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Autore: elrohir    05/01/2007    2 recensioni
Elia ha diciotto anni, e canta in un gruppo. Sta con un ragazzo che è da sempre uno dei suoi migliori amici- ed ha un migliore amico che è stato per un anno il suo ragazzo. Ha un fratello adottivo che sembra divertirsi a scavargli strani vuoti nello stomaco. E che non si accorge di niente, chiaro. Elia ha capelli rossi, occhi verdi e un viso che dicono sia la fotocopia di quello di suo padre- solo che lui suo padre non l'ha mai conosciuto. Elia ha tanti pensieri, tanta confusione nella testa. E tanta strada ancora da camminare.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cazzo di senso hanno posti come questo

 

TWO

 

Cazzo di senso hanno posti come questo.

Elia getta indietro la testa e sbuffa.

Pensare che potrebbe starsene spalmato addosso a Fabio, nell’angolo più buio dello Shadow, adesso.

Oppure, seduto al centro del Transilvania, nel tavolo di loro quattro ragazzini, a ridere e fare l’idiota e comportarsi come se niente fosse successo, come se Fabio non stesse morendo per uno sguardo di Michi e come se loro due non scopassero praticamente su base giornaliera, e come se lui non fosse così incasinato che dio, a volte si guarda allo specchio e quasi non riesce a trovarseli, gli occhi.

O anche sdraiato sul suo letto, stereo acceso e luce spenta. Con la compagnia del buio, che è compagnia sana e stimolante. Viva.

Invece.

Giorgia dice qualcosa - qualcosa di stupido, sicuramente - e Stefano sorride, sorride a lei, e le infila una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Elia osserva le dita di suo fratello - e come odia pensarlo così - piegarsi in una carezza, e lo stomaco gli fa talmente male che quasi, quasi deve piegarsi per resistere all’urgenza di spazzargliela via, quella mano.

Che serata di merda.

E Fabio ancora non si vede. E neanche Michele, sembra deciso ad arrivare.

Dovrà sopravvivere da solo un altro po’.

"Ehi Elia, ascolta… tu non ti vedi con nessuna in questo periodo, vero? Stefano dice che sei sempre da solo…"

Elia sorride. Sempre da solo…

Il viso di Fabio dentro la notte. Dentro una delle notti che sono solo loro. Quando Michele è ormai scomparso allacciato alla sua ultima bionda, e loro due si ritrovano a gironzolare per le strade. Si ritrovano nascosti contro un muro, dentro un vicolo.

Le sue labbra, le sue mani, il suo corpo.

Le volte che lo fanno per bene, in camera di Fabio magari, nel suo letto, e allora dopo può starsene ore a carezzargli le braccia, le gambe, il petto, oppure può giacere fermo tra le lenzuola sgualcite, con i polpastrelli di Fabio a segnargli la pelle, e i suoi occhi intensi, concentrati. I suoi occhi che in quei momenti splendono, ed Elia non ci vede riflesso Michele, Elia non ci vede nessuno. Sono loro, da soli. E loro da soli stanno bene.

Peccato che Stefano, di tutto questo non sappia niente.

E che sapere non debba. Assolutamente.

"No, non mi vedo con nessuna"."

Giorgia si sporge sul tavolo, verso di lui. "Perfetto! Allora senti, c’è questa mia amica, e sarebbe carino non trovi, un’uscita a quattro, tu e lei e io e Ste…"

Ste. Stefano.

È di Stefano il ginocchio che tocca quello di Elia.

È sua la mano che tamburella sul legno, sua la bocca seria e sottile. Suoi, gli occhi che lo guardano dal basso, curiosi.

"Allora?"

"Non mi interessa" Ancora non ha staccato lo sguardo da quello di suo fratello. Che non ha staccato il suo da quello di Elia.

"Perché no? Elia dai, sarà…"

"Ho detto che non mi interessa, ok? Smettila di farti i cazzi miei Giorgia, uscire con Stefano non ti rende automaticamente parte della mia famiglia, sai?"

Non c’è niente di dolce in quegli occhi azzurri. Non per Elia.

Non c’è mai stato.

Meglio così. Più facile odiarla, in quel modo. Più facile sopportarla al fianco di Stefano.

Decide di alzarsi in piedi.

Che la pazienza di tutti, alla fine si esaurisce. Ed Elia davvero non crede di essere in grado di sopportare un’altra carezza tra i due.

E certo, neanche di spiegare con esattezza a Stefano perché l’amica di Giorgia non sia proprio il suo tipo.

Non è ancora arrivato il momento, si dice allontanandosi di qualche passo.

Non è ancora arrivato. Forse, domani…

Forse, no.

 

"Che stronzo."

"Giorgia."

La voce di Stefano è quieta, mentre osserva la schiena di Elia allontanarsi, in direzione del bar.

"Dico sul serio, Ste, tuo fratello è gay."

"Cazzo dici, solo perché non vuole uscire con Silvia non vuol dire che…"

"Miseria Stefano, apri gli occhi! Guardalo!"

E Stefano lo guarda. Lo guarda sempre, Elia, quando gli sta davanti. Quando gli sta intorno.

Non può farne a meno, davvero.

E anche se sa già benissimo cosa vedrà, lascia scorrere l’ennesima volta gli occhi sul quel corpo snello, su quei capelli inanellati. Sul nasino delicato che quasi rende il viso effeminato, e sugli zigomi che lo scolpiscono ai lati. Sulle labbra che…

"Non ci vedo niente di strano. È Elia, punto. E dovresti darci un taglio con sta storia, Gio. Proprio non capisco cos’hai contro di lui."

Giorgia sbuffa. "La simpatia è reciproca, direi… e comunque non era una critica… sto semplicemente constatando un fatto. Non vedo tuo fratello con una ragazza da… da quando? Tre anni?"

Stefano scrolla le spalle. Non gli piace quel discorso, porta brividi fastidiosi nella schiena. Sveglia ricordi, impressioni, che sarebbe meglio lasciare addormentati. "Non è tipo che si accontenta. Quando troverà quella giusta…"

"Ohi gente, che si dice?"

Stefano alza gli occhi al cielo, mentre la mano di Michele gli stringe la spalla. Ma c’è uno strano sollievo nello sguardo, quando si volta a salutarlo. C’è un sorriso di benvenuto, e sulla lingua una battuta graffiante.

Alle spalle di Michele, Fabio, si guarda intorno, un po’ incerto.

Giorgia ride disinvolta, mentre accetta il bacio di Michele sulla guancia, e risponde con un cenno della testa al cenno di Fabio.

Per un attimo, Stefano pensa che è strano, come simpatie e antipatie girino allacciate, per Fabio ed Elia.

"Ma niente Michi, sai, si sparlava un poco…"

"Bello, dai, mi piace. Su Giogiò, rendimi partecipe. Chi era il soggetto?"

"Elia. Diglielo anche te, al tuo amico, che dovrebbe abituarsi all’idea che non diventerà mai zio."

Forse Stefano non lo noterebbe, lo strano pallore di Fabio. Il modo in cui si irrigidisce improvvisamente, il modo in cui i suoi occhi si sgranano, quasi spaventati.

Forse non lo noterebbe, se non lo stesse guardando con attenzione.

"Eh? Non ti seguo scusa." Michele guarda Fabio in cerca di aiuto, ma questi si limita a scrollare le spalle, scivolando sulla panca di legno, nel posto che prima occupava Elia.

Dovrebbe capire qualcosa, Stefano, dalla sua espressione? Dovrebbe.

Ma non lo fa.

"Secondo Giorgia Elia è gay," decide di rispondere allora, il fastidio chiaro nella voce.

Michele ridacchia, Giorgia rotea gli occhi. Ma è Fabio che sbotta fulmineo "Che stronzata."

Stefano annuisce, sorridendo di nuovo. "Già. Lo dico anche io."

"Perché scusa? Guarda che se ben ci pensi, non sarebbe poi…"

"Michele. Chiudi quel cesso di bocca. Va a gettare merda su qualcun altro, ok? Lascia Li fuori da questa storia."

Adesso, anche Michele lo guarda strano, Fabio. E cerca di leggergli qualcosa negli occhi, una risposta forse, o qualche domanda. Ma non trova niente.

E Fabio fa in fretta ad abbassare il volto, concentrandosi sul menù che rigira tra le mani.

Decisamente, c’è dietro qualcosa, pensa Stefano. Poi però scrolla le spalle.

Perché. Non è forse così sempre?

 

Elia ha inchiodato gli occhi al bancone e respira. Non avrebbe dovuto davvero scattare così. Adesso Ste si preoccuperà, e vorrà sapere cosa gli succede e… e lui che cazzo gli dirà?

Lo sapeva che non doveva uscire. Lo sapeva che con Giorgia tra i piedi sarebbe andata a finire così. Lo sapeva che…

"Ehi Rosso. Che ti porto? "

Quella voce lo fa trasalire. L’esitazione dura solo una frazione di secondo, poi sul volto gli scoppia un sorriso, il primo sincero di tutta la serata.

Volta la testa in direzione del barista, lasciandola poggiare languidamente su di un polso.

"Vergogna, Kuroi. Hai già scordato cosa bevo?"

Non se lo ricordava più, il viso di Seiran. Non così bene. E non si ricordava la profondità del suo sguardo, la luce che lo illumina quando è felice. Quando è sorpreso.

Come adesso. Adesso che ride, e intreccia le dita alle sue, e lui lo guarda stare in piedi davanti a sé, angelo di buio e peccato imprigionato dal bancone di un bar. Lo ascolta parlare, la cadenza melodiosa dell’italiano sulla sua lingua.

"Lili-chan! Ma che ci fai in un posto del genere, te?"

"Potrei chiederti la stessa cosa, Seiran. Non eri partito? E poi, l’ultima volta che ho controllato, ti interessava un’altra scena. Cambio di rotta?"

L’orientale sorride. "Sono tornato da poco. Scusa se non ti ho chiamato, ma sai. Avevo bisogno di un po’ di tempo. Di un po’ di distanza – da tutto."

Per un attimo, il passato gli piove addosso. Sono gli occhi di Seiran, quell’ossidiana affilata, e quel broncio così diverso dal proprio… frammenti di una notte con nuvole e stelle, il cielo nero sulla testa e il fiume alle spalle, e quel primo bacio… il primo vero, il primo giusto… il primo che non avrebbe raccontato. A nessuno.

"Te invece come ti va? Continui a spaccare le corde del basso, o ti sei dato a cose serie?"

"‘Fanculo."

"A proposito. Ancora col biondino?"

Elia scrolla le spalle. "Più o meno."

Seiran ridacchia, cominciando a preparare un cocktail. "Riesco quasi a sentirla, la passione. Che, non è bravo a letto?"

"No, non è quello… cioè, Fabio non c’entra. È solo che… dio Kuroi, sono un tantino incasinato sai?"

"E quando mai."

"No dico davvero, non te ne fai un’idea… cazzo, quanto tempo è che non ci vediamo io e te?"

Seiran alza le spalle. "Un annetto, direi. Ti sei fatto crescere i capelli, Lili-chan. E mi sei diventato dark. Ti si sono scuriti anche gli occhi, sai."

Ti si sono scuriti anche gli occhi.

Pazzesco come Seiran sappia ancora sempre leggerlo dentro, dopo tutti quegli anni. Pazzesco come sappia tradurre l’elettricità che gli scorre nelle vene in parole e gesti. Pazzesco come lo sappia far star bene…

Lo guarda davanti a sé, solo il bancone a separarli. Lo guarda preparare qualche cocktail, nel frattempo, lo ascolta raccontare qualche cosa. Lo guarda alzare il capo, e sorridergli come gli sorrideva un tempo. Guarda l’affetto sciogliersi nel suo cipiglio duro, e vorrebbe saltare dietro alla barriera di liquori e tirarselo contro, tirarselo addosso. Per stringerlo forte, e sentire di nuovo le linee asciutte di quel corpo aderire al suo. Sentire di nuovo il suo odore contro la pelle, i suoi capelli sulle labbra. Stringerlo soltanto, per farsi consolare. Per trovare nei ricordi qualche certezza, in quella sera che sembra più strana delle altre.

Per sapere di potersi lasciar guardare, e sapere che non ci saranno smorfie schifate. Mai.

Il sorriso di Seiran sarà sempre un po’ assassino, un po’ suicida, ma non c’è posto per il pudore sul suo volto. Come potrebbe, con due labbra così?

Gliel’ha insegnato lui, a Elia, che il piacere si disegna con la pelle, che il piacere lo si cerca, lo si trova, e che non bisogna vergognarsi di chiederlo, di urlarlo. Gliel’ha insegnato lui, che a volte c’è un po’ di luce anche nei sogni più fumosi, e che la notte non fa paura, non è troppo scura la notte, se impari a vederci attraverso. Gliel’ha insegnato lui, tutto quel che Elia quasi ha dimenticato, negli infiniti mesi di paure e rimpianti e gesti strozzati che separano i loro occhi.

Ed Elia, sta insegnando a Fabio quel che ricorda. Rivestendo il suo corpo di latte e di miele con la corazza del desiderio saziato. Stancandolo, spossandolo, che dopo l’amore ti addormenti sereno, anche se amore non è amore ma è solo sesso, solo ansimare, anche se stringersi tra le lenzuola è più un gettarsi nell’acqua in estate, più un lanciarsi pazzi e bambini di corsa su un prato, che guardare il tramonto con le dita allacciate. Anche se il cuore di Fabio, per così dire, vola dietro ad altro. E quello di Elia ha paura di guardarsi allo specchio.

Anche se… anche se Fabio dalla panca di legno gli sorride, e lui deve trattenersi per non corrergli incontro, per non farsi abbracciare.

Gli insulti fanno sempre comodo, per mascherare la commozione.

"Brutto stronzo ci stavo seduto lì io, prima."

Fabio lo guarda da sotto le ciglia. Dio. Elia ha voglia di baciarlo lì, davanti a tutti. Di sbatterglielo in faccia a Michele, quel che si sta perdendo. Di confessarglielo, il suo peccato inconfessabile, alla bocca socchiusa di Stefano.

Lo spintona, invece. E le mani di Fabio si chiudono sulla sua vita, lo strattonano vicino, lontano, e Elia lo sente, dalla pressione delle dita, lo sente che ne ha voglia anche lui.

"Fatti in là."

"Vatti a cercare una sedia, Rosso."

"Non far…" Elia mastica tra i denti un’imprecazione, quando un tizio da dietro lo urta, facendolo precipitare in avanti. Direttamente sul grembo di Fabio, che nasconde appena la soddisfazione di ritrovarselo addosso, quel corpo chiaro e sottile.

Si sposta di lato, però. Ed Elia può scivolargli di fianco, mormorando tra i denti un "Coglione" che gli fa guadagnare una gomitata nelle costole, e un sorriso innocente.

Nessuno ha visto niente - decide Elia. Stefano e Michele parlano di basket, e Giorgia è impegnata a studiarsi il menù, li degna di un’occhiata appena.

Elia guarda negli occhi Fabio. Gli scosta dalla fronte una ciocca di capelli, e Fabio porta un istante la mano in alto, a intrappolare la sua.

Si ritraggono in fretta, appena arrossiti. Schiarendosi la gola, Elia si appoggia allo schienale, le mani in tasca. "Non indovineresti mai chi ho appena incontrato al bancone."

"Hm?"

"Indovina. Seiran."

Fabio solleva un sopracciglio. "E lavora qui?"

Elia scrolla le spalle. "Gliel'ho detto anche io. Dovrebbe chiedere allo Shadow, se stanno ancora cercando. A parte che per Seiran un posto lo fabbricano, piuttosto."

"Già." Fabio ha l'aria appena pensierosa. Elia gli tocca il gomito. "A proposito dello Shadow. Gliene hai poi parlato a Dodi di sabato?"

"Yeah. Don’t worry, man. Basta scegliere i pezzi, e siamo a posto."

Stefano sorride, calciando la caviglia di Elia, sotto il tavolo. "Che? Suonate e non mi dici niente?"

"Beh, non ero ancora sicuro."

Sorriso di risposta, appena appena incerto. Stefano una volta l’avrebbe respirato, quel sorriso. Adesso, è talmente raro vederlo che di respirare quasi non hai il coraggio.

"Ma Ste, sabato sera c’è la festa di Cristina."

Stefano li sa leggere, gli occhi di Elia. A volte le ombre passano troppo veloci e non fa in tempo a riconoscerle, ma il bagliore di fastidio che scurisce le iridi alla voce di Giorgia non potrebbe confonderlo con niente.

Fulmina la ragazza con un’occhiata, poi si protende, e afferra il mento del fratello con la mano. Lo costringe a voltare la testa, lo costringe a incontrare il suo sguardo.

Fa male, quella luce ferita negli occhi di Elia. Fa ancor più male il suo tentativo di mascherarla.

A Stefano non piace quando suo fratello cerca di nascondergli le cose.

A Stefano non piace quando la vita di suo fratello si allontana dalla sua.

Stringe la presa sul suo volto, inconsciamente, e rende dura l’espressione. "Ehi. Cazzo credi, Lia? Ci vengo al tuo concerto, idiota. Lo sai benissimo che ci tengo, quante volte te l’ho detto? Eh?"

"Dai Ste, piantala." La voce di Michele, calma e pacata.

Stefano allenta la presa, ma ancora non lo lascia andare. Gli è mancata quella pelle sotto le dita, scopre. Gli è mancata la vicinanza di Elia, il suo odore.

Gli carezza la mascella, sorridendo di nuovo. "Scusa Lia. Ti ho fatto male?"

Elia spazza via la mano di Stefano, e si porta più vicino a Fabio. Vorrebbe le sue braccia magre intorno al corpo, adesso. Per cancellare le impressioni e i pensieri sbagliati.

"No."

"È che mi fai così tanto incazzare, certe volte…"

Fabio dice qualcosa, porta lontano la conversazione. Michele ride, e Stefano parla con Giorgia, sottovoce.

Elia guarda lontano. Forse, se si sforza, una scusa per scappare la troverà.

Forse riuscirà a uscire da quel locale orribile, trascinandosi via Fabio, trascinandoselo dietro.

Forse ci riuscirà.

Ma scappare dai sogni è impossibile. Ed Elia lo sa, che quella notte ci sarà di nuovo Stefano, e le sue mani addosso, espressioni di rabbia o schifo o rancore nel viso.

Sa che ci sarà Stefano, e nella sua bocca forse canzoni d’amore, e al mattino il vuoto, e la colpa a divorargli lo stomaco. Sa che ci sarà Stefano.

Perché Stefano c’è sempre.

E anche da questo, non è possibile scappare.

 

Seiran Kuroi è un personaggio che amo. Gironzola per la mia testa e per gli abbozzi di storie da qualche mese, e sono contenta di essere finalmente riuscita a trovargli un posticino dove apparire.

Quanto al resto… spero che il capitolo sia stato all’altezza delle vostre aspettative.

Nainai, sono contenta che la storia ti intrighi… e spero che i miei personaggi piacciano a te quanto i tuoi piacciono a me!

Venus, può darsi che tu abbia capito davvero chi parlava… voglio dire, tu riesci quasi sempre a seguirmi! Dimmi chi pensi che sia… non voglio tenerlo secreto a tutti i costi, ma non so ancora come integrare l’informazione nella storia. Quindi aspetterò l’occasione propizia… ma se tu ci arrivi prima… in ogni caso, spero di risentirti!

Bacioni a tutti, a presto! Roh

 

 

   
 
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