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Autore: Julia Weasley    21/06/2012    7 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 47
Verso un nuovo anno

Se durante tutto l'anno alla Tana regnava il caos, la sera della Vigilia diventava qualcosa di molto simile ad un campo di battaglia. Bill l'anno seguente sarebbe andato a Hogwarts, e per questo motivo vagava per la casa con un bastoncino in mano, fingendo che fosse una bacchetta magica, e affrontava suo fratello Charlie, di due anni più piccolo, in un duello all'ultimo sangue. I tre fratelli minori, Percy e i gemelli, giocavano insieme, anche se riuscivano a rimanere tranquilli solo per cinque minuti. Percy, che nonostante i suoi soli quattro anni aveva già la stoffa del leader, di solito faceva il capo, ma Fred e George non sembravano mai molto d'accordo. Quella sera stavano giocando ai pirati. Percy era il capitano e continuava a dare ordini ai due fratellini. Alla fine Fred e George si ammutinarono, e Percy rimase in un angolino a piangere e a bofonchiare tra sé:
« Non potete farlo. Non seguite le regole del gioco! »
Quanto a Molly, era sull'orlo di una crisi di nervi. Gideon poteva quasi vedere del fumo uscire dalle sue narici e dalle orecchie mentre sua sorella si affaccendava in cucina, cercando di cucinare, finire le ultime pulizie e tenere a bada Ron che, costretto a sedere sul seggiolone, cercava disperatamente di liberarsi, attirato dalle grida entusiastiche dei suoi fratelli.
Gideon si era offerto di aiutare Molly a preparare la tavola, ma questo non era bastato a migliorarle l'umore.
« Possibile che ogni anno invitiamo sempre più gente? » stava sbraitando lei, mentre metteva a bollire il paiolo sul fuoco. « Quella tua amica viene o no? »
« Non lo so, Molly. Ha detto che ci provava, ma si diverte a tenermi sulle spine fino all'ultimo, che vuoi farci? » rispose lui, alzando le spalle.
Non era proprio la risposta che lei voleva, ma era troppo stressata per permettersi il lusso di arrabbiarsi con l'unico che la stava aiutando.
« Dove diavolo è Arthur?! » strillò, tirando fuori delle bistecche da fare alla brace.
« Credo che sia con Fabian nel magazzino. Gli sta facendo vedere tutti gli oggetti babbani che ha trovato ultimamente ».
Molly imprecò. Gideon decise di lasciarla stare, altrimenti se la sarebbe presa con lui. Vide Ron mentre tentava di sgusciare fuori dal seggiolone. Non aveva neanche un anno ma cresceva più in altezza che di peso, e sfilarsi da quella costrizione non doveva essere poi tanto complicato per lui.
« Sta' buono » gli disse Gideon, accarezzandogli la testa piena di capelli rossi e spettinati. « Tua madre sta per avere una crisi isterica e spero che tu abbia la possibilità di non vederla mai infuriata, non quando sei ancora così giovane, almeno ».
« Gideon, hanno suonato alla porta! Vai ad aprire e poi porta qui Arthur e quello scansafatiche di tuo fratello » fece lei. « Se è già arrivata Muriel giuro che mollo tutto e me ne scappo via ».
Gideon ridacchiò, poi uscì dalla cucina. Percy doveva aver deciso di riprendere il controllo della sua nave pirata, quindi fu costretto a schivare lui e i gemelli che si affrontavano a colpi di cuscini, presi dal divano. Iniziava già a volare qualche piuma, e Gideon non osò immaginare come avrebbe reagito Molly.
« Chi è? » chiese a voce alta, nel tentativo di sovrastare le urla che provenivano dal salotto.
« Aprimi, scemo » rispose qualcuno da dietro la porta.
Gideon non ebbe bisogno di fare alcuna domanda. Quando aprì, le rivolse un gran sorriso, scoprendosi estremamente agitato.
« Allora hai deciso di rinunciare al tuo triste Natale solitario? » le disse.
Dorcas entrò in casa, dopo aver asciugato le suole degli stivali pieni di neve sullo zerbino di fuori.
« Non proprio » rispose lei. « Non volevo neanche venire, a dire il vero. Ma Rachel ed Emmeline mi hanno consigliato di accettare. E con consigliato, intendo che mi stavano quasi per scagliare una Imperius. Sono così testarde... »
« Non sono le uniche » rispose lui, pensando che fosse proprio Dorcas ad avere la testa più dura di tutti. « Perché non volevi venire? »
« Per non darti la possibilità di gongolare. Ma non cantare vittoria troppo presto. Sono venuta soprattutto perché ho qualcosa di importante da dirti ».
« Cosa? »
« Non ora. Ne parliamo più tardi » rispose Dorcas, seria. « Tua sorella dov'è? »
« In cucina, sempre se non ha iniziato a sputare fiamme ».
« Andrò ad aiutarla ».
Gideon la guardò dirigersi verso la cucina, e non riuscì a trattenersi.
« Dorcas? » la chiamò.
« Che c'è? »
« Con quel vestito sei uno schianto ».
La vide alzare gli occhi al cielo, esasperata. Ma prima che sparisse oltre la soglia, fu sicuro di aver visto l'ombra di un sorriso sul suo volto.
Piuttosto di buon umore, uscì dalla porta d'ingresso e si diresse verso il magazzino, andando a chiamare Fabian e Arthur.
Erano entrambi affaccendati nel tentativo di capire come funzionava una sorta di bulbo di vetro che i Babbani usavano per illuminare le stanze al posto della candele e delle torce.
« Non capisco proprio » disse Fabian. « Dici che dovremmo attaccarla da qualche parte? »
Arthur si stava grattando il mento, perplesso.
« Non saprei. So solo che i Babbani fanno scorrere l'ecletticità nei muri, quindi... »
Accostò il bulbo al muro, ma non accadde nulla.
« Scusate se interrompo i vostri esperimenti, ma Molly si sta leggermente innervosendo » intervenne Gideon.
« Ops... va bene, arrivo subito » fece Arthur, riponendo l'oggetto babbano in fretta e furia.
Lui e Fabian lo seguirono di fuori.
« È arrivata Dorcas? » chiese quest'ultimo.
Gideon lo guardò, perplesso.
« Come lo sai? »
« Si vede da come cammini quasi saltellando e dal sorriso idiota che hai stampato sulla faccia. Davvero credi che nessuno lo noti? » scherzò Fabian.
Gideon si sforzò di restare serio, e di camminare normalmente.
« Non mi rivolgere la parola » disse, fingendosi offeso. Poi li superò, entrando in casa con il naso all'insù.
« Zio Fabian, zio Fabian! » strillarono Fred e George, correndo e travolgendo suo fratello. « Ci aiuti a sconfiggere il pirata Percy Zuccavuota? »
« Mi chiamo Percival Testarossa, non Zuccavuota! » protestò il bambino, indignato. « E la nave è mia! »
« Non puoi chiamare una nave Ministero: è un nome stupido ».
« Non è stupido! Significa che sarò il capitano della nave e Ministro della Magia » replicò Percy.
Gideon ridacchiò, lasciando Fabian a cercare di mettere pace fra i tre piccoli Weasley.
Un'ora dopo, invitati e padroni di casa erano finalmente seduti a tavola. Percy continuava a guardare in cagnesco Fred e George, che gli facevano le linguacce ogni volta che loro madre non li stava guardando.
Muriel era arrivata solo da dieci minuti e aveva già criticato tutti quanti.
« Gid, una gazza ladra ti ha rubato il rasoio? Sei così sciatto con quella barba » gli stava dicendo.
« Si chiama pizzetto, zia » replicò lui, esasperato. « E non sono per niente sciatto. Forse mi hai scambiato per Fabian ».
« Bè, tuo fratello sembra sempre pronto per andare a dormire sotto un ponte, con quei capelli lunghi » bofonchiò l'anziana donna, lanciando un'occhiata disgustata all'altro nipote. « Possibile che i giovani d'oggi non tengono più alla cura personale? »
« Ci sono cose più importanti, al momento. La guerra, per esempio ».
« Certo, ma io preferirei essere ritrovata in ordine e ben pettinata, nel caso in cui qualcuno mi uccidesse ».
Ipotesi molto probabile, pensò Gideon.
« Zia, perché non assaggi un po' di queste bistecche? Sono ottime » le disse Fabian. Gideon ebbe la netta sensazione che la stesse distraendo apposta per lasciarlo parlare in pace con Dorcas, che era seduta accanto a lui.
« Credi che io sia sciatto? » le chiese.
« Certo che no. Tu sei sempre stato il fratello perfettino » rispose lei. « Ma oggi non sei neanche il massimo dell'eleganza, devo dirtelo. Per esempio, quella benda che tieni sull'occhio che funzione ha? »
Gideon se la tolse.
« Per il bene comune, ho dovuto impossessarmi della nave pirata. Diciamo che mi sono calato molto nel personaggio. Ignora zia Muriel. Mi piacerebbe poter dire che non sta a posto con la testa, ma non è così. È semplicemente odiosa e acida... »
« Io la trovo divertente, ma non hai tutti i torti. Non appena mi ha vista, ha detto che sono troppo alta, e anche troppo giovane per far parte del Wizengamot ».
Gideon sorrise, divertito. Dorcas fece altrettanto. Da quando era riuscita a far catturare e mandare ad Azkaban Travers e tutti gli altri Mangiamorte coinvolti nell'omicidio dei McKinnon sembrava più serena, constatò. Sorrideva più facilmente ed era molto meno acida del solito. Era come se avesse riconquistato il controllo della propria vita. Gideon sapeva che per due anni non si era quasi data pace, al pensiero che gli assassini di Marlene fossero ancora a piede libero. Era diventata molto più cupa e severa di prima. Ora invece gli ricordava la ragazza con cui era stato a Hogwarts, e per la quale non aveva mai smesso di provare qualcosa.
« Allora, cosa volevi dirmi? »
« Non ora, Gideon » gli sussurrò lei, tornando di colpo seria. « Non sono faccende di cui possiamo parlare in pubblico ».
« Inizio davvero a preoccuparmi » scherzò lui, la cui mente era già partita con le fantasticherie.
« Riguarda l'Ordine » si limitò a dire Dorcas, e lui fu costretto a tornare alla dura realtà.
« Oh... »
La loro conversazione fu interrotta da Bilius, uno dei due fratelli di Arthur. La cena della Vigilia non era neanche arrivata al contorno, e lui era già ubriaco di Whisky Incendiario. Si alzò in piedi, tenendo in mano l'ennesimo bicchiere e barcollando vistosamente. Quando parlò, aveva la voce impastata.
« Vorrei fare un brindisi alla nostra famiglia » biascicò, reggendosi in piedi per scommessa. Arthur lo guardava con aria preoccupata. « Che possa diventare sempre più numerosa e rumorosa... » Mandò giù un altro sorso. « E auguri a mio fratello e a Molly che stanno per avere il loro... quint- no... quarto... » Scosse la testa, il volto rosso e l'aria confusa, e concluse: « Vabè, che stanno per avere un altro figlio! »
Trangugiò il resto del Whisky che aveva nel bicchiere e poi si accasciò a terra.
« Non dovreste dargli una mano? » chiese Dorcas, mentre gli altri facevano il brindisi e si congratulavano con Molly e Arthur.
« No, vedrai che tra pochi minuti torna in piedi. Ancora qualche bicchiere e assisterai ad una delle sue solite esibizioni. Bilius è un verso spasso quando è ubriaco » le rispose Gideon, ridacchiando.
« Se lo dici tu... »
Dorcas dovette ricredersi presto. Bilius si riprese in fretta, e poi iniziò a cantare a squarciagola diverse canzoni di Natale, solo in modo molto stonato e sbagliando ripetutamente le parole. I bambini ridevano di cuore, mentre Muriel era disgustata.
« Arthur, tuo fratello è veramente un cafone. Dici che posso picchiarlo con la mia borsetta? » gli chiese.
« Se proprio vuoi » rispose lui, esasperato.
Gideon notò che Dorcas sembrava divertirsi parecchio. Lo capì perché per tutta la durata della cena non gli rivolse nemmeno un'occhiataccia. Quando la cena si fu conclusa, i regali scartati e i bambini costretti ad andare a dormire, quasi tutti uscirono perché Bilius era riuscito, nessuno sapeva come, ad arrampicarsi su una tettoia e continuava a cantare, barcollando con il rischio di cadere di sotto.
Gideon e Dorcas invece erano rimasti in cucina, da soli.
« Adesso me lo dici? » chiese lui.
Lei alzò gli occhi al cielo.
« Ma come sei impaziente ».
« Hai detto che riguarda l'Ordine, quindi deve essere una cosa importante » insisté lui.
Dorcas esitò.
« Veramente ti ho raccontato una balla. Non riguarda l'Ordine » ammise. « Anzi, le cose iniziano ad andare leggermente meglio, non credi? Con tutti quei Mangiamorte catturati, abbiamo inflitto un duro colpo a Voldemort e ai suoi ».
« Lo credo anche io, ma non canterei vittoria troppo presto ».
« Nemmeno io. Prima dobbiamo scoprire chi è quella maledetta spia. È colpa sua se, nonostante i recenti successi, stiamo ancora perdendo la guerra. Anzi, Malocchio continua a dire che se non lo smascheriamo presto, saremo tutti perduti ».
Gideon sbuffò.
« Lo sai che Malocchio è sempre pessimista. Non è detto che moriremo tutti, anzi, presto potremo avere nuovi membri. Hai presente quel mio collega di lavoro, Jones? Sua figlia Hestia frequenta Hogwarts ed è sempre più decisa a combattere, una volta conclusa la scuola. E ha anche detto che conosce un paio di persone che la pensano come lei ».
« Ah bè, allora siamo a posto. Stavamo proprio aspettando un paio di diciottenni per risollevare le sorti della guerra » commentò Dorcas, sarcastica. Ma poi sorrise. « Io comunque mi sento più ottimista del solito, anche se può sembrare strano ».
Gideon aveva la netta sensazione che Dorcas stesse girando intorno al discorso che aveva davvero intenzione di fare. Così decise di andare al punto, soppesando le parole, perché sapeva che Dorcas era sempre stata molto ermetica, e parlare di certe cose non le piaceva, se non era in vena di farlo.
« Sai, lo stavo pensando proprio poco fa. Sei diversa. Mi sembri molto più serena, da quando hai catturato quei Mangiamorte ».
« Non hai torto » disse lei, e Gideon trasse un sospiro di sollievo quando si rese conto di non aver sbagliato a parlare.
« Mi insulti anche di meno » proseguì lui.
Lei ridacchiò. Tuttavia si ostinava a non guardarlo negli occhi. Aveva i pugni serrati e sembrava intenzionata a dire qualcosa di molto imbarazzante.
« Ascolta, è proprio di questo che voglio parlarti. Ma prima devo chiederti di non interrompermi, perché sai quanto mi è difficile dire cose troppo smielate ».
Lui si impose di non sorridere.
« Sarò muto come un pesce » le assicurò, anche se iniziava a sentirsi vagamente nervoso.
« Bene, il punto è questo. Sai bene che ero molto legata a Marlene, e che perderla è stato un duro colpo. Da quel momento mi sono convinta che essere soli è la cosa migliore. Chi è solo e non tiene a nessuno non può essere ricattato, non ha nulla da perdere... »
Gideon era senza fiato. L'amarezza con cui Dorcas aveva parlato lo sconvolse. Desiderava dire qualcosa, ma l'occhiataccia che lei gli rifilò quando lo intuì, lo convinse a desistere.
« Lo so che è una sciocchezza, ma è per questo che continuavo a trattarti male. Tu mi conosci da troppo tempo, come anche Fabian, e insultarvi era un modo per allontanarvi e impedirmi di avere legami. Ma mi sono resa conto che, se volessi essere davvero inattaccabile, non dovrei affezionarmi a nessuno, e non ci riesco. Ho provato a respingerti, anche se sapevo benissimo che provi ancora qualcosa per me... »
Gideon si sentì quasi piegare le ginocchia per la sorpresa e l'imbarazzo.
« Ma chi dici...? » bofonchiò.
Dorcas sembrava annoiata.
« Senti, non abbiamo più sedici anni. Siamo adulti, ormai, e possiamo ammetterlo senza stupidi imbarazzi, anche perché lo sanno tutti. Io piaccio a te come tu piaci a me. Ma nonostante tutto io ho cercato puntualmente di allontanarti, perché non volevo soffrire di nuovo ».
Gideon doveva ancora riprendersi dallo shock causato dalla dichiarazione improvvisa e inaspettata di Dorcas, ma subito dopo iniziò a capire.
« Quindi, anche se eri interessata a me, fingevi di non volermi per paura di soffrire? » le chiese.
Lei chinò la testa, a disagio.
« Non è bello perdere una persona a cui si tiene. Ci sono già passata e non voglio che mi succeda di nuovo. Ma mi rendo conto che, nel caso in cui tu morissi domani » Gideon sorrise con nervosismo, ma mentalmente fece i dovuti scongiuri, « io sarei distrutta lo stesso. Quindi tutto quello che ho fatto finora è inutile. E poi sono stufa di stare da sola ».
Gideon tacque. Non l'aveva mai vista così. Dorcas era una donna forte, in gamba, sembrava non aver paura di nessuno. Avrebbe dovuto capire che nemmeno una come lei poteva essere del tutto immune alla paura, non dopo aver perso tutte le persone a cui teneva. E non gli era mai apparsa così vulnerabile, anche se lei stava cercando di nasconderlo più che poteva.
Cercò di parlare con un tono rassicurante.
« Sono contento che tu l'abbia capito. Ormai sei pazza di me, quindi tanto vale rischiare, no? » disse invece, con un sorriso che lei definiva sempre da schiaffi.
L'espressione di Dorcas infatti era eloquente.
« Ma quanto sei idiota? »
« Va bene, scusa, sono un cretino. È che mi hai colto di sorpresa. Non so nemmeno cosa dire ».
« Infatti non devi dire nulla. Ero io che dovevo spiegarti quello che mi passava per la testa ».
Lui annuì, tornando serio. Adesso più che mai doveva trovare le parole giuste. E le trovò.
« Non posso assicurarti che la guerra abbia smesso di farti soffrire. So soltanto che farò di tutto perché tu sia felice per tutto il tempo che avremo a disposizione, che sia poco o tanto ».
Dorcas fece un passo avanti, fissandolo con quello sguardo fermo che gli faceva sempre temere per la propria incolumità. Ma lei si limitò a sussurrare una minaccia.
« Se muori prima di me, ti faccio tornare in vita solo per poterti uccidere personalmente ».
Gideon scoppiò a ridere. Ma quando si accorse che lei si era avvicinata ancora di più, tacque, teso. Le intenzioni di lei erano più che evidenti. Quella situazione tuttavia risvegliò brutti ricordi in Gideon. Così estrasse la propria bacchetta. Prima che Dorcas potesse capirne il motivo, lui si era fatto apparire una protezione di gommapiuma sul naso.
Lei inarcò un sopracciglio.
« Ora puoi procedere » le disse lui, sorridendole. Sapeva di avere un'aria ridicola, con quel cuscinetto sul naso, ma non aveva intenzione di farselo rompere di nuovo.
« Sei un imbecille » commentò lei.
« Ho solo preso precauzioni. Non voglio che mi sbatti di nuovo la porta o qualsiasi altra cosa in faccia ».
Dorcas sembrò avere l'istinto di mollarlo lì su due piedi, ma non lo fece. Senza sforzarsi di essere delicata, gli strappò via la gommapiuma, gettandola da qualche parte alle sue spalle.
« Ohi! » protestò Gideon, massaggiandosi il setto nasale. « Allora dillo che vuoi picchiarmi ».
Dorcas alzò gli occhi al cielo. Poi lo afferrò per il bavero senza tanti complimenti e lo baciò.
Tutto quel che accadde dopo per Gideon rimase sempre molto confuso. Ricordava vagamente le sagome di due gemelli pestiferi che scappavano via dal loro nascondiglio dietro la porta, ridacchiando e fingendo di vomitare, le urla dei parenti mentre Bilius si tuffava dalla tettoia, atterrando su un pagliaio che Fabian aveva fatto apparire all'ultimo istante. Ma era tutto molto vago e di poco interesse.
L'unica cosa che contava era Dorcas. Aveva finalmente deciso di rischiare, e ora aveva paura di perdere di nuovo tutto. Gideon la strinse più forte, ripromettendosi di non farla soffrire e di continuare a vivere per lei, sperando che la buona volontà fosse sufficiente.

***

Sirius aveva trascorso la notte di Natale a casa dei Potter, insieme a Peter. All'appello mancava soltanto Remus, ma il loro amico era in missione, e nessuno sapeva quando sarebbe tornato.
Per tutta la sera e la durata della cena, Peter aveva detto sì e no un paio di parole. Sirius notò che sembrava piuttosto preoccupato, ma quando gli chiese se gli fosse successo qualcosa, lui negò. Sirius non insisté, ma aveva la netta sensazione che gli avesse mentito. Mentre giocava con Harry, che sembrava divertirsi da matti quando lui si trasformava in Felpato, cercò di non pensarci, ma la sensazione di inquietudine continuò a tormentarlo.
Quando James e Lily li lasciarono soli per mettere Harry nella culla e farlo addormentare, Sirius si avvicinò a Peter, che se ne stava seduto sul divano a rosicchiarsi le unghie.
« Codaliscia, che ti succede? » gli domandò, diretto.
Peter quasi sobbalzò. Poi si guardò intorno, come per assicurarsi che i loro amici non fossero a portata d'orecchio, e tornò a guardarlo.
« Sono preoccupato per Remus » ammise, quasi sottovoce.
Sirius sospirò, mentre si lasciava cadere a peso morto accanto a lui.
« In effetti non lo sentiamo da parecchio. Ma c'è un motivo particolare per cui ti preoccupi? Mi sembri più agitato del solito ».
« È vero. Il fatto è che... ho paura che possa essergli successo qualcosa ».
« Silente lo saprebbe. È ancora vivo, ne sono convinto ».
« Oh, anche io, certo... ma non è questo il punto ».
Sirius gli lanciò un'occhiata interrogativa.
« E allora qual è? » Peter esitava, e lui iniziava a preoccuparsi e spazientirsi. « C'è qualcosa che non so? Peter, dimmelo, lo sai che non mi piace restare sulle spine ».
« Ok, ma promettimi che non lo dirai a James. Lui... ecco, non credo che capirebbe... »
Sirius aggrottò la fronte, perplesso, ma era troppo curioso, così annuì.
Peter prese un gran respiro e poi parlò.
« Che rimanga tra di noi... L'altro giorno ero al quartier generale e mi è capitato di sentire una parte di conversazione tra Malocchio e la McGranitt. Lui diceva che Remus non gli fa più rapporto da molto tempo, il che a suo parere è strano ».
Sirius rimase immobile, soppesando le parole e cercando di mantenere la calma. Ma prima che potesse commentare, Peter lo anticipò.
« Ho paura per lui. E se Greyback lo avesse smascherato? »
Sirius si sentì sprofondare nel terrore. Non poteva essere vero.
« Spero di no... Moody cosa ne pensa? »
Peter scosse la testa.
« Non ha fatto molti commenti... ma quel poco che ha accennato non mi è piaciuto ».
« Cos'ha detto? »
« Ha detto... oh, Merlino, mi sento in colpa solo a ripeterlo! »
Peter era chiaramente sotto shock, e Sirius per un attimo desiderò che non lo dicesse. Ma fu solo un attimo.
« Lascia perdere i sensi di colpa ».
« Va bene... Ha detto che è una strana coincidenza che i Mangiamorte abbiano attaccato casa di Dedalus proprio quando... ecco, quando Remus non c'era... »
Seguì un silenzio di tomba. Sirius poteva sentire i propri battiti aumentare sempre di più il loro ritmo, mentre il respiro gli si mozzava. Si sentiva come se avesse appena ricevuto una martellata sulla testa. Ma si riprese, o almeno si costrinse a farlo.
« Sappiamo tutti che Malocchio è fissato. Non si fida neanche della propria ombra » scherzò, e gli uscì una risata estremamente nervosa.
Peter accennò un sorrisetto altrettanto teso.
« Sì, forse hai ragione ».
Tacquero di nuovo. Sirius era desideroso di dimenticare al più presto quella conversazione.
« E se non avesse tutti i torti? Se Remus fosse stato catturato da Greyback e consegnato ai Mangiamorte? » disse tuttavia Peter, e dal suo tono si capiva quanto si sentisse in colpa, ma anche quanto fosse preoccupato, e Sirius non se la sentì di biasimarlo. « Forse Tu-Sai-Chi l'ha costretto a parlare, anche se Remus magari non voleva farlo ».
« Non può essere vero » disse l'altro, ma il suo tono era poco convinto. « Remus non ci tradirebbe mai, nemmeno se fosse costretto ».
« Lo so! Mi vergogno di quello che ho pensato, ma sono in pensiero per Harry... »
Sirius strinse i pugni.
« Lo siamo tutti, con questa storia della Profezia. Ma non abbiamo motivo per dubitare di uno di noi ».
« Hai ragione, scusa ».
Ma un dubbio terribile si era insinuato dentro la mente di Sirius che, per quanto volesse farlo, non riuscì a mandarlo via.
« Peter? »
« Cosa? »
« Quand'è che abbiamo iniziato a sospettare della presenza di una spia nell'Ordine? » Peter tacque, confuso, così ci pensò lui a rispondere al suo posto. « Quando i lupi mannari hanno anticipato le nostre mosse a Drybrook. Loro conoscevano il nostro piano. È partito tutto da Greyback e il suo branco ».
Lo disse con una voce stentorea, quasi come se non fosse lui a parlare. Si odiava per averlo detto.
Peter assunse un'espressione sconvolta.
« Ma ci ha fatto conoscere Tim. Chi ha qualcosa da nascondere non lo farebbe. E quella notte di luna piena non ci è successo nulla... »
Sembrava che i ruoli che avevano assunto all'inizio si fossero invertiti, ma per Peter non era insolito fare marcia indietro quando si trattava di prendere una posizione drastica. Sirius però non se la sentiva di sottovalutare la cosa. Essere un padrino comportava anche delle responsabilità.
« Poi però non ne ha più parlato... Io non so cosa sia successo, Peter, e non voglio giungere troppo presto a conclusioni sbagliate, ma hai fatto bene a parlare. La cosa più importante è che Harry sia al sicuro da Voldemort ».
« Anche se fosse, sono sicuro che lo avrebbero costretto a parlare. Remus non ci tradirebbe mai di sua spontanea volontà ».
Sirius non rispose. Lily e James erano appena tornati, ignari di quel che stava succedendo.
« Ehi, cosa sono quelle facce? » chiese James, sorridente.
Sirius e Peter si scambiarono un'unica occhiata, ma fu sufficiente.
« Solo stanchezza » risposero all'unisono. Lui li avrebbe odiati se avesse saputo che avevano soltanto pensato alla possibilità che Remus facesse la spia. James non avrebbe mai dubitato di uno dei Malandrini. La sua fiducia era la sua più grande forza, ma poteva ritorcerglisi contro e diventare una terribile debolezza.
Per il resto della serata Sirius non toccò cibo, e continuò a chiedersi come potesse sospettare di Remus. Era uno dei suoi migliori amici, faceva parte della sua vera famiglia, quella che si era scelto...
E ripensò a quel ricordo che avrebbe preferito dimenticare, una notte di cinque anni prima.
Tu non capirai mai che cosa significa essere come me, Sirius. E oggi l'hai dimostrato.
Sirius gli aveva risposto che, anche se di quello che sarebbe potuto accadere a Piton se ne infischiava, era dispiaciuto per lui, riconosceva di aver sbagliato e che quello scherzo fosse una sciocchezza. Ma per Remus quello era rimasto un conto in sospeso.
Hai rivelato il mio segreto a qualcuno che mi odia. Mi hai tradito. Non abbiamo altro da dirci.
Ma poi era diventato un Animagus per lui. Remus lo aveva perdonato, si disse. Erano diventati la sua famiglia, il suo branco...
Non puoi capire, perché non sei come me. Solo un mio simile può sapere che cosa significa essere un mostro. Solo tu potevi farne un'occasione per uno scherzo idiota.
Sirius odiava quei ricordi. Non aveva mai visto Remus così arrabbiato. Ma ora la vergogna non era più l'unico sentimento che provava. Un'amara consapevolezza si era impossessata di lui.
I Malandrini non erano il vero branco di Remus, pensò. Non erano suoi simili. Il branco di Greyback sì. Loro erano come lui, lo capivano perché condividevano la sua stessa sorte. E la loro influenza poteva essere stata deleteria.

***

Alla famiglia Crouch non capitava spesso di ritrovarsi a cenare tutti insieme. Di solito suo padre tornava troppo tardi dal Ministero, quando ormai gli altri avevano già mangiato da un pezzo. Ma quella era un'occasione speciale, e non perché era l'ultimo dell'anno. Quel giorno era anche l'anniversario di matrimonio dei suoi genitori, e per quella volta Barty senior si era concesso di tornare ad un orario decente. Per sua moglie faceva questo e molto altro: nelle occasioni speciali spesso la portava fuori, e a volte la sorprendeva con dei regali inaspettati, ma soprattutto la trattava come qualcosa di molto prezioso che non avrebbe mai voluto perdere. Cornelia Crouch era l'unica persona al mondo capace di fargli mostrare il suo lato umano.
Barty aveva smesso da tempo di chiedersi come mai suo padre per lui non avesse mai fatto nessuna di quelle cose: niente attenzioni particolari, niente sorprese.
Gli vado bene solo quando sono un trofeo da esibire ai suoi colleghi, pensò, mentre lo fissava dietro una maschera d'indifferenza.
Erano entrambi seduti al tavolo della sala da pranzo. Cornelia era andata in cantina per scegliere quale vino portare a cena, così tra di loro era sceso un religioso silenzio.
Suo padre stava leggendo La Gazzetta del Profeta, con una smorfia di fastidio che indusse Barty a ridacchiare mentalmente, anche se la sua espressione rimase seria come prima. Sapeva quale articolo stava leggendo, dal momento che aveva già dato un'occhiata alle notizie del giorno: in una pagina interna, un articoletto spiegava come nessuno fosse in grado di spiegare la morte improvvisa di Igor Karkaroff, ritrovato nella sua cella di Azkaban. C'erano tutti i motivi per supporre che fosse stato ucciso, ma nessuno dei detenuti che si trovavano nelle celle accanto aveva detto una parola.
Barty immaginò che suo padre si stesse scervellando ancora sull'identità dell'assassino di Karkaroff, senza sapere che in realtà proprio in quel momento si trovava di fronte a lui, al suo stesso tavolo. Questo lo riempiva di soddisfazione, ma non era il solo motivo.
Con Karkaroff morto, il Ministero aveva perso un possibile informatore. E anche se Barty ce l'aveva a morte con Regulus, era contento che suo padre non fosse riuscito a catturarlo. Nel giro di una giornata, tutti i suoi piani per mettere le mani sull'ex Mangiamorte, diffamare Silente e fare un passo avanti verso la poltrona di Ministro della Magia si erano polverizzati. Bartemius non si era di certo dato per vinto, ma quella sconfitta lo aveva fatto infuriare... e Barty era rimasto in silenzio a godersi lo spettacolo.
Cornelia tornò in quel momento, ponendo fine ai suoi pensieri.
« Scusate il ritardo » disse la donna. « Purtroppo mi si è rotta una bottiglia di vino, uno dei migliori. »
« Non fa niente » rispose suo marito, piegando il giornale e riponendolo sul bancone alle proprie spalle.
Suo malgrado, Barty si ritrovò a pensare che lui non se la sarebbe mai cavata con un semplice « non fa niente. » Di sicuro avrebbe dovuto subire un rimprovero. Si strinse nelle spalle, ripetendosi che ormai non gli importava più.
Ma ogni tanto gli capitava di pensarci più di frequente di quanto avrebbe voluto. In quel momento, poteva quasi vedere una quarta persona seduta a quel tavolo, la sua versione molto più giovane, un bambino che rivolgeva al padre un'espressione ferita, come se fosse sul punto di aprire la bocca per chiedergli spiegazioni.
« Perché io no? Che cosa ti ho fatto di male? »
Taci, stupido ragazzino, pensò, irritato. Detestava quel lato debole di se stesso. Lo trovava patetico, e cercava disperatamente di soffocarlo, e di solito ci riusciva. Ma certe volte tornava alla carica a tradimento.
S'impose di ignorarlo, mentre Winky serviva la cena. Barty colse il sorriso di sua madre, quando assaggiò il primo boccone di tacchino.
« Ho detto a Winky di cucinarlo apposta per te » gli disse lei. « So che è il tuo piatto preferito. »
Barty si sforzò di sorriderle di rimando. Avrebbe potuto odiare anche lei, dato il modo diverso con cui suo padre la trattava, ma non ce la faceva. Non avrebbe potuto desiderare una madre migliore, e questo lo sapeva bene. Lei lo aveva sempre sostenuto e incoraggiato. Era lei che non si faceva problemi a litigare con quel marito che la adorava, se lui non dedicava abbastanza tempo a loro figlio.
Questo però rendeva solo le cose più difficili. Sua madre era l'unica persona per cui Barty ogni tanto si sentiva davvero in colpa. Se Cornelia avesse saputo che suo figlio era diventato un Mangiamorte convinto, probabilmente non ci avrebbe nemmeno creduto. Barty avrebbe voluto fare a meno di mentirle, perché lei non meritava tutte le bugie che le raccontava. Ma era troppo lontana dal suo modo di pensare per accettare quello che era.
« Grazie » si limitò a rispondere.
Sarebbe stato tutto molto più facile se anche lei fosse stata come suo padre. Barty detestava dover fare i conti con tutte quelle contraddizioni. Era snervante dover lottare continuamente tra due parti di sé, il bambino che desiderava soltanto ricevere un po' di affetto e il ragazzo che invece aspirava ad uccidere il proprio padre di persona. Quella battaglia interiore lo avrebbe fatto impazzire, se non fosse finita al più presto. Sapeva di non essere ancora il Mangiamorte senza rimorsi che voleva essere, ma si stava impegnando per diventarlo.
Per tutta la durata della cena lasciò parlare i genitori, come del resto faceva spesso. Fu solo quando sua madre si rivolse direttamente a lui, comunicandogli una notizia che lo fece sbiancare, che tornò sull'attenti.
« Ieri ho incontrato Emmeline » aveva detto Cornelia, e la frase gli rimbombò nella testa, facendolo rabbrividire. Si costrinse a raccogliere la forchetta che gli era caduta, imponendosi di calmarsi. Se Emmeline le avesse detto che era un Mangiamorte, di sicuro sua madre non avrebbe parlato con quell'aria così tranquilla.
« Ah sì? » fece, con un tono neutro.
« Sono contenta che siate tornati a parlarvi. »
Barty mugugnò. Certo, si parlavano di nuovo, prima che Rachel le spifferasse tutto. Ma ora non potevano più fare finta di nulla, non dopo la battaglia al quartier generale dell'Ordine della Fenice. Quella sera Barty aveva davvero temuto di essere arrestato, perché Emmeline gli era sembrata veramente furiosa e intenzionata a fargliela pagare cara. L'arrivo del Signore Oscuro era stata una fortuna insperata, ma da quel momento Barty aveva temuto che Emmeline lo denunciasse. Ma evidentemente sapeva anche lei che nessuno le avrebbe creduto, almeno nessuno tra chi contava al Ministero.
Eppure non aveva fatto a meno di chiedersi che cosa sarebbe successo se quei sospetti fossero giunti alle orecchie di suo padre. Avrebbe creduto a quelle voci? E se ne avesse avuto le prove, lo avrebbe fatto rinchiudere ad Azkaban?
Si costrinse a pensare a qualcos'altro, perché quella possibilità gli faceva inspiegabilmente più male di quanto avrebbe voluto.
Quel pensiero lo privò completamente dell'appetito. Avrebbe voluto addurre una scusa banale per congedarsi, ma non poteva farlo. Doveva aspettare fino alla fine, quando sua madre avrebbe avrebbe interpretato i segnali delle fiamme del camino. Ormai era una diventata una sorta di tradizione, fin da quando Barty era piccolo e restava affascinato dal modo in cui sua madre faceva previsioni sull'anno che avrebbero vissuto.
Tuttavia quella volta il ragazzo non aveva alcuna voglia di sapere il proprio destino. Era un pensiero che lo angosciava e basta. Ma non poteva rifiutarsi, quindi cercò di fare buon viso a cattivo gioco. E anzi, fu piuttosto deluso quando le fiamme magiche annunciarono numerosi successi per suo padre. Il fuoco aumentava sempre di più, ma poi, all'improvviso, scomparve. Rimase soltanto una minuscola e fioca fiammella; niente a che vedere con la fiamma che l'aveva preceduta.
« Che significa? » domandò quello, contrariato.
« Evidentemente qualcosa andrà storto » rispose Barty, imponendosi di non scoppiargli a ridere in faccia.
« Non è detto. Ricordate che la Divinazione non è una scienza esatta, e spesso ci si sbaglia » disse Cornelia, sempre ottimista e incoraggiante. « Ora tocca a te, Barty » aggiunse poi.
Lui annuì, sperando davvero che i cattivi presagi su suo padre si avverassero. Ma presto il sorriso gli si congelò sulle labbra. Aveva seguito Divinazione, quindi riconobbe parecchie delle forme che le fiamme assumevano: erano tutti segnali negativi. Tra i ceppi infuocati gli parve di vedere una croce, che significava sofferenza. Un uccello, forse un falco, si abbatté su un ceppo dalla forma simile a quella di un serpente, facendolo scoppiare in scintille incandescenti. Barty balzò in piedi, mentre le fiamme si spegnevano e un fumo nero come la notte invadeva il camino.
« Se ho visto bene, sembra che un nemico mortale ti priverà di qualcosa che per te è molto importante » cercò di spiegare lei, anche se era evidente che non si trattava solo di qualcosa si importante: quello che avrebbe perso era un punto di riferimento, forse l'unico che aveva.
« Non mi piace » disse, cercando di mascherare il proprio terrore con un'espressione sarcastica.
« Non hai mai dato troppa importanza a queste previsioni, Barty, non ti preoccupare. Ricordi la volta in cui ho predetto che uno di noi tre si sarebbe allontanato per sempre? Non è successo niente del genere, ed è stato un ottimo anno. »
Sì, infatti, madre. È stato l'anno in cui ho ricevuto il Marchio Nero.
Rabbrividì. Improvvisamente, il 1981 iniziò a fargli paura.





E fai bene ad avere paura, Barty.
A nessuna delle due fazioni opposte piace molto il 1981, sappiamo tutti bene il perché...
Anche per Remus cominciano i guai seri. Tutto grazie a quel tesoro di Peter. Non avete anche voi voglia di strangolarlo? XD
Ora mi rendo conto perché non avevo ancora scritto molte scene con tutti i Crouch insieme. Avete idea di quanto sia difficile far conversare due persone omonime facendo capire chi delle due sta parlando? Un incubo XD Il nome della signora Crouch non si sa, quindi è inventato.

Bene, confermo quello che ho scritto alla fine del capitolo scorso: quest'estate niente pausa, ma aggiorno una volta al mese. Devo finire di scrivere il capitolo 50 (mi manca una sola scena) e da lì in poi inizierò ad avvicinarmi ai capitoli finali... quindi ho bisogno di tempo e concentrazione per non concludere male la storia.
Ci si legge intorno al 20 di luglio (data approssimativa perché non so se sarò via oppure no).

Vi lascio con due disegni che non avevo potuto inserire l'altra volta perché erano salvati sull'altro pc.
Perseus e Alphard da giovani e adulti disegnati da Beatrix Bonnie: http://i495.photobucket.com/albums/rr316/JuliaWeasley/FF/004.jpg
Regulus, Sirius e Rachel alla Testa di Porco, disegnati da Julie: http://img140.imageshack.us/img140/1755/siriusrachelregulus.jpg
Grazie mille a tutt'e due :)

Buone vacanze!
Julia

  
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