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Autore: LucyFire    15/06/2012    3 recensioni
Prendete Rea, una ragazza introversa, che volontariamente si esclude dal mondo circostante.
Aggiungete la sua migliore e unica amica, Laura, sempre sorridente e allegra.
Aggiungete un ragazzo appena arrivato nella loro cittadina, Eric, che vive per la popolarità.
Contate anche il capo della loro scuola, Ken, che fa una scommessa con Eric.
Cosa verrà fuori da questo gioco? Eric riuscirà a conquistare Rea?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3


ERIC POV

«Ehi, Luca!» lo vidi all'entrata della scuola, vicino a una ragazza di cui fino a tre minuti prima non sapevo neanche l'esistenza.
Distolse gli occhi da quella – abbastanza carina – e mi rivolse un sorriso.
«Ehi amico! Come va?» disse, alzando la mano.
Feci spallucce: non era per iniziare una conversazione normale che lo avevo chiamato, ma bensì per una questione della massima importanza.
«Ho bisogno di un favore» gli annunciai. Luca fece un sospiro e mi guardò tra il divertito e lo scocciato.
«Guarda questo se mi parla quando non gli serve un aiuto» si passò una mano fra i capelli castani.
Sbuffai. Gli amici a cosa servono, se non a darti una mano?
«Lascia perdere 'ste robe» gli dissi in fretta «Devo chiederti una cosa»
«Dimmi» soffiai. Come potevo parlargli di Rea se avevo una possibile pettegola vicino?
Sembrò leggermi nel pensiero, perché, dopo aver dato a un bacio a quella che ragazza con cui stava insieme – suppongo –, le intimò di andare a lezione.
«E quella chi è?» gli chiesi, rivolto alla misteriosa ragazza.
«Una mia...» due colpi di tosse «amica» alzai un sopracciglio.
«Amica?» ma mi credeva scemo?
«Diciamo che dobbiamo mettere ancora le cose a posto» era quasi diventato rosso dall'imbarazzo. Doveva piacergli veramente tanto se si comportava in quel modo.
«E come si chiama la tua amica?» ero un po' infastidito perchè non me lo aveva detto. In fondo una possibile scopata si dice sempre al migliore amico, no?
«Lasciamo perdere, va! Te lo dico dopo, ok?»
«Va bhe.» mi concessi un ghigno. Dopo l'avrei sommerso di domande.
«Cosa mi volevi dire?» ritornai alla realtà.
«Diciamo – ipoteticamente, sia chiaro – che due persone abbiamo fatto una scommessa.» questa volta fu il suo turno di non credere alle mie parole.
«Ipoteticamente eh?» si passò un'altra volta la mano nei capelli.
«Si. Stavo dicendo che, ipoteticamente, se queste due persone fossero una un nuovo arrivato in una scuola, mentre l'altro fosse il capo della scuola...» mi fermai per concedergli il tempo di metabolizzare la frase. Stava diventando di un vago colore verdognolo. Dovevo iniziare a preoccuparmi?
«Non dirmi che hai fatto una scommessa con Ken. E si che non mi eri sembrato tanto rincretinito.»
«Sto parlando ipoteticamente!» gli rispondo disinvolto. La sua mi sembra una reazione esagerata. Chiaro, se si mette male in questo “gioco” io ci rimetto, e non poco. Ma Luca non può sapere cosa abbiamo scommesso.
«Si... ipoteticamente, ok! Diciamo che se – come dici tu – ipoteticamente questi avessero fatto una scommessa» mi guardò negli occhi «riterrei il nuovo arrivato veramente un idiota e il – come lo chiami tu – capo un approfittatore»
«E perchè riterresti il nuovo arrivato un idiota?» gli chiesi io.
«Perchè l'ultima volta che Ken» si interruppe guardandomi storto «che il tuo capo ha fatto una scommessa, si è finiti con l'idiota di turno in ospedale e con il nostro capo che si gasava davanti alla scuola.» deglutii.
«In ospedale? Come mai?» gli chiesi a bruciapelo.
«E' un tipo vendicativo. Se perde, te la fa pagare. E non so se hai presente i suoi amici. Sono tutti armadi. Dal primo all'ultimo» eccome se ne avevo presente, porco cazzo.
«Merda. Sono morto.» mi sedetti sul marciapiede fuori dalla scuola, mettendomi le mani nei capelli, letteralmente. Se avessi vinto – come era naturale che fosse – mi aspettavano giorni, mesi all'ospedale.
Merda. In che diavolo mi ero messo?
«Mi sembrava che stessimo parlando ipoteticamente» mi disse, freddo e con un tono di voce piatto come una tavola.
«Cazzo dai! L'hai capito che mi sono cacciato in un casino!» sospirò e si sedette di fianco a me.
«Che cosa avete deciso? Magari se fai apposta a perdere, te la cavi senza ossa rotte» tremai di fronte a quelle parole ridacchiate sarcasticamente dal mio ex migliore amico.
«Se vinco, smentisce la voce che dice che sono gay» lo guardai «se perdo me lo rinfaccerà a vita»
«Bel casino!»
«Già» sospirai.
«E che dovresti fare?» mi chiese. Ero già fritto, stecchito! Cosa gli poteva interessare della scommessa?
«Scoparmi una... niente di difficile. Almeno su questo sono sicuro» si rialzò.
«Amico, prova a vincere» scrollò le spalle «Ti verrò a trovare in ospedale» che cazzo ci trovava da ridere? Ero nella merda!
«Bell'amico!» gli sbuffai.
Spinto da una forza che neanche io sapevo identificare – orgoglio? – mi alzai e mi incamminai verso scuola. Prima avrei iniziato sta storia, prima l'avrei finita.
«Devi dirmi tutto quello che sai su Rea!» lo vidi strabuzzare gli occhi.
«Rea?» gracchiò. Subito dopo fece una risata.
«Si, perchè?» mi batté una mano sulla spalla, continuando a ridere.
«Sei fottuto amico. Completamente!» lasciandomi solo e ammutolito, andò verso la sua classe.

 

 
LUCA POV

«Ehi Luca!» Laura si girò, guardandomi.
Dio quanto amavo quegli occhi che si illuminavano quando le parlavo.
«Ciao.» dei suoi baci non ne avrei mai fatto a meno. Appoggiò le sue labbra sulle mie e in testa mi esplose una arcobaleno.
Forse sono troppo smielato.
«Vuoi sapere una cosa divertente?» le sorrisi e lei mi rispose allo stesso modo.
Che belle quelle labbra che si incurvavano agli angoli ogni volta che parlava. Rimasi a fissarla per la sua bellezza per alcuni secondi, prima che potessi riprendermi e risponderle in maniera civile e senza perversioni.
«Eric ha fatto una scommessa con Ken»
Laura incurvò un po' le sopracciglia. Mi chinai a baciarla sulla guancia.
«Che c'è, amore?» le chiesi.
«Niente... stavo solo pensando»
«Non mi chiedi niente riguardo la scommessa?» le domandai, speranzoso.
Finchè si toglieva dalla testa qualunque pensiero riguardante il noi – che dovevamo ancora mettere in chiaro quello che c'era fra me e lei – io ero felice. Romantico e diabetico, ma sempre pur un maschio eh.
«Come vuoi. Cosa hanno scommesso?» fra tutte quelle si poteva immaginare, proprio quella domanda doveva farmi?
«Cazzate. Piuttosto, Eric per vincere deve conquistare Rea.» ridacchiai «Non ce la farà mai! Quella lo butterà via come ha fatto con tutti gli altri.»
Laura si incupì all'istante.
«Rea hai detto?» soffiò. Strinsi di più le mani dietro la sua schiena sentendola irrigidirsi.
«Si, perchè?» le chiesi di rimando.
«Non ti ricordi – vero? – come ti ho detto che si chiama la mia migliore amica?» se la matematica non era un'opinione, due più due faceva quattro.
«Dio! Rea?»
Ma perchè nelle situazioni di merda devo finirci sempre anche io?

 

 

 
REA POV

«Laura, che hai? Sei strana!»
Eravamo in una normale lezione di biologia. Tutto era così monotono!
Dovetti scrollarla un po' prima che si svegliasse.
«Terra chiama Laura» la canzonai distrattamente. Il professore stava iniziando a a lanciarci occhiate sospettose.
«Si scusa, dicevi?» parecchio distratta la ragazza.
«Ti ho chiesto cos'hai. Stai male?»
«No, è solo che oggi Luca mi ha detto una cosa strana...»
«Finalmente ha chiarito il vostro rapporto?» lei fece una risata soffocata in risposta.
«Non è ancora arrivata l'apocalisse, Rea! Comunque no. Parlava di te.» storsi il naso.
Dovevo essere più preoccupata del fatto che Laura fosse con uno da mesi... senza starci insieme veramente, oppure che quello le avesse parlato di me?
Ma come si sa, l'egoismo vince su tutto.
«E cosa ha detto?»
«Niente di che, lascia perdere»
«Ha parlato male?» chiesi.
«No no, non preoccuparti» mi sorrise.
«Bene bene. Potrebbe condividere con noi quello che sta confabulando con la signorina Trenti, siamo molto interessati alla cosa.» la voce acida del nostro professore ci distrasse dal nostro dialogo.
Mi guardai attorno, per verificare le sue parole. Chissà perchè, ma gli occhi dei miei compagni di classe esprimevano solo noia. Difficile capire il perchè, avendo un professore che usava ancora la parola “confabulare” normalmente.
Mormorai un no e la lezione ricominciò.
«Parliamo dopo» sussurrai a Laura. Mi annuì in risposta. Bene: avrei dovuto chiarire quella faccenda.
Iniziai a mordicchiare il tappo della penna, come facevo sempre quando ero nervosa. Era stata una settimana strana quella. Innanzitutto Laura era sempre più felice di Luca; li vedevo bene insieme, ma se lui avesse provato anche solo a farle male gli avrei fatto molto male.
Poi quel nuovo ragazzo, quello di cui mi aveva parlato Laura, Eric se non sbaglio, mi aveva parlato. O almeno ci aveva provato.
Insomma, la conversazione non era andata molto dalla sua. Non si doveva stupire mica il tipo, però, se comparendomi così davanti all'improvviso e provando a baciarmi, gli avevo tirato una sberla.
In effetti non avevamo fatto un granché di conversazione. Solo qualche insulto da parte mia e il resto non era neanche contato.
Solo un contatto che mi era piaciuto molto di più rispetto a quello con la bocca – ovvero quello della mia mano con la sua faccia – e mi ero girata sull'incazzoso al massimo.
Se mi avvicinava ancora – quell'ammasso di muscoli e ormoni impazziti – mi sarei messa a urlare al maniaco. E si che il primo giorno di scuola – quando l'avevo visto lì dagli armadietti – non mi era sembrato così tanto... idiota.
Oddio, non esageriamo. Un po' si che lo era, ma non così tanto!
Forse avrei dovuto portare a scuola lo spray al peperoncino, non ci sapevo mai quando c'erano pervertiti che scorrazzavano liberi e che andavano fermati.
  
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