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Autore: NoahOfTheAshes    19/06/2012    5 recensioni
Tratto dal capitolo I:
"...Camus non incrociò Milo per il resto della giornata. Non lo vide comparire davanti all’entrata del suo tempio, la sera, i capelli dello stesso colore del sole al tramonto, il volto sereno, come quello di un bambino. Non sentì il suo profumo di mare e sabbia mentre gli si accoccolava contro, la notte, sotto le lenzuola fresche. E neppure si risvegliò, la mattina seguente, con il capo affondato in una cascata di seta dorata e il rumore di un respiro ancora intrappolato fra le reti di Morfeo..."
Tratto dal capitolo III:
"-Non so e non voglio sapere nulla. Per favore, vogliamo continuare a giocare? Se ci penso un solo minuto di più mi si blocca la crescita…-
-Kanon, a trent’anni la crescita è già bloccata-
-Non era di altezza che parlavo- Ghignò all’espressione fra il disgustato e il divertito dell’altro. –Rilancio- Concluse, posizionandosi più comodamente sulla sedia..."

Piccole storie di piccoli pezzi di vita. Tutti diversi, vissuti da persone diverse, ma in fondo più vicini che mai.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Questa one-shot intende far parte di una piccola serie, la quale vede come protagonisti i Gold Saints. I prompt per queste storie, siano esse lunghe o corte, flashfics o drabble, provengono dal seguente generatore random di trame. Nel caso foste interessati: http://www.panthermoon.com/generator.php. Per la prima entry della serie ho scelto la versione due: “The story behind each one of them”, con il prompt: write for 10 minutes; miscommunication; bouquet of flowers. Ok, a parte la richiesta di rispettare i dieci minuti (ovviamente ho sforato alla grande. Non ho proprio la cognizione del tempo), credo di essere riuscita nel mio intento. Ah, e perdonate la lunghezza, vi prego.

Per concludere, vorrei ringraziare Cloe87 e Willow per aver inserito “De gustibus” fra le preferite (è una grandissima soddisfazione, mi fate felice così) e Suiren  per averla inserita fra le seguite. Grazie, grazie ancora.

Spero sia di vostro gradimento, fatemi sapere! Ora vi lascio alla storia.

 

 

 

[Di gigli e di rose]

 

Pairing: Aquarius Camus, Scorpio Milo;

Rating: Verde

 

 

Con un gesto rapido e deciso Camus afferrò l’enorme bouquet di gigli bianchi prima che esplodesse in una miriade di petali candidi a contatto con il pavimento di marmo. Un’aria interrogativa prese possesso dei suoi lineamenti. “ Che cosa vuoi, Milo?” Direttini, stamani.

Milo sogghignò per nulla turbato esibendosi un teatrale inchino, il mantello a seguire diligentemente ogni suo movimento scivolando carezzevole su tutta la sua figura, sino quasi a coprirla totalmente.

“Buongiorno anche a te, raggio di sole!” Si rialzò, scostando la cappa e portandosi una mano sul fianco, il petto ampio ed orgoglioso. “ Cos’è quella faccia, non ti piacciono i gigli? Forse in Siberia fa troppo freddo per … ”

“ … Esistono numerose varietà di questo fiore, varietà proporzionali alle zone in cui crescono. E fra queste c’è anche la Siberia, Milo.” Lo interruppe il cavaliere dell’Acquario, indicando con un leggero assenso del capo la composizione che aveva di fronte. “Te lo chiedo un’altra volta. Che cosa vuoi?”

Il compagno roteò gli occhi, sbuffando leggermente. Questo qui è un’enciclopedia con le gambe. Doveva fare il bibliotecario, non il cavaliere. Pure permaloso, poi. “ Che c’è, non posso nemmeno passare a trovare il mio carissimo commilitone?” Aggiunse poi, assumendo un aria da finto offeso. Incrociò le braccia, fissando un alquanto incerto Camus avvicinare il nasino alla francese verso gli ampi petali. Sorrise. “Sono belli, vero? Che ne pensi?”

Ancora con il volto sporto in avanti, Acquario incrociò per alcuni flebili istanti gli occhi di Milo, dirigendoli immediatamente verso la parete più vicina, in quel momento molto più interessante. Arrossì lievemente. “Si … Si, lo sono.” Sussurrò poi, mascherando il lieve sorriso . “Ti ringra …”

“Perfetto, grazie!” Interruppe il discorso, lo Scorpione, strappandogli di mano i gigli e abbandonandoli con poca grazia fra le mani di una giovane ancella, la quale venne poi incaricata di affrontare una durissima scarpinata fino alle stanze del Grande Sacerdote. Si voltò, infine, pieno d’orgoglio per il compito svolto con successo. “ Ho incontrato un giovane, oggi, giù a Rodorio. Voleva rendere omaggio al Santuario, così ha pensato di donare un mazzo di fiori – enorme, a quanto pare, visto che roba? – alla sua protettrice. Non sapeva quali scegliere, così mi ha chiesto di aiutarlo. Tuttavia non sapevo se i gigli le piacessero, quin…” Le parole gli morirono in gola nel momento esatto in cui incontrò lo sguardo glaciale di Camus. “ … Cam?”

Era ancora nella medesima posizione. Le braccia leggermente piegate, le mani giunte per sorreggere i fiori, ora vuote. Nel volto, nulla. “Vattene. Ora.” Articolò, in un sibilo limpido e tagliente come i ghiacci che lo avevano cresciuto.

“Che ti prende tutto d’un tratto, Cam? Che hai?” Si avvicinò con lentezza, i palmi rivolti verso di lui in segno di resa. Negli occhi, invece, portava il più completo smarrimento.

Camus lo bloccò con lo sguardo, inchiodandolo sul posto. Lo sentì deglutire perfino. Idiota, sono solo un idiota. “Nulla. Vattene ora. Ho da fare” . Si risollevò, il signore dei ghiacci, fiero,  ricostruendo la corazza che tipicamente lo rappresentava. Superò Milo, non degnandolo nemmeno di uno sguardo e lasciandolo completamente basito. Si fermò solo dopo pochi passi, lo sguardo che saettava velocemente oltre la spalla. “Ancora qui?” Concluse infine, dirigendosi verso gli alloggi privati, lo scorpione ancora immobile, perso.  Idiota, idiota, ancora idiota. Almeno fossi una donzella, Camus. Per gli Dei, torna in te. Stupido Milo. Stupido, stupido … Me.

A Milo non rimase che fissare la porta attraverso la quale Acquario se n’era andato. Ancora non capiva, non afferrava. Cosa gli era sfuggito? I suoi occhi vagarono per la stanza, irrequieti, alla ricerca di un segno, qualcosa. Si fermarono quando incontrarono un orfanello dell’enorme bouquet. Talmente bianco da confondersi con le lastre che ricoprivano il pavimento. Lo raccolse, fissandolo.  Poi, l’epifania. “… Oh.” Scoppiò in una fragorosa risata, mentre si voltava ed iniziava una veloce corsa a perdifiato, giù, verso l’origine del Santuario. Camus, sei veramente tonto a volte, sai?

Camus non incrociò Milo per il resto della giornata. Non lo vide comparire davanti all’entrata del suo tempio, la sera, i capelli dello stesso colore del sole al tramonto, il volto sereno, come quello di un bambino. Non sentì il suo profumo di mare e sabbia mentre gli si accoccolava contro, la notte, sotto le lenzuola fresche. E neppure si risvegliò, la mattina seguente, con il capo affondato in una cascata di seta dorata e il rumore di un respiro ancora intrappolato fra le reti di Morfeo.

Ma la presenza di Milo non si fece attendere. Ad aspettare Camus infatti, una volta abbandonate le sue stanze, furono centinaia e centinaia di rose rosse, sparse ovunque. Le colonne portanti, che delineavano la navata centrale, erano avvolte da bellissimi rampicanti scarlatti intrecciati fra loro, mentre quelle depositate a terra formavano un soffice tappeto cremisi. Su di un ripiano, accanto all’entrata, una macchia di bianco. Ed un biglietto. “Lo ammetto, Aphrodite mi ha dato una mano. Ora gli devo tre sedute dall’estetista. Il giglio l’ho messo io, però. E tu sei un emerito idiota. Milo.”

Quella mattina, per la prima volta, Camus dovette ammettere che si, Milo aveva ragione. Sorrise, mentre portava una mano al volto ancora impastato dal sonno, e si avviava ad iniziare la giornata accompagnato dal profumo di rose.

 

 

 

* Fate felice questa povera ed incompetente autrice: aderite alla causa Recensioni!!! *

  
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