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Autore: Maya98    13/06/2012    2 recensioni
John Watson, Sherlock Holmes. Un incontro sul treno. Il castello, lo smistamento, tante avventure. La magia è nei nostri cuori. Sarà amicizia o amore?
(Avvertimenti: AU, Cross-Over, Slash, Bookverse)
L'ho messa sulla sezione di Sherlock BBC ma presenta anche delle parti dei libri (per questo negli avvertimenti ho aggiunto Otherverse)
SOSPESA MOMENTANEAMENTE E NON ESISTE DATA CERTA IN CUI VERRA' RIPRESA
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, Jim Moriarty , John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Simpatia insospettabile

P.O.V. Watson

Come mi pare di aver già accennato in precedenza, al seguito del mio primo incontro con Sherlock Holmes, non ero ben sicuro né di andargli a genio, né che lui andasse a genio a me. Dopo lo smistamento, in aggiunta, in quanto smistati in case diverse avevo cancellato dalla mia mente ogni possibilità di contatto. Era naturale durante i primi anni legare con quelli del proprio dormitorio, e le amicizie e i giovani amori tra le case solevano svilupparsi negli anni seguenti. Io, timido come ero, non trovai particolarmente accoglienti i miei compagni di camerata: si conoscevano tutti, e in un certo senso mi escludevano. C’erano due gemelli, il loro migliore amico e un amico di questo, perciò inizialmente mi sentii un po’ escluso. Era nella mentalità Grifondoro cercare di fare amicizia con il prossimo, però magari occorreva tempo, e io pazientai.

Tornando al discorso precedente, su Sherlock Holmes, visto la nostra non molto buona prima impressione, immaginate che stupore quando, il giorno dopo, alla lezione di Incantesimi che condividevamo con i Corvonero, la suddetta persona sopracitata si sedette accanto a me.

-Non dire che è occupato, non ti disturba affatto, sono l’unico viso familiare in un mare di volti. Quindi, taci.-disse, senza lasciarmi il tempo di aprire bocca.

Era frustrante parlare con uno dalle incredibili doti apparentemente telepatiche.

-E non domandare il motivo per cui io mi sono volontariamente seduto accanto a te. Anche per me sei l’unico viso familiare in una marea di volti, e ritengo i miei compagni realmente noiosi e banali. E, visto che in genere ritengo i Grifondoro degli impulsivi un po’ sciocchi, tu mi sei sembrato il candidato migliore tra essi, poiché ci siamo già incontrati.

Bé, dopo un discorso del genere, come proferire parola? A modo mio: tirando fuori l’argomento più stupido che possa esistere.

-Allora, Corvonero, eh?-chiesi, a voce alta, visto che il professore non era ancora arrivato:-Contento della scelta del Cappello?

-Indifferente.-replicò:-E’ rimasto in dubbio tra Corvonero e Serpeverde fino all’ultimo. Ma devo dire che l’acume ha vinto l’arroganza.

-Mmm, questo è da vedere.-sussurrai, convinto che non mi potesse sentire.

-Ho sentito benissimo, per tua informazione.-disse invece.

Arrossii fino alle orecchie.
In quel momento si aprì la porta dell’aula ed entrò il professore. Era un uomo ben piazzato, la barba nera lunga fino alla cinta, due occhi verdi brillanti:-Salve.-disse, burbero a noi primini:-Sono il professor Exponents, di Incantesimi. Penso che il nome della materia parli da sola, no? Bene. Allora, vediamo un po’...-arrivò alla cattedra a grandi falcate:-...di che pasta sono fatti gli alunni di questo anno? Ascoltate bene. Alzi la mano, per favore, che ha già tentato di fare degli incantesimi con la bacchetta comprata da Olivander. Non siate timidi.

Mi guardai intorno, sollevando la mano. Quasi tutti l’avevano alzata, compreso Sherlock, che aveva sollevato l’avambraccio senza staccarlo dal banco, l’espressione annoiata.

-Oh, bene!-commentò il professore:-E quanti di voi sono riusciti?

Questa volta le mani alzate erano due: una di Sherlock, che manteneva l’espressione menefreghista, ed una ragazzina dai denti  a castoro e gli occhiali che sembrava molto desiderosa di imparare.

Il sorriso si allargò sul volto del professore:-Un po’ meno bene...allora, signorina?

-Gandal, Harriet Gandal, signore.-rispose la ragazza con gli occhiali, abbassando la mano.

-E che incantesimo ha compiuto, signorina Gandal?

-Ho tentato i Lumos,-disse lei, abbassando gli occhi concentrata:-E poi il Reparo e l’Alohomora.

-Oh, molto bene!-commentò l’insegnante, impressionato:-E lei, signor...?

-Holmes.-disse Sherlock, senza alcuna inflessione nella voce.

-Signor Holmes, che incantesimi ha tentato?

-Aparecium, Colloportus, Alohomora, schiantesimi, Lumos, Wingardium Leviosa, Expelliarmus e incantesimi di Disillusione.-replicò, sempre nello stesso tono piatto, gli occhi rigorosamente fissi davanti a sé a fissare il vuoto.

Questa volta il professore scoppiò in una fragorosa risata:-Ah, bella ragazzo!-sghignazzò:-E quanti di questi ti sono riusciti?

-Tutti.

Il professore tornò serio:-Non starà mica parlando sul serio, signor Holmes.

-Sono serissimo-replicò questi, serio davvero.

-Ebbene,-disse allora, con un ampio gesto della mano:-La invito a dimostrarlo. Sarò franco, non si vedeva una cosa del genere dai tempi di Merlino, sono proprio curioso di trovare la beffa.

-Nessuna beffa, signore.-rispose Holmes, alzandosi in piedi e sfoderando la bacchetta.

Ci fu un attimo di silenzio.

-Colloportus!-esclamò, rivolto alla porta. Si sentì un clack di qualcosa che si chiude a chiave.

-Molto bene.-disse Exponents, soddisfatto.

-Alohomora.-esordì ancora Sherlock con un altro colpo di bacchetta. La porta di spalancò.

-Corretto.

-Lumos.-dalla bacchetta sprizzò un forte alone luminoso:-Wingardium Leviosa.-aggiunse poi, rivolto ad un banco, che si sollevò di qualche metro, per poi ri-posarsi a terra come una piuma.

Il professore sorrise:-Molto bene.-disse:-Ma riguardo agli schiantesimi e agli incantesimi di Disillusione...?-evocò un cuscino.

-Stupeficium!-esclamò Sherlock, e il raggio azzurro colpì con precisione il cuscino, per farlo volare parecchio all’indietro:-Disillio.-esclamò infine, scomparendo alla mia vista.

Rimase così un paio di secondi:-Finitus!-ed esattamente come sullo scompartimento, ricomparve.

Ci fu un po’ di silenzio in classe. Qualcuno azzardò a battere le mani. La ragazza coi denti a castoro aveva gli occhi spalancatissimi.

-Ottimale, direi.-ammise il professore:-Stupefacente, per uno così giovane. Te li ha insegnati qualcuno? Tua madre, tuo padre, un fratello?

-Li ho imparati da solo.-disse Sherlock fermamente:-Sui libri.

-Molto molto bene.-sembrava seccato. Certo che avere un alunno così dotato doveva essere una fatica...ma il sorriso tornò sul volto di Exponents, per sparire da quello di Sherlock:-Temo che allora dovrai sorbirti le lezioni dei tuoi compagni. Oggi impariamo Lumos.

E si addentrò in una dettagliata spiegazione, a cui io, mio malgrado, dovetti prestare attenzione. Quando ci disse di provare, dalla mia bacchetta uscì solo una lieve luce, che si spense subito come se qualcuno ci avesse soffiato sopra.

-Tieni il polso più fermo.

Era stato ancora Sherlock. Non si era nemmeno scomodato a riprodurre l’incantesimo, ormai era chiaro che era il primo della classe. E della classe successiva. E di quella successiva ancora. Non mi guardava neanche.

-Cosa?-chiesi.

-Tieni il polso più fermo.-ripetè:-Se lo fai tremare la bacchetta percepirà la tua insicurezza e la tua paura. Sei un Grifondoro, no? Tira fuori il fegato.

Mi schiarii la gola:-Lumos.-ripetei. Questa volta la bacchetta si accese di una luce brillante e vivida. Il sorriso mi comparve sul volto e mi voltai per ringraziarlo.

-Niente ringraziamenti, per favore, era solo un consiglio.-disse, burbero, poggiando ancora una volta il mento al banco, lo sguardo fisso perso nel vuoto.

-Sei stato incredibile prima, hai visto la faccia del professore?-continuai, gli occhi che brillavano di ammirazione.

-Si.-fu la sua secca risposta, l’angolo della bocca che si sollevò appena.

-Meraviglioso.

-Grazie.

-Ti piace Incantesimi?

-Noioso.

Fu qui che si concluse il nostro discorso.

Sarà anche stato riservato, ma quel ragazzo mi ispirava un’insospettabile simpatia.

 

 

E fu proprio questa insospettabile simpatia a spingermi a tenerlo d’occhio. Frequentavamo tutte le lezioni con i Corvonero, tranne che Trasfigurazione e Storia della Magia (la prima con i Tassorosso, la seconda con i Serpeverde).

A colazione non lo vidi mai mangiare, neanche una volta. A pranzo piluccava giusto qualche pezzo di pane e a cena niente di nuovo. Un suo compagno di stanza, il fratello minore del migliore amico di Stamford, che avevo conosciuto qualche estate prima, mi disse che di notte non era mai nel suo letto. Non mangiava, non dormiva...ma era umano?

E poi non si interessava a tutte le lezioni. Astronomia per esempio, era una materia che non lo vidi mai seguire. Scribacchiava su un quadernetto solo degli appunti su quelli che sembravano incantesimi. Erbologia la snobbava, dicendo che finché non avremmo iniziato con la pratica, la teoria era inutile. Adorava Pozioni, incondizionatamente. E la professoressa, la nostra capo-Casa!!!, adorava lui. Si intendevano a meraviglia, Corvonero  guadagnava sempre un sacco di punti. A Difesa contro le Arti Oscure era il primo della classe. Conosceva già molti incantesimi e molte fatture molto avanzate. Trasfigurazione, mi dissero, la riteneva superflua. Sapeva già trasfigurare molto bene, e perciò la riteneva noiosa, come Incantesimi. A Storia della Magia leggeva, mentre tutti gli altri dormivano. Aveva una conoscenza acutissima delle notizie, novità, soprattutto i pettegolezzi, ed eventi passati con cronologia esatta. Rapine, omicidi, furti...sapeva tutto ancor prima che arrivasse la Gazzetta del Profeta. In più conosceva gli eventi passati, anche lì rapine, omicidi, furti, con data e luogo. Sentii chiaramente i fantasmi parlare di Intelligenza Selettiva: Sherlock era geniale nelle materie interessate ed era il classico “ragazzo intelligente se solo si impegnasse di più” in tutte le altre.

Aveva poi una gran conoscenza della logica. Riusciva a dedurre tutto di una persona guardandolo di sbieco per cinque secondi. Era allucinante. Non concedeva segreti, né privacy. Era terribilmente stupefacente.

L’unica figuraccia che lo vidi fare in pubblico fu a lezione di Quidditch. Ah, me lo ricorderò per sempre.

In questo potevo vantarmi di avere una buona dote. L’aria era il mio spirito, e l’anno prossimo se ne sarebbe andato Goullemberg dalla squadra, avevo così intenzione di fare il provino per il ruolo di battitore.

Tornando a Sherlock Holmes e alla sua figuraccia.

Eravamo disposti sue due file con i manici di scopa in mano. Eravamo appena montati e la professoressa Scarlett stava dando il via per librarci in aria. Salimmo appena di un metro, per poi riscendere cautamente. Era andato tutto bene, nessuno ferito, nessuno morto, scherzò Antony, un mio compagno di dormitorio. Ma, come notai, Sherlock non aveva volato. Non era neanche a cavalcioni della scopa. Era a due metri di distanza e guardava il manico con profonda avversione. Lo udii chiaramente dire alla professoressa:-Io lì non ci salgo.

-Sciocchezze.-replicò la professoressa, scocciata:-Signor Holmes, si metta a calvalcioni di quella scopa.

-No.-ribattè lui, con astio.

-Signor Holmes!

-Mai.

Che coraggio, pensai, rispondere a tono ad un professore.

-Signor Holmes, se non sale su quella scopa sarò costretta a togliere cinque punti alla sua casa.

Ormai tutti stavano assistendo al battibecco tra la professoressa e Sherlock.

-Li tolga.

-Signor Holmes! Una punizione, invece, le sembra un buon prezzo? L’espulsione dal Club di Pozioni per due settimane?

Questa volta lo vidi esitare. Certo, lui faceva parte del Club di Pozioni, ovvio, era un genio. Adorava Pozioni almeno quanto Difesa contro le Arti Oscure, e il dover rinunciare alle sue pozioncine sperimentali sembrava turbarlo molto.

Sempre con astio profondo negli occhi, fulminando la professoressa tutto il tempo, si avvicinò lentamente al manico di scopa. Lo prese in mano cautamente e si mise a cavalcioni.

-Bene, ora si che si ragiona.-disse la professoressa, vittoriosa. Conoscendo bene il ragazzo, mi resi conto che si sarebbe vendicato. Due settimane dopo, infatti, la professoressa Scarlett passò una settimana in infermeria coperta di alcune chiazze gialle che si trasformavano in rane.

-E ora sollevati.

-Cosa?-chiese educatamente Sherlock.

-Sollevati da terra.

Per una volta lo vidi davvero avere paura. Non so se fossero vertigini o solo il senso di precarietà sul manico. So solo che lo vidi stringere convulsamente le mani attorno alla scopa, cercando di mantenere la calma. Si diede una piccola spinta verso l’alto e decollò.

Era ovvio che non si sarebbe fatto prendere dal panico. Le emozioni sapeva ben dominarle. Ma se la scopa perde il controllo allora anche il mago migliore...

Si era alzato di cinque metri neanche quando il manico cominciò a fare capriole. Non urlò, mantenne lo stesso la calma. Ma precipitò. E sbattè sul terreno, bruscamente, piuttosto.

Tutti risero. Solo io e la professoressa corremmo ad inginocchiarci accanto a lui, per vedere come stava.

-Tutto bene, tutto bene, mi sono solo rotto un dito.-borbottò. Ma aveva anche un lungo taglio sula guancia:-Non è niente, è poco profondo. Posso andare in infermeria da solo.

-Non so se è il caso, Holmes.-disse la professoressa.

Sul viso del ragazzo per la prima volta vidi bruciare rosse lacrime di umiliazione, mentre gli altri si sbellicavano ancora.

-Lo accompagno io.-dissi velocemente. Vidi Sherlock alzare gli occhi al cielo.

-Watson? Oh, si, bene. Andate in infermeria, in due va bene.-disse la professoressa.

Dopo essersi spolverato la polvere dai pantaloni si avviò con me, cercando di accelerare il passo. Ma accordai la camminata alla sua, e lo seguii in silenzio.

Arrivammo alla porta dell’infermeria. Rimasi lì fino ad attendere il verdetto di Madama McCley. Si, il taglio era poco profondo, ma andava disinfettato. E si, il dito era rotto.

-Non potrò suonare il violino per un po’.-commentò Sherlock, addolorato. Oh, non sapevo suonasse il violino. Chissà se era bravo. Doveva tenerci molto, visto come sembrava abbattuto.

-Tu puoi andare, ora. Questo ragazzo tornerà a posto entro domani.-mi abbaiò l’infermiera.

-Tutto bene sul serio?-chiesi, preoccupato.

Lei se ne andò borbottando, senza rispondere.

Mi voltai e arrivai alla porta dell’infermeria, conscio che se avessi detto qualsiasi cosa a Sherlock lui l’avrebbe ritenuta umiliante. Ma mi fermai, anzi, fu la sua voce a fermarmi.

-Ah...John?

Era la prima volta che mi chiamava per nome. Anzi, era la prima volta che mi chiamava e punto.

-Si?-mi voltai, titubante. Era ancora seduto sul lettino e teneva gli occhi bassi.

-Grazie per non aver riso di me.-disse, dopo un evidente sforzo.

Serve davvero dire che tornai il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, finché non fu dimesso e che lui non usò mai più il tono freddo e riservato con me?

 

(continua...)

 

 

 







Angolino della Skizzata:
Finalmente diventano amici, quanto ho bramato questo momento!! Si, non so perché sono convinta che Sherlock abbia paura di volare, ma l'incidente mi serviva. Punto.
Maya
P.S. A chiunque segua, le recensioni (soprattutto quelle negative) sono gradite!
  
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