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Autore: Keyla99    19/06/2012    3 recensioni
Ace è intrappolato sulla Moby Dick da una settimana. In seguito ad uno dei suoi tentativi di uccidere il capitano Barbabianca conosce una misteriosa ragazza, chiamata Umi. Lei lo aiuterà e si affezionerà molto al ragazzo, rimanendo indecisa sul rivelargli o meno il suo segreto. Perchè lui è fuoco, e il fuoco ha distrutto il passato della ragazza... Ma il fuoco lenisce e cura, oltre che ferire...
Keyla
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Ace stava dormendo nel suo letto, quando la porta si aprì cigolando e nella stanza entrò Umi, i biondi capelli sciolti sulle spalle e i luminosi occhi azzurri che fissavano la sua faccia assonnata. 
-Sono venuta a controllare le tue ferite- disse per spiegare la sua presenza lì. 
Il ragazzo si sollevò sui gomiti, ancora mezzo addormentato, e la osservò disfare la fasciatura che gli stringeva il torace e studiare i profondi graffi che aveva sulla pelle. 
Lei sfiorò le ferite con l’indice ed Ace lanciò un gridolino di dolore. 
–Ahi!- protestò -Mi hai fatto male!- 
Lei non si scompose e sorrise divertita. 
–Scusami, hai ragione- disse mentre ricomponeva la fasciatura. -Comunque, considerando che sei un Rogia dovresti guarire presto. Prova ad alzarti- 
Ace obbedì senza fiatare e si alzò dal letto senza che i tagli gli facessero troppo male.
–Bene, e ora prova a fare qualche passo-
Il ragazzo eseguì l’ordine, ma al terzo passo le ferite iniziarono a mandare fitte al cervello e lui fu costretto ad accasciarsi a terra ansimante.
–Ok, questo era troppo- disse Umi aiutandolo ad alzarsi e facendolo sedere sul bordo del letto. 
–Aspettami qui- 
E poco dopo sparì dalla stanza.
Tornò dopo qualche minuto con un paio di stampelle che diede ad Ace, poi lo invitò a camminare aiutandosi con quelle. Dopo qualche tentativo il moro riuscì a raggiungere la porta e uscì all’aperto. Fu subito intercettato da Marco che si avvicinò ad Ace e gli diede una pagnotta per colazione. 
Ormai Ace aveva smesso di ribellarsi alle cure che Marco gli riservava: era come un fratello maggiore per lui, ed era suo dovere prendersi cura del fratellino Ace. 
Umi era uscita dalla camera del moro e si era diretta verso la sua stanza. 
Il ragazzo continuò a seguirla con lo sguardo fino a che gli fu possibile. 
–La bionda ha fatto colpo, eh?- fece Marco ammiccando verso di lui con aria maliziosa. 
–Fatti gli affari tuoi!!!- gli urlò Ace, proprio il modo migliore per confermare la teoria di Marco…
-Fai come vuoi, ma sappi che quella ragazza può essere molto pericolosa…-
Allo sguardo confuso di Ace Marco rispose con una scrollata di spalle, segno che per lui la discussione era terminata, poi si dileguò.

Nel giro di una settimana le ferite si erano completamente rimarginate ed Ace poteva muoversi di nuovo liberamente. 
Dopo essersi liberato della fasciatura ormai inutile, Ace uscì sul ponte e si guardò un po’ intorno. 
Tutti stavano svolgendo le loro attività. 
Notò Marco che come al solito discuteva con Satch per via delle solite birbonate che il quarto comandante escogitava giornalmente. 
Alle loro spalle il vecchio rideva di gusto. 
Alzando lo sguardo Ace notò che, appollaiata sul pennone dell’albero maestro, Umi stava lucidando il suo bellissimo arco, la faretra appoggiata sul fianco per non perdere l’equilibrio. Il moro ebbe voglia di raggiungerla, ma poi si trattenne ripensando a quello che aveva detto Marco: sappi che quella ragazza può essere molto pericolosa…

Passarono le settimane, ogni tanto la ragazza si avvicinava e parlava con Ace. 
Più di una voltalo lo tirò fuori dall’acqua, in seguito a uno dei vari agguati con obbiettivo il vecchio. 
La verità era che Ace ormai lo attaccava solo per farsi salvare da lei, per ricevere le sue cure, ma era anche profondamente logorato dal dubbio: andarsene o restare?

-Perché tutti lo chiamate babbo?- chiese Ace a Marco una sera. 
-Perché lui ci chiama figli- sorrise Marco. 
Ace abbassò la testa. 
-Ci rende felici. Il mondo ci odia perché siamo pirati. Anche se è solo una parola, ci rende felici-
Il moro aveva le lacrime agli occhi e si guardava le scarpe. 
–E tu che vuoi fare?- gli chiese Marco. -Vuoi continuare a provarci? Ormai lo sai, non hai le capacità per uccidere il babbo.- 
Si inginocchiò per guardarlo negli occhi
-Quindi, o lasci definitivamente la Moby Dick, oppure resti, e porti il marchio di Barbabianca dietro la schiena!- 
Dopo un attimo di silenzio, Marco si alzò e si diresse verso gli altri pirati. 
Ad un certo punto però si blocco e si voltò a guardarlo.
–Sai,- disse sorridendo -la prima domanda che mi hai fatto… me l’aveva chiesto anche Umi, quando scelse di unirsi a noi-.

Ace rimase solo, a contemplare la ciotola fumante che gli aveva portato Marco. 
Sentì un fruscio alle sue spalle: era Umi che gli si avvicinava. 
–Che c’è?- le chiese lui.
–Volevo sapere cosa avresti scelto- fece lei sforzandosi di sembrare indifferente.
-Tu cosa vorresti che facessi?- chiese curiosamente il moro. 
-Vorrei che tu restassi su questa nave- Poi se ne andò.

Quella sera, Ace prese la decisione che avrebbe cambiato totalmente la sua vita.


Cari Itacina, Cola 23 e LaCla, grazie mille per le vostre recensioni e i vostri consigli, ma il programma mi ha fatto un casino ed è venuto fuori così. Spero vi piaccia lo stesso (come era quando ho cercato di modificarlo non si capiva nulla, credetemi). Per LaCla, non riesco a fare i cosetti che fai tu per i dialoghi, forse è perché ho il portatile ;-) grazie mille a tutti!!!!!
   
 
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