Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Rota    14/06/2012    0 recensioni
-... Posso giocare?-
Antonio quasi sobbalzò quando sentì la voce di Jake – distaccata, professionale, neanche si stesse trattando di compilare il modulo di iscrizione per chissà che cosa. Aveva non solo l'aria da tecnico, ma persino le movenze e la parlantina.
Il fatto che sapesse persino parlare la lingua umana fu una cosa talmente sconvolgente per tutti che nessuno parlò per qualche secondo, dopodiché Miguel si fece avanti con una mano tesa e lo invitò a sedersi con tutti loro.
-Se sei capace, prego.-
Jake si mise accanto ad Antonio, come nessuno aveva in realtà mai osato fare: i giocatori erano i più abietti superstiziosi del pianeta Terra e circolavano voci strane sulla fortuna di Antonio, per esempio quella che la carpisse direttamente dalla prima persona a lui vicina e la facesse propria di punto in bianco, neanche avesse fatto un patto con chissà quale stregone nero. Jake, però, non dava neanche l'aria di uno che, conoscendo quelle voci, avrebbe dato loro retta.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Magical Harmony'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Autore: Rota
*Titolo: Dare tempo al tempo
*Capitolo: Anno 5 – Gennaio
*Fandom: Originali/Generale
*Personaggi: Jake il Mago, Antonio il Cavaliere
*Prompt/Sfida COW-T: Anni/Sesta settimana
*Genere: Introspettivo, Generale
*Avvertimenti: One shot, Raccolta, Slash
*Rating: Arancione
*Parole: 2360
*Dedica: Al mio maghetto personale, Prof no Danna.
*Note autore: Eccoci di nuovo qua, penultimo capitolo :D
Dopo il capitolo precedente, è bene che i nostri due cosetti si riappacifichino D: questo sarà l'unico capitolo in cui compariranno, come dire, più “intimi” - capirete subito il senso del termine, ve l'assicuro XD infatti il rating è maggiore rispetto agli altri :D
È un capitolo dove si parla molto, ho immaginato fosse “giusto” dopo quanto è accaduto tra di loro. E si vedrà Jake tirare fuori gli attributi (L) *lei fa il tifo per Jake da sempre, ecco*
Temo di non aver altro da dirvi XD Buona lettura :D




Photobucket





Sbucò da sotto la coperta pesante mentre ancora gli toccava il petto con tanti piccoli baci. Antonio gli sorrideva e inarcava la schiena a ogni contatto, perché le sue labbra erano ancora fresche e la propria pelle tanto bollente da risultare più sensibile del dovuto a quella delicatezza. Avercelo in mezzo alle gambe non gli creava alcun disagio o fastidio, anzi: ogni tanto sfregava contro di lui per avere quella sensazione di calda intimità di cui godeva dentro, senza darlo troppo a vedere. Aveva le cosce attorno alla sua vita sottile e poteva sentirne ogni singolo movimento e non lasciarsi sfuggire nulla di lui.
Poi Jake raggiunse il suo viso e si fermò, senza più baciare nulla. Il Mago fissò lo sguardo sul sorriso del Cavaliere ma non aggiunse alcuna parola a riguardo, solo le dita che si chiudevano sul capezzolo destro e continuavano a giocarci non fermandosi più.
Antonio gli accarezzò il profilo con il dorso della mano, quasi incantato: ancora gonfio di piacere, non aveva pensieri tristi a ingombrargli la testa e il pensiero.
-Sei bello, Jake. Sei davvero molto bello.-
Per lui lo era di sicuro ma il Mago aveva imparato a riconoscere verità oggettiva e parere soggettivo – quando l'uno prendeva il posto dell'altra nella mente delle persone era meraviglioso e terribile allo stesso tempo.
Fare l'amore, di quei tempi, era sempre qualcosa che scombussolava dentro. Antonio aveva smesso di frequentare donne con il solo intento di cercare in loro un po' di conforto, rendendosi conto che non avrebbe mai potuto sostituire la figura di Jake con chicchessia. Jake si era chiuso tanto in sé stesso che pareva ancora più smorto di prima, con dei gravi picchi che avevano obbligato i suoi amici ad assistenze imbarazzanti lunghe notti intere.
Si incontravano quindi nel mezzo, quando si sorprendevano troppo soli per sopportare ancora e troppo, incredibilmente vivi per lasciarsi andare. Era stato doloroso, ricominciare tutto da capo, con quel peso sul cuore che non poteva essere dimenticato – Antonio l'aveva preso contro un muro, mordendolo sulla spalla e senza lasciarlo più, gli aveva fatto male consapevolmente ma non era riuscito a smettere finché non aveva chiesto pietà e perdono con voce tremante; a quel punto era scoppiato egli stesso a piangere e si era rifugiato tra le sue braccia, come un bambino. Era stato difficile, eppure per entrambi necessario.
Il Cavaliere allungò le braccia verso di lui e gli cinse il collo, attirandolo a sé per un bacio dolce. Jake non si ritirò né rifiutò la richiesta, stendendosi su di lui e abbracciando molle il suo petto. Aveva un buon profumo sulla pelle e un'espressione gentile nello sguardo.
-É bello quando sei attivo: fai una faccia come in nessun'altra occasione! Sei un po' buffo perché sembra che tu stia soffrendo, e invece godi come un coniglio! Ah, tu sei strano, strano davvero! Mi chiedo come sia possibile frequentare uno come te!-
Gli sfuggì a quel punto un sospiro lieve, un borbottio che a stento assomigliava a qualcosa di sensato.
-Oppure innamorarsene...-
Jake fece finta di non sentire, come tutte quelle volte che Antonio si dichiarava a quella maniera tanto imbarazzante – perché no, non era la prima volta. Si accomodò invece con la guancia sul suo petto, ascoltando il rumore del battito del cuore da sopra la cassa toracica. Aveva la pelle morbida, come sempre, e un ritmo del respiro lento e cadenzato. Il Mago provò per qualche istante una sensazione di beatitudine completa.
Antonio sospirò forte portando una mano al viso e coprendosi lo sguardo. Non era stanco, ma aveva la netta consapevolezza di star per dire qualcosa che pesava come un macigno, uno di quei discorsi che si fanno poche volte nella vita perché mettono così a dura prova l'orgoglio da risultare difficili, gravi. Sapeva che Jake non poteva vedere la sua espressione, dalla posizione occupata era tanto se vedeva qualcosa oltre il suo fianco, tuttavia non volle esporsi in assoluto, temendo di far troppo.
Parlò con voce profonda, seria – si lasciò completamente andare.
-Sai, ho pensato a lungo. Ho valutato i problemi della nostra relazione. E ti do ragione sul fatto che è impossibile, per due uomini, vivere al di là del giudizio della gente. Ci sono persone che si arrogano il diritto di sputarti in faccia il loro odio soltanto perché sei diverso. Che brutta parola, “diverso”. Non esiste il concetto di “uguale” in natura, ogni essere è uguale solo a sé stesso. Esistono solo categorie di simili e la perfetta armonia nella specie si ottiene con la collaborazione tra le categorie, non con una lotta intestina!-
Si accorse tardi di aver totalmente deviato dall'argomento centrale della sua tesi, ricordando con le proprie parole un discorso che aveva sentito fare allo stesso Mago non troppo tempo prima. Perché era quello il problema di Jake, quella la reale sintesi e la reale origine di tutti i mali: lo scherno della società umana che li rendeva abominevoli persino per sé stessi. Jake era più sensibile di quanto desse a vedere e dopo quasi due anni a nascondersi, a ripararsi, a giustificare una cosa per lui del tutto naturale si era detto stanco e sconfitto; l'aveva rifiutato solo per cercare una pace a lungo desiderata, non per altro.
Antonio lo capiva perfettamente, anche se non riusciva a condividere la sua linea di pensiero e ad accettare la sua debolezza. Eppure gli era stato detto, più volte, che non tutte le persone hanno la fortuna di essere tanto forti. Lui aveva sempre ribattuto che il compito ultimo del cavaliere è quello di proteggere chi ne ha bisogno, ma al di là della figura romantica Antonio veniva preso per uno stupido che non aveva contatti con la realtà. Una cosa molto svilente.
Il Cavaliere si calmò un poco e riprese il suo discorso, stringendo la presa attorno all'altro uomo, di riflesso.
-Ho pensato a lungo, Jake. Voglio portarti lontano da qui, in un altro paese. Dove sarà possibile per noi continuare a vivere, a stare assieme. Ci pensi, Jake? Riesci a immaginarlo? Potremmo vivere nella stessa casa senza problemi, senza doverci giustificare di nulla! Porteremo anche Ernest e tutti gli animali che vuoi, inviteremo Miguel e Dimitri, sarebbe la nostra isola perfetta!-
Aveva immaginato la Spagna, aveva immaginato i Paesi del Nord Europa, aveva persino immaginato l'America e New York. C'erano così tanti posti al mondo in grado di accoglierli con il dovuto rispetto, riconoscerli in quanto tali e valutar la loro dignità come preziosa. Non era un problema, quello, e non lo sarebbe mai stato – Jake doveva essere rassicurato in questo, che anche se Antonio lo diceva in spagnolo o in norvegese un “ti voglio” e un “sei mio” rimanevano carichi di sentimento.
-Per il lavoro non dovrebbero esserci problemi. Siamo ancora giovani lavoratori, pieni di energie. Io posso insegnare in una lingua diversa e tu te la cavi bene con l'inglese quindi non dovrebbero esserci problemi! Inoltre sarebbe tutto nuovo, tutto entusiasmante! Tutto nostro!-
Lo strinse ancora e persino sorrise al vuoto, preso dalle sue stesse parole. Credeva in quell'assurdo progetto, aveva speso i suoi sogni più intimi per dargli consistenza e i suoi desideri più nascosti. Forse anche perché era entrato in quell'età dove si sente la necessità di cose stabili, durature, immortali, e Jake gli era parso subito l'elemento fondante di ogni tranquilla felicità.
-Jake, io lo voglio davvero! Poterti abbracciare e sentirti mio senza vergogna!-
Lo baciò sui capelli e lo dondolò un poco, in una coccola estremamente dolce. Inebriato dalle sue stesse parole, però, non aveva sentito la rigidità che il Mago aveva esteso a tutto il corpo e che lo rendeva estraneo a quella gioia.
Quando prese parola lo fece solo e unicamente per riportarlo alla realtà dei fatti.
-... Non sarà possibile.-
Antonio si fermò e dapprima fu nel tono assai addolorato.
-Perché dici così? Perché sei talmente catastrofista? Non riesci neanche a darci una possibilità?-
Poi però lo lasciò andare e quasi lo spinse via, davvero irritato. Era sempre così: quasi sentivano la necessità di litigare, ogni qualvolta arrivavano tanto vicini alla soluzione finale e perfetta, perché per qualche oscuro motivo il Mago si era ormai intimamente convinto di non meritare più alcun futuro e il Cavaliere non era ancora riuscito a farlo riemergere dalle profondità in cui si era gettato.
Quando riuscì a vederlo in faccia, alzandosi dal tappeto di quella camera sul quale avevano fatto l'amore non più di dieci minuti prima, Jake riuscì a vedere la sua espressione sconvolta.
-Sei ingiusto, tremendamente ingiusto! Come puoi affermare che non abbiamo speranze, io e te! Dopo quello che abbiamo passato! Guardaci: siamo ancora qui! Sei ancora a casa mia a fare l'amore con me! Sei ancora qui a volere me e io sono ancora qui a volere te!-
Fece una pausa, per prendere fiato e per cominciare a gesticolare come un dannato.
-Perché non vuoi darmi la possibilità di renderti felice?-
Il Mago lo guardò senza dire nulla: aveva in faccia un'espressione tanto distante da non sembrare neanche più lì. Ed era chiaro cosa stesse provando, in quel momento, ovvero una paura talmente terrificante da impedire ogni reazione.
Quella fu una visione tanto orrida che il Cavaliere distolse lo sguardo e lo portò all'ambiente che lo circondava. Erano a casa sua, in camera sua, sul suo tappeto – quello stesso tappeto di cui si era preso cura in maniera così maniacale tanto da non farci salire nessuno con le calzature ai piedi e in quel momento era sporco di ogni possibile umore, di tutti i loro odori mischiati e coperto da vestiti usati come stracci. Era cambiato così tanto, e tutto per quell'uomo tanto incapace di accettare la loro relazione.
Urlò e divenne rosso in volto.
-Ti amo! Ti amo, dannazione! Ti amo e mi sembra assurdo essere così tanto arrabbiato con te!-
Si morse la lingua per l'eccessiva enfasi usata e si portò velocemente la mano alla bocca, borbottando mezze bestemmie. Si piegò persino in avanti nel gesto, ma non per vero dolore quanto per tutto il momento che rendeva eccessivo qualsiasi movimento.
Quando lo sentì parlare, però, dimenticò persino l'irritazione e la rabbia cocente.
-Anche io ti amo, Antonio. Ma quello che dici non è realizzabile. Non possiamo condizionarci l'un con l'altro così.-
Gli fu vicino, gattonando come un animale. Arrivò quasi a toccarlo ma si fermò in tempo.
Non stava che aspettando un segno, una sola parola, qualcosa da lui che potesse aiutarlo in qualche modo. Perché era davvero patetico essere solo nella furia delle emozioni, un po' di meno quando si era in due.
-Perché no? Dimmi perché no! Io farei di tutto per te, sarei disposto a qualsiasi cosa per te! E sono sicuro che anche tu ne sapresti capace! Ma c'è quel tuo dannato realismo, quella tua incapacità di sognare e di vivere felicemente che deve sempre rovinare tutto!-
Jake bisbigliò, ed era tanto sicuro nel suo tono da fare male il doppio.
Se solo fosse stato capace di dire anche parole d'amore a quella maniera, se solo fosse stato capace di dichiarare apertamente i propri sentimenti con quella stessa sicurezza, di sicuro sarebbe stato uno degli uomini perfetti a quel mondo.
Ma non lo era, e Antonio lo amava essenzialmente per questo.
-La realtà non si crea sui nostri desideri.-
-Ma noi possiamo modificarla! Possiamo fare in modo che si adegui a noi!-
Lo prese, alla fine, per le mani che portò alle labbra e baciò sul dorso, una alla volta. Non sorrideva e non lo guardava in faccia, forse per paura d'osare troppo a quel punto morto.
-Jake, io non ho intenzione di lasciarti andare. Non più. Qualsiasi sia il prezzo.-
Jake rispose alla stretta e lo obbligò a sollevare il volto fino a incrociare il suo sguardo.
Probabilmente era arrabbiato anche lui, con sé stesso e con quell'idiota che non riusciva a capire quanto fosse difficile, quanto fosse irrealizzabile, quanto fosse costoso.
Anche lui li aveva sentiti, quando bisbigliavano cose maligne; aveva fatto finta di nulla ma non aveva mai trattato in maniera eguale chi faceva differenze. E non solo i bisbigli, non solo le occhiate strane: la volta che li avevano cacciati da un locale, la volta che gli avevano detto di essere dei maniaci, la volta che avevano minacciato di picchiarli in gruppo. La volta che, la volta che. Jake non aveva per niente dimenticato.
-Saresti in grado di sopportare il mio mutismo? Le mie paure? Le mie indecisioni? Saresti in grado di dirmi ogni giorno che mi ami, anche se sei arrabbiato, triste, deluso, lontano? Saresti in grado di rendermi la persona che non ho mai osato essere? Lo saresti?-
Antonio fece una cosa strana – che atterrò d'un colpo tutte le difese dell'altro uomo. Sorrise, piano, e lo guardò com'era sicuro che facessero gli innamorati.
-Non ti ho mai sentito parlare così tanto! Sei ancora più bello quando ti infervori!-
Il Mago abbassò lo sguardo e quasi si ritrasse, ma il Cavaliere glielo impedì e lo strinse a sé, inaspettatamente. Lo baciò sul volto e sulla bocca, anche se non era quello che doveva fare.
Jake sulle prime non disse nulla ma poi lo guardò per bene e gli rivolse un'occhiata scura e senza pietà.
-... Non mi hai risposto.-
Antonio tornò a baciarlo, a toccarlo e a stringerlo.
Lo sdraiò a terra e si mise sopra di lui, inchiodandolo al suolo. Sembrava felice come le prime volte, con il medesimo entusiasmo di sempre.
Aveva una voce squillante, sgraziata, ma calda come poche.
-Tutto! Tutto quello che vuoi! Tutto quello che mi chiedi! Tutto! Non giudicarmi sciocco ma solo disperato, Jake! Sai anche tu come certi sentimenti ti rendano invincibile!-
Cominciò anche a ripeterglielo, quasi dovesse dimenticarlo da un momento all'altro. Si fermò con il viso all'altezza del suo petto e lo sussurrò direttamente lì, vicino al cuore.
-Ti amo! Ti amo! Ti amo! Ti amo!-
Continuò per tanto tempo, senza stancarsi mai, finché Jake alzò una mano e andò ad accarezzargli i capelli – com'era solito fare quando tutto era bello e niente poteva preoccuparli. Adorava quei capelli almeno quanto adorava lui – per un attimo si lasciò convincere che il Cavaliere avesse ragione e fosse quindi in grado di salvarlo dalle sue stesse ombre.
-... Ti amo.-

Il quinto anno, ciò che riportò a galla il sentimento mai dimenticato e soppresso, riavvicinò i contendenti e li fece incontrare nel mezzo, in quel luogo dove i confini tra logica e irragionevolezza si fanno sottili come il ghiaccio in un Gennaio appena più tiepido del solito, che sa ancora di Inverno.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Rota