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Autore: elfin emrys    17/06/2012    1 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli:

Il titolo significa “Bacio”.

L'unità di misura Paracelsius non esiste: l'ho inventata io apposta per questa storia.

 

CAPITOLO VENTOTTO: BUST



Mordred guarda la pianura infinita sotto di sé dall'alto della montagna. Sorride, vedendola grigia di guerra e fumo, mentre, piano, Morgana, accanto a lui, si muove impaziente. Il giovane stringe più forte la mano intorno all'elsa della spada, poi va nella propria tenda dove l'attende un messo che porta una lettera da un capo di stato che lui non conosce.

-Tsè, idioti.

Il ragazzo accartoccia la lettera e la brucia, si siede su una poltrona, sprofondando, massaggiandosi le tempie. Fuori si sente l'improvvisa risata di un soldato mezzo ubriaco (uno de pochi che è venuto con lui di sua spontanea volontà). Morgana si appoggia al tavolo al centro della tenda, guardandosi attentamente le unghie, si allunga un po', prima di guardare nuovamente il figlio, inclinando il capo. Silenzio. Era appena passata una battaglia piuttosto feroce nella quale Mordred aveva dato tutto se stesso. Il ragazzo si toglie la spada e, una volta estratta, la conficca a terra. Un altro messo si presenta all'entrata della tenda.

-Signore.

-Mh?

-Hanno avvistato l'esercito nemico a Bristol, tuttavia attualmente la Regina non c'è: sta in Francia.

-Puoi andare.

L'uomo esce. Mordred ride con una risata bassa.

-Ce ne hanno messo di tempo: spero che tutti questi giorni di vantaggio mi diano abbastanza spazio per il mio piano.

-Conquistare quella città è praticamente impossibile. Dovresti attraversare tutto lo stato! Inoltre sono presenti molti maghi.

-Non importa: voglio avere tra le mani il portale più grande del mondo. Oltretutto, conquistandola, l'ersercito nemico si abbatterebbe... inizieremo con qualche battaglia facile facile, che ne dici, madre?

-Ottima idea. Ma io direi di non lasciarli riconquistare il territorio. Non tutto almeno. Oltretutto dobbiamo fermare anche la riconquista della Gran Bretagna: presa quella, noi non potremmo più trovare Avalon. Ma prima puoi conquistare tutto quello che vuoi.

-Certo, madre.

 

-...Tutti... questi?

-Certo! Pensavi di sconfiggere il nucleo dell'esercito di Mordred con i soldati che avevi avuto a Bristol o per riprendere Towenaar?

-No, però... quanti sono?

-Novemila soldati; duemila di questi soldati hanno un addestramento minimo, mille hanno un addestramento incompleto, duemila hanno già combattuto altre volte. Zone di provenienza: Avalon, Regno Unito, Eire, Islanda, Francia, Italia, Finlandia e Svezia. Tremila soldati provvisti solo con armi da lancio a lunga gittata, mille con solo armi da lancio a corta gittata, quattromila solo con spade o asce, mille a cavallo divisi in cinquecento con armi antiche e altri cinquecento con armi contemporanee. Totale emissione di magia: 919,3 Paracelsius.

-E' tanto?

-Moltissimo. E questo è un bene.

-...Qual è il piano?

-Stringere il cerchioo intorno ad Avalon. A chilometri di distanza ci sono altri piccoli eserciti che avanzano verso Parigi e altri che fanno in nostro stesso itinerario.

-Terreno?

-Favorevole, ma disseminato di spie nemiche.

-Insomma, una catastrofe.

-Se la vuoi mettere così.

Elanor sospira profondamente, mentre dà ordine a tutti di iniziare a incamminarsi. Dunque è quella la Francia. Tra le nuvole bigie brilla un sole gelido e oscurato, mentre la nebbia della mattina copre leggermente il paesaggio. Inquietante, non c'è altra parola per definirlo. I passi dei soldati echeggiano nel vuoto dell'immensa pianura. Il calore della fatica si impadronisce man mano del corpo di Elanor, che fa l'ultimo passo prima di fermarsi e farsi dire quanti km hanno fatto. Sono più di quanti immaginasse. Il sole ormai sta tramontando. La Regina guarda il paesaggio circostante, si china a raccogliere un po' di terra per osservarla, controlla in che direzione va il vento.

-Fermiamoci qui per la notte. Restate tutti bassi, cercate di non essere facili bersagli.

Elanor si guarda intorno. Vicino a loro c'è una foresta e già cominciano a sentirsi ululati lontani.

-Fortuna che il vento tira dalla direzione opposta, sennò sentirebbero sicuramente il nostro odore.

Vede Garret farle un cenno. Gli si avvicina.

-Elanor, anche se potrebbero non sentirci, consiglio di accendere comunque dei fuochi intorno all'accampamento, incanteremo le fiamme in maniera che restaranno accese per tutta la notte senza essere alimentate. Così saremo maggiormente protetti anche da altre creature e dei folletti che girano qui intorno (perchè ci sono, mi hanno pizzicato le gambe tutto il tempo quei maledetti!).

La ragazza lancia l'ordine, dicendo di tenere una parte del retro dell'accampamento aperta, in maniera che in caso di attacco nemico avessero un punto in cui confluire e fuggire all'attacco. Lei sorride al rosso, che le dà una pacca sulla spalla e si allontana, sistemandosi in una piccola tenda insieme a Magor. Richard si posiziona poco più in là, giusto lo spazio per dare loro fastidio comunque, anche in tende separate. Elanor si gira, guarda l'orizzonte che ormai si sta tingendo di un blu scuro che sarebbe diventato nero quella notte. Nessuna stella fa capolino dalla volta. Nulla da dire, nulla da fare. Per adesso. La Regina si incammina verso il centro dell'accampamento improvvisato, cercando di ricordare dove avevano messo le mappe.

-La aiuto, mia signora?

La ragazza si gira. Garret la guarda dal basso, sorridendo. Sta scherzando. Ed Elanor gli regge il gioco.

-Certo, ti pare che devo fare tutto da sola. Le mie manine reali non devono toccare quelle sudice mappe!

I due ridono, sistemando una tenda più grande delle altre in cui entrano e sistemano un tavolo con due sedie. Le ore passano a guardare attentamente le cartine e ad appuntare nuove strategie da utilizzare. Studiare il territorio, prenderlo in considerazione, ricordare gli avvenimenti passati, a prescindere dalla loro natura (vittorie o sconfitte), sapere come è formato l'esercito nemico, adottare tattiche di difesa o attacco. Questo è quello che Garret ed Elanor fanno per una, due, tre ore. E' solo la quarta formazione che descrivono quando, improvvisamente, si sente un corno che suona. Garret si alza immediatamente, uscendo dalla tenda correndo. Elanor si rizza, ma non esce subito, attende che il pericolo sia confermato. Un secondo corno le conferma la presenza di nemici. Quanti? Dove? La Regina esce fuori dalla tenda, vedendo dei soldati nemici avanzare. A occhio sono molti meno dei loro, qualche centinaia. Cinque, forse. Elanor si mette sopra una cassa, urlando.

-Niente panico. Voglio settecento soldati per combattimento corpo a corpo all'entrata dell'accampamento fra venti secondi, gli altri rimangano qui. Non voglio soldati con più di quarant'anni o con meno di diciassette. Forza, muovetevi. Arcieri, in posizione, voglio tutti coloro che hanno armi a lunga gittata qui vicino a me. Questi non sono settecento soldati, sono di meno! Voi, andate con loro!

Elanor fa un cenno a Magor, dicendogli di andare con i guerrieri per la battaglia corpo a corpo. Poi guarda Richard, gli dice di venire accanto a lei.

-Pronti?

La risposta viene dallo sguardo dei soldati, non dalla loro voce.

-Bene... Voi...

La ragazza fa cenno ai soldati accanto a lei di preparare le armi.

-Via!

Improvvisamente un muro di frecce e proiettili si alza sopra il piccolo esercito nemico. Mentre qualcuno alza lo scudo e si difende, mentre qualcun altro riesce a evitare una freccia o scansare un proiettile con un incanto, c'è chi cade a terra, il sangue che scende dalla piccola ferita sul corpo e sulla terra, senza distinzione. Sono ancora vivi, probabilmente, alcuni di loro, ma non potranno combattere.

-Magor!

-Ecco!

-Al mio “via”.

Elanor guarda attentamente l'esercito che avanza, veloce, verso di loro.

-Fermi... Fermi...

Assottiglia gli occhi, aspettando il momento giusto.

-Via!

I soldati si dividono in parti più o meno uguali lungo i lati esterni dell'accampamento, correndo verso i nemici. Elanor li guarda, qualcuno degli avversari è sicuramente un mago: benchè loro siano protetti dal fuoco, può essere che qualcuno riesca a passare. La Regina si gira verso il grosso dell'esercito.

-C'è qualcuno equipaggiato con una lancia lunga?

Un centinaio vanno verso un catasto d'armi e ne tirano fuori delle lance di due metri.

-Niniel, fai alle lance un incantesimo perchè non brucino. Voi, in fila, mettetevi poi lungo il lato davanti dell'accampamento qua all'interno. Se passa qualche soldato nemico, abbattetelo.

-Perchè ha mandato un esercito così piccolo... non c'è nessun altro nei boschi circostanti, ne sono certa... forse è il suo intento farci avanzare?

Intanto, più a nord, in Inghilterra, un altro suo esercito guidato da 'Ala vince una battaglia.

 

Avevano sempre combattuto contro solo piccoli manipoli di avversari, erano sempre eserciti tra i quattrocento e gli ottocento guerrieri, mai di più. Se nel Regno Unito la riconquista procede lentamente, ma senza grandi intoppi, là, in Francia, la situazione è più spigolosa e pericolosa. Dietro l'angolo potrebbe nascondersi Mordred o un esercito tremila volte più grande di quelli che hanno già affrontato e questo Elanor lo sa. Non riusciva capire a che gioco il Nemico stesse giocando. Ma adesso, mentre raccoglie i cocci di una sconfitta bruciante, capisce. Intorno a lei, si seppelliscono i morti, si sistemano le tende (di meno, molte di meno questa volta), si tralascia il vino per ubriacarsi d'acqua fresca. Il bosco intorno a loro è silenzioso, ancora di più del campo di battaglia appena lasciato. E' la prima volta in cui Elanor perde una battaglia. E' stata poco avveduta, si era lasciata prendere dal panico e ne avevano fatto le spese i suoi uomini. La ragazza sente una pacca sulla spalla. Garret la guarda con un sorriso amaro, come per dire “Non importa, la prossima volta saprai cosa fare: una battaglia non fa la guerra!”. E lei lo guarda. Lo guarda come per dire “Una battaglia non farà la guerra, ma la influenza e influenza i soldati”. Intanto, Alessandro si pulisce una ferita. Non è profonda, sicuramente si cicatrizzerà presto e sparirà, per questo ha lasciato che venissero curati prima coloro che sono stati colpiti gravemente.

-Stai bene, Ale?

-Mh.

Arianna gli si siede accanto, cercando di sorridere incoraggiante. La realtà è che entrambi si sentono in colpa. Non l'avevano previsto. Non avevano visto una disfatta così grande, eppure è avvenuta. Era sembrato tutto così facile fino a quel momento: la vittoria definitiva sembrava in tasca e invece ecco che è sfuggita. Ora sembra irraggiungibile. La ragazza guarda Richard, che pulisce la spada. Anche con un graffio sul viso che parte dalla tempia e arriva alla guancia, è molto bello. Ha paura, Arianna, ha paura per quello che potrebbe succedere alle persone cui vuole bene e, per la prima volta da quando quella guerra era iniziata, anche solo per una sconfitta, teme di non farcela. Il sole si abbassa piano, ma, a causa delle nuvole, nessuno se ne accorge. La pioggia fa loro compagnia per una ventina di minuti, prima che smetta. Garret sta nel bel mezzo di una radura quando le goccioline smettono di bagnargli il viso. E' stato tutto il tempo là, ad aspettare, a riflettere su quello che era accaduto, sui motivi della sconfitta. Forse ci sta pensando troppo o forse troppo poco, non lo sa. Per quanto cerchi di sembrare sicuro di sé e di quello che stanno facendo, in realtà lui è quello più nervoso di tutti: ha cercato di consolare Elanor, di consigliarla, ma lui ne sa quanto lei. La realtà è che non doveva permettere che accadesse una cosa simile e invece era successa: è stato un buono a nulla, è un buono a nulla. Freme, quando una folata di vento gli colpisce le spalle. Sospira, quando sente dei passi avvicinarsi.

-...Garret?

-Elanor.

-...Come mai sei qui?

-Pensavo.

-Mi è dato sapere a cosa?

-Niente di preciso.

Quelle risposte vaghe non convincono Elanor che si avvicina. Gli posa una mano sulla spalla, lui si gira e la guarda.

-Abbiamo perso. Ma è solo una sconfitta, me lo hai detto anche tu, no? E'' inutile pensarci così tanto, sappiamo già dove abbiamo sbagliato. Non abbiamo tenuto conto della velocità del nemico e abbiamo pensato di eguagliarlo, invece di utilizzare questa velocità contro di lui. Un esperimento fallito.

-Ma per questo esperimento sono morti tantissimi soldati.

-Lo so.

Il silenzio cala lento fra loro. Elanor abbassa il capo, consapevole del fatto che quella disfatta rimmarrà nei loro cuori come tutte quelle a venire, come gli sguardi dei soldati afflitti, come il ricordo di un'amara mattina invernale senza neve e senza pioggia, in bilico su un filo di cui nessuno sa la resistenza.

-Ogni cosa sembra rotolare verso non so quale fine. Non solo quando perdiamo, ma anche quando vinciamo... in qualche maniera c'è lo stesso sapore, in fondo, la stessa impressione di aver fatto qualcosa di sbagliato...

Garret lascia parlare la ragazza, in silenzio.

-Come se fosse qualcosa che non doveva essere. Ogni tanto mi dico che ci dovrebbe essere un'altra strada. Finchè è tutto finto, come quando compri un videogioco, ti sembra quasi normale, ma quando lo vivi davvero... è tutto diverso. Non puoi salvare né spegnere senza farlo per riprovare, Ogni errore che hai fatto è fatto ed è davanti a tutti. Ogni tua vittoria, per quanto ti può portare gloria, infondo significa solo che sei stato più crudele dell'avversario. Perchè è questo, no? In guerra vince il più cattivo.

Si guardano un attimo negli occhi, prima di sorridersi un po' amaramente, per poi continuare a guardare altrove.

-Quando questo sarà finito, ricorderemo per sempre gni battaglia.

-Tutte. Per sempre.

-E' il momento giusto, è il momento giusto, vai, Elanor!

Elanor non sa neanche cosa sta facendo quando prende il viso del ragazzo fra le mani e lo bacia. Non sa perchè, ma sente che è ciò che deve fare, ciò che serve in quel momento. Il contatto con le labbra dell'altro è tiepido e tremante, desideroso ed esitante. La ragazza sente le mani del ragazzo poggiarsi lievi dietro la sua schiena, i suoi polpastrelli poggiarsi sulla stoffa della maglia e premere lievemente. I palmi di lei scendono piano dal viso sulle spalle. Elanor si sente come volare, sollevarsi da terra, leggera, impossibile da prendere, mentre accarezza le labbra di lui con le proprie, piano, lentamente, immobili. Piano, la ragazza sente uno strano brivido percorrerle la schiena, un brivido molto particolare che le porta come primo impulso di approfondire il bacio, mentre la mente le dice di smettere. Prima che decida cosa fare, si sente spingere via, improvvisamente. Garret la guarda. Sembra smarrito, indeciso, combattuto. Lui si gira, si guarda intorno, si mette una mano su un braccio. Elanor può giurare di non averlo mai visto così, sconvolto. Ed ecco che si allontana, piano piano, per poi girarsi totalmente e scappare, senza una parola.

No, lui ti ama, è più che evidente, solo che... ha paura della sua maledizione...” Questa è l'unica spiegazione che Elanor riesce a ottenere da Niniel.

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Beh, ecco, avete visto il bacio... un po' 'no schifo come bacio, però XD

Il prossimo capitolo sarà molto più lungo di questo e molto più complicato -.-" Innanzitutto ci sarà una parte Richard/Arianna, poi si scoprirà chi sono questi scemi che si è andato a mettere in mezzo a questa guerra (XD Tanto sappiamo tutti chi sono!), vedremo Mordred combattere, si vedrà cosa sta succedendo nel resto del mondo mentre Elanor sta combattendo là e la vedremo alle prese col suo primo vero discorso da regina (*sniff* sta crescendo ='D).

Grazie per aver letto!

Kiss

   
 
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