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Autore: The Mad Tinhatter    02/01/2007    4 recensioni
Una ragazza, Alicia, il cui destino è segnato dal passato, e da uno strano ritrovamento...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ecco a voi un nuovo capitolo! E vorrei anche ringraziare tutti coloro che stanno commentando... GRAZIE!!!!

Cap. 3: Meeting

Il mattino dopo, Alicia si svegliò completamente in forze. Toccò l’ala della dragonessa per avvertirla che si era svegliata, e Zelda aprì la grande ala. Non appena si fu alzata, Alicia scrutò l’orizzonte. A poche miglia di distanza si poteva vedere Teirm, e Alicia non vedeva l’ora di arrivarci.

Da che parte della città entrerai?

Zelda era dietro di lei, anche lei scrutando l’orizzonte. Alicia le rispose prontamente.

Non credo che dovrei entrare dall’ingresso principale. Io direi di aggirare un po’ le mura, e entrare da una delle porte laterali.

Va bene. Adesso, chi di noi devi cavalcare? Me o Sissi?

Sissi. Sarebbe meglio non lasciarla troppo sola, nonostante mi fidi. E poi, meglio che vedano un unicorno piuttosto che un drago. Siamo ricercate. Non dimenticare che sono evasa dalle prigioni di Galbatorix rubandogli un uovo di drago. Mi stupisco che non ci sia già alle calcagna. E dovrò stare attenda anche in città, non si sa mai.

Già, hai ragione. Ma… beh, hai un paio di guanti, o qualcosa del genere? Perché se non stai poco poco attenta ti si vede il gedwey ignasia, e allora capirebbero tutto.

Dovrei avere delle bende, da qualche parte. Farò finta di avere la mano fasciata.

Così, la ragazza prese un paio di bende dalla borsa, e le avvolse attorno alla sua mano sinistra. Ora che avevano deciso cosa fare, erano pronti a partire.

Alicia sellò Sissi, e partì. Intanto Zelda seguiva in volo.

Mano a mano che andavano avanti, verso la città, l’ambiente cambiò: mentre prima Alicia poteva vedere soltanto bosco e natura incontaminata, ora si cominciavano a vedere le mura di una grande città. Certo, non era tanto grande quanto Urù’baen, ma sembrava molto più solare e allegra. Alicia guardò ciò che la circondava, estasiata.

Ma, dopo un’ora passata cavalcando e ancora nessuna porta in vista, le mura stavano cominciando a diventare monotone. E poi, neanche un rumore! L’udito di Alicia, che era anche piuttosto fino, non percepiva nulla, oltre allo scalpiccio degli zoccoli di Sissi e al cinguettio degli uccelli, che ormai sentiva sempre da più di un mese, e che ormai non la entusiasmava più di tanto.

Poi, l’orecchio di Alicia fu colpito da dei rumori, provenienti dal bosco. Sembravano delle voci…. Alicia abbandonò l’idea di entrare subito a Teirm, la curiosità di sapere chi stesse parlando, specie dopo un periodo in cui non aveva conversato o sentito altra voce se non quella di Zelda, era troppo forte. Si avvicinò.

Ora riusciva a comprendere cosa stessero dicendo le voci. Erano due persone che stavano parlando. Una era quella di un uomo un po’ avanti con gli anni, ma non troppo. L’altra era quella di un ragazzo.

- Provaci ancora! Vedrai che prima o poi riuscirai a farlo bene! – disse l’uomo.

- è inutile, Brom. Credo… credo di aver bisogno di un po’ di riposo, l’avrò provato almeno dieci volte! – rispose il ragazzo.

- Un’ultima volta, ci scommetto che ci riesci! – .

Alicia smontò dall’unicorno. Voleva avvicinarsi ancora di più, e non poteva stare a cavallo di Sissi. Avrebbe fatto troppo rumore.

Sbirciò sopra un cespuglio. Ora riusciva a vedere l’uomo e il ragazzo.

L’uomo sembrava essere di mezza età, aveva i capelli brizzolati e indossava una specie di pesante tunica di pelle. Stava incitando il ragazzo il ragazzo a fare qualcosa, anche se Alicia non capiva bene cosa.

Il ragazzo, invece, sembrava non avere più di sedici anni. Aveva i capelli color castano chiaro, e indossava abiti da caccia, pur non sembrando un cacciatore. In quel momento teneva in mano una pietra.

Dopo l’incitazione dell’uomo, il ragazzo disse qualche parola, che Alicia non capì. Poi lanciò in aria la pietra. Questa, almeno, agli occhi di Alicia, rimase un po’ per aria, poi ricadde nella mano del ragazzo.

Un momento.

Non era fisicamente possibile, la pietra sarebbe dovuta ricadere subito. Allora cos’era? Beh, poteva darsi che i suoi occhi si fossero immaginati tutto, magari che fossero rimasti fermi per una frazione di secondo….

Alicia, senza volerlo, sbuffò. Si coprì la bocca con le mani, sperando che né l’uomo né il ragazzo l’avessero sentita.

Ma non fu così.

L’uomo si girò di scatto, e poi disse: - Qui c’è qualcuno che ci sta spiando. Vado a vedere chi è - .

Alicia si abbassò, mentre l’uomo si avvicinava al cespuglio dove era nascosta. Poi tentò di tornare indietro. Ma, sfortunatamente, inciampò su una radice scoperta, e cadde all’indietro, facendo molto più rumore di quanto volesse. Alicia provò a rialzarsi, ma non ci riuscì. Le si era incastrato un piede nella radice.

L’uomo scostò il cespuglio, e la vide, riversa a terra. Lottò per non ridere.

- Ho trovato lo spione. Vieni, Eragon! – disse l’uomo, rivolto al ragazzo, che ora era seduto per terra.

- Chi è, Brom? – rispose il ragazzo, restando seduto.

- Ti ho detto di venire! –

Il ragazzo si avvicinò, e vide la ragazza per terra. E che nemmeno poteva rialzarsi. E scoppiò a ridere.

- Si può sapere cosa avete da ridere? – disse Alicia, piuttosto sgomenta.

- Già, ha ragione. Perché non le dai una mano a rialzarsi, ragazzo? – disse l’uomo, cercando di restare serio.

Il ragazzo arrossì, e aiutò Alicia a liberare il piede. Poi le porse una mano, per aiutarla a rialzarsi.

Quando Alicia si rimise in piedi, l’uomo era tornato veramente serio.

- Bene, visto che, nonostante tu ci stessi spiando, noi ti abbiamo dato una mano, puoi concederci almeno il piacere di sapere come ti chiami? – disse l’uomo.

- Mi chiamo Melissa – disse Alicia, forse un po’ troppo frettolosamente. Aveva deciso di nascondere il suo nome, per prudenza. Non si fidava di due stranieri appena incontrati. – E voi, chi siete? - .

- Io mi chiamo Eragon, e lui è Brom – rispose prontamente il ragazzo, aggiudicandosi un’occhiataccia da parte dell’uomo.

- Si, io sono Brom – disse l’uomo.

- Sei diretta a Teirm? – chiese Eragon.

- Si – rispose Alicia. Del resto, non c’era nulla di male nel dire che andava a Teirm.

- Anche noi. Beh, se vuoi, puoi raggiungere la città insieme a noi, vero Brom? –

- Si, va bene – rispose Brom. Perché non farla venire con loro, almeno fino alla porta della città? Sembrava affidabile, anche se un po’ troppo curiosa.

- Allora… verrò con voi! – disse la ragazza, non sapendo nemmeno perché. O forse lo sapeva. Era rimasta quasi tre settimane a viaggiare da sola, e desiderava un po’ di compagnia umana.

- Quando entreremo? – chiese Alicia.

- Entreremo in città domani, di mattina presto. Ora la città è troppo affollata, e non possiamo permetterci di vedere troppa gente – disse Brom.

- Allora passeremo la notte qui? – chiese Alicia.

- Credo proprio di si, Melissa – rispose Eragon, che, tutto sommato, non pareva lamentarsi.

- Bene. Aspettate un attimo, vado un attimo di là - .

Alicia tornò dove aveva lasciato Sissi, felice per aver trovato qualcuno con cui fare quattro chiacchiere. Non sapeva ancora se fidarsi o no di loro, anche se propendeva di più per la prima ipotesi. Inoltre, sembrava che entrambi nascondessero qualcosa….

Non volevano essere visti, esattamente come lei. Sembravano anche loro dei ricercati dall’Impero. Chissà perché, poi. Sembravano piuttosto innocui.

Perché, lei sembrava per caso pericolosa? Non si sentiva tale, anzi, se non fosse stato per il fatto che era un’evasa e che possedeva un drago, sarebbe potuta essere una tranquilla ragazza qualsiasi.

Quando arrivò da Sissi, ne approfittò anche per contattare Zelda.

Zelda?

Eccomi, rispose la dragonessa. Pareva piuttosto eccitata.

Ho trovato qualcuno che ci accompagni a Teirm. Un uomo e un ragazzo. Possiamo fare con loro la strada fino alle porte, che ne dici?

Tu la puoi fare. Io preferirei non farmi vedere. Comunque sai che ho visto…

- Melissa! Vieni! – gridò Eragon.

Scusa Zelda… io vado. Parliamo dopo, se vuoi…

Oh, va bene, rispose la dragonessa, piuttosto scocciata.

Alicia raggiunse Eragon. Non appena arrivò, il ragazzo sorrise. Sembrava felice al solo vederla. Sicuramente anche lui avrà passato molto tempo parlando solo con Brom, pensò Alicia, quindi il fatto di stare con qualcuno che bene o male aveva la sua età doveva renderlo felice.

- Ti va di accompagnarmi a caccia? Purtroppo dobbiamo procurarci il pranzo… - disse Eragon.

- Si, aspetta un attimo che prendo l’arco – rispose Alicia.

- No, no… io intendevo dire come spettatrice… non importa, puoi anche venire con me e non fare niente, io riesco a cacciare per tutti –

- No, Eragon. Mi piace usare l’arco, e diciamo che me la cavo. Caccio anch’io, oggi. Lo sto facendo tutti i giorni da circa un mese, e non vorrei perdere l’abitudine –

- Se lo dici tu… - . Eragon rimase un po’ di stucco. Se si voleva essere gentili con un ospite, o con un compagno, lui pensava fosse meglio non farlo cacciare… e poi, una ragazza! Le ragazze del suo paese non avrebbero mai cacciato nulla, aspettavano sempre gli uomini. Questa, invece….

Si addentrarono nel bosco, gli archi pronti a scoccare le loro frecce. Si appostarono dietro un cespuglio, pronti a cacciare qualunque cosa fosse commestibile.

Un cervo attraversò la loro visuale, e si bloccò proprio davanti al cespuglio, a circa trenta metri di distanza dalla loro postazione.

- Scommetto che ora lo prendo – mormorò Eragon alla ragazza, scagliando una freccia contro il cervo. Ma lo mancò. Forse la distanza era troppa, forse la freccia era difettosa… e dire che lui era anche bravo….

Il cervo stava scappando, ma Eragon lo vide cadere a terra, senza vita, un secondo dopo. Cosa l’aveva colpito? Eragon si girò. Alicia, o Melissa, come la conosceva lui, era lì, che reggeva in mano il suo arco come se avesse appena scagliato una freccia.

- Tu… - disse Eragon, piuttosto stupito.

- Si, io – rispose Alicia – l’ho colpito proprio dritto al cuore, scommettiamo? –

- Ma come… io non ci sono riuscito… -

- E dire che mi volevi solo come spettatrice – disse lei, sorridendo, mentre si avvicinava al cervo. Eragon la seguì.

Giunsero vicini al cervo. Una freccia era conficcata nel suo petto, lì dove c’era il cuore.

- L’hai colpito proprio… proprio lì dove dicevi… ma come… come hai fatto? – disse Eragon, la voce colma, stavolta, di ammirazione.

- Ho mirato, semplicemente –

- Ed era anche in movimento! Era… era impossibile! –

- Non lo era, se sono riuscita a colpirlo –

- Va bene, non era impossibile. Ma difficile si! –

- Si, va bene, era difficile. Ma ora dovremo portarcelo via, non possiamo aspettare che si decomponga lodando come l’ho ucciso – rispose Alicia, forse in tono troppo spiccio.

- Faccio io. Tu l’hai cacciato – disse Eragon, caricandosi il cervo sulle spalle.

Mentre ritornavano da Brom, parlarono poco. Eragon era ancora stupito dalla bravura della ragazza, e non solo da quello. La guardò. Era esile e delicata, eppure possedeva la forza di braccia necessaria per lanciare una freccia lontano. Chissà quali altri segreti nascondeva!

Le guardò i capelli corvini, che ondeggiavano, in balia della leggera brezza. Le guardò gli occhi, d’un viola intenso. Erano stupefacenti. E i suoi lineamenti….

La ragazza si voltò di scatto verso Eragon. Il ragazzo distolse velocemente lo sguardo e arrossì. Sperò solo che lei non se ne fosse accorta. Scosse la testa. Non ci doveva pensare. Tanto lei se ne sarebbe andata, di lì a breve, e non l’avrebbe mai più vista. Ma era carina, e sembrava simpatica. Ed era una brava cacciatrice, oltrettutto.

Ritornarono nel grande spiazzo da cui erano partiti.

Brom osservò il cervo con gran piacere.

- Finalmente oggi si fa un pasto decente! – disse l’uomo, felice.

- Si – disse Eragon – ed è tutto merito suo! Pensa, Brom, una sola freccia, veloce e pulito. E il cervo era pure in movimento! –

- Si, si, va bene. Non c’è bisogno che mi esalti tanto, potrei soltanto aver avuto fortuna! – disse Alicia, un po’ imbarazzata. Non le andava di essere lodata così tanto.

La carne fu arrostita sul fuoco che Brom nel frattempo aveva preparato, e fu mangiata. Poi rimasero tutti e tre seduti accanto al fuoco.

- Da dove vieni? – chiese Brom.

- Da Gil’ead – rispose Alicia. Ormai stava trovando così facile il mentire… del resto, non poteva dire di provenire da Urù’baen… se l’avesse fatto, poteva scommettere su Zelda che l’avrebbero allontanata, credendola, magari, una spia.

Poi continuò: - Come mai tutte queste domande? –

- Brom è un uomo molto diffidente, Melissa. Vuole sapere con chi abbiamo a che fare – rispose Eragon.

- Perché, tu non lo vuoi sapere, Eragon? – chiese Brom.

- Si, ma… -

- Bene. Allora lascia che faccia alla ragazza tutte le domande che servono. È vero, voglio sapere con chi abbiamo a che fare. se così non fossi, Eragon, probabilmente nessuno di noi due sarebbe ancora qui, pronto a parlare con questa ragazza – rispose Brom, un po’ scontrosamente, poi tornò a parlare con la ragazza.

- Perché sei qui a Teirm, ragazza? –

- Perché… io… devo andare a trovare mio zio, che sta in città - .

Anche Eragon la guardò in maniera strana. Brom la scrutò, come se volesse guardarle attraverso.

- Strano. Una ragazza, tutta sola, che percorre la strada da qui a Gil’ead. Neanche un parente? – domandò Brom, un po’ sospettoso.

- No, tutta sola. Mio padre è morto, e mia madre è dovuta restare in casa con mio fratello - . La voce di Alicia si incrinò leggermente, e la ragazza sperò solo che Brom non l’avesse percepito. Se solo Brom e Eragon avessero saputo….

- Ho capito – continuò Brom. – E quanto tempo ci hai messo per arrivare fin qui? - .

- Tre settimane circa –

- Tre settimane? Difficile, anche a cavallo –

- Ma… la mia Sissi è un unicorno, è molto più veloce di ogni cavallo –

- Va bene. Per oggi basta con le domande. Se vuoi, puoi osservare me e Eragon che ci esercitiamo con la spada - .

- Va bene – rispose la ragazza. Dopotutto, non c’era niente di male ad osservare un duello senza intervenire.

Quindi la ragazza si sedette sull’erba, attese l’inizio del duello. Sia il ragazzo che l’uomo, però, prima di duellare, si addentrarono nel bosco. Poi uscirono, con le loro spade. E il duello cominciò. Le lame cozzarono, producendo una cascata di scintille. Già, scintille. Alicia trovò questo vagamente strano, così come la strana barriera rossa che ricopriva le spade. Si, era una barriera. Le lame, se si osservava attentamente, non si colpivano tra di loro, era solo un’illusione creata dalla velocità. Ma gli occhi di Alicia, che in parte, così come tutto il suo essere, avevano acquisito caratteristiche elfiche, a volte riuscivano a fermare le immagini, per qualche secondo; e lei fece questo, volendo godersi il duello un po’ più al rallentatore. E così vide che le due lame non si toccavano. Era impossibile, nemmeno il migliore degli elfi avrebbe avuto così tanto controllo della sua spada. Quei due nascondevano qualcosa….

Il duello durò tutto il pomeriggio, e Alicia si stupì molto della resistenza dei due. Lei, forse, sarebbe riuscita a combattere per tutto quel tempo senza riposarsi, ma dopotutto lei non era da considerarsi una normale ragazza umana. Aveva molto di elfico, forse perché era stata così tanto a contatto con suo padre…. Si toccò le orecchie. Adorava la loro forma, non completamente tonda, ma nemmeno a punta come quelle, ad esempio, di suo padre. Anche quello era un segno dell’influenza elfica, e sperava che non fosse tanto evidente.

Eragon si era seduto accanto a lei. Ansimava, ma non come un normale umano dopo un combattimento lungo ed estenuante come quello.

- Bravi, tutti e due – disse Alicia, rivolta al ragazzo.

- Grazie… ma Brom è stato più bravo – rispose Eragon, sorridendo.

- No, siete stati magnifici tutti e due… non so proprio come abbiate fatto, avete combattuto per tutto il pomeriggio! –

- Mesi di allenamento… e poi, c’eri tu – rispose lui.

- Io? – disse lei, sorridendo.

- Beh, si… - rispose il ragazzo, arrossendo un po’ – insomma, se c’è qualcuno che ti guarda, cerchi sempre di dare il meglio di te stesso, o no? –

- Già – rispose Alicia, pensando però che il ragazzo, in fondo, non le avesse proprio detto le verità….

Poco dopo, anche Brom si unì a loro.

- Vabbè – disse il ragazzo, un po’ avvilito, alzandosi per prendere la legna per fare il fuoco.

Dopo un po’, un piccolo fuocherello stava al centro della radura dove si trovavano, e sopra al fuoco stava la carne che avrebbero mangiato per cena.

Cenarono in silenzio, Eragon che sorrideva ad Alicia, dall’altra parte del fuoco. Brom, invece, aveva la solita espressione pensierosa che l’aveva caratterizzato fino a quel momento.

Poi finirono di mangiare, e fu soltanto allora che Brom disse: - Bene. È arrivato il momento di costruirci i nostri rifugi per stanotte. Melissa, se vuoi un rifugio separato, non hai che da chiedere: io e Eragon saremo ben lieti di costruirlo anche per te, vero, ragazzo? –

- Certamente – rispose il ragazzo.

- Grazie – disse Alicia – ma credo di non avere bisogno del vostro aiuto. Ho costruito rifugi per tre settimane, potrei fare anche il vostro in meno di mezz’ora -.

Eragon la guardò, sbalordito. Una ragazza che non solo rifiutava l’aiuto di due uomini (se lui poteva essere considerato tale, essendo solo un ragazzo), ma si offriva di fare anche il loro lavoro? Per lui era inaudito, abituato com’era alle donne tutte casa e mercato che aveva conosciuto a Carvahall.

La osservò, mentre portava in braccio un sacco di rami. Era stufo di ripeterlo a sé stesso… ma quella ragazza era così esile… come faceva a trasportare tanti rami, e dare l’apparenza di non avvertirne nemmeno il peso? Forse era soltanto brava a nascondere la fatica. Si avvicinò per aiutarla.

E allora notò qualcosa. Le sue orecchie. Erano strane. Non erano tonde, come quelle di una qualsiasi ragazza. Avevano una piccola, graziosa protuberanza, che poteva sembrare una punta smussata. Non facevano altro che aumentare la particolarità di quella bellezza, che lo aveva preso quasi da subito.

Giunse accanto a lei.

- Vuoi aiuto? – le chiese.

- No, grazie, Eragon. Ce la faccio da sola, davvero. Non mi pesa niente, non preoccuparti – rispose lei.

- Sicura? –

- Si, Eragon. Mi sembra che tu ti stia preoccupando un po’ troppo, sai? Prima la ferita alla mano, poi questa legna… sono una ragazza forte. Ho vissuto da sola con un unicorno per tre settimane. So come cavarmela. Perciò, ora vai, e aiuta Brom - .

Eragon rimase attonito ancora una volta. Era… era impossibile. Lei era davvero tanto forte da poter sollevare tutta quella legna? Non era troppo normale. C’era qualcosa che non gli quadrava. E anche la ferita… cosa c’era di male a mostrare una ferita ad una mano? A meno che non fosse stata qualche strana ferita, qualcosa di inguardabile, o di segreto… o nemmeno una ferita….

Il ragazzo, un po’ pensieroso, tornò da Brom, e lo aiutò a costruire il rifugio. Intanto osservava Alicia (per lui, Melissa), che metteva assieme i rami, costruendosi il rifugio ad una velocità incredibile.

- Per me, nasconde qualcosa. Stacci attento, Eragon – disse Brom.

- A… cosa? – rispose il ragazzo.

- Melissa, zuccone! Sembra affidabile e insospettabile, lo so, ma secondo me ci sta nascondendo qualcosa. E non so se sia buono o cattivo, quel qualcosa –

- Cosa te lo fa pensare? – domandò Eragon, anche se la pensava come Brom.

- è troppo veloce, e troppo forte. Noi siamo in due, e ancora non abbiamo finito di costruire il rifugio. Lei, da sola, ha già finito. E poi… la ferita. Anche quella, secondo me, nasconde qualcosa di più grande –

- Peccato non poter averla vicino di più… così potremmo capire cos’ha –

- Hmm… - .

Furono interrotti da Alicia, che disse loro: - Buonanotte -, poi entrò nel suo rifugio, portandosi dentro anche delle coperte.

- Ci scommetto che la vuoi con noi anche per qualche altro motivo… - disse Brom, per la prima volta nella sua vita malizioso.

- Beh… - fece Eragon, arrossendo – è una brava cacciatrice, può tornare utile… -

- Ragazzo… si vede lontano un miglio… la trovi misteriosa, carina e, oltrettutto, è tanto diversa dalle ragazze che hai conosciuto a Carvahall… e ci scommetto che non ti piace solo la sua abilità nell’usare l’arco… -

- Beh… ehm… -

- Colpito e affondato, ragazzo! Beh, peccato che da domani dovremo separarci da lei… -

- E se ci fosse anche una minima possibilità che resti con noi? – chiese il ragazzo.

- Impossibile, Eragon. La nostra missione è troppo rischiosa, e lei, per quanto forte, non può venire senza motivo. Inoltre, ha anche lei una strada da percorrere. Anche se sto cominciando a dubitare anche di quella. È impensabile il portarla con noi. Se poi tutto ciò che ha detto fosse vero, sarebbe crudele strapparla dalla sua famiglia per condurla in una missione dalla quale non sa se ne uscirà viva o morta. Tutti hanno un punto debole, anche lei, nonostante appaia come una fortezza inespugnabile. E penso che sia molto legata alla sua famiglia, come tutti noi, del resto. Penso che chiederle di seguire noi, che, dopotutto, per lei siamo ancora degli sconosciuti, e separarla dalla sua famiglia senza che ce ne sia il bisogno, sarebbe un po’ troppo - .

Brom pose l’ultimo ramo, e il loro rifugio fu pronto. I due ci entrarono dentro, e si addormentarono.

   
 
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