Era
suo il viso che aveva visto nel libro. E lei lo stava ignorando.
Un
ceppo nel camino scoppiò, facendola sussultare.
Era beffardo,
perché le ricordava una notte simile a quella, in cui aveva capito
che non sarebbe riuscita a dormire, durante il suo quarto
anno.
Hermione sussultò, lo schioppo l'aveva
distolta violentemente dai suoi pensieri, si ritrovò a guardarlo
seria, come rimproverandolo.
- È solo un pezzo di legno. Non può
scusarsi.
Si girò verso Fred,
- E tu che ci fai sveglio? - gli
chiese, non sapendo se essere lieta per avere una compagnia o
infastidita per non essere sola.
- George. - disse lui, come se il
solo nome del fratello bastasse per spiegare tutto.
- Scherzo?
-
Pozione Antisonno. Tu?
Hermione alzò le spalle,
- Non lo so,
forse l'ha data anche a me... - ipotizzò, mentre Fred si sedeva
accanto a lei. Scostò i piedi, per fargli posto,
- Certo, certo.
- fece lui, accondiscendente.
- Qualcosa mi dice che mi stai
prendendo in giro, - lo accusò, osservandolo attentamente.
-
Assolutamente no. Stavi studiando? - disse, sfilandole il libro dalla
mano e cambiando discorso.
- Non proprio... - cercò di fermarlo,
ma Fred stava già sfogliando l'album.
Lo vide ridere,
- Ah,
gli annuari, sono proprio crudeli. Guarda questa, è Harry svenuto
dopo una partita di Quiddich, - rise, - e qui c'è Percy quella volta
in cui gli abbiamo colorato i capelli di blu, e lui è andato a fare
la ronda conciato così!
Gran parte di quelle foto aveva come
protagonista uno scherzo dei gemelli, ma altre erano semplicemente
momenti divertenti o belli da ricordare. Hermione si avvicinò a lui,
e iniziarono a guardarlo insieme.
- Siete davvero pestiferi... -
commentò, con un sorriso benevolo.
Aprì gli occhi di scatto,
svegliata da un altro scoppiettio del camino.
- Eh? - disse,
insonnolita, mettendosi a sedere. Si guardò intorno, distinguendo
Fred con in mano la macchina fotografica,
- Asciugati la guancia,
Hermione, questa andrà dritta nell'album, così tutti ricorderanno
che quando dormi sbavi come una lumaca . - rise.
Cercò di
raggiungerlo, per portargli via la macchina, ma lui aveva il
vantaggio di essere lucido e non appena sveglio come lei, così
riuscì a scappare chiudendo con un incantesimo la pellicola in un
baule.
- Ti prego, Fred, dammela! - disse stizzita,
-
Assolutamente no. - Soddisfatto tornò sul divano, - Non ce n'erano
di abbastanza divertenti su di te, e questa è un buon inizio. Vai a
dormire Hermione, su: ti avrei portato a letto io stesso, ma sai che
non posso.
Ancora imbronciata gli diede le spalle,
incamminandosi.
- Ehi, - la chiamò poi Fred.
Si girò,
-
Che c'è ancora?
- Quello stupido è ancora troppo piccolo e
troppo tonto per accorgersi di te, ma presto lo farà, vedrai.
Rimase a guardarlo impietrita,
mentre Fred le strizzò l'occhio e come se niente fosse si voltò,
rimettendosi a guardare le foto.
Si
morse il labbro, e si avvicinò allo scaffale, estraendo un album.
Lo aprì, sicura, trovando la pagina dove era stata sigillata la
sua foto, perché lei non potesse strapparla.
Ora, più che sé
stessa addormentata con la bocca aperta, i capelli arruffati e un
rivolo di saliva sulla guancia, rivedeva chi le aveva scattato quella
foto.
E si giudicava aspramente, accusando la sua prudenza, il suo
buonsenso, il suo sapere che era sbagliato come paura e
codardia.
Chiuse l'album con un tonfo, lo rimise sullo scaffale
con un gesto secco e meccanico. Si voltò, fissò il libro appoggiato
sul divanetto. Non poteva lasciarlo incustodito, lo prese, e si
diresse nuovamente sulla soglia della sua stanza.
- Accio borsa. -
disse, sicura, tendendo la mano. In caso di una qualsiasi evenienza,
non aveva mai perso l'abitudine di tenerla pronta e a portata di
mano. Socchiuse la porta, facendo attenzione a non fare rumore, e
ridiscese le scale della torre, fino a tornare alla sala comune.
Il
cuore le martellava, i pensieri erano soggiogati dall'agitazione
febbrile, ancora non credeva a quello che stava per fare.
Si
sedette sul divano, incrociando le gambe, mentre rapidamente
rifletteva che forse la causa di tante avventure pericolose con Harry
e Ron era proprio lei, e ne era la prova vivente in quel preciso
momento.
Fissò la copertina, che iniziò a sembrarle minacciosa:
aveva paura di cambiare idea, paura di non cambiarla e combinare la
più grande pazzia mai sentita. Inspirò, aprì il libro e iniziò a
leggere sommessamente la formula.
Quelle antiche parole,
mentre le scorrevano sulla lingua, le parlavano, spiegando al suo
inconscio cose che avrebbe ricordato, cose che avrebbe dimenticato,
moniti terribili e incoraggiamenti speranzosi.
Sapeva di non avere
molto tempo per l'organizzazione, stava tornando indietro nel tempo e
doveva scegliere immediatamente la destinazione. Fred doveva essere
vivo, e solo.
Un racconto di Ginny le tornò alla mente, la
mattina in cui Harry l'aveva baciata, George li aveva sorpresi. La
camera dei gemelli.
Si fece tutto buio. Freddo. Puzza
insopportabile di bruciato, fetore di muffa e decomposizione, ma fu
questione di un attimo.
Vide al di là delle sue palpebre
chiuse una luce aranciata, tenue, contro la sua pelle sentiva un
calore confortevole e le sue narici erano solleticate da un
famigliare profumo: un miscuglio di legno, ciambellone di zucca, e un
che di floreale. Casa. Casa Weasley, la Tana, senza alcun dubbio.
Aprì gli occhi, cautamente, mentre una voce stupita la chiamava,
-
Hermione, cosa ci fai qui?
Non si sarebbe mai aspettata di poter
reagire così, ma forse non le era mai venuto in mente di poter
rivedere un amico che credeva morto da tempo. O meglio, che sapeva
con assoluta certezza morto da
tempo.
Il respiro le si seccò in gola, per riprendersi poi con un
singhiozzo, liberatorio. Si fiondò su Fred, abbracciandolo,
dimenticando che lui ignorava chi era veramente e perché era lì,
nascondendo il volto rigato dalle lacrime contro la sua spalla.
-
Maledetto, maledetto Fred! - si ritrovò a borbottare, non riuscendo
ad esprimere altro.
- Ehi, io non c'entro! - si giustificò lui,
confuso.
Si mischiò una risata tra le lacrime di Hermione, mentre
si staccava da lui.
Si asciugò il volto, nonostante vedere
nuovamente il suo viso e sapere che era lui le stava portando una
nuova ondata di commozione.
- Sì che c'entri, stupido. - disse,
benevola.
Lo guardò per qualche istante, mentre Fred la fissava a
sua volta spaesato,
- Si può sapere che cosa ti prende? Sarà
stato George, ora è abbastanza facile riconoscerlo da me, no?
Si
ritrovò a dargli uno spintone amichevole,
- Non è un commento
carino da fare nei confronti di tuo fratello, - lo rimproverò.
-
Hermione, - le disse lui, ignorando il rimprovero, - che cosa ci fai
ancora in vestaglia? Se non sbaglio cinque minuti fa eri chiusa in
bagno giurando di aver quasi finito. E che razza di capelli hai? -
osservò, poi.
Si portò automaticamente una mano alla testa, già
sapendo che era impossibile domare il groviglio con solo le dita.
-
Non ho tempo per questo, - disse, prendendogli il polso. Poi sembrò
ripensarci, - anzi, è meglio se lo fai tu: smaterializziamoci da un
altra parte. Un posto sicuro, e senza gente. - precisò. Lo vide
tentennare e strattonò il suo braccio, - Forza!
Riconobbe la loro
destinazione come l'ufficio sopra ai Tiri Vispi, sospirò soddisfatta
riflettendo che era meglio non usare la bacchetta, finché era lì,
per non insospettire il ministero: né lei né il suo doppione
passato avevano più la Traccia addosso, ma meno dava nell'occhio
meglio era.
- Abbiamo un matrimonio a cui tornare... - la
risvegliò dai suo ragionamenti, con tono canzonatorio.
Un nuovo
sospiro, questa volta atto a darle coraggio: il coraggio si
spiegargli chi era veramente, e perché era lì. Preannunciargli la
sua morte, senza ancora sapere se sarebbe riuscita a salvarlo e come:
i ricordi di quello che aveva scoperto mentre pronunciava
l'incantesimo cominciavano a svanire, lasciandole delle sensazioni, e
aveva la sensazione che per il fatto di essere tornata nel passato
non voleva dire automaticamente che Fred si sarebbe salvato.
-
Quindi non ho molto tempo, - iniziò, - e tu devi credermi, anche se
sarà difficile farlo.
Fred l'ascoltò, dapprima incredulo, poi
sbalordito, spaesato, confuso, ma mentre il racconto proseguiva
sembrò capire, sempre di più.
- E così io sono morto in
battaglia, - concluse poi, quando lei finì, - beccati questa,
orecchio di George.
Hermione sollevò d'istinto la bacchetta, poi
ripensandoci afferrò il grosso fermacarte che si trovava sulla
scrivania, cercando di colpirlo con quello.
- Razza di stupido, e
c'è da vantarsi per questo? Sei morto, morto!
Fred
sembrava tranquillo, le bloccò la mano che brandiva il fermacarte,
-
Ma sei qui per evitare che accada, no?
Hermione rilassò le
spalle,
- Non è detto che ci riesca. - Gli ricordò, grave.
Vide
la fossetta incompiuta che tanto aveva odiato ricomparire sul suo
volto,
- Non sei forse la strega più brillante della tua età? -
Il tono era quasi scherzoso, ma non sarcastico. - Non potrei essere
in mani migliori. - la rassicurò, mentre il sorriso si allargava.
Si
sentì più serena, e ricambiò il sorriso, in silenzio. Fred guardò
l'orologio, continuando,
- Quindi, salta il matrimonio?
Hermione
scosse la testa,
- Assolutamente no, non dobbiamo cambiare il
passato, o per lo meno il meno possibile. Ho dei libri, - disse,
sollevando la borsetta, - io starò qui a fare qualche ricerca,
ricorda: è vitale che nessuno sappia che sono qua. Quindi assicurati
che nessuno venga, o se George dovrà venire fai in modo di
precederlo per portarmi via: è meglio che io non usi la magia, se
non è strettamente necessario.
Fred annuì, sembrò sul punto di
chiederle qualcosa ma le strizzò semplicemente l'occhio, scomparendo
alla sua vista.
Estrasse ad uno ad uno tutti i libri dalla
sua borsa, in una sorta di censimento, seccata sapendo già che non
avrebbe trovato niente di utile per una magia oscura e proibita come
quella che aveva messo in moto.
Forse poteva scrivere un elenco di
testi che Fred poteva procurarle.
Scosse la testa: non poteva
cambiare il passato.
Una sensazione, un istinto latente si fece
strada in lei: come poteva non cambiare un passato che non conosceva?
Lei non sapeva cosa aveva fatto Fred mentre lei era con Ron e Harry a
caccia degli Horcrux. Forse quello le dava più raggio
d'azione.
Certo, molte delle risposte avrebbe potuto trovarle nel
libro che l'aveva condotta fin lì, ma ricordava che era bruciato tra
le sue stesse mani, non appena aveva finito di pronunciare la
formula: zero punti a Hermione Granger, per essere stata così
stupida da non averlo prima
studiato.
Si alzò, dirigendosi alla finestra, guardando Diagon
Alley per metà in rovina. Sapeva perché aveva agito così: non
voleva cambiare idea, non voleva che la sua coscienza razionale le
impedisse di tentare di salvare Fred.
Appoggiò la fronte al
vetro, odiava brancolare al buio.
- E come speri che io entri
inosservato a Hogwarts, prenda il libro e lo porti qui? - le chiese,
quasi divertito dall'assurdità della richiesta.
- Dobbiamo
studiare un modo, ma per il momento la strada da seguire è quella:
per fortuna abbiamo molto tempo prima della battaglia, e in qualche
modo ce la faremo. - Asserì Hermione, sicura. Fred si allungò sul
divanetto dello studio, sbuffando,
- Piton è di guardia da quando
Silente è morto, quel Mangiamorte...
- Il professore Piton... -
Hermione si bloccò, non doveva svelare a Fred parti del futuro non
necessarie, e la vera fedeltà del professore era tra le cose che
dovevano rimanergli nascoste.
- Quindi? - Incalzò lui, in attesa.
Hermione scosse la testa,
- Nulla. Oh, perché ho questa
sensazione che se fosse un altro a sapere della mia presenza qui
oltre a te sarebbe pericoloso? Neville torna a scuola, a settembre:
avremmo potuto chiedere a lui di procurarci il libro, e di portarlo
da Aberforth.
- Aberforth? -
- Lascia stare. - Sbuffò,
sprofondando accanto a lui, con le braccia conserte.
Fred cercò
di collaborare,
-
Forse potrei chiederglielo lo stesso, senza nominarti. - Propose.
-
E con che giustificazione gli chiederesti un libro del reparto
proibito che ha il potere di portare in vita i morti?
- Potrei
inventarmi qualcosa.
- Non si può fare tornare i morti in vita
così, - schioccò le
dita, - tanto perché ci va, altrimenti in molti sarebbero di nuovo
qua. Deve essere qualcosa di più unico che raro, un motivo che sia
più forte del destino, con la fermezza mentale e il coraggio per
farlo: Non puoi chiederglielo.
Fred fu sul punto di dire qualcosa,
ma rimase in silenzio, mentre lei continuava:
- E poi, tu che
chiedi a Neville un libro di cui nemmeno io
ero a conoscenza? Oh, - rise, sarcastica, - è esilarante.
Fred
fece una smorfia,
- Senti un po', piccola saputella, mi ritieni
forse uno stupido?
- Sai che non è così, ti ho sempre detto che
se tu e George metteste la metà dell'ingenio che usate per fare
scherzi nello studio chissà dove sareste ora. - Fece una pausa,
cercando di scendere a patti con tutto ciò in cui credeva. - Ma va
bene così, fate la cosa che vi rende felici. - Ammise infine.
-
Dove sei, ora? - le chiese, di punto in bianco, cambiando
argomento.
Hermione si portò una mano al mento, pensierosa,
fissando il soffitto senza vederlo realmente per cercare di mettere
in ordine le idee.
- Siamo a Grimmauld Palace, cercando di
scoprire che fine ha fatto il medaglione di Regulus,
l'originale.
Fred si mise più comodo,
- Raccontami della
ricerca degli Horcrux.
- Dobbiamo cercare un modo per...
La
zittì,
- Avanti Hermione, abbiamo mesi. E tu hai bisogno di
pensare ad altro, per avere una delle tue intuizioni fenomenali. -
disse, convincendola. Hermione gli sorrise, sistemandosi più
comodamente sul divano,
- Allora, lasciato il matrimonio abbiamo
raggiunto la Londra babbana...
Nda Benritrovati a tutti, innanzitutto
specifico che la parte in corsivo a inizio capitolo è un ricordo
di Hermione, mi sento stupida a farlo ma mi accorgo che a volte do per
scontate cose che magari nella mia mente sono assodate, ma che ad occhi
nuovi non lo sono per niente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e
che troviate la storia interessante, ora come avrete capito stiamo
entrando nel vivo del racconto, vi prometto che il prossimo sarà
più lungo e più ricco di avvenimenti ;-)
Grazie mille a smelly che ha recensito, e a chi ha messo la storia tra le seguite! Alla prossima!