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Autore: SchwarzeRose    13/06/2012    0 recensioni
'Il suo non è un sorriso qualunque. E' contagioso, è il sorriso di chi ha sofferto tanto. E' terribilmente bella, vestita dei suoi sbagli.'
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo circa 40 minuti di interrogazione su numero di Avogadro, principio di indeterminazione di Heisemberg e numeri quantici, finalmente posso tornare a posto, con le gambe tremanti per l'agitazione.
'Hum, vediamo. Sì, l'interrogazione è buona, si vede che hai studiato. Però c'è qualcosa che non mi convince.. Sarà per l'esposizione non troppo corretta, ma ti meriti un 6... 6--'
Che voto di merda è 6--?! Ma santa Cleopatra, dimmi tu. Che poi, frequento il liceo classico, e perchè mai dovrei studiare chimica, a cosa mi serve?! Non ho scelto lo scientifico proprio per la mia scarsa bravura in scienze & company, così vado al classico... e mi trovo due ore di chimica alla settimana! Ma cos'è questa mafia?!
Con la faccia seccata, apro uno stupido libro, il primo che mi capita in mano, tanto per far pensare al professore che io sia interessata alla sua stupidissima materia, ma sotto di esso metto un foglio e inizio a scrivere. Scrivo di un ragazzo che, a soli 12 anni, perde per la guerra entrambi i genitori, e si ritrova a dover abitare con suo zio, un uomo grande, grosso e perennemente ubriaco. Si trova davanti la vera vita: la vita dura e priva di compassione che, prima o poi, raggiunge ognuno di noi, e nonostante i suoi 12 anni, il ragazzo si rende conto di essere molto più maturo di tutti gli altri bambini della sua età.
Suona la campanella, la seconda ora c'è greco. La proff entra, lanciandomi un'occhiataccia, probabilmente ricordandosi della parolaccia dell'ora prima. Le accenno un sorrisino, come se fossi ignara di tutto.
Con lei non posso scrivere nulla, altrimenti come minimo mi vede e mi becco una nota sul registro, e poi oggi dobbiamo cominciare l'imperfetto dei verbi in ω, prima che inizino le vacanze natalizie. Ci mancano solo quelle, al pensiero di dover trascorrere due settimane a casa, perennemente con i miei genitori, mi viene il voltastomaco.
Finalmente la ricreazione. Percorro tutta la struttura, per arrivare casualmente davanti alla IV G, e mi appoggio al calorifero posto davanti alla classe. La porta si apre.
'Hei, Gio, brutto culone!'
Giovanni mi guarda con una faccia un po' strana, con un sorriso stampato sulle labbra. 'Penny! Vieni con me al bar?'
Esclamo un 'Certamente!', e iniziamo a camminare, mano nella mano, verso il bar.
Questa scena si ripete ogni giorno, eppure è sempre come se fosse la prima volta. So di non essere altro che una grande amica per Gio, ma non posso fare a meno di andare dinnanzi alla sua classe tutte le mattine, e di provare un gran formicolio alle gambe. Quasi non riesco a reggermi in piedi.
Gio è uno strano. E' una di quelle persone che se la prendono easy, che fanno tutto con estrema calma. Ha bisogno dei suoi ritmi, altrimenti le cose non le fa. Ha i capelli lunghi, nerissimi, ricci e un po' pazzerelli. Sembra tipo.. un cherubino bruciacchiato, che si è dimenticato di tagliarsi i capelli. Ho sempre amato i suoi occhi, sono talmente neri, che non si riesce a distinguere l'iride dalla pupilla. E' impossibile non notarlo: indossa sempre pantaloni neri attillati, che sottolineano la sua magrezza estrema, magliette nere rigorosamente con i simboli delle sue band preferite e degli enormi anfibi.
Come ogni mattinata, prima di arrivare al bar ci fermiamo 5 minuti in cortile. 'Vuoi una sigaretta?'. Lo chiedo sempre, ma tanto so già la risposta. 'No, grazie. A pancia vuota non fumo'
Dopo la solita risata ci avviamo verso il bar.
Esclama: 'Un triangolo, per cortesia!'
Io non prendo mai nulla al bar, dove puoi trovare solo cibi superfarciti di carne varia: da circa due mesi sono riuscita a diventare vegetariana, dopo una dura lotta con mia madre, che odia l'idea di dover cucinare qualcosa di diverso per me. Così, sono riuscita a convincerla dicendole che mi sarei preparata il cibo da sola, e per adesso sta funzionando!
Driiiiin: verifica di mate. Abbacchiata, accompagno Gio alla sua classe, stringendo forte la sua mano.
'Devo andare, Penny.'. Mi da un bacio sulla guancia, e lascia la mia mano. Ogni certezza di quella giornata scivola via con la fine di quel tocco magico.
  
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