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Autore: elfin emrys    10/06/2012    1 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Soldato, militare”, inteso, in questo caso, come “cavaliere”.

Garret dice (il trattino è messo quando sono frasi che dice in momenti diversi): “Uscite allo scoperto! Sappiamo chi siete, quanti siete e dove siete!-Se non uscite voi, verrò io personalmente a prendervi.-Molto bene.-Mia signora, cosa ne pensa?-Qui, mia signora”. Ricordo che Garret sa l'italiano.

Un nome dato a Stonehenge è “Anello dei Giganti”.

La sistemazione dell'esercito di Mordred antico non ha alcuna base storica o nella leggenda ed è totalmente di mia invenzione.

La “Signora” che dicono i cavalieri è Morgana. Infatti Morgana, secondo alcune leggende, era una parente della Dama del Lago ed era la Signora del Piccolo Popolo.

La descrizione fisica di Morgana è quasi totalmente inventata, anche se alcune caratteristiche sono prese da alcune descrizioni nei libri riguardo il ciclo arturiano (fra cui Le nebbie di Avalon di Zimmer Bradley). La descrizione di Arthur riprende il pensiero comune. I cavalieri dicono che era molto più alto di loro perchè è stato ritrovato uno scheletro di uomo che si pensa essere di colui che doveva essere Artù alto quasi 2,50 m!

Una leggenda dice che Sir Gawain potesse combattere al meglio solo durante il giorno poichèp la sua formidabile forza veniva dal sole.

 

CAPITOLO VENTISETTE: CATUS



E' diverso. Non stanno più lontano dalla maggior parte dei nemici, stanno vicino Avalon, in mezzo ad accampamenti e persone ostili, lì, vicino a Bristol. E lo spettacolo che si apre sotto gli occhi di Elanor è terrificante. Il Regno Unito non è mai stato famoso per essere luminoso e solare. Ma dalle semplici nuvole a cumuli di fumo c'è una bella differenza. Il cielo grigio sembra riflettere la distruzione che sta regnando sulla terra. L'erba verde è di uno strano e cupo colore, come se stesse morendo, la strada su cui stanno camminando scricchiola sotto di loro. Elanor si gira. Eccole lì, poco più di mille teste stanno dietro di lei, basse, coperte da un elmo alquanto particolare, camminando verso Bristol. L'umore nero dei soldati sembra riprendere il clima. Oh, il tempo, in una situazione di stallo, scuro e freddo, ma senza pioggia e senza sole, sospeso fra una cosa e l'altra! Elanor scuote le spalle, avanzando ancora, alcune automobili abbandonate in mezzo alla strada fanno aprire la marea di persone, che poi si richiudono, come le acque scivolano intorno a uno scoglio. Lontano, si vede la città cui si stanno avvicinando. Bristol. Non sanno neanche cosa ci troveranno-nemici, amici o semplicemente nessuno?

-E' rischioso, lo sai, vero?

La ragazza si gira verso Garret.

-Non abbiamo altra scelta: accamparsi nell'aperta campagna sarebbe ancora più pericoloso. Inoltre... credo che tu debba cominciare a interagire con i tuoi futuri sudditi al di fuori di Avalon. Devono cominciare ad accettarti e a seguirti.

La bionda gli si avvicina, sussurrandogli all'orecchio.

-Ma io non sono neanche capace di guidare questi qui.

Indica dietro.

-Come faccio a prendermi la responsabilità per altre persone?

-Per l'attacco alla fortezza eri sicura, sembravi molto determinata!

-E che significa?

-Uh, niente: probabilmemte te ne accorgerai una volta arrivati.

-Cosa?

Garret velocizza il passo, allontanandosi da lei. Maledetto. Lo odia quando fa così. E' già confusa di suo, non serve che ci si metta anche lui. Elanor sospira. Vede, qua e là, chiazze di ghiaccio e neve.

-...Neve?

Devono essere in inverno. Ma certo: ha passato molto tempo nel deserto, là non ha calcolato i giorni, non sa in che mese stanno. E' partita che era settembre e in quel momento... Ma perchè il suolo non è interamente coperto dalla neve? Perchè ci sta solo qualche chiazza, quelche pezzo di terreno bianco? La Regina alza il capo, guardando in cielo. Ha un brutto presentimento. E ha scoperto che quando sente quella sensazione attanaglirarle le viscere, prenderle e scuoterle, c'è poco da fare: stare attenti, all'erta. Un attacco, da un momento all'altro, forse, o forse no. Si china un attimo per toccare una pietra. E' umida, ma calda. Che sia... passato un altro esercito di lì? E chi altri se non quello nemico? La Regina si ferma qualche secondo, per poi ricominciare a camminare con più decisione e sicurezza di prima. Hanno sempre sconfitto gli avversari fino a quel momento, ma non erano mai stati militari addestrati o ben equipaggiati: benchè quello in Gran Bretagna non sia il nucleo principale, sono sicuramente migliori di quelli messi intorno a Towenaar. E dov'è questo esercito? E' a Bristol oppure è solo passato per di là? Sarà una prova, una specie di esame per i suoi soldati, per tutti quanti. Un attacco improvviso, là, diretto sarebbe fatale per il luogo e per la sorpresa, ma se fossero riusciti ad arrivare in città, potrebbero avere una possibilità di vincere. Elanor non ha mai combattuto in zone urbane, però è un territorio a lei familiare, cui è più vicina. Se è riuscita a lottare in zone ostili e afose come quelle da cui sono appena tornati, perchè non in luoghi metropolitani? Già, potrebbe essere un fallimento, ma anche una conquista e una scoperta: se non metterà alla prova se stessa e le proprie capacità, come farà a utilizzare quelle degli altri? Se non sa fin dove si può spingere, come potrebbe guidare tutti quanti? La sua vita è ormai piena di domande. Troppe per una ragazza di diciassette anni, veramente troppe, però, in qualche maniera, Elanor sente di star cambiando poco a poco, di essere sempre più vicina a un equilibrio permanente. A un punto in cui ogni suo punto interrogativo diventerà un punto fermo.

-Bristol, mia Regina.

La ragazza guarda intensamente il soldato che le ha annunciato la vicinanza della città. In effetti, la vede, con ogni suo palazzo.

-Grazie, Brandil.

Il ragazzo le fa un cenno col capo simile a un piccolo inchino, mentre si allontana tornando vicino a Magor, dove stava prima. Elanor volge lo sguardo in avanti, cammina ancora, mentre dietro di lei sente i passi di soldati e rumore di macchinari per trasportare ogni vivanda. Dei ben strani motorini, per la precisione, argentati, gomme praticamente indistruttibili come i vetri, da cui sporge una specie di tetto che si ricollega col dietro della moto, sui lati, da davanti, degli spuntono arcuati circondano il corpo del cavaliere che guida il mezzo. Anche il guidatore ha un'armatura particolare, dello stesso colore della moto e con un casco molto sottile e che lasciano scoperte le orecchie. Elanor ha scoperto di recente che sono molto silenziosi e veloci. E, soprattutto, molto resistenti, anche se non pesanti. Per questo la ragazza li sente poco e niente, per questo sono l'arma ideale. L'arma ideale! Ma certo, può utilizzarli in una lotta metropolitana. Sarebbero l'ideale.

-Alessandro.

Il ragazzo arriva da lei.

-Sì?

-Se non mi sbaglio eri tu quello che riesce a percepire abbastanza distintamente la presenza di fonti di magia nei dintorni.

-Non sbaglia.

Elanor fa un cenno con la mano. Sono vicino all'inizio della città, ma troppo lontani per essere colpiti con una qualunque arma da lancio anche a lunga gittata.

-Garret, distanza giusta?

-Esatto.

-Bene. Alessandro: rapporto sulle presenze all'interno della città. Niniel!

-Eccomi.

-Aiutalo: cerca nel lato est.

-Agli ordini.

I due chiudono gli occhi. La Regina fa un cenno a Magor, Richard, e altri sette soldati che si mettono intorno ai due, quelli davanti ponendo di fronte degli scudi. Passa un minuto preciso, poi i due maghi li guardano.

-Abbiamo notato un alone di magia, tuttavia nulla di concreto. Ci sono, però, all'interno della città undici maghi: non sono nemici, ma neanche ci sono amici.

-Sono sorpresa. Bene.

Elanor rimanda tutti i militari in fila, prima di far segno di entrare nella città. E' silenziosa, come tutto ciò che la circonda. Del fumo esce lento dall'interno di un vecchio negozio e si alza verso il cielo. Niente e nessuno li intralcia. Neanche un respiro. Neanche un alito di vento. Sembra disabitata, ma tutti lo sanno perfettamente che non è così. Un cane solitario attraversa la strada velocemente. Garret guarda attentamente intorno a sé, a destra e sinistra, cercando di cogliere un movimento umano. Con un incanto toglie dalla strada le macerie di un cinema, andando avanti e proseguendo per la strada, la stessa che una volta doveva essere una delle principali. Improvvisamente, arrivato in uno slargo, si blocca. Si gira verso Elanor, che fa segno a tutto l'esercito di bloccarsi. Il rosso sale agilmente su un'automobile rotta e arrugginita, mentre la ragazza si toglie il macchinario per la lingua dall'orecchio.

-March out! We know who are you, how many you are and where you are.

Nessun movimento, nessuna risposta.

-If you don't march out, I'll come to take you in person!

Solo l'eco della sua voce.

-Very well.

Garret scende dall'auto, avanzando verso un negozio dal vetro rotto. Vi entra. Ne riesce con quattro persone a seguito. Entra in un condominio. Ecco altre due persone e un bambino. Da dietro una porta esce una ragazza sui quindici anni. E alla fine della raccolta, davanti all'esercito ci sta un centinaio di persone, fra vecchi, donne, bambini, uomini. Di fronte ai soldati, uno per uno, raggruppati in un misero spettacolo di distruzione. I sopravvissuti.

-My Lady, what do you think of it?

Elanor ascolta attentamente la voce di Garret. Senza macchinario nell'orecchio sembra diversa: ha un tono più vero ed emozionato, vibrante. Per quanto quell'aggeggio sia frutto della magia, è comunque imperfetto. La ragazza sospira, osservando intensamente gli abitanti di Bristol.

-Garret, dì loro che ci accamperemo qui. Chiama i maghi che avevamo intercettato. Richard, Magor, aiutatelo. Antonio, Pierre e tutti i Maghi del Tempo, aiutate i soldati a sistemarsi. Io, Arianna, Niniel, Soledad, Brandil e professo... Cathal andremo a esplorare la città.

La ragazza comincia a camminare, quando Garret la blocca.

-Elanor, forse è meglio che rimani qui: se parli loro tu direttamente sarà meglio.

La bionda pensa un po', per fare un cenno ai compagni (“Andate”) e venire insieme al ragazzp di fronte alla popolazione. Un respiro profondo. Cosa potrebbe dire?

-Here, my Lady.

-Yeah...

Silenzio. Ecco, il suo primo discorso.

 

Ormai sono lontani qualche km dalla città quando Elanor finalmente riesce a comprendere cosa veramente aveva significato parlare e aiutare gli abitanti di Bristol. Erano restati lì tre giorni, il tempo per esplorare il territorio e andare avanti, ma non avevano fatto solo questo: aiutandoli, avevano preso la loro fiducia e gratitudine. All'inizio era stato difficile. Molti erano scettici perchè lei era una ragazza giovane. Altri ancora lo erano perchè, semplicemente, quello che avevano visto era troppo per loro. E, strano a dirsi, Elanor non pensò neanche per un momento di chiedere la data, un po' perchè non aveva avuto tempo, un po' perchè in realtà non lo voleva sapere, ma ora che sta avanzando verso Stonehenge, a sud, davvero, vuole almeno conoscere il periodo in cui stanno. Un suo piede scivola leggermente sulla strada ghiacciata. E' inverno, questo è poco, ma sicuro. E' inverno, Elanor aveva sperato davvero che fosse passato più tempo. Improvvisamente vedono all'orizzonte un loro soldato correre. E' quello che avevano mandato avanti per esplorazione.

-Mia Regina, a quattro km da qui c'è un accampamento nemico.

La ragazza sbarra gli occhi: fino al giorno prima non c'era. Non c'era! Quanto può ancora essere veloce il nemico?

-Grazie. Procederemo verso sud-ovest. Faremo più strada, ma non rischieremo che l'esercito venga decimato in anticipo.

-Lo rischiamo già.

-Cosa?

Garret le indica in cielo: un enorme essere sta volando.

-Cos'è?

-Una spia nemica.

Improvvisamente Elanor sente il proprio corpo ghiacciare. Impallidisce. Non avevano calcolato eventuali spie e guardie per il territorio! La ragazza si inumidisce le labbra secche. Sente come un'altra persona nella propria testa.

-Pensa, spicciati! Pensa a qualcosa!! Muoviti! Non farti prendere dal panico, su!

Lei abbassa gli occhi, osservando a terra senza un motivo preciso. Le sopracciglia sono aggrottate in un'espressione di stupore e concentrazione. Poi, dopo un minuto di silenzio, alza la testa, guarda tutti. Non può rischiare di accamparsi lì: troppo vicino al nemico, considerata la velocità. Guarda il cielo. Scuro, cupo, ma senza nuvole stavolta. Un pallido sole brilla sulla linea dell'orizzonte, cala ancora un po', lentamente.

-Accampiamoci qui.

-Cosa? Ma è pericolo...

-Lo so! Lo so... Ma non abbiamo altra scelta.

La ragazza fa un cenno a Garret, che le si avvicina mentre man mano tutti cominciano a smontare i bagagli.

-Cosa hai intenzione di fare?

-Una cosa rischiosa, ma quella che è meno sconsiderata. Garret, dobbiamo dividerci. Voglio sette gruppi diversi che conta le stesse persone, voglio un Mago del Tempo alla guida di ogni gruppo e che almeno uno di voi stia ad aiutarli.

-Div.. dividerci?

-E' l'unico modo. Tutti insieme siamo un bersaglio facile. Troppo facile. Se ci separiamo e ci ricontriamo un giorno preciso in un punto, sarà più facile evitare guardie e spie nemiche e superare questo accampamento qua davanti. Oltretutto saremmo più veloci.

-Ma, Elanor, tu...

-Garret, tu non starai con me. Tu seguirai il Mago del Tempo meno esperto. Io... Io andrò con Antonio, ok?

-No, non è ok!

-Era una domanda retorica: ti deve andare bene.

-Io non voglio lasciarti sola.

-Non importa. Lo farai e basta.

Elanor guarda Garret. I suoi occhi sono fermi e determinati e la fissano con una strana luce negli occhi.

-E se andrai incontro a qualche nemico o qualche gruppo troppo forte per voi? E io non sarò lì?

Elanor vuole dirgli davvero tante cose, troppe sono le opzioni. Qualcosa come “Non preoccuparti per me” oppure un “Ce la farò, ce la faremo” o un classico “Ti amo” da buttare lì come chiusura del discorso, e, davvero, la ragazza non può crederci quando liquida quelle domande con un “E' un ordine”. Il ragazzo abbassa il capo, allontanandosi e dando la notizia ai soldati.

-Scusa, ma non c'è altra scelta: o separarsi vivendo o avanzare insieme morendo.

Se non sapesse che il buio è arrivato per la notte, Elanor, a quel punto, penserebbe che è una cosa innaturale, un caso voluto per lei.

 

E' il secondo giorno di cammino. La mattina dopo sarebbero arrivati finalmente a Stonehenge. Elanor guarda il cielo scuro, puntellato da stelle. Non sono tante come ad Avalon, ma sono di più di quello che s'aspettava. La bionda si sdraia fra l'erba fresca e bagnata, chiudendo gli occhi. Si sente felice e libera quando pensa che il giorno dopo, finalmente, si sarebbero tutti riuniti e avrebbero portato a termine quella missione. Spera solo che non ci sarebbero state cattive notizie: durante il giorno prima avevano sentito, lontano, i tuoni di una battaglia. Non sanno chi ha combattuto, non sanno qual è stato l'esito della lotta. C'è solo la speranza che sia stata a loro favore. Elanor sospira, stiracchiandosi, Excalibur brilla lentamente posata vicino a lei.

-“E' un ordine”. Oh Santo Cielo, è stata davvero questa l'ultima frase che ho detto a Garret da due giorni?

La ragazza posa la propria mano sul petto, sentendo il battito cardiaco velocizzato al ricordo. Fin dal primo momento in cui avev visto Garret, era stato lampante il fatto che le piacesse più del dovuto, più di quanto all'inizio pensasse ed era altrettanto ovvio che lui la ricambiasse: solo un cieco non avrebbe potuto vedere una così certa verità. Tuttavia, Elanor ha in parte paura di aver frainteso, di essersi illusa per tutto quel tempo. Sarebbe troppo per lei scoprire di essersi immaginata tutto. In quel periodo erano successe tantissime cose e quella sarebbe stat il colpo di grazia. Eppure la ragazza sente che almeno quella avrebbe dovuto metterla a posto, sistemarla in qualche maniera, in mezzo a quella serie di battaglie senza fine, camminate più lunghe di quante ne ha mai fatte in vita sua, strategie che mai avrebbe creduto di dover fare. Sarebbe una certezza, un punto saldo nel proprio mondo ormai distrutto, andato in mille pezzi, da ricomporre con la violenza e con la furbizia del comandante, con la precisione e la contemporanea ambiguità del leader. Tutte qualità che lei ha sempre creduto di non avere. E invece si è trovata a pensare di non essere poi così male: in fondo ce la potrebbe fare. Uno sbadiglio lento interrompe la sua serie di pensieri. Se solo potesse, correrebbe fino a tutti i suoi amici, rinuncerebbe a quello che le spetta di diritto, tornerebbe alla sua vita, quella di prima in cui ancora non si era innamorata, in cui ancora non aveva ammazzato nessuno e mai l'avrebbe fatto, quella in cui sarebbe stata guidata e non avrebbe guidato lei personalmente. Le vien da ridere pensando a quante volte le persone desiderano avere il potere di comandare. Non possono sapere quanto sia pesante, quanto sia schiacciante la responsabilità. Nei suoi diciassette anni di vita aveva passato pochissime avventure e adesso le stanno accadendo tutte d'un colpo. Meno male che si era fatta degli amici. Si era trovata in un gruppo già formato eppure, non senza un po' di presunzione, pensa che senza di lei quell'insieme di amici (Garret, Magor, Richard, Niniel, Arianna e Alessandro) non fosse completo: mancava loro sicuramente un membro e quello era lei, orgogliosamente.

-Non vedo l'ora di veder Arianna e Richard insieme!

Ahah, lo spera davvero. Magari, finito tutto, potranno fare un'uscita a quattro, se lei mai riuscisse a convincere Garret a uscire, oppure a sei, considerato anche Magor che sicuramente alla fine si sarebbe messo con Soledad. Arianna le aveva raccontato come si erano incontrati la prima volta lei e il moro, comunque. Lei era appena arrivata ad Avalon col fratello e Richard l'aveva salvata da un lupo in cui era incappata durante la notte. Sì, complice del fatto che lei fosse evidentemente innamorata persa di lui era anche questo: il fascino dell'eroe, del salvatore! Magor ha quello del “ragazzo della porta accanto”, una bellezza semplice e innocente. Invece Garret ha quello del mistero, del ragazzo dalle mille qualità, ma che ha qualche debolezza. Non vede l'ora di rivederlo... cioè, di rivederli tutti. Non ha preferenze, lei. Così Elanor si addormenta, cullata da pensieri, per una volta dopo tanto tempo, all'apparenza frivoli, ma che la toccano nel profondo.

 

Vederli tutti lì, insieme a tutti i soldati, neanche uno escluso, è un sollievo che non ha mai provato in vita sua. Totale, completo, che le prende lo stomaco e lo libera da una morsa. Così, mentre i soldati si mettono in circolo intorno a Stonehenge, dando le spalle all'Anello dei Giganti, i Maghi del Tempo si posizionano secondo un disegno prestabilito. Elanor li guarda mentre iniziano a intonare strane parole. Improvvisamente, le pietre sembrano cambiare aspetto, alcune si rialzano, altre sembrano diventare più recenti, si alzano in volto, sradicandosi dal terreno. Mille luci azzurre fanno compagnia alle voci dei maghi, mentre, pian piano, le rocce si conformano a visi umani, a busti, gambe, piedi, braccia. Si ricorda di quella visione che aveva avuto, Elanor, quella in cui aveva visto delle pietre diventare esseri umani. Ed eccoli lì, prendere un'anima, mentre i pensieri cominciano a scorrere nei nervi e il sangue inizia a passare per le vene. Come se la vita li avesse trafitti, improvvisamente il loro petto comincia ad alzarsi e abbassarsi velocemente, affannosamente. Passano pochi secondi prima che le pietre scompaiano del tutto, lasciandosi dietro solo l'eco della loro presenza, solo il segno nel terreno. Elanor sobbalza sentendo la mano di Garret posarsi sulla propria spalla.

-Guarda.

Quando la luce scompare, a terra ci sono dei corpi fermi, vivi. Piano, uno di loro si alza, drizzandosi, guardandosi intorno. Poi fissa le persone che li circondano.

-...Mh?

Gli si avvicina Garret. Il cavaliere lo vede e sobbalza, sbarrando gli occhi e dicendo qualcosa che Elanor non riesce a sentire. Il rosso sorride, mettendogli una mano sul braccio e invitando la ragazza a venire. Un altro cavaliere si alza da terra, come se fosse appena sveglio. Sono confusi, spenti, come se nella loro mente la morte e la vita si fossero unite in una inseparabile unica cosa. Guardano Elanor spaventati, prima di sorridere e inchinarsi.

-Garret.

-Sì?

-Credo sia ora di sapere da loro tutto il necessario.

 

Eseguire lo stesso procedimento di andata al rovescio è stato più difficile del previsto. Per questo Elanor, arrivando a Bristol scopre che qualcuno è stato ferito. Per questo un uomo di trent'anni nel gruppo di Arianna è morto. Quando si vede solo una tomba è ancora più terribile di quando se ne vedono tante, perchè quell'uno è stato colpito da una sfortuna (o una benedizione) non comune, è stato il solo a cadere, il solo che non potrà tornare a casa. Elanor impara questa cosa nuova solo in quell'istante, in cui, prima di entrare in una stanza dove i cavalieri la stanno aspettando, vede in mezzo a un prato un'unica grande lapide improvvisata. Un cadavere sotterrato, fuori, venticinque uomini morti che camminano e respirano, dentro. La ragazza si mette il macchinario per le lingue all'orecchio, sistemandolo accuratamente. Niniel intanto ne distribuisce ai cavalieri, aiutandoli ad applicarli.

-Sarò breve. Argomento: Mordred. Questioni principali: antica sistemazione, punti di forza, punti deboli. Prego.

Gli uomini si guardano un attimo l'un l'altro, poi, impettiti, rispondono.

-Mordred era un cavaliere della Tavola Rotonda e viveva a Camelot insieme a tutti noi. Tuttavia la sua... il suo castello era Tintagel, che era di Morgana. Era silenzioso, ma quando parlava era sempre per dire qualcosa che tutti trovavamo giusto: abile con la spada, ottimo arciere. E queste sono le stesse cose che abbiamo notato quando ci trovammo a combattere col suo esercito. Molti archi, molte spade, pochi a cavallo. Oltretutto aveva la magia dalla propria: molte creature gli obbedivano come se fosse stato il loro signore.

-Mi ricordo che c'era qualcosa che ci colpiva dall'alto.

-Vero, Sir, dall'alto. Avevamo pensato fosse un drago, però era troppo piccolo per esserlo. Non sapevamo e non sappiamo tuttora che creatura fosse, ma era spaventosa. La cosa che ci colpì ancora di più, però, fu il fatto che aveva un esercito mal organizzato ed equipaggiato. Per quanto vasto, inoltre, aveva pochissimi rifornimenti.

-Inoltre ricordo perfettamente che non seguiva le regole di battaglia convenzionali.

-E' vero: attaccava anche in pieno inverno.

-Se non erro, però, le strategie che utilizzava erano totalmente diverse da quelle che utilizzava di solito: non avevano alcun parallelismo con quelle in duello...

-E' sempre stato molto influenzato dalla madre: del resto non aveva padre. La Signora era un'ottima stratega. Era una donna furba e aveva un qualcosa di demoniaco nello sguardo.

-Come del resto anche Merlin...

A quelle parole Elanor nota che Garret rabbrividisce, impallidendo pochi secondi, prima di riprendersi.

-La pelle scura, gli occhi verdi, i tratti appuntiti... Era bassa, però era esile, aveva gli zigomi alti e il naso dritto, il mento ben marcato. Tutto il contrario del nostro amato Re, il fratello: biondo, alto, con gli occhi azzutti e pallidissimo.

-Molto più alto di tutti noi. Metteva molta soggezione quando si alzava.

-Anche Mordred era molto diverso dalla madre. Era anche lui alto, pallido, gli occhi erano castani: solo i tratti del viso assomigliavano a quelli di Morgana.

-Devo dire, sir, che la Signora aveva un modo tutto suo per organizzare le battaglie. Aveva un carattere impulsivo e orgoglioso, molto iracondo e vendicativo, perciò spesso era facile capire dove avrebbe attaccato: se veniva sconfitta, bisognava esser certi che avrebbe mandato un esercito più imponente. Una volta ha addirittura agito di persona!

-Me la ricordo, sul campo di battaglia. Usava molti incantesimi.

-E poi aveva il Piccolo Popolo dalla sua parte...

Il silenzio cala fra i cavalieri, che si guardano intorno, per poi fissare Elanor e Garret.

-Sarò ben felice di aiutarvi in battaglia, mia Regina, e penso che anche i miei compagni lo saranno.

A parlare è Sir Percival. Pellinore, il padre, annuisce, convinto. Un altro cavaliere si alza. Non è giovane, deve essere un uomo morto sui sessant'anni o poco più, un uomo dai capelli grigi e gli occhi accesi.

-Sono Sir Leodegrance, il custode della Tavola Rotonda. Spero, mia Regina, che io non le sia detestabile per l'affronto che mia figlia ha portato alla vostra casata... se fosse così, farò qualunque cosa per farle cambiare idea. Parteciperò volentieri alla battaglia e ubbidirò a ogni suo ordine, come ho fatto col vostro predecessore. Ho imparato che non è l'età a fare il comandante: ho la completa fiducia nel vostro operato.

-Affronto?

La ragazza guarda Garret, che le dice che Leodegrance era stato il padre di Ginevra.

-Ah, bene, sir. State certo che non serbo alcun rancore verso di voi e che realizzerò il vostro desiderio di combattere al mio fianco.

-La ringrazio.

Un altro cavaliere si avvicina a Elanor e le si inginocchia davanti.

-Io sono Sir Gawain, Milady. All'epoca del vostro predecessore ero reputato uno dei migliori cavalieri. Spero che voglia accettare il mio aiuto. Purtroppo posso combattere al meglio solo durante il giorno...

-Siete il benvenuto. Se mi permettete, vorrei presentarvi Magor, che ho saputo un vostro discendente, benchè alla lontana.

Il cavaliere sorride, andando a stringere la mano al ragazzo. Man mano anche gli altri si presentano e danno la loro disponibilità a partecipare alla guerra, con la promessa che, una volta finita, potessero tornare nel Mondo dei Morti. E questa è un'altra cosa che Elanor impara: i morti vogliono rimanere tali per sempre. Quando li congeda, la ragazza guarda attentamente Garret.

-Abbiamo le informazioni necessarie?

-Abbastanza per creare delle buone tattiche di attacco e difesa.

-Bene.

Nessuno dei due può sapere che molti chilometri lontano, un'altra nazione sta decidendo di intervenire.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

E' stato uno dei capitoli più difficili della storia. E' frammentato, si cambia spesso scenario... è stato difficilissimo cercare di farlo decente. E la missione non è riuscita, ma proprio non me la sento di rimandare ancora di una settimana la pubblicazione: sarebbe veramente da autrice sadica. Anche perchè ho una scadenza che voglio rispettare entro la quale devo assolutamente finire la storia! Perciò vi do il permesso di mandarmi insulti per messaggio se questo rimandare si fa troppo frequente!

Si accettano scommesse su quale nazione vuole entrare a far parte di questo bel disastro XD Anche se è molto facile: vi do un indizio!

Si impiccia sempre degli affari altrui anche se non centra assolutamente niente

Chi è?? XD

Nel prossimo capitolo arriva il bacio che sospetto aspettiate ;) Chi saranno i nostri protagonisti?

Kiss

 

P.S. Ricordate di lasciare un commentino, dai, come regalo di compleanno (che c'è fra molte settimane -.-" Ma quando compirò gli anni non potrò accedere a internet, perciò un regalo in anticipo non fa male XD)! Dai, che in fondo la storia ha ripreso un minimo di spessore, anche solo un "Mi fa schifo" mi farebbe piacere! Soprattutto perchè ho notato che ci stanno nuove persone che l'hanno messe fra le preferite/seguite/da ricordare u_u (A proposito, grazie a tutte quante ^-^)

   
 
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