Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nearly Headless    19/06/2012    4 recensioni
A volte il destino percorre strade sterrate, ma in questi casi la destinazione è ciò che conta.
*
Nessuno parla mai di Liam Orion Black.
È difficile descriverlo in poche parole, ma per capire basta conoscere la sua storia.

*
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Nox. 

Niente è come sembra.

 

Attenzione: vi rubo solo un momento. Mi scuso in anticipo per la canzone del cappello. Fa abbastanza schifo, ma mi ci sono messa d’impegno. Spero che apprezziate! Ahahah :O 



Capitolo IV
Grandi Speranze.


 
«Liam ha ragione.»
«Be’, questo non toglie il fatto che il cappello tiene conto della tua opinione. Se te lo chiedesse, cosa gli risponderesti?»
«Ma di che cappello parli?»
Gli occhi di Potter e della Weasley sembravano non potersi sgranare di più.
«C’è un cappello che ti dice in che Casa andare! Te lo mettono sulla testa e ti legge nel pensiero, per decidere di quale Casa sei più degno. Ma davvero, sei sicuro di aver vissuto sulla Terra? Anche i Nati Babbani sanno del cappello!» spiegò Albus.
«Non saprei proprio cosa rispondergli, credo che rimarrò muto come un pesce di fronte a un cappello parlante
«E dire che canta, anche.» sputò una voce altera dalla porta.
Il ragazzo biondo platino che aveva visto a King’s Cross in lontananza era apparso sulla porta, dietro di lui c’erano altri tre ragazzini. Lui era slanciato e abbastanza alto. Si appoggiava allo stipite della porta con nonchalance fingendosi naturale, anche se si vedeva lontano un miglio che era tutta una montatura.
Il primo a sinistra era tarchiato e grassoccio, con un pasticcino al cioccolato in mano. Aveva lo sguardo completamente assente e sembrava si trovasse lì come per caso. Al suo fianco c’era una ragazza; era molto bella, con la pelle scura e sembrava grande per la sua età. Al contrario del suo compagno, aveva la faccia furba di chi non sta mai al posto suo. Per ultimo, all’estrema destra, c’era un ragazzino magro dal viso intelligente, ma il suo atteggiamento era molto impacciato e timido.
«Oh, che sbadato. Passiamo alle presentazioni. Goyle, Nott e la signorina Penelope Zabini. Io sono Scorpius Malfoy, ma immagino lo sappiate già. Praticamente tutti conoscono mio padre!»
«Sì, la fama dei Malfoy come Mangiamorte arriva prima di voi…» sussurrò Albus.
Scorpius gli lanciò un’occhiataccia «E tu, invece? Sei conosciuto solo per le grandi imprese di tuo padre. Scommetto che ti diverti un casino ad essere indicato per strada come il figlio del mitico Harry Potter… magari non sanno nemmeno come ti chiami. Anche se Albus Severus non è un nome che si dimentica facilmente, è ridicolo almeno quanto la tua famiglia.» disse tutto d’un fiato, con un tono acido che non lasciava spazio a obiezioni di nessun tipo, provocando risatine di scherno da parte dei suoi scagnozzi.
Albus abbassò in fretta lo sguardo, non riuscendo nemmeno a balbettare qualche insulto, mentre Rose stringeva i pugni, indignata.
«Ridicola ci sarà la tua di famiglia, Malfoy! Ho sentito dire che tuo nonno è completamente uscito fuori di testa e va a casa delle persone di notte per reclutare nuovi Mangiamorte – come se ci fosse la minima possibilità che qualcuno accettasse.
La tua è una famiglia squallida e viscida da tempo immemore, sciacquati la bocca prima di parlare di noi.» rispose freddamente.
Malfoy impallidì di colpo, ma al contrario di Albus non abbassò lo sguardo, anzi gonfiò il petto e mantenne la testa alta, come se le parole di Rose fossero motivo d’orgoglio e non lo avessero scalfito minimamente. Nei suoi occhi affiorarono le parole “Schifosa Mezzosangue”, ma non disse nulla.
«E tu chi saresti? Un altro Weasley? Escono fuori come conigli.» chiese rivolto a Liam sghignazzando.
«Liam Black.» rispose lui seccamente.
«Black? Black la famiglia di Purosangue più antica del mondo?!»
«Immagino di sì.»
«Fantastico, pensavo vi foste estinti! Sai che siamo parenti alla lontana? Finirai di sicuro a Serpeverde, come tutti noi. Ci rivediamo a scuola, sei il benvenuto nella mia cerchia. Un consiglio: cerca di evitare tutti i Weasley e i Potter, ce ne sono a palate a scuola, la infestano!» disse strizzandogli l’occhio.
Liam, dal canto suo, decise di non rispondere alla sua frecciatina e si girò dall’altra parte, osservando il paesaggio fuori dal finestrino.
«Ottimo, sei anche sfacciato! Mi piaci!» continuò Malfoy, contento di aver trovato un potenziale nuovo tirapiedi.
«Torna a mangiare lumache cornute!» urlò Rose, rossa dalla rabbia.
«Bene! Me ne vado, ma solo perché lo voglio io! Usciamo fuori di qui, c’è puzza di sangue sporco!» sbottò Scorpius in risposta, voltandosi verso i suoi amici e spingendoli quasi a calcioni fuori dalla porta.
«L’unica puzza che sento è quella del tuo amico Goyle. Ci vediamo, amico.» aggiunse Liam, prima che la porta si chiudesse definitivamente.
Si sistemò comodamente sulla poltrona e ritornò al paesaggio che scivolava via dal finestrino.
Dopo pochi secondi di sbigottito silenzio, Rose parlò «Davvero sei un Purosangue?»
«Lo è solo il mio cognome.»
«E questo cosa significa, sei un Black oppure no?»
«Certo che lo sono, ma non conosco nessuno dei miei parenti, né tanto meno ho qualcosa a che fare con la Magia Oscura o roba del genere. La mia famiglia si è separata da tempo a quella dinastia.»
«Black.» soffiò Albus Potter.
«Sì, Al, abbiamo capito!» disse Rose.
«No, Rosie! Black! Non è solo un cognome di Purosangue!»
«Davvero?» sbottarono in coro Rose e Liam.
«Sì! Perché non mi è venuto in mente prima… Sapete, quando andiamo al cimitero a trovare i nonni, mio padre ci dice sempre di commemorare anche Sirius Black, il suo padrino!»
«E allora?» chiese Liam.
«E allora è come se fossimo cugini alla lontana.» sorrise Albus.
«Hai ragione!» intervenne Rose per dare man forte, anche lei sorridente.
«Cugini? Non dire sciocchezze, i padrini non fanno veramente parte di una famiglia.»
«Mio padre dice che Sirius era stata la sua unica famiglia. E ora che ci penso, una volta ci ha mostrato una sua fotografia e tu gli somigli tantissimo!»
«Be’ sono il figlio di uno dei suoi cugini di primo grado, ma questo non vuol dire niente.»
«Ma allora siete parenti stretti! Questo fa di te un nostro cugino al cento per cento, amico.»

«Magari solo tuo e di tuo fratello...»
«... e di mia sorella Lily...»
Liam strabuzzò gli occhi. Un'altra sorella?

«... ma non di Rose e gli altri.» ribattè.
«I miei cugini sono i cugini dei miei cugini, punto. Se non hai capito taci.» concluse Al in tono scherzoso.
«Non dirmi che non sai nemmeno cosa sono dei cugini.» scherzò Rosie, rivolta a Liam.
«Certo che lo so! Solo che non ne ho conosciuto nemmeno uno…»
«Non puoi dire sul serio.»
«E invece è proprio così!»
«Beato te! Noi di cugini ne abbiamo a bizzeffe, se vuoi te ne presto qualcuno.» sbuffò Albus, visibilmente irritato al pensiero della mandria di cugini che lo aspettavano ad Hogwarts.
«Non parlare così, Al, sono la nostra famiglia.» lo rimproverò severamente la Weasley.
«Una famiglia di impiccioni, ecco cos’è! Scommetto che l’intero dormitorio di Grifondoro è pieno della nostre voci, meno male che nel mio anno ci siete solo tu e Lucy.»
«Pensa a chi una famiglia non ce l’ha affatto, Albus.» ribadì con fermezza Liam. A quel punto Al si zittì e ci fu solo il chiacchiericcio degli altri studenti e lo sferragliare del treno a interrompere il silenzio.
 
 
Dopo meno di cinque minuti, quando Liam stava giusto pensando di mettersi a fare la siesta, la porta si spalancò di nuovo.
Questa volta era una ragazzina bassa e mingherlina, tutta lentiggini. Aveva il fiatone e fissava Albus e Rose con aria provata.
«Lucy?» intervenne Al, bianco in volto.
«Ro… xie…» soffiò a fatica la nuova arrivata.
«Oh! Entra e chiudi la porta, in fretta!» strillò Rosie.
La ragazzina si tuffò – letteralmente – sul sedile vicino alla finestra, di fronte a Liam. Quando si accorse di lui il volto le si colorò di un rosso acceso e le mani corsero a dare una sistemata alla chioma rossa e subito dopo alla gonna della divisa.
«Oh… ehm… scusa… be’… s-sono stata maleducata, io… sono Lucy…»
«Weasley. Anche lei comincia quest’anno.» completò Rose per lei.
«Una delle tue nuove cugine.» aggiunse Al, alzando gli occhi al cielo, divertito.
Lucy lo guardò sbalordita e, senza che proferisse parola, un gesto di suo cugino le fece capire che non c’era bisogno di allarmarsi e che le avrebbe detto tutto dopo.
«Spiegati.» disse invece Rose, le mani puntate sui fianchi snelli e lo sguardo arrabbiato come quello di una mamma.
Lucy tirò un respiro profondo.
«Stavo per i fatti miei in uno scompartimento con alcune ragazze del secondo, quando…»
«È arrivata Roxanne, ebbene?» sbottò Rosie.
«Perché ti sei infilata in uno scompartimento con le ragazze del secondo, avresti dovuto immaginarlo!» disse Al, battendosi una mano in testa.
Rose alzò una mano per farlo stare in silenzio e permettere a Lucy di continuare il racconto, poi con un cenno del capo la spronò a parlare.
«Be’, erano di Tassorosso e poi…»
«Ebbene?!»
«Dunque, è arrivata Roxie e a cominciato a tirare in ballo le solite storie…» lanciò uno sguardo imbarazzato a Liam e poi tirò un altro profondo respiro «be’, lo sapete… visto che c’erano quelle ragazze ho deciso di risponderle a tono, ma…»
«MA?!» chiesero i due cugini in coro, mentre Liam guardava la rossa a bocca aperta, crogiolandosi nell’attesa.
«Ma ha tirato fuori una di quelle piante del negozio dello zio George.»
«Oh…»
«Le mutande Merlino…»
«Mi dispiace tanto, Lucy…»  
«Che piante?»
«Mimbulus Mimbletonia.» spiegò Al, inespressivo. «È una pianta che produce la puzzalinfa, è uno spettacolo orribile…»
«Tranquilli, sono riuscita a uscire dallo scompartimento in fretta, anche se non ho potuto avvertire le ragazze di Tassorosso…» li rassicurò Lucy.
«E poi sei scappata via…» continuò Rose.
«… e sei venuta qui.» concluse Al.
«Ma il fatto è che ora Roxanne mi sta cercando e ha ancora quella pianta malefica in mano!»
Sia Al che Rose trasalirono, si guardarono a vicenda e poi ripuntarono lo sguardo su Lucy.
A quel punto la porta si aprì di nuovo (cominciava ad essere noioso).
Era di nuovo James, questa volta in compagnia di un tipo alto, con i capelli biondo scuro e o lo sguardo da furbo combinaguai.
«C’è Lucy?»
«C-che c’è, J-James?» balbettò l’interpellata.
«Roxie ti cercava…» sorrise beffardo, lanciò uno sguardo al compare e si scostò. Dietro di lui apparve una ragazzina mulatta del secondo, i capelli mori raccolti in una miriade di treccine e un sorriso smagliante disegnato in viso. Era la ragazzina che aveva visto a King’s Cross, quella dietro al padre che saltava come una scimmia. A prima vista non l’aveva considerata una tale burlona. Per una volta si era sbagliato.
«Lucy? Perché sei scappata così? Era solo uno scherzetto…» disse fingendosi premurosa e gentile, mentre Lucy quasi si buttava fuori dalla finestra.
«Avanti, accarezza la pianta che non ti succede niente, guarda…»
«Smettila, Rox.» una seconda ragazza fece capolino dal corridoio. Anche lei era mingherlina, nonostante avesse 14 anni compiuti. Come la sorella aveva la faccia piena di piccole efelidi, i capelli rossi e gli occhi nocciola, ma portava gli occhiali.
«Ah, ecco Molly, il futuro Prefetto di Corvonero e candidata a Caposcuola. Tua sorella è nei guai e tu corri per cacciarla via dai pasticci…»
«Se non la pianti subito giuro che vado a chiamare Vicky e ti faccio espellere
Allora Roxanne, finalmente smontata, si arrese e si buttò sul sedile, di fianco a Liam, trascinando con se James e il ragazzo biondo.
Subito dopo cominciò un’accesa discussione fra Lucy e sua sorella Molly, sul fatto che la prima sapeva benissimo difendersi da sola, soprattutto se si trattava di “quella deficiente di Roxie” – testuali parole – e che non c’era bisogno di fare sempre la guastafeste. S’intromise anche Rose e a quel punto Liam decise di andare a mettersi la divisa e portò con sé Albus. Al loro ritorno tutto era sistemato. La pianta era stata lanciata fuori dal finestrino – si capiva dalle tracce di puzzalinfa – e le ragazze stavano chiacchierando felicemente tra loro mentre James e il suo amico le guardavano a bocca aperta.
Roxanne – che in realtà era molto più simpatica e divertente di come era sembrata all’inizio – Molly, Louis, Dominique e Fred – tre facce nuove, cento per cento made in Weasley – riempivano lo scompartimento, già normalmente angusto.
Pian piano Liam conobbe tutti i Weasley di Hogwarts e i loro gradi di parentela, compresi anche quelli che ad Hogwarts ancora dovevano entrarci o ci erano già usciti, ovvero Ted Lupin, considerato come membro acquisito della famiglia.
Ma conobbe anche Harry Paciock – il ragazzino biondo del secondo anno compagno di James, figlio del professore di Erbologia ad Hogwarts – Lorcan e Lysander Scamandro, i due gemelli, uno Corvonero e l’altro Grifondoro, impossibili da distinguere se non per le targhette delle Case sulle divise, del terzo anno, e Allie Jordan, l’altra ragazzina con il padre saltellante a King’s Cross, anche lei terzo anno di Grifondoro.
Dopo che la signora con il carrello dei dolci venne svaligiata dagli occupanti dello scompartimento, cominciò una specie di festino, che coinvolse l’intero vagone del treno. Qualcuno annunciò che la voce della festa era arrivata fino all’ultima carrozza, ma i ragazzi ci diedero poco conto.
«Be’, sono passati più di dieci minuti, ma ti avevo avvertito che prima o poi lo scompartimento sarebbe stato pieno zeppo dei miei parenti!» ulrò Al rivolto a Liam dall’altro lato della stanza.
Il chiacchiericcio era assordante; frisbee zannuti e dolci dalla consistenza sconosciuta volavano ovunque. Fred Weasley disse che queste erano le ultime ore di puro divertimento prima di arrivare a scuola, dove mastro Gazza, il custode, avrebbe ritirato tutti i materiali proibiti (“a meno che non riusciamo a farli entrare clandestinamente” ci tenne a precisare, facendo l’occhiolino).
Ma lo spasso non poteva mica durare per sempre?
Infatti un ragazzo di Tassorosso giunse affannato all’entrata del vagone «Victoire Weasley sta venendo qui! Ha già interrotto i festeggiamenti nei vagoni dietro!»
I ragazzi più grandi trasalirono a quell’annuncio, dando ordini a destra e a manca per far tornare tutto alla normalità. Troppo tardi.
Victoire Weasley, settimo anno, Caposcuola, Corvonero. Alta e snella, con i capelli lunghi, setosi e biondi, dai lineamenti perfetti, insomma, bellezza divina fatta persona, entrò come una furia, seppur mantenendo la sua grazia disumana.
I primini la fissarono sbalorditi, mentre gli altri tentarono di riparare al danno alla bene e meglio fingendosi naturali in pose decisamente poco ingenue.
«Volete perdere punti ancora prima di cominciare l’anno scolastico?! Ma che cavolo prende a questa maledetta scolaresca?! – sbraitò – Scommetto che c’è lo zampino dei miei cugini! Dove sono?! Per questa volta passa! Ma al prossimo piede in fallo non chiuderò un occhio come oggi! E ora datevi un contegno, siamo quasi arrivati!» concluse, sbattendosi la porta dietro le spalle con la magia.
«Be’, Vicky adora le uscite di scena epiche.» dichiarò Louis, trattenendo un sorriso.
 
 
Quando finalmente arrivarono era già buio. Il cielo era limpido come a Londra, anche se l’umidità entrava nelle ossa. Liam, Albus, Lucy e Rose scesero insieme dal treno, lasciando lì le gabbie e i bauli, come gli era stato detto.
«Quelli del primo anno con me!»
Un omone gigante richiamò subito la loro attenzione.
Aveva una chioma folta e indomabile e una barba ispida, con qualche pelo bianco qua e là. In mano teneva una lanterna luminosa che ondeggiava pericolosamente ad ogni minimo movimento.
«Quelli del primo anno! Quelli del primo anno tutti con me! Seguitemi!»
Al picchiettò Liam sulla spalla, che si accorse di avere la bocca spalancata dalla sorpresa.
«Lui è Hagrid.» spiegò indicandolo, sorridendo apertamente. «È un mezzo-gigante , ma è una cosa brutta da dire quindi tieni la bocca chiusa, d’accordo?»
I quattro gli andarono subito incontro.
«Ciao, Hagrid!» lo salutarono le ragazze.
«Come va la vita?» chiese Al.
«Oh, Albus! Mi ero scordato che anche tu cominciavi quest’anno! Sei un ometto uguale spiccicato a tuo padre da ragazzo.» rispose l’omone alzando i pollici, in segno di complicità, dando quasi una lanternata in testa al piccolo Black.
«Scusa, ragazzino! Sei così mingherlino che non ti ci avevo proprio visto!» disse ridendo di gusto.
«Hagrid, lui è Liam Black, un nostro nuovo amico!» lo presentò Albus.
«Rubeus Hagrid, guardiacaccia di Hogwarts, piace… un momento! Un momento!!! Black come la famiglia Black?!» s’interruppe, bloccando di colpo la manona che stava per mettergli in testa, l’espressione totalmente stravola.
«Proprio così! Ma non si preoccupi, signor guardiacaccia! Io sono più il tipo alla Sirius. Scommetto che lo conosceva, Al mi ha detto che lavora qui da moltissimo tempo.» disse Liam, cercando di conquistarsi la simpatia di Hagrid, impaurito dalla reazione che avrebbe potuto avere se stuzzicato.
Il mezzo-gigante rise di nuovo, ancora più energicamente «“Un tipo alla Sirius”! Spero che non lo sei per davvero, quel cagnaccio me ne ha fatti passare di guai ai tempi della scuola!» strillò fra una risata e l’altra. Poi sorrise docilmente e guardò meglio il ragazzo «Ci assomigli molto.» concluse, visibilmente contento.
«Be’, andiamo, che se no non ci arriviamo più alla scuola!»
Procedette davanti per guidare il branco di ragazzini sbalorditi.
Delle piccole imbarcazioni attendevano il loro arrivo vicino a un lago. Dall’altra parte, in lontananza, la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts brillava tenue di un nuovo inizio e di grandi speranze.
Liam salì su una delle barche insieme ai tre compagni, mentre Hagrid perse un’imbarcazione solo per sé.
«Questo è il Lago Nero.» lo informò Lucy.
«Dentro ci vivono un sacco di creature interessanti, compresa la Piovra Gigante.» aggiunse Rose, mentre osservava l’acqua scura, incuriosita.
«Mio fratello la chiama Piovry-Py e dice che ogni anno qualche matricola cade nel Lago e viene ributtata fuori da lei. L’anno scorso è successo proprio a Harry Paciock!» disse ridendo.
 
 
Alla fine del viaggio qualcuno nel Lago ci era caduto sul serio; un certo Austin Cadogan, che come previsto era stato subito rigettato sulla barca di Hagrid.
Dopo aver percorso un cortile immenso ed essere entrati da un portone grande il triplo del mezzo-gigante Hagrid, in cima alla scalinata d’entrata, li aspettava un uomo bassissimo e bitorzoluto.
Era molto anziano ma aveva gli occhietti vispi.
«Prima un mezzo-gigante e poi questo. Cos’è, un mezzo-folletto?» chiese Liam, sarcastico.
«Esattamente, ma anche questa è una cosa brutta da dire.» rispose Albus, ridacchiando sommessamente.
«Buonasera! Io sono il professor Vitous e sono l’insegnante di Incantesimi della vostra nuova scuola! Fra poco avrà inizio la Cerimonia dello Smistamento. Attendete solo qualche istante.» disse, tutt’un sorriso, poi se ne andò.
Sulle facce dei suoi nuovi compagni, Liam poteva leggere la stessa preoccupazione che lo invadeva. Stavano finalmente per essere Smistati. Solo Al e Scorpius sembravano tranquilli all’idea di sottoporsi alla cerimonia.
Non poté fare a meno di pensare che avrebbe voluto suo nonno accanto a sé.
«E se il cappello non mi ritiene adatta a nessuna delle case?» era stata Rose a esprimere ad alta voce la domanda che tutti si stavano ponendo.
Avrebbe voluto dirle che non c’era pericolo, che di sicuro sarebbe finita a Grifondoro, visto come si era comportata con Malfoy sul treno. Stava per farlo quando Vitious ricomparve con una cappello consumato e pieno di pezze e uno sgabello più alto di lui. Con un cenno invitò le matricole ad entrare.
La Sala Grande era il più grande salone che avesse mai visto. Il soffitto pareva inesistente e si potevano ammirare le stelle, come quelle che vedeva in Cornovaglia quando, nelle notti estive più afose, usciva all’aperto con la sua famiglia.
Centinaia di candele sospese nel vuoto brillavano sopra le teste degli altri studenti, seduti a quattro tavoli diversi.
In fila, percorsero l’intero corridoio che si apriva tra i due tavoli centrali sotto gli occhi di tutti. Quando arrivarono di fronte al tavolo degli insegnanti, il professore vi posò con molta fatica la sedia davanti e lasciò sopra il cappello ammaccato.
La preside si alzò in piedi. Anche lei era molto anziana, ma sicuramente carica di esperienze vissute appieno e di una saggezza velata dalla severità dello sguardo.
«Sono Minerva McGannitt, preside di Hogwarts da ben 19 anni e probabilmente i vostri genitori e i vostri nonni mi hanno aiutato a risollevare l’istituto dopo la Seconda Guerra Magica. Con questo, vi prego di rispettare il lavoro dei vostri parenti e di non infrangere il regolamento, affisso fuori dall’ufficio del nostro custode, il signor Gazza, insieme all’elenco degli oggetti proibiti – ovvero tutti gli aggeggi dei Tiri Vispi Weasley.»
Qualche risatina dal tavolo di Grifondoro invase la sala. La McGrannitt vi lanciò un’occhiata di fuoco.
«Senza ulteriori indugi, che la Cerimonia dello Smistamento abbia inizio!»
Improvvisamente un canto si levò dal cappello e investì con le sue note tutta la sala.
Parlava della scuola, degli studenti e delle Case.
 
“Ai grifoni non manca il coraggio,
non porgeranno alcun oltraggio.
Le serpi di certo son velenose,
ma le loro intenzioni son solo ambiziose.
Dei tassi, statene certi, potete confidare,
amici leali, hanno molto da dare.
I corvi, infine, hanno saggezza da vendere,
non potrete impedirgli mai di rispondere.”
 
Chiudeva con una frase sull’unità della scuola e le partite di Quidditch, collegamento che Liam non riuscì ad afferrare appieno.
Tutti gli studenti e i professori scoppiarono in un fragoroso applauso e la punta del cappello si piegò in avanti, come se si stesse inchinando.
«Chiamerò i vostri nomi in ordine alfabetico, indosserete il cappello affinché possiate essere smistati. Buona fortuna!» spiegò Vitious, tentando di mostrarsi serio e professionale senza grande successo, entusiasta della canzone.
“Baker, Harry: CORVONERO!” fu il primo ad essere smistato.
Subito dopo arrivò il turno di Liam. Tirò il petto in fuori e trattenne il respiro, salì i pochi gradini che lo separavano dallo sgabello e indossò il cappello, che si abbassò fino a coprirgli metà del naso.
La voce improvvisa dell’indumento lo fece sobbalzare.
«Un Black! È da tempo che non ne smisto uno, ma vedo che tu di questa nobile dinastia hai ben poco…»
Passarono alcuni, infiniti secondi. Forse il cappello si aspettava che Liam parlasse, ma ciò non accadde.
«…Sei ambizioso, ma non sono sicuro che lo sia abbastanza. Di certo sei un buon amico e sei intelligente, è questo quello che leggo dentro di te. Ma in fondo mi ricordi proprio…»
«Sirius Black» sussurrò il ragazzo.
«Esatto, allora ce l’hai la lingua!»
«Ce l’ho, eccome!»
Sembrava che stessero passando intere ore, ma il cappello non si risolveva. Liam, preoccupato ma anche leggermente spazientito, decise di prendere la situazione in mano, anche ricordando le parole di Albus Potter: il cappello tiene conto della tua opinione.
«Posso esprimere la mia idea?» disse, leggermente acido nel tono.
«Parli poco ma vai dritto al punto – e con una certa sfacciataggine, lasciatelo dire – ma sentiamo, cosa hai da dire?»
«Credo di poter essere smistato in una qualunque delle quattro Case, signore, non c’è bisogno di farsi tutti questi scrupoli.»
«Non bisogna prendere questa decisione alla leggera, la Casa che sceglierò per te segnerà il tuo futuro, ragazzo.»
«Non conterebbe niente se riuscissi a rimanere me stesso, ed è questo il mio obbiettivo.»
«Mai parole furono più sagge. Probabilmente aveva ragione Silente a dire che lo smistamento avviene troppo presto, anche se non è il tuo caso. Ma nonostante le tue ambizioni e la tua sfacciata sicurezza, tenterò un esperimento… buona fortuna Liam Orion Black… GRIFONDORO!»
Infine Liam sfilò via il cappello e vide il primo tavolo a sinistra esplodere in urla e applausi. Voltò lo sguardo al tavolo dal lato opposto della sala e vide numerose espressioni sbigottite. Forse i Serpeverde si aspettavano che un Black finisse nella loro casa, ma in fondo non era il primo.
Mentre si sedeva accanto a James Potter ed Harry Paciock “Cadogan, Austin” veniva spedito a Tassorosso.
«Quello è il tipo che è caduto nel Lago Nero!» disse.
«E ti pareva che non era un Tassorosso!» disse James ridendo.
«Con questo cosa vorresti dire?» ribattè Harry, serio.
«Tranquillo, amico! Lo sai che scherzo! Comunque… complimentoni, Liam, sei il primo Grifondoro dell’anno! Credo che il tuo sia stato lo smistamento più lungo della storia!» sbottò James.   
«Non sai che dramma, alla fine ho dovuto spronare io il cappello a decidersi.»
«Dici sul serio? Al mio smistamento il cappello mi aveva appena sfiorato la punta dei capelli che aveva già gridato “Grifondoro!”»
«A me non sapeva se collocarmi a Grifondoro o a Tassorosso, sapete, per via di mia madre, ma dopo una semplice battutina mi ha spedito di corsa a Grifondoro.» disse Harry, stringendosi nelle spalle.
«Ti avrei diseredato se fossi finito a Tassorosso!» attestò James, sogghignando.
Intanto gli alunni sfilavano sotto il cappello e correvano verso uno dei quattro tavoli.
Arrivò il turno di Malfoy. Passarono alcuni minuti – di certo non tanti come per Liam – e alla fine fu smistato a Serpeverde, come tutti si erano aspettati. Ma Scorpius sembrava molto più pallido di quanto non fosse già e camminò verso il tavolo delle serpi con un’espressione alquanto confusa, tuttavia si riprese subito quando un paio di pacche amichevoli gli colpirono la spalla.
«Che gli prende a Malfoy?» chiese Liam.
«Probabilmente ha solo problemi di stomaco. Dicono che i Purosangue mangino lumache cornute come se fossero pane. Magari Malfoy ne mangia così tante da stare male per giorni.» rise James.
Arrivò il turno delle “P” e dopo “Pevensie, Maia: SERPEVERDE!” venne chiamato Albus.
Forse quello di Liam era stato lo smistamento più lungo della storia, ma quello di Al non scherzava per niente.
 
 
Al salì i gradini. Per tutto il tempo era stato sicuro di finire a Grifondoro, come la sua famiglia, ritenendo un dato di fatto che il cappello avrebbe tenuto conto della sua opinione, ma ora questa certezza era venuta a mancare e la possibilità di finire a Serpeverde si faceva sempre più vicina.
Sperò che il cappello lo smistasse a Grifondoro appena sfiorata la sua testa, come tante volte aveva raccontato suo fratello Jamie alla famiglia.
«Albus Severus Potter» il suo nome pronunciato dalla voce roca e consumata del cappello pareva una minaccia. «Ricordo come fosse ieri lo smistamento di tuo padre, sei uguale spiccicato a lui. Vedo che ti ha detto del nostro piccolo segreto…»
«In effetti, signor cappello… vorrei poter…»
«So cosa vuoi dirmi figliolo, ma mi dispiace dirti che Grifondoro non fa per te. Sei coraggioso, è vero, ma… mi permetto di dire che propenderesti molto di più a sfruttare questa caratteristica solo a tuo vantaggio, non è così?»
Albus stava ancora riflettendo sul significato della parola “propenderesti” quando il cappello riprese il suo sproloquio.
«Posso vedere in te molto più orgoglio e aspirazione di quanto non faccia tu ora. Con il tempo ti renderai conto che le mie parole sono vere…»
«Questo vuol dire che mi manderà a Serpeverde? Ascolti, non è che per questa volta può fare un’eccezione?» la richiesta gli parve quasi inutile, poteva cercare di convincere il capello in qualunque maniera ma sapeva che le sue disposizioni erano, sono e saranno sempre inconfutabili. Pensò alla delusione di suo fratello e alla sorpresa di suo padre. Sapeva che gli avrebbe voluto bene comunque, ma era sicuro che sarebbe stato molto più fiero di lui da Grifondoro.
Ma soprattutto pensò che non avrebbe mantenuto la parola data a Rosie. Le aveva promesso che sarebbero stati insieme, contro tutto e tutti.
«Mi dispiace, ma non puoi cambiare questa decisione. La Casa di Salazar ti condurrà sulla via della grandezza. SERPEVERDE!»
Era successo.
Albus rimase interdetto per qualche secondo, anche se per poco aveva sperato di poter convincere quell’ammasso di pezze.
«Fatti forza, ragazzo, il tuo destino è ancora nelle tue mani. Buona fortuna.» queste furono le ultime parole del cappello.
Appena se lo sfilò, guardò sua cugina. La sua bocca formava una “O” perfetta e sembrava che stesse trattenendo a stento le lacrime. Distolse lo sguardo e lo puntò al tavolo di Grifondoro, dove c’era il più grande numero di espressioni sorprese della storia, ma niente poteva essere comparato alla delusione sulla faccia di James.
Ma lo spettacolo del tavolo dei Serpeverde era messo ancora più male.
Strinse i pugni e scese dai gradini, lentamente, come se volesse ritardare la sua entrata fra i Purosangue. Nessun applauso accolse il nuovo acquisto della Casa di Salazar e ad Albus non restò che sedersi il più lontano possibile dai suoi nuovi compagni.
 
 
«James, respira.» Harry aveva scosso leggermente l’amico cercando di farlo tornare al presente.
«Credo che lo ucciderò, alla Babbana.» dichiarò lui di punto in bianco, battendo una mano sul tavolo.
Liam guardò Albus. Si torceva le mani ed era bianco in volto, sembrava volesse sprofondare nel pavimento sotto i suoi piedi.
«Gli faresti un favore.»
 


***

 
 
Writer’s Corner
Bene, inizio col dire che sono di nuovo in un ritardo pazzesco, ma questo capitolo è stato un vero parto.
Ebbene, Albus è un Serpeverde e Liam è un Grifondoro (originalità portami via). Se non ve lo aspettavate avreste dovuto capirlo dai loro comportamenti in treno, con Malfoy, quindi non uccidetemi D:
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto, perché a me a fatto sudare sette (ma anche otto) camice T_T
Comunque. La famiglia Weasley è un vero casino, ma prometto di non confondermi mai! Spero che vi siano piaciuti. In realtà Lucy non la immagino affatto così, ma mi serviva un personaggio del genere e lei cadeva a pennello.
Poi. Spero che abbiate apprezzato il linguaggio di Hagrid, ahaha D: “ mi ero scordato”, le corde si scordano, caro Hagrid!!! xD
Infine, chiedo di nuovo scusa per quella “cosa” che ho chiamato canzone! Ahahahah  :O
Bene, ci vediamo al prossimo capitolo! Un bacione non lapidatemi vi pregoooo! :)
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nearly Headless