mi piaceva davvero troppo, quindi, per favore, ditemi se ho fatto bene, o se fa schifo.

I primi tre capitoli e mezzo sono quasi pronti, quindi aspettatevi presto il prossimo! Un bacione a tutti… al prossimo episodio.
  
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