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Autore: Keyla99    18/06/2012    4 recensioni
Ace è intrappolato sulla Moby Dick da una settimana. In seguito ad uno dei suoi tentativi di uccidere il capitano Barbabianca conosce una misteriosa ragazza, chiamata Umi. Lei lo aiuterà e si affezionerà molto al ragazzo, rimanendo indecisa sul rivelargli o meno il suo segreto. Perchè lui è fuoco, e il fuoco ha distrutto il passato della ragazza... Ma il fuoco lenisce e cura, oltre che ferire...
Keyla
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Testo rivisitato e corretto. Spero che sia di vostro gradimento.

CAPITOLO 1

Una settimana. 
Ormai da una dannatissima settimana Ace si trovava a bordo della Moby Dick. 
Lui si riteneva un prigioniero, senza catene ne lucchetti, però. Era prigioniero del suo istinto: una parte di lui gli diceva “resta”, l’altra parte gli intimava “scappa”. 
Ace non sapeva che fare, era disperato. 
Sin dall’inizio aveva cercato di far fuori Barbabianca: agguati, assalti notturni, attacchi infuocati grazie al Frutto che aveva mangiato. 
Anche quel giorno ci voleva provare. 
Il vecchio se ne stava seduto a parlare con i suoi cari figli . Ace prese la rincorsa e, con un’enorme ascia tra le mani, menò un terribile fendente al collo indifeso del vecchio, che non si girò neppure. Come al solito Ace fu respinto da una forza misteriosa e fu scaraventato in mare. 
Di nuovo, per la centesima volta. 
Anche da sotto la superficie riuscì a distinguere le risate dei pirati che lo deridevano. 
Si sentì un fallimento. Come aveva fatto quel padre che Ace odiava così tanto a tener testa al vecchio Barbabianca, quando lui nemmeno era riuscito a sfiorarlo con un dito utilizzando tutte le sue forze? 
Ace affondava, e insieme al suo corpo inerte affondava anche la sua autostima. 
Giù, giù, sempre più giù. 
Verso il fondale scuro e opprimente. 
La forte corrente marina lo afferrò e lo sbatacchiò di qua e di là, mandandolo a finire contro uno scoglio, poi contro un altro, e un altro ancora. Il ragazzo si sentì mancare e la vista gli si annebbiò. Era ormai certo che sarebbe morto, sarebbe affogato, lentamente ed inesorabilmente. 
Poi Ace si sentì afferrare per un braccio e tirare verso la superficie, verso la vita. 
Sentì una fitta terribile al petto e perse conoscenza.

Ace si risvegliò nella sua stanza, disteso sul suo letto e coperto da delle calde lenzuola. Aveva ancora i vestiti umidi, ma non aveva più freddo. 
Provò a mettersi seduto, ma un dolore lancinante agli addominali lo dissuase velocemente da quel proposito. In quel momento notò che aveva il torace fasciato da bende strette che impedivano i movimenti del busto, costringendolo all’immobilità totale. 
–Non muoverti- disse una voce al suo fianco. 
Ace voltò faticosamente la testa e si ritrovò a fissare due occhi azzurri così profondi da mozzargli il fiato per un istante. 
Appartenevano ad una ragazza bionda che doveva avere massimo un anno meno di lui ed era seduta su una sedia accanto al suo letto. 
Indossava una camicetta leggera a scacchi stile cowboy, dei comodi calzoni di cuoio marroni e ai piedi calzava dei morbidi stivali in pelle. 
Ace notò che aveva i vestiti leggermente bagnati. Doveva essere stata lei a tirarlo fuori dall’acqua. 
-Che… che è successo?- chiese il ragazzo con voce stentorea. 
-Hai battuto il petto sulle rocce del fondale. La lesione non è grave, ma ti consiglio di non alzarti dal letto almeno fino a domani. Nel frattempo cerca di dormire e di riposarti, ne hai bisogno-. E così dicendo uscì chiudendo delicatamente la porta. 
Anche dopo che la ragazza fu uscita Ace continuò a tenere gli occhi fissi sulla porta, sperando che tornasse. 
Aveva fissi in testa quei due occhi azzurro cielo che lo avevano incantato. 
Chiedendosi chi fosse quella misteriosa ragazza si addormentò dolcemente, cullato dai suoi pensieri.

Ace fu svegliato da Marco che veniva a portargli la cena. 
Il dolore al petto era cessato, ma non del tutto, e se tentava di alzarsi le fitte lo facevano crollare senza fiato. Tuttavia riuscì senza troppe complicazioni a mettersi seduto per mangiare, anche se di fame non ne aveva molta. Marco si sedette e lo guardò mangiare con calma. 
–Allora, Ace, hai avuto il piacere di conoscere Umi- Era una costatazione, ma Ace si fermò interdetto. 
–Umi?- chiese confuso. 
Marco lo guardò e sorrise sotto ai baffi. 
–Ma sì, la ragazza che ti ha salvato dall’annegamento solo qualche ora fa- 
Il ragazzo si toccò le fasciature. 
–Umi… - mormorò sottovoce. 
-In giapponese Umi vuol dire Mare, un nome più che giusto per quella ragazza- continuò Marco. 
–Sai,- disse -lei raramente parla con gli altri, neanche con i membri della ciurma. Solo a pochi concede la sua lealtà e prima di sceglierli li studia accuratamente, per conoscerli meglio. Prima che mi rivolgesse la parola sono dovuti trascorrere ben tre mesi!- 
Mentre parlava, Marco sorrideva ampiamente. 
–Con te invece è stata più diretta. Le sei piaciuto subito- 
Ace arrossì un poco a questa affermazione. 
–Sono anni che Umi non sorride veramente, forse sei l’unico che può restituirle il sorriso…- 
Così dicendo uscì dalla stanza, lasciando Ace da solo.
Forse sei l’unico che può restituirle il sorriso…
 
Ripensando alle parole di Marco, Ace si riaddormentò e sognò gli azzurri occhi di Umi.

Il testo non è molto lungo, ma a me piacciono i capitoli corti e spero che piaccia anche a voi.
Ho già in mente un finale con colpo di scena e mi auguro che questo vi incuriosisca un poco.
Essendo la mia prima fic spero tanto che vi piaccia! Un enorme grazie a tutti quelli che la leggeranno!!!
Keyla

   
 
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