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Autore: Shari Deschain    19/06/2012    3 recensioni
Sette bugie tra le più comuni in sette differenti momenti della vita di Thor e Loki.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Thor
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Warnings: Post-Avengers.
Word Count: 637 (FDP)
Disclaimer: non sono miei, non ci guadagno, non me li porto a letto, niente di niente.
N/A: grazie mille a faechan per essersela sorbita in anteprima ♥
─ L'unica cosa che conosco di questo fandom sono i film. Non ho mai letto i comics e rifiuto di essere fucilata per questo. Ci sono cause più nobili per cui morire, tipo cercare di farsi Hiddleston.
─ Scritta per la raccolta di 7_lies, prompt I don't mind, e per 500themes_ita, prompt #20. Abisso spalancato




#3. I don't mind




La cella è buia, di un buio così profondo e perfetto che è difficile scorgerne i confini, tanto che la prima impressione è quella di trovarsi di fronte ad un buco nero invece che ad una prigione.
Eppure gli occhi chiari di Loki riescono comunque a risplendere in quell'ammasso di ombre confuse, e la luce che li illumina è in parte rabbia, e in parte, forse, pura follia.
Per la prima volta nella sua vita, Thor ha paura di suo fratello.
Ha paura di quello sguardo folle, di quelle membra sottili percorse da incessanti e intricati rivoli di sangue, e più di tutto ha paura di quel mezzo sorriso che non riesce a distinguere, ma che intuisce essere ancora lì, nonostante le torture e la prolungata solitudine della prigionia.
Ha paura, sì, ma non può tornare indietro. Non lo farebbe mai. Quindi avanza fino all'orlo dell'abisso e incrocia lo sguardo con quelle due luci sfolgoranti di pazzia.
«Loki...», inizia, e poi la voce gli si spegne in gola perché non sa cos'altro dire, dato che, a conti fatti, lui e il dio degli inganni non hanno proprio nulla da dirsi.
Una breve risata roca segue la sua voce, e poi gli occhi di Loki si chiudono per qualche attimo, come sfiniti da quel minimo gesto.
Thor non è sicuro che l'altro si renda veramente conto della sua presenza. Più che le catene ai suoi polsi, sono le catene imposte alla sua mente quelle che davvero torturano Loki, e nessuno, tranne Loki stesso, può sapere quanto della realtà riesca effettivamente a filtrare attraverso i riflessi distorti dei suoi pensieri.
«Sono davvero qui, Loki», continua allora Thor, a voce più alta e sicura. «Ho ottenuto il permesso di farti visita. Siamo tutti preoccupati per te, fratello».
È una bugia, ma in buona fede.
Un'altra risata si diffonde nel buio, echeggiando in modo sinistro tra le pareti infinite della cella.
Poi la sua voce.
«Reale o meno che tu sia, io non sono tuo fratello, Thor», lo corregge Loki, per l'ennesima volta, ma l'astio che di solito accompagna quelle parole è sostituito da un tono apatico, quasi annoiato, di chi è stanco di discutere sempre sullo stesso argomento. Probabilmente non c'è molto altro da fare, in quella prigione.
Thor rimpiange di non potersi avvicinare abbastanza e toccarlo, anche solo per fargli capire che lui è veramente lì, che non è un'illusione della sua mente.
«Sono reale, e per questo so cosa sei, Loki», risponde allora, con gentilezza. «E anche se tu fingi di averlo dimenticato non puoi cambiare la realtà. Tu sei mio fratello. Sei il figlio di Odino. Sei un asgardiano. Sei─»
«Sono il figlio di Laufey. Sono un Gigante di Ghiaccio», continua Loki, facendogli il verso. «E sono un traditore. Sono un prigioniero. Sono un assassino», e quell'ultima affermazione è poco più che un sussurro, ma contiene abbastanza della sua vecchia e caratteristica malevolenza da riuscire ad arrivare fino al cuore di Thor ed a riaprirvi cicatrici ancora troppo fresche per essere dimenticate, proprio come avrebbe potuto fare, tanto tempo prima, uno dei suoi coltelli.
Ma Thor è un guerriero, e le ferite non gli impediscono certo di continuare a combattere.
«Non m'importa», risponde allora, impulsivamente. E nel silenzio che segue quell'affermazione entrambi si rendono conto che è falso, quasi completamente falso.
A Thor non importa della sua nascita, questo sì. Ma tutto il resto importa, e tanto anche, perché è quello che li rende diversi, opposti e nemici.
Gli occhi di Loki tornano a chiudersi, di nuovo stanchi, di nuovo arrabbiati. Il buio torna ad essere totale, le ombre sembrano prendere sempre più consistenza, come mostri eccitati dall'odore del sangue della loro preda, e ben presto si richiudono sul prigioniero, nascondendolo alla vista del suo visitatore.
«Tornerò a trovarti, fratello», mormora Thor al nero intorno a lui, e quando lascia la cella gli rimane in bocca l'amara sensazione di aver mentito un'altra volta.


   
 
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