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Autore: Mabs    19/06/2012    14 recensioni
Inghiottire quelle bacche velenose sarebbe stato un segno di rivolta contro la potenza di Capitol City, ma così facendo Katniss e Peeta avrebbero comunque immolato la propria vita; a quale scopo, poi? Non era affatto sicuro che alla loro morte, tutti i cittadini dei dodici distretti avrebbero dato il via ad una rivolta. Loro due dovevano essere la rivolta. E quale modo migliore per far capire ai cittadini di Capitol City che l’amore trionfa sempre, se non quello di dimostrare che ciò che tiene uniti tra loro i tributi è più forte di ciò che spinge gli strateghi e il presidente Snow a metterli l’uno contro l’altro? Quale modo migliore di iniziare una rivolta, se non quello di dimostrarsi più uniti che mai e di gettare le armi a terra?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ahi! Katniss, fai attenzione!
Le urlò contro Peeta, mentre il suo braccio veniva medicato dalle mani esperte della figlia di una guaritrice del distretto 12.
Katniss, anch’essa con un braccio sanguinante, tamponava con cura del muschio appena raccolto sulla piccola ferita del compagno infertagli da lei stessa. Era stata un’azione necessaria, quella di aprire una piccola fessura nei rispettivi avambracci per estrarre i localizzatori. In quell’esatto momento, nessuno di loro due poteva essere rintracciato. Gli strateghi avrebbero comunque potuto trovarli controllando ad una ad una ogni registrazione delle telecamere poste su tutti gli alberi dell’arena, ma data la velocità in cui essi si muovevano, ci sarebbero volute come minimo un paio d’ore prima che James e Rodney, i due strateghi incaricati della buona riuscita di quell’edizione degli Hunger Games, riuscissero a trovarli.
-Bene, così dovrebbe andare meglio.
Disse Katniss dopo aver bendato sé stessa e Peeta con la carta che avvolgeva le Gallette trovate all’interno dello zaino recuperato alla Cornucopia.
-Ora possiamo andare. Potremmo dirigerci verso la grotta, provando nel frattempo a cercare un po’ d’acqua per distruggere completamente i localizzatori.
Suggerì Peeta.
-Che senso ha? Li abbiamo già calpestati, mozzicati, schiacciati e lanciati. Come minimo non dovrebbero più funzionare, non credi?
Disse Katniss, incerta.
-Cosa te lo fa pensare? E se fossero ancora in funzione? Ci metterebbero un attimo a capire che strada abbiamo preso, lasciandoli qui a terra. Se li immergiamo nell’acqua, perderebbero anche quel minimo di elettricità che gli rimane.
-Hai ragione. Non so come ho fatto a non pensarci. Per essere uno che cucina il pane, hai un bel po’ di ingegno!
Disse Katniss dolcemente, baciando Peeta sulle labbra.
I due camminarono per diverse ore. Il braccio di Peeta continuava a perdere sangue, ma era sicuro che una volta raggiunto il piccolo lago, immergendolo nell’acqua, il flusso di sangue si sarebbe bloccato.
-Peeta! Guarda lì – urlò Katniss indicando un punto lontano alla loro destra – c’è dell’acqua!
-Ah, finalmente!- disse Peeta, che ormai, da un po’ di tempo aveva perso le speranze.
-Vai tu a prendere l’acqua- disse Katniss porgendogli due bottiglie vuote prese dallo zaino che aveva sulle spalle- io inizio a posizionare qualche laccio e qualche trappola, così domani avremo anche la colazione.  Ci rivediamo qui appena hai finito.

Lasciò la mano di Peeta, esitando. Poi si allontanò.
Katniss aspettò seduta a gambe incrociate nel posto in cui si erano lasciati per più di un’ora e mezza. Proprio quando stava per alzarsi, vide Peeta avvicinarsi lentamente. I suoi occhi erano più stanchi del solito, segnati da profonde occhiaie. I capelli erano di un colore più spento, e i suoi movimenti più goffi, quasi robotici.
-Eccoti! Va tutto bene?
Disse Katniss preoccupata.
-Sì. Sì Katniss va tutto bene.
Peeta si avvicinò, muovendosi a scatti. Poi, esitando più volte, la baciò.
I due si incamminarono verso la grotta, piuttosto vicina dal luogo in cui si trovavano.
Raggiunta la loro meta, Katniss estrasse dallo zaino il sacco a pelo e lo gettò a terra.
-Che ne dici di riposarci un po’? Ti vedo abbastanza stanco!
Peeta sorrise alle parole di Katniss, rispondendo con voce spenta:
-Va bene. Basta che ti riposi insieme a me. Non credo ci sia bisogno di fare la guardia. Ce ne vorrà di tempo prima che gli strateghi ci rintraccino!
Katniss lo prese per mano, e lo fece sdraiare accanto a lei. Si misero sopra il sacco a pelo: la temperatura era decisamente altissima, e l’afa era davvero troppo asfissiante per riposare dentro ad uno spesso strato di stoffa e piume.
Peeta si avvicinò a Katniss avvolgendola in un caloroso abbraccio, baciandola, per poi soffermarsi nell’incavo tra il collo e la spalla della ragazza.
Infilandogli la mano sotto la maglietta stracolma di sudore e terra, Katniss iniziò ad accarezzargli la schiena, sussurrandogli all’orecchio ‘Ne usciremo vivi, te lo prometto, andrà tutto bene’.
Il quel momento Katniss capì che la felicità non doveva per forza essere sinonimo di salvezza. Che lei era felice, e che Peeta era tutto ciò di cui aveva bisogno, e non perché stessero trasmettendo quelle scene su tutti i televisori di Panem e quello era il sentimento che DOVEVA provare perché era così che Capitol City voleva, bensì perché lo amava veramente. Al di là di ogni compromesso, di ogni tattica di sopravvivenza, di ogni imposizione proveniente dall’esterno.
Il respiro di Katniss si fece via via più pesante, per poi arrivare al limite della sopportazione quando la mano di Peeta iniziò a spingersi più in là di quanto in passato era stato a lui concesso.
Katniss non fece in tempo a stupirsi, ma soprattutto a compiacersi dell’inaspettato gesto, che Peeta scomparve.
Era sola, sopra quel sacco a pelo. Era sola, dentro quella grotta. E probabilmente, anche dentro quell’arena.
Si alzò, prendendo istintivamente l’arco, ed incoccando una freccia. Girandosi intorno non vide nessuno. Il suo sguardo si rivolse nuovamente verso il sacco a pelo.
Peeta era ancora lì. La maglietta ancora alzata, i capelli ancora scompigliati.
-Che fai? Vieni qui. Continuiamo da dove eravamo rimasti.
Disse, scoppiando a ridere.
Questo non è Peeta. Pensò Katniss. I suoi occhi sono troppo vacui e spenti. La sua voce troppo fredda e bassa. I suoi modi di fare troppo differenti.
Katniss decise di non pensare alle conseguenze di ciò che stava facendo. Katniss decise di non pensare nemmeno a ciò che stava facendo. Perché se l’avesse fatto, era sicura che non avrebbe avuto il coraggio di agire.
Mirò il suo cuore, e lanciò una freccia.
Non uscì sangue dal suo petto. Non emise nessun lamento, né urlò. La figura di Peeta si dileguò, sfocandosi lentamente, per poi scomparire nel nulla.
Un ologramma, pensò Katniss. O qualcosa di simile. Una specie di Robot. Sarà una trovata degli strateghi, sicuramente. Ma ora il problema è un altro: dov’è il vero Peeta?
Dopo aver rimesso il sacco a pelo nello zaino e aver recuperato la freccia ancora immacolata, Katniss si mise in viaggio, alla ricerca del ‘vero Peeta’.
L’ultima volta che l’ho lasciato era per posizionare le trappole. Quindi sarà sicuramente nei pressi del lago.
Katniss si incamminò in quella direzione. Il luogo era piuttosto vicino da raggiungere, ma nonostante ciò camminò a passi spediti e lesti.
Potrebbero averlo legato, imprigionato, o addirittura ucciso. Pensò in preda al panico. Ma una figura, in lontananza, la distolse dal suo compito.
-GALE!
Katniss iniziò a correre verso il suo amico. I capelli castani, la corporatura robusta, il fisico invidiabile, la faretra dietro la spalla. Non aveva dubbi. Era Gale.
…O forse un altro ologramma. Un altro di quei sosia-ibridi forniti da Capitol City.
Katniss, come prima, disattivò la ragione, e diede retta all’istinto. Scoccò la freccia, diretta al cuore di ‘Gale’. Quello che sarebbe dovuto essere il suo amico, cadde a terra. Non una goccia di sangue uscì dal suo petto.
La sua figura si dissolse, come quella del finto Peeta.
Katniss, per niente scossa dall’accaduto, proseguì diretta al lago.
Il bosco si faceva via via più fitto, andava percorrendo sentieri che le sembrava di non aver mai visto prima. Era sicura di aver sbagliato strada, quando all’improvviso si sentì chiamare.
-KATNISS! Sono qui!
Si girò di scatto, seguendo il suono della voce che sembrava essere quella di Peeta.
L’amico si avvicinava verso di lei a braccia aperte.
-Oh, dannazione, un’altra volta!
Katniss prese un’altra freccia e la lanciò, senza pensarci due volte.
Peeta cadde a terra, lasciandosi sfuggire un urlo.
Dalla sua spalla cominciò ad uscire sangue a fiotti, inondandogli la maglietta e tingendo i suoi dorati capelli di rosso.
-KATNISS, SEI IMPAZZITA? CHE COSA HAI FATTO?
Urlò Peeta, il vero Peeta, tamponandosi la spalla sanguinante con la mano sinistra.



Angolo Autrice!
WAAAH! Spero di avervi fatto una specie di sorpresa alla fine, lol. Cioè se era una cosa che avevate già intuito mi dispiace, lol. Insomma fatemi sapere se vi è piaciuto, perché non ne sono molto convinta. Se inserite la storia tra le seguite, ricordate o preferite, sarebbe il caso che voi lasciaste una recensione, lol. Fatemi sapere, mi raccomando. Il prossimo capitolo lo metto entro martedì prossimo (: Grazie mille per aver letto e per tutti i complimenti che mi sono stati fatti nel primo capitolo. (recensiterecensiterecensite*-*). Ah, e nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresonaONAONA! :3
  
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